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Autore: madelifje    12/05/2013    10 recensioni
A dodici anni ho avuto l’idea di salire sul tetto.
Lo spettacolo da lassù è bellissimo: si vedono le ultime luci ancora accese delle case, i lampioni che illuminano le strade deserte e, alla mia destra, i campi.
Mi sdraio sul plaid cercando di trovare la stella polare. Poi controllo di avere montato l’obbiettivo giusto sulla mia Canon, metto a fuoco e scatto la foto.
Giselle diceva che un giorno Alianna Crawford sarebbe diventata qualcuno.
Oggi è il 7 settembre 2012 e sono le ventitré e quindici minuti.
Alianna Crawford è ancora la ragazza invisibile.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Glowing.



Look at the stars 
look how they shine for you 
and everything you do 
yeah they were all yellow. 

Coldplay - Yellow


- Dove mi stai portando?
- Se te lo dico che sorpresa è? – ribatte Ed. Mi ha trascinato fuori dal locale e sta correndo per le strade deserte della città da dieci minuti. Per mia fortuna ho un fiato discreto e ho avuto il buonsenso di non mettere i tacchi.
Sono solo le undici, eppure in giro non c’è anima viva. L’unico rumore che si sente sono i miei passi e quelli di Ed. Ci fermiamo davanti al vecchio cinema abbandonato e finalmente Ed lascia andare il mio braccio. Fa il giro del cinema, si abbassa e gattona fino alla finestrella della cantina sul retro. Il vetro è rotto. Ed ci infila la mano come se fosse la cosa più naturale del mondo, apre la maniglia, spalanca la finestrella e salta giù. Mi avvicino e guardo in basso.
- Ma è legale?
- Se ti dicessi di sì non mi crederesti. – Non ha tutti i torti. – Non so cosa solitamente tu faccia di notte, ma io vengo qui.
- In un piccolo cinema abbandonato?
- Ali, salta.
Non ho niente da perdere, così obbedisco. Quando atterro sul pavimento sono costretta a far ondeggiare le braccia per non cadere. È buio, ma sono convinta che Ed stia sorridendo.
Mi fa strada lungo un corridoio stretto e impolverato. Sto iniziando a pensare che mi stia trascinando a un incontro clandestino di drogati, quando scorgo una luce alla fine del corridoio e sento chiaramente il suono di una risata.
- Ali Crawford, benvenuta nella caffetteria notturna di Roseville. Qui è pieno di persone che non sanno cosa fare di notte. Io ci vengo per scrivere i testi delle mie canzoni, – dichiara Ed aprendo la porta.
- Tu scrivi canz... - il suono di tante voci mi interrompe. Devo sbattere le palpebre un po’ di volte prima di abituarmi alla luce. L’interno sembra quello di una taverna frequentata da marinai. Stile Pirati dei Caraibi. Al posto di Johnny Depp, però, ci viene incontro un signore robusto sui quaranta.
- Ed! è la prima volta che ti vedo con qualcuno. È la tua ragazza?
Lui scoppia a ridere. – Bart, ci conosciamo solo da una settimana. Lei è Ali. Ali, lui è Bart.
Una settimana. Davvero non ti ricordi?
Tendo la mano verso Bart, pregando che non mi riconosca.
- Ali Crawford? – Merda.
- Già, – dico freddamente. Mi aspetto il solito “Oh!” e il rapido cambio di discorso che invece non arrivano.
- Mi ricordo. Fino a sei mesi fa lavoravo in un’edicola.
Questo spiega tutto. I giornali hanno parlato di quello che è successo per settimane.
Non so cosa rispondere a Bart, così fisso il pavimento.
- Ed, ti sei scelto una ragazza con le palle. – Ed fa per ribattere, ma rinuncia. – Forza, vi accompagno a un tavolo.
E' notte fonda, eppure i tavoli sono quasi tutti pieni. Ci accomodiamo in un angolo e Ed ordina un caffè e una torta alle ciliegie.
- Ma il caffè non ti tiene sveglio?
- Nah, tranquilla. Prendi una torta, qui i dolci sono fantastici.
Dubbiosa, ordino un caffè e una torta ai lamponi. – Perché mi hai portato qui?
Limpidi. Ecco un aggettivo che descrive gli occhi di Ed. È un bravo ragazzo, la classica persona di cui potersi fidare ciecamente. L’esatto contrario di me.
- Perché eri fuori posto in quel postaccio tanto quanto me. Perché ti stimo e muoio dalla voglia di sapere cosa pensi di questo locale. E questa è solo la prima tappa.
Sto ancora riflettendo sulle sue parole quando Bart compare con un vassoio. Appoggia i dolci e i caffè sul tavolo e dice che per stasera offre la casa. Non so che idea si sia fatto su di me, ma se quell’idea mi permette di mangiare gratis, ben venga.
Bevo il caffè in due sorsi e mi dedico alla torta. Me ne innamoro dopo un solo morso.
Non so chi abbia inventato i dolci. Chiunque sia stato, dovrebbe essere fatto santo.
Guardo Ed divorare la sua fetta e mi lascio sfuggire un sorriso.
- Di solito sto sul tetto di casa mia, – butto lì.
- Cofa? – chiede, con la bocca piena.
- Prima hai detto di non sapere cosa faccia di notte: di solito sto sul tetto di casa mia a fare foto.
- Allora sei la persona giusta.
 

- Mi rispieghi cosa ci facciamo al bowling a quest’ora?
- Aspettiamo che gli altri se ne vadano.
Oh, questa sì che è una risposta sensata. Afferro una palla blu, prendo la rincorsa e tiro. Quando quattro miseri birilli cadono, mi lascio sfuggire un’imprecazione. Frustrata, prendo la palla rosa. Cinque birilli. La voglia di mandare a cagare tutto e tutti è alta. La palla di Ed finisce nel canale laterale per la sesta volta. Non capisco perché mi abbia portato qui, quando è ovvio che il bowling non sia il suo gioco.
- Non mi vuoi dire a cosa si riferiva Bart?
Non voglio. Non voglio perdere una delle poche persone che ancora mi tratta normalmente, non come se fossi… Ali Crawford.
- Si riferiva a quello che è successo un anno e mezzo fa.
Sto per aggiungere un “non ne voglio parlare” ma capisco che non ce n’è bisogno.
Anche l’ultima coppietta ha portato il suo amabile fondoschiena fuori dalla porta. Ed se ne accorge, calcia via le orribili scarpe del bowling e salta fino al bancone. È mezzanotte. Penso che il ragazzo alla cassa non si stupisca più di nulla; cosa che deve essere vera, data l’indifferenza con cui spegne tutte le luci, lasciando accese solo quelle sulla pista.
Non faccio in tempo a chiedere a Ed cosa stia facendo. Appoggia un piede sul parquet liscissimo. Fa solo un passo. Poi scivola.
Percorre scivolando tutta la prima pista, poi salta a destra e passa sull’altra. E ride come un idiota.
- Cosa aspetti?
- Qualcuno che mi dica che siamo su candid camera.
È buio pesto, eppure sono sicura che Ed abbia appena alzato gli occhi al cielo.
Questo ragazzo mi ha appena trascinato nel locale segreto della città. Sono sicura che non avesse mai portato nessuno al bowling a mezzanotte per pattinare, prima di stasera.
Eppure l’ha fatto. Ci ha portato me.
Il minimo che posso fare è provarci, no?
Sapendo che me ne pentirò, tolgo le scarpe e lo raggiungo. Per i primi tre secondi la paura di cadere mi immobilizza. Poi Ed mi prende per un braccio e mi fa girare. Il parquet è così scivoloso che basta una spinta leggera per volteggiare fortissimo.  Rido. Quando salto sulla pista a sinistra Ed esulta e urla un “Vai Ali!” per poi iniziare a ballare. Cerco di imitarlo ma, essendo coordinata come uno gnu, inciampo e finisco lunga distesa sul parquet.
Dall’altra parte della città, Vincent starà concludendo il suo concerto. Una settimana fa probabilmente sarei rimasta lì, ma adesso ho capito. Non posso tenere nascosta la vera Ali per sempre. Ed continua a ballare, mentre il ragazzo alla cassa accende la radio.
Cause in my mind, yeah we will always be 
Singing our hearts out standing on chairs 
Spending our time like we are millionaires  
Laughing our heads of, the two of us there 
Spending our time like we are millionaires 
Millionaires 

E saranno gli Script, sarà il testo della canzone che calza a pennello con stasera, ma sono felice.
 

Se sapete cosa significa dormire cinque ore, avete una pallida idea di come mi senta questa mattina. Un bradipo ha molta più voglia di vivere di me e sono simpatica come uno gnu durante quei giorni del mese. Ma perché devo sempre tirare in ballo gli gnu?
- Amami. Ti ho fatto dormire mezz’ora in più, – dichiara Willow alle sette e venti di mattina. 
- Non è colpa mia se sono senza macchina. –Apro la portiera del suo pick-up e mi lascio cadere sul sedile. 
- Invece sì, visto che hai usato tutti i pochi risparmi che avevi per la nuova Nikon digitale.
- È una Canon e non è digitale. – Willow sbuffa. Appoggio la testa al finestrino. Mi sembra di essere salita da un minuto quando le gomitate di Will mi riportano alla realtà. 
- Siamo alla tua scuola, alza il culo.
- Cos'è successo ieri con il barista?
- Ti basti sapere che ho dimenticato l'orologio a casa sua. - La mia curiosità è appena defunta. La saluto e mi avvio lungo il viale d'entrata.
Vincent è euforico nonostante abbia dormito anche meno di me. Saluta tutti gli studenti come se fossero i suoi miglior amici e cammina fischiettando. Se io non fossi io ma una persona più espansiva, lo tempesterei di domande. Ma io sono io, per cui mi limito a rispondere con un “mm” a tutto quello che esce dalla sua bocca. Fino a quando non si addentra in un territorio pericoloso.
- A Ed è piaciuto lo spettacolo?
- Be’…. Sì… Ha detto che…
- Vince! – Ed spunta da dietro l’angolo e stringe la mano del mio amico. Parli del diavolo…
Vincent si illumina. – Ieri sera sei stato grande, - continua Ed. 
-I testi facevano cagare – commento a bassa voce. Purtroppo mi sentono entrambi. 
- Vuoi provare a scriverli tu? – chiede seccamente Vincent.
- No, non io… - guardo Ed, il quale diventa di tutti i colori dell’arcobaleno passando anche dall’indaco. Non sarò la persona più loquace del mondo, ma sostenere il mio sguardo non è facilissimo. Ed cede dopo una manciata di secondi e torna a rivolgersi balbettando a Vincent.
- Se v-vuoi… po-posso ten..tare. - Non mi aspettavo che dicesse di sì. Se devo essere sincera, ero convinta che gli avrebbe sputato in un occhio. Ma Vincent Sunders non finirà mai di stupirmi.
- Ti va una birra dopo la scuola? – E Non penso di averlo mai visto sorridere così.
- Certo! – esclama Ed. Mi guarda.
Il mio sguardo cade sul cellulare, dove il messaggio che stavo aspettando lampeggia sul display.
- Non posso. Devo fare una cosa.
 

- Wallace, tu sei magico! – dico entrando nel negozio.
L’uomo annuisce con aria solenne e deposita sul bancone la busta.
- Quindici dollari, ma solo perché sei tu. Sono venute spettacolari come al solito, Ali.
Pago e apro in fretta la busta.
La vista dal tetto di casa mia all’alba, Vince che porta Brideget sul manubrio della bicicletta, Willow al 21, il mio cane che dorme sotto il sole, il cortile della scuola, dei ragazzi del secondo anno che giocano a pallone, Lisbeth che mangia un ghiacciolo, un pettirosso sul davanzale, Bridget che ride, la vista dal tetto di casa mia al tramonto… Dov’è finita?
È in fondo.
Esattamente dopo la mia vicina di casa  che annaffia i fiori con un orribile cappellino giallo a pois (non dovrà mai sapere dell’esistenza di questa foto).
l'immagine volutamente sovraesposta fa risaltare i riflessi sull’acqua del laghetto.
I capelli rossi sono al centro dell’inquadratura.
Ed sta ridendo.  

AUGH.
Chiedo perdono in tutte le lingue a me note (italiano, inglese, francese, milanese e dialetto di Culonia).
So di essere in straritardo çç date la colpa alla scuola, al pianoforte, all'ispirazione, alla fotografia (ho una nuova reflex lol) e alla connessione lenta.
Il blocco è andato finalmente via, e ho le idee chiare per i prossimi.... quattro capitoli ;) Spero che questo vi piaccia! 6 recensioni allo scorso, wow *-*
mi dileguo, gentaglia ♥
siete le migliori,
baci,
Gaia



   
  
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