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Autore: FanDiArtemis_    12/05/2013    1 recensioni
Questa è una storia che parla di una bambina, Elisabetta. Ha sei anni ed è orfana, poi è stata adottata da Kageyama Reiji.
Dall'ultimo capitolo:
Aphrodi entrò correndo, mi guardò con gli occhi brillanti e aveva un largo sorriso.
-Ha detto che puoi restare!- esclamò allegramente.
-Lui... cosa?-
-Non ti abbandona! Sei autorizzata a restare!-
-Aspetta, aspetta, cosa gli hai detto?- gridai eccitata. -Hai...Hai... Cosa hai fatto? L'hai picchiato?-
Aphrodi rise. -No, certo che no! Ma figurati!-
Restammo a guardarci.
-Adesso devi fidarti di me!-
-Che?-
Oh, l'avevo dimenticato.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

 


C'era stato un periodo della mia vita che non ricordo bene. Era quando avevo cinque anni, dove vivevo in questo mondo schifoso fatto di speranze inutili e credenze stupide.

I miei mi hanno abbandonato quando avevo quattro anni, e quando ho compiuto i miei sei anni, un uomo chiamato Kageyama Reiji mi aveva detto di venire con lui.

Avevo accettato.

Non so perché, ma quest'uomo mi faceva sentire sicura.

Eravamo arrivati alla scuola chiamata Zeus Junior High, e allora Kageyama mi fece delle domande.

-Come ti chiami? Non ti voglio più chiamare “signorina”.- disse, guardandomi negli occhi.

-Elisabetta.- replicai dopo una lunga pausa.

-Chi ti aveva dato questo nome?-

-L'ho dato io.- dissi piano.

-E perché ti sei data questo nome?-

-Boh.- dissi senza espressione. Dopodiché c'era stato un lungo silenzio, e allora decisi di romperlo. -Semplicemente perché mi piaceva.-

Restammo in silenzio di nuovo.

-Hai sei anni, giusto?- chiese.

Annuii.

E così ci siamo conosciuti.


 

X

 


 

La mia nuova casa era grandissima, antica, bella, e allo stesso tempo maestosa. Era davvero difficile ad abituarsi. La mia camera era grande e spaziosa. Kageyama mi aveva comprato un letto comodo, degli scaffali, un tavolo, delle sedie e un comodino. Amo la mia nuova camera ed ero così grata che farei di tutto per accontentare Kageyama.

Lui mi faceva fare tutto quello che volevo.

Tutto era andato bene per tre settimane. Poi un giorno mi chiamò nel suo ufficio: una cosa rara. Diceva che voleva parlarmi di una cosa molto importante.

-Elisabetta, voglio che tu giochi a calcio.- disse, e non spiegò il perché, anche se gliel'avevo chiesto lui rimase in silenzio.

Tutto questo per dirmi che devo giocare a calcio...

Però ero contenta. Finalmente potevo dimostrare la mia gratitudine verso di lui.

 


X

 


 

Quindi cominciai ad allenarmi. All'inizio ero una frana, ma piano piano capii il ritmo e feci dei progressi.

-Lei è pronta. È arrivato il momento.-

Quelle erano le ultime parole che sentii pronunciare da lui prima che partì. Era andato via senza dirmi dove e perché.

Nonostante ciò, continuavo ad allenarmi e di diventare più forte. Solo che avevo paura che lui non ritornasse più.

A parte questo, tutto è andato bene.

L'unica cosa che mi mancava era la speranza.

X

Era tornato in un sabato. Ero già un'esperta di calcio ormai. È una cosa naturale allenarmi tutti i giorni, un'abitudine.

-Cosa c'è per cena?- chiesi poco entusiasta mentre entrai nella cucina.

Normalmente i cuochi mi rispondono, ma la cucina era vuota.

Girovagai per la cucina, sempre più incazzata. In un qualche modo devono pur prendersi cura di me! Non possono mica lasciarmi da sola!

-Elisabetta! È tornato!-

Avevo bisogno di tempo per capire questa frase, e quando lo capii, le mie gambe mi portarono nel salotto in cinque secondi.

Una limousine nera era davanti alla casa. Improvvisamente le porte della macchina si aprirono, e io ero pronta ad accogliere Kageyama.

Il sorriso stampato sulla mia faccia svanì quando vidi...

...Questi strani ragazzi.

Uno indossava un elmo da gladiatore, e uno aveva la faccia coperta da una semplice maschera bianca.

E quello in mezzo era il più stravagante.

Aveva occhi rossi, capelli lunghi color platino e carnagione chiara. Il suo corpo era così delicato da sembrare una bambola in porcellana.

E il suo sorriso ti faceva fermare il battito del cuore.


X

Lo odiavo. Lo odiavo dal profondo del mio cuore.

Sapevo che non era giusto. Non lo conoscevo nemmeno, ma comunque mi faceva arrabbiare vederlo. Neanche Kageyama poteva far sparire la mia rabbia.

Accarezzò la mia testa e disse: -Da adesso in poi, questi saranno i tuoi compagni di squadra. Ho viaggiato per tutto il mondo per trovare qualcuno che valga quanto te, e finalmente li ho trovati.-

Si girò verso i ragazzi e ordinò: -Presentatevi.-

Quello più alto di tutti, con capelli blu legati in trecce, fece un passo avanti.

-Posei Donichi, portiere, ho sei anni, nuovo nome Poseidon.-

Che monotono” pensai.

Aspetta... Cosa cavolo vuol dire “nuovo nome”?

-Aporo Hikaru, difensore, ho quattro anni, nuovo nome Apollo.- disse un ragazzino basso. Aveva capelli scompigliati verde oliva con un cerchietto d'argento.

Ma sono tutti così monotoni?

Intanto gli altri si presentarono uno a uno.

-Hepai En, difensore, ho sei anni, nuovo nome Hephestus.- disse un ragazzo avente una carnagione scura e capelli viola.

-Aresu Ran, difensore, ho cinque anni, nuovo nome Ares.- disse un ragazzo alto che aveva i capelli rossi che gli copre l'occhio destro.

-Deio Geki, difensore, ho cinque anni, nuovo nome Dionysus.- disse un ragazzo che si era truccato in modo strano.

-Arute Saneki, centrocampista, ho cinque anni, nuovo nome Artemis.- Il ragazzo con la maschera.

-Herume Matsuaki, centrocampista, ho sei anni, nuovo nome Hermes.- Era un po' strano perché sembrava una specie di clown e aveva questo bizzarro sorriso stampato in faccia.

-Atena Tomo, centrocampista, ho cinque anni, nuovo nome Athena.- Aveva capelli color miele legati in una coda di cavallo.

-Demete Yutaka, attaccante, ho sei anni, nuovo nome Demeter.- Era lui il ragazzo con l'elmo.

-Hera Tadashi, centrocampista, ho sei anni, nuovo nome Hera.- Non ci posso credere, questo tizio mi faceva arrabbiare di più. Sorrise con un'aria di sfida e portava la testa alta per sembrare più alto e più temerario. Aveva capelli rossicci e portava una fascia all'altezza della fronte e aveva una grossa cicatrice.

E poi era arrivato lui, il ragazzo con lunghi capelli biondi. Invece di fare un passo avanti, come facevano gli altri, avanzò dritto verso di me. Continuava a sorridere.

-Afuro Terumi, attaccante, ho sei anni, il mio nuovo nome è Aphrodite, ma per favore chiamami Aphrodi. Sono il capitano della Zeus, è stato bello conoscerti.-

Incrociai le braccia al petto con un'espressione arrabbiata. Lui sembrò perplesso, ma comunque fece un inchino e tornò al suo posto.

Kageyama mi guardò.

-Tocca a te.- disse.

-Elisabetta. Attaccante. Sei anni.- borbottai.

-E il tuo nuovo nome?- chiese Aphrodi sorridente.

-E come cavolo dovrei saperlo?- sibilai arrabbiata. Aphrodi non si mosse, ma ridacchiò.

Ero furiosa. Come volevo picchiarlo forte. Picchiarlo così... dannatamente forte!

-Astrea.- annunciò Kageyama. -Il tuo nuovo nome sarà Astrea.-

Andò via senza dire altro.

Aphrodi avanzò di nuovo verso di me e decise di riprovarci.

-Scusami se ti ho fatto arrabbiare. Kageyama ci aveva detto che le tue abilità sono fantastiche.-

Non mi aveva fatto sentire meglio, anzi.

Ero solo la numero due. Mi ero allenata duramente e avevo fatto tutto ciò che voleva Kageyama, ma alla fine il capitano era stato scambiato per uno sconosciuto. Non ero più una persona speciale.

-Spero che potremo collaborare a vicenda, Astrea.- disse con il suo accento asiatico.

Astrea.

Da allora in poi tutti mi chiamarono così.

Non ero più Elisabetta, ma la dea della sorte e della fortuna.

Era tutta colpa di Aphrodi.

Lo odiavo come Astrea deve aver odiato Aphrodite.

Tsk, ironico.

 


 

XXX

 


 

 


 

 


 

 

 

  
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