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Autore: Notperfect    12/05/2013    12 recensioni
Un errore: una ragazza registrata come un ragazzo ad un'accademia a Los Angeles.
La ragazza: Jennifer Parker.
Il coinquilino irritante: Justin Bieber.
***
-Adesso l'accompagnerò nella sua stanza Parker-. Inizia a camminare ed io la seguo. -Il suo coinquilino è più grande di lei, spero non sia un problema-.
-No, certo che no!-.
Spero solamente che non sia brutto, che non puzzi, che non guardi porno, che non abbia poster di Megan Fox e che non scorreggi o russi durante la notte.
-Bene. È qui già da tre anni. Ci ha procurato un bel po' di problemi in questi anni, ma tutto sommato è un buon alunno. Si chiama Justin Bieber, le piacerà-.
Oh, lo spero.
***
Questo ragazzo mi manda nel pallone, davvero. Nel senso che mi riempie i coglioni e poi li fa scoppiare, per poi rigonfiarli come palloncini.
-Sei così irritante!-. Sbotto.
-Sei così sexy!-. Ribatte.
-Sei così...-. Cosa?
Ha detto che sono sexy? Io?
Jenny dal New Jersey? Davvero?
***
-...l'amore è per i deboli-.
-Allora io voglio essere un debole, Justin-.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You'll be my prince
 


Jenny's point of view
-Jenny, apri questa porta!-. 
Una voce stridula che emana abbastanza fastidio, accompagnata da diversi colpi alla porta, mi penetra le orecchie. 
-Jenny! Apri, maledizione! Ci stai facendo preoccupare!-. Aggiunge un'altra voce. 
Entrambe mi sono familiari eppure non riesco ad associarle a nessuno dato che il sonno domina il mio corpo e il mio cervello in questo momento. 
-Piccola...-. Justin poggia una mano sulla mia schiena, smuovendomi. 
Anche lui sembra assonnato e quando apro gli occhi lo vedo mentre ha ancora le palpebre chiuse e respira regolarmente. 
Perché dovrei alzarmi io?
Oh, è la mia camera...giusto. 
Sbadiglio per poi alzarmi e dirigermi alla porta. 
-Chi è?-. Domando in un sussurro con la voce impastata dal sonno. 
-Apri questa fottutissima porta! Siamo noi, Ashley e Emily!-. 
Spalanco gli occhi e mi allarmo sul posto. Non posso farle entrare, almeno fin quando Justin sarà nel mio letto a dormire beatamente. 
-Un secondo!-. Urlo sperando che la loro pazienza non raggiunga il proprio limite. 
Corro verso il letto e con una spinta faccio in modo che Justin cada dal letto. 
-Bimba che ti dice il cervello?-. Domanda stranito e confuso mentre tenta di rialzarsi dal pavimento. 
È chiaro che è abbastanza sonnolento in questo momento ma non proverò tenerezza. Deve alzarsi o sia io che lui faremo una brutta fine. 
Forse esagero, ma sicuramente ci saranno delle conseguenze poco positive per noi. 
-Devi nasconderti in bagno!-. Gli indico la porta alle mie spalle e quando si alza lo spingo verso l'interno. 
-Perchè?-. 
Prima che possa rispondere alla sua domanda, la voce delle due ragazze ritorna a farsi sentire. 
-Jenny, tutto okay lì dentro?-. 
È Emily, la riconosco dalla sua cadenza e dalla sua voce rauca. 
-Ecco perché!-. Sussurro a Justin guardandolo severamente. 
Quest'ultimo alza le mani in segno di scusa e va in bagno proprio come gli ho ordinato. 
Sospiro pesantemente per poi dirigermi alla porta e aprirla trovandomi di fronte le due ragazze abbastanza spazientite e preoccupate. 
-Perchè non aprivi questa cavolo di porta?-. Urla Ashley venendomi incontro e puntando un dito verso il mio viso. 
-Ehm, stavo dormendo ed ero nuda. Non volevo che mi vedeste in quelle condizioni!-. 
-Da quando dormi nuda?-. 
-Da sempre!-. 
-Mh, ma...perché non sei venuta a lezione stamattina?-. Domanda con sospetto nella sua voce. 
-Cosa? Ma che ore sono?-. 
Mi avvicino alla sveglia e segna l'una e un quarto. 
Sgrano gli occhi facendo un salto sul posto. Mi volto verso di loro e le guardo con una strana espressione indecifrabile. 
-Non avrò sentito la sveglia-. Mi giustifico. -Mi..mi dispiace avervi fatto preoccupare. Non avrei voluto-. 
-Pensavamo ti fossi sentita male o avessi avuto dei problemi. Ci siamo spaventate e alla fine delle lezioni siamo venute a controllare se fosse tutto okay-. Spiega Emily. 
-Be', come potete vedere sto bene-. Sospiro. -La signora Anderson ha detto qualcosa?-. 
-Non si è neanche accorta che tu mancassi alle lezioni. In realtà ci ha solo augurato il buongiorno e poi è andata a fare delle commissioni-.
Annuisco, felice della sua risposta. 
Se la signora Anderson avesse scoperto che Justin ha passato la notte qui nella mia camera e nel mio stesso letto, l'avrebbe detto alla mia famiglia e sarei morta. 
Seriamente. 
Passano alcuni secondi di silenzio durante i quali mi accorgo che Emily si guarda in giro sospetta e confusa, come se ci sia qualcosa che non quadra. 
-C'è qualcosa che non va?-. Le domando trattenendo un sorriso. 
-Uhm, sembra che si sia appena combattuta la terza guerra mondiale qui dentro-. Indica il letto disfatto e le coperte sparse per la stanza. 
Fortunatamente i vestiti di Justin sono sotto al letto e non so come siano finiti lì. 
-Beh, mi muovo molto la notte mentre dormo. Soprattutto quando dormo parecchio-. Sforzo un sorriso, avviandomi verso la porta d'uscita. 
Spero mi seguano così escono dalla mia stanza. 
-Cosa farai questo pomeriggio?-. Domanda Ashley, incrociando le braccia al petto. 
Inizio a pensare che sappiano anche loro della discussione avuta ieri sera con Rosalie ed Allison e che siano venute qui stamattina solo per avere altre informazioni. 
Non sono così stupida, non ci casco. 
-Non saprei. Penso di andare in giro...per la città-. Scrollo le spalle guardando altrove. 
-Da sola?-. 
-Be', no. Troverò qualcuno che mi faccia compagnia-. 
-Tipo?-. 
Sbuffo. -Cosa sono tutte queste domande?-. 
-Vogliamo solo sapere cosa farai questo pomeriggio. Non c'è bisogno che risponda in questo modo!-. 
-Ho risposto alla vostra domanda. Ora devo prepararmi per uscire-. 
-Uscire con Justin?-. Chiede Emily con un pizzico di acidità nel tono di voce. 
La scruto attentamente da capo a piede, alzando un sopracciglio. -Si, con Justin-.
Cala il silenzio per qualche istante fin quando Ashley decide di intervenire.
-Perchè perdi tempo con quel ragazzo, Jen?-. 
-Perchè è il mio ragazzo. E con lui non è una perdita di tempo-.
-Ne sei così sicura?-. 
Annuisco. 
Mi stanno innervosendo. 
Spero solo che Justin non perda la pazienza e controlli la rabbia. 
So quanto lo infastidisce sentire cose del genere soprattutto da persone che lui non sopporta, tant'è vero che le chiama 'oche'. 
Ed ora ne capisco il motivo. 
-Davvero, Jen?-. Chiede con dispiacere Emily, aguzzando la vista verso di me. -Davvero sei innamorata di un ragazzo che...che si droga?-. 
-Per l'amor del cielo!-. Esclamo esasperata. -Smettetela di offendere Justin. Abbiate un po' di rispetto almeno per me. È il mio ragazzo e ne sono innamorata. Le vostre accuse e le vostre offese nei suoi confronti non cambieranno nulla tra me e lui-. 
-Non stiamo offendendo Justin...-. Ribatte Emily. 
Mi prende in giro? 
Manca poco e le sbatto la testa contro il muro. Spero solo che Dio mi conceda la forza e la pazienza di resistere a non fare una cosa che mi arrecherebbe molto piacere. 
-Oh, davvero? E cosa stareste facendo esattamente?-. 
-Ti stiamo solo aprendo gli occhi ma tu non vuoi proprio vedere bene-. 
-Io ci vedo benissimo! Justin è la cosa più bella che mi sia mai potuta capitare e le vostre lamentele nei suoi riguardi non cambieranno il mio modo di vedere questa situazione-. Urlo infuriata. -Si drogava? Bene, adesso non più. È il suo passato ed io sono il suo presente e, chissà, forse anche il suo futuro! Ma voi non avete il diritto di dire determinate cose sul suo conto. Voi non sapete cos'è giusto o sbagliato per me-. 
-Certo, ma sappiamo che Justin è violento! Tutti abbiamo visto cos'ha fatto a Nick e alcuni l'hanno visto mentre ti spingeva e ti faceva cadere a terra-. 
Sussulto alle sue parole. 
-Era arrabbiato e non capiva cosa stava facendo-. Contraddico convinta. 
-Certo, era sotto l'effetto di cocaina!-. Esclama con nonchalance Emily, facendomi andare su tutte le furie. 
Questo è troppo. 
-O uscite da questa stanza per vostra spontanea volontà o vi faccio uscire a calci. Sono capace di farlo e sappiate che voi non siete nessuno per giudicarmi. Ci conosciamo solo da tre mesi e non mi sembra di avervi mai trattato come migliori amiche-. 
Sembrano spiazzate dalle mie parole. 
Sinceramente neanche io avrei immaginato che dicessi una cosa del genere. Ma la rabbia che mi arrecano le loro parole mi manda in tilt e non riesco a capire neanche cosa io stia realmente pensando. So solo che voglio abbracciare Justin giusto in questo momento e dirgli che per me è l'unico e il solo. 
Non darò retta a nessuno se non al mio cuore, e il mio cuore sussurra solo un nome. 
-Anche Justin ti conosce solo da tre mesi-. Continua Ashley. 
Vogliono che la mia stanza si trasformi in un ring. 
È l'unica spiegazione che posso darmi dato che non smettono più di parlare a vanvera. 
-Con lui è diverso. Il nostro rapporto è diverso-. 
-Cosa c'è di diverso, eh?-. 
-Questo non devo dirlo a voi due-. Sbotto infastidita. -Adesso devo lavarmi. Ci vediamo dopo...forse-. 
Apro la porta e aspetto che escano dalla stanza prima di sbatterla nuovamente alle mie spalle. 
La scusa della doccia risulta essere sempre molto efficace. A voi darò sicuramente l'impressione di una ragazza fissata con la pulizia e abbastanza ordinata. 
Vi sbagliate. 
Sbuffo pesantemente passando una mano sulla fronte e sui miei capelli fino ad arrivare alle punte. 
Justin esce dal bagno e si appoggia allo stipite della porta guardandomi impassibile. 
Mi volto verso di lui e ci guardiamo per un lasso di tempo che a me sembrano ore. 
È bello guardare nei suoi occhi ma sarebbe ancora più bello se fossi tra le sue braccia proprio adesso. 
 
Justin's point of view
Dopo aver assistito a quella discussione, apro la porta e mi appoggio allo stipite, guardando la figura minuta ma formosa di Jenny  che si agita sul posto. 
Devo dire che mentre ascoltavo le parole di quelle due oche e quelle disperate di Jenny, mi sono sentito il cuore in gola. 
Io non merito tutto questo da parte di Jenny. 
Intendo dire che non merito essere difeso da lei e che a causa mia venga giudicata e litighi con le amiche.
Io so di essere davvero come mi hanno descritto e mi sento così in colpa che manderei all'aria il nostro rapporto se non l'amassi per davvero. 
Mi ha difeso fino all'ultimo minuto e forse non mi spetta tutto ciò che fa per me.
Smette di muoversi freneticamente e, portando una mano vicino alla bocca, inizia a guardarmi con sguardo dispiaciuto. Sembra quasi sul punto di iniziare a piangere. 
Non mi piace vederla così, non voglio che si senta male a causa mia. 
Le vado incontro perché so che l'unica cosa che la conforterebbe di più in questo momento è un abbraccio. 
In queste circostante le parole non valgono molto e sinceramente non saprei neanche cosa dirle. 
Circondo il suo corpo con le mie braccia e accarezzo con le mie mani i suoi capelli e la sua schiena. 
Posa la sua testa nell'incavo del mio collo, alzandosi sulle punte per arrivare alla mia altezza. 
Dopo un po' di esitazione, stringe il mio collo tra le sue braccia e sento immediatamente il suo profumo penetrare la mia pelle. 
È così calda, così profumata, così piccola. 
Mi piace coccolarla e averla tra le mie braccia, mi dà un senso di beatitudine e di piacere. 
-Mi dispiace per ciò che hanno detto-. Sussurra sul mio petto, ritornando a toccare il pavimento con i piedi. 
-Hey, piccola...-. Mi stacco dal suo corpo alzando il suo mento verso di me. Con una mano continuo ad accarezzarle i capelli. -Tu non hai nessuna colpa. Non devi dispiacerti di nulla-. 
-Mi dispiace...-. Ripete ignorando le mie parole. -Tu non meriti tutte quelle accuse e tutte quelle offese-. 
-Ma tu non devi dispiacerti-. 
-Sei la persona migliore che conosca e...loro non hanno il diritto di parlare di te in quel modo. Non ti conoscono-. 
-Loro non mi conoscono, ma tu si. Quindi non dispiacerti. Mi si spezza il cuore pensare che stai male dentro-. 
Non dice nulla, scruta i miei occhi per un po' prima di avvicinarsi alle mie labbra e lasciare un tenero bacio. Accarezza il mio viso per poi staccarsi e ritornare a guardarmi negli occhi. 
Guardando i suoi occhi accesi e vivi di passione mi ritorna in mente quella sera in cui ero fuori di me e le ho fatto del male. 
Forse le sue amiche hanno ragione: io non merito una ragazza come lei. 
Lei è troppo per me, fin troppo ed io non ho fatto nulla per meritarla. Lei è fantastica ed io le ho messo le mani addosso. 
Lei si preoccupa per me ed io le ho procurato dei lividi sul corpo. 
-Cosa c'è che non va?-. 
La sua vocina interrompe il vortice dei miei pensieri, riportandomi alla realtà. 
-Cosa intendi?-. La guardo confuso. 
-Hai uno sguardo perso. C'è qualcosa che ti tormenta, non è così?-. 
Sussulto, meravigliato che si sia accorta di una cosa del genere. Come ha fatto a capirlo? 
-Io...no, non...-. 
-Non mentirmi-. Mi interrompe gentilmente. -So che c'è qualcosa che non va. Non sei l'unico a saper leggere nella mia mente-. Scherza. 
Sorrido, accarezzando e stringendo i suoi fianchi.
-Allora? Che succede?-. 
-Forse non ti merito, Jenny-. 
Il suo sguardo si rabbuia e i suoi lineamenti si irrigidiscono. Sento la sua confusione e la sua tristezza addirittura dalla mia posizione e il fatto che abbia smesso di dondolare sui suoi piedi, mi lascia pensare che forse la mia affermazione l'ha spiazzata più del previsto. 
-Non dire stronzate-. Dice in tono brusco e serio. 
-Non è una stronzata. Tu fai tante cose per me ed io riesco a ricambiare mettendoti le mani addosso-. 
Sbuffa, roteando gli occhi. -Justin, l'ho dimenticato. Dovresti farlo anche tu-. 
-Non si può dimenticare una cosa del genere e, andiamo, neanche tu l'hai fatto!-. 
-Forse non l'avrò dimenticato del tutto, ma ci convivo e questo non mi disturba minimamente. Ciò che invece mi dà fastidio è che tu pensi ad una cosa del genere. Tu hai fatto tante cose per me e continui a farle-. Sospira, afferrando il mio viso tra le sue mani. -Ti ricordi quando ero piena di paranoie e mi dicesti che avresti fatto in modo che avessi accettato me stessa?-. 
Annuisco, rimanendo con lo sguardo fisso nei suoi occhi.
-Be', ci sei riuscito-. Scrolla le spalle, sorridendo. -O quando siamo andati a prendere un gelato al porto solo perché ne avevo voglia!?-. 
Annuisco di nuovo e questa volta accenno un sorriso anch'io. 
Mi sento così stupido. 
-E stanotte sei venuto qui, intrufolandoti nel campus, solo perché ti ho detto che non riuscivo a dormire! Cos'altro vorresti fare per me, Justin? Non c'è più nulla che tu possa fare per me se non restare...con me...per sempre-. 
Sento dei brividi alla schiena e mi inumidisco le labbra con la lingua per non mostrare il mio stupore e la mia felicità. 
Potrei sembrare una femminuccia, ma è proprio ciò che provo e non me ne vergogno se tutto ciò è dovuto all'amore che provo per Jenny. 
-Riesci sempre a rassicurarmi-. Constato, accarezzando la sua guancia. 
-Sono qui per questo-. 
-Spero per sempre-. 
-È una promessa, caro-. Dice in tono ironico ma so che vige la verità dietro quel suo tono di voce divertito.
Mi mostra il mignolo e con lo sguardo mi indica di stringerlo al mio. Così faccio. 
Incrocio il mio dito con il suo e alzo lo sguardo sul suo viso. 
Mi sta già fissando così scappa ad entrambi una risata prima di andare in bagno con l'intenzione di vestirci per uscire dal campus.
 
Dopo essere uscito dal campus dalla porta di emergenza affinché nessuno mi vedesse, aspetto vicino al mio fuoristrada dall'altro lato della strada che Jenny mi raggiunga. 
Prendo una sigaretta dal pacchetto che ho solitamente nella tasca dei pantaloni e l'accendo, portandola alla bocca. 
Proprio quando sto inspirando il primo tiro, vedo tre ragazze uscire dall'entrata principale dell'Accademia. 
Subito le riconosco: sono tre delle quattro amiche-oche di Jenny. 
Alzo un sopracciglio e mi dirigo verso di loro a passo lento. 
Una delle tre -oche- mi vede arrivare e, facendo un colpetto di tosse e strattonando i loro bracci, avvisa loro che sto per raggiungerle. 
Trattengo una grossa risata causatami dalla loro stupidità e quando arrivo vicino a loro, caccio fuori una nuvola di fumo.
-Che ci fai qui?-. Domanda una di loro. -oca!-
Penso sia Emily...o Allison. 
Non ho mai capito come si chiamino in realtà. So solo che sono dotate di una stupidità unica nel loro genere. 
-Dovresti saperlo. Sono qui per Jenny-. Inspiro nicotina dalla sigaretta, sorridendo. -A proposito...la prossima volta che raccontate a Jenny le vostre favole del cazzo sul mio conto, non avrete molto di cui ridere-. 
Le vedo mentre si irrigidiscono sul posto. 
Non sono mai stato un tipo violento o meschino, omettendo quando sono sotto l'effetto di stupefacenti, ma ciò che hanno fatto è un limite che non andava superato. 
Eppure loro sono già oltre un mezzo miglio dopo il confine e ciò non mi piace.
-Ci stai minacciando?-. Chiede una di loro, quella più stronza.
Sorrido mesto. -Prendila come vuoi. Non mi interessa cosa pensate di me e del mio atteggiamento. Vi dico solo che Jenny è la mia ragazza e ciò non cambierà solo perché voi stronze mi giudicate in un certo modo-. 
-Quindi Jennifer ti ha parlato della nostra discussione?-. Chiede una rossa. 
Penso si chiami Rosalie. 
-Mi sembra ovvio che la mia ragazza mi parli di ciò che le succede durante la giornata. Soprattutto se viene turbata o ha a che fare con delle...be', non vorrei risultare volgare-. 
-Oh, credimi, lo sei già abbastanza quando apri la tua fottuta bocca-.
Getto immediatamente la sigaretta e serro la mascella. La mia espressione diventa severa e infastidita e sinceramente non mi interessa di ciò che potrebbero pensare in questo momento di me.
Che pensino che sia un mostro o un drogato, il sole continua ad illuminare le mie giornate e il mio sole personale pure, Jenny. 
-Statemi a sentire...-. Mi avvicino a loro in modo intimidatorio, ghignando. -...tra qualche giorno Jenny partirà per il New Jersey e non voglio che salga su quell'aereo con una miriade si scrupoli, di paranoie o di brutti pensieri solo perché le mettete in testa pensieri negativi riguardo al mio conto, anche se sono sicuro che Jenny non si lascerà mai influenzare così tanto da ciò che dite su di me essendo entrambi molto innamorati. Vi chiedo, anzi, esigo che la lasciate in pace e se proprio volete fare la cosa giusta, non rivolgetele la parola in questi giorni. Non siete così importanti da meritare il suo saluto-. 
Il loro sguardo imbarazzato e spaventato mi diverte molto ma per quel poco di rispetto che provo nei loro confronti decido di non ridere e di restare serio. 
Stanno per ribattere quando il mio sguardo ricade su Jenny che è appena uscita a passo lento dal campus. 
Si guarda intorno disorientata, forse perché è alla mia ricerca e non mi trova. 
Prima che mi veda vicino alle tre ragazze, mi allontano facendo un cenno con il capo e con due dita della mano destra alle tre stronze. 
-Jenny!-. La chiamo sbracciandomi e andandole incontro. 
Non appena mi vede, mostra un gran sorriso che spruzza felicità da tutti i pori. Mi raggiunge e sta per dirmi qualcosa quando la sua attenzione ricade sulle tre ragazze che ho alle mie spalle. 
Avrà sicuramente capito che ho appena parlato con loro dato che provengo dalla loro stessa direzione. 
Il suo sguardo diventa confuso e un po' malinconico e le sue mani si stringono in un pugno e le poggia poi sul mio petto. 
-Cosa stavi facendo?-. Domanda calma anche se i pugni serrati e le labbra irrigidite mi lasciano pensare che la tranquillità non è proprio ciò che vige all'interno del suo corpo.
Piuttosto vi è rabbia.
-Niente di importante-. 
-Non dirmi bugie-. 
Sbuffo, guardando altrove.  -Stavo solo salutando le tue amiche oche-. 
-Salutando? Tu non le saluti! Tu le eviti e basta. Cosa vi siede detti?-. 
-Cosa?-. 
-Non fare l'idiota. Cosa vi siete detti? So che avete parlato, non sono così stolta-. 
Boccheggio qualche secondo per poi chiudere nuovamente la bocca non sapendo cosa risponderle. 
So che non vuole che ci siano ulteriori problemi e quindi se le dicessi ciò che è appena successo, mi mangerebbe vivo o peggio ancora mi lascerebbe qui da solo come un ebete. 
Ma so anche che se non le dicessi la verità, mi sentirei in colpa e prima o poi verrà a sapere tutto. 
-Be'...-. Sospiro. -Ho detto loro che devono smetterla di parlarti in quel modo e che devono starne fuori. Non devono intromettersi nella nostra relazione-. 
Sembra che stia elaborando le mie parole fin quando alza lo sguardo su di me e mi guarda esitante. 
-Solo questo?-. Domanda spazientita. 
-Si, solo questo-. 
-In che modo hai detto loro queste cose?-. 
-Be', in modo...normale-. 
Alza un sopracciglio. -Justin?-. 
Roteo gli occhi allargando le braccia. -Okay, in modo un po' brusco ma...ma adesso hanno capito che devono chiudere la loro cazzo di bocca-. 
Tira le labbra verso l'interno della bocca con i denti per poi farle avere nuovamente la sua forma originaria. Lascia che le sue mani si distendano e scrolla improvvisamente le spalle. 
-Mh, va bene-. Sbuffa. 
-Non sei arrabbiata?-. 
-Certo che lo sono, ma non voglio che tra me e te le cose si complichino-. 
-Sul serio?-. 
Trattiene un sorriso. -Sul serio-. 
Sono felice che non mi abbia urlato contro o non mi abbia abbandonato qui da solo. 
Penso che con questo abbia voluto comunicarmi che per lei io sono più importante di tutto il resto, persino di quelle quattro amiche oche. E di questo sono più che felice.
Vorrei solo che capisse che provo esattamente le stesse cose per lei...le stesse cose raddoppiate. 
Vorrei che riuscisse a comprendere a pieno il significato dei miei gesti e delle mie parole, così da poter capire quanto io la ami anche se sembra che lei sia la roccia della nostra relazione. 
Forse è così. 
Come le ho già detto, forse non merito di stare con lei.
Eppure c'è qualcosa che spinge a pensare che io sia l'unico giusto per lei. 
Il migliore. 
-Suvvia, andiamo!-. Esclama improvvisamente prendendomi per mano e trascinandomi verso la mia macchina. 
Non da importanza allo sguardo accusatorio delle tre ragazze che ho alle mie spalle e questo mi rende più che felice. 
-Suvvia? Non hai mai usato questo termine-. Commento stranito e divertito al tempo stesso. 
-Non è vero! Lo uso sempre-. 
-Non è vero, stai mentendo-. 
-Be', comunque sia a me piace. È un termine così...così principesco-. 
-Principesco?-. 
-Si, principesco. È elegante. Così quando dico 'Suvvia Justin, vattene a fanculo!' mi sento una principessa-. 
Rido, aprendo la portiera dell'auto per poi salirvi dentro. 
Jenny fa lo stesso. 
-Una principessa che ama il cibo-. Si corregge poi, allacciando la cintura di sicurezza. 
Rido rumorosamente mettendo in moto il fuoristrada. 
-Tu sarai il mio principe, okay?-. Mi chiede, voltandosi verso di me. 
Mi giro e incontro immediatamente due occhi grandi che mi scrutano speranzosi, divertiti e contenti al tempo stesso. È di una dolcezza unica e, al diavolo quelle oche, lei sarà mia per sempre.
-Se proprio insisti-. 
-Oh, andiamo! Non essere così stronzo!-. 
Rido. -Okay, okay. Sarò il tuo principe-.
-Bene. Ora...cosa direbbe un principe alla sua principessa?-. 
-Mh...fammi pensare-. Sussulto improvvisamente. -Oh, c'è l'ho!-. Afferro una sua mano in modo teatrale e la stringo a me. -Dove la porto, signorina?-. 
Sbuffa, alzando un sopracciglio. -Justin, non sono Rose, tu non sei Jack e questo non è il Titanic-. Puntualizza seccata e divertita. -Sii più originale!-. 
-Be', non ho molta fantasia. A meno che non vuoi che ti racconta dei miei sogni erotici!-. 
-Oh mio Dio! Justin!-. Esclama trattenendo una risata. -Non dire stupidaggini-. 
-Ma è vero. Faccio sogni erotici-. Scherzo. -...su di te!-. 
-Smettila. Sei poco divertente-. 
-Va bene. D'accordo. Non arrabbiarti!-. 
-Io non mi arrabbio mai-. 
-Mi stai prendono in giro?-. 
Sorride. -Non saremo mai come un principe e una principessa-. Constata sospirando con gli occhi rivolti verso il finestrino. 
-Be', certo che no. Noi siamo molto meglio-. 
Si volta verso di me con un sorriso che prima d'ora non avevo mai visto. 
È enorme, tenero e sincero. È perfetto. 
-Uhm, sono d'accordo-. 
-Esatto. Migliori anche di Jack e Rose-. 
-Falla finita adesso-. Ride, cambiando posizione sul sedile dell'auto. 
Tutte le ragazze della terra hanno un bellissimo sorriso, ma penso che quello di Jenny sia qualcosa di incredibilmente esagerato. 
È bella quando ride. 
Bella nel senso che emana felicità dappertutto, che è radiosa, gioiosa e dolce.
Va oltre i limiti di ogni cosa, di ogni certezza, di ogni ragione, di ogni ideale. 
Lei è diversa e questo è ciò che la rende mia più che mai. 
-Justin...-. Mi chiama flebilmente e quando mi volto sembra essere un po' arrossita e imbarazzata. -...davvero fai sogni erotici su di me?-.





Spero di non starvi deludendo con questi capitoli e mi
farebbe piacere se me lo diceste, non vorrei annoiarvi!
Naturalmente la risposta di Justin alla domanda finale di Jenny
la lascio intuire a voi...
Comunque continuo dopo almeno 10 recensioni questa volta!
Sto scrivendo una nuova ff, questo è l'intro:

Queen ha 17 anni e convive da circa dodici anni con un problema e un'angoscia costante: suo padre. La maltratta e la rende insignificnte, inutile; la fa sentire poco dignitosa e sempre sporca. Come in ogni favola, c'è un principe azzurro. Ma Justin non è un principe azzurro tradizionale, lui è una persona scontrosa, violenta e menefreghista, ma sarà l'unico che riuscirà salvarla.
***
Gli raccontai tutto, di ciò che mio padre mi aveva fatto in quegli anni e ciò che continuava a fare. Per la prima volta notai che nei suoi occhi c'era un pizzico di tenerezza e compassione e, nonostante l'ultima cosa che volevo era fare pena, l'unica cosa che riuscii a sussurrare fu una disperata richiesta d'aiuto. -Salvami, Justin-.

se vi ha incuriosite, questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1837653&i=1
Mi farebbe piacere se mi diceste cosa ne pensate!
Un bacio, notperfect. <3
   
 
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