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Autore: Cassandra caligaria    12/05/2013    4 recensioni
“Io non so come definire quello che provo per te, non riesco a dargli un nome. Forse perché non ho termini di paragone. E’ tutto così nuovo per me … ma questo non vuol dire che sia dispiaciuta o pentita. Anzi … anche tu mi piaci molto Edward.”
“Ti va di scoprirlo insieme, allora? Hai voglia di cercare con me un nome da dare a queste sensazioni?”
“Sì”, affermò decisa, prima di ricominciare a giocare con le mie labbra.
“Ci sono solo quattro domande che contano nella vita. Cosa è sacro? Di cosa è fatto lo spirito? Per cosa vale la pena vivere? E per cosa vale la pena morire? La risposta a ognuna è la stessa: solo l'amore.” Mi chiamo Isabella Swan e questa è la mia storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 50 - HAPPINESS

 





 

 



 

“Ora so che se deciderò ancora di andare in cerca della felicità, non dovrò cercarla oltre i confini del mio giardino... perché se non la trovo là... non la troverò mai da nessun'altra parte...”
[dal film Il mago di Oz, 1939]








 

Due anni dopo la nascita dei gemelli e la trasformazione di Bella…

POV BELLA

“Mamma, adesso dove andiamo?” mi chiese Juliette seduta sul seggiolino della macchina, accanto a suo fratello, mentre ci lasciavamo alle spalle Volterra.
“A Roma, tesoro.” Risposi, girandomi per guardare i miei bambini.
Ancora stentavo a credere che eravamo riusciti a mettere da parte anche i Volturi e il pericolo che rappresentavano per la nostra famiglia. Potevamo davvero vivere quella vita felice e spensierata tanto desiderata sia da me che da Edward. Quel sogno di una vita che mi aveva dato la forza di affrontare le mie paure e le mie debolezze umane, che aveva permesso a Edward di perdonarsi per gli errori commessi in passato e a me di diventare padrona del mio destino. Quella vita che da due anni a questa parte era piena e felice grazie alla presenza di William e Juliette.
Complici i poteri di Edward e dei miei figli e il mio scudo, che ormai riuscivo a controllare, i Volturi avevano dovuto mettere da parte tutti i loro propositi e arrendersi di fronte all’evidenza e alla potenza dei nostri poteri. Avrebbero voluto che io e Edward ci unissimo a loro ed erano pronti anche ad uno scontro, ma il più saggio fra loro, Marcus, aveva bloccato i propositi dei suoi fratelli, ben intuendo che se si fosse arrivati a uno scontro, loro avrebbero perso. William e Juliette, figli di due talentuosi vampiri, avevano due poteri straordinari: William era in grado di manipolare le menti, facendo in modo che si generassero i pensieri che lui voleva, mentre Juliette era uno scudo molto potente, che non era solo protettivo come il mio, ma anche invasivo. Se utilizzato insieme al potere del fratello era un’arma potentissima. I pensieri di William, amplificati dallo scudo di Juliette, si erano intrufolati nella mente dei Volturi che non avevano potuto fare altro che arrendersi, lasciandoci per sempre in pace. Samantha era stata punita con la morte per quello che aveva fatto a me in Scozia.


Amplificai il mio scudo, avvolgendo la mente di Edward e pensai: “Avrei proprio voglia di un bagno nella vasca idromassaggio” facendo seguire alle mie parole, tutto quello che desideravo mi facesse. Immagini di me e lui, senza vestiti, nella vasca di casa nostra, nell’ Inverness-shire, si susseguirono nella mia mente e lo sentii chiaramente ruggire dal desiderio, mentre socchiudeva la porta della stanza della suite, dove dormivano i bambini, e mi raggiungeva prendendomi in braccio e portandomi nell’enorme bagno.
Quel che rimase dei nostri vestiti erano solo brandelli: la nostra passione era molto travolgente ed impetuosa, come il mare dello stretto di Drake. E spesso i nostri vestiti ne pagavano lo scotto. Il momento più divertente arrivava proprio quando avevamo finito di fare l’amore, e ancora stretti l’uno all’altra, ci rendevamo conto dell’entità dei danni, come i soldati che passano in rassegna il campo di battaglia, per contare i caduti.
“Non mi sembra ancora vero… finalmente possiamo vivere in pace!” sospirai, mentre disegnavo pigramente dei cerchi sul suo petto.
“A chi lo dici! Non credevo che i Volturi avrebbero ceduto così facilmente, non che non avessi fiducia nei nostri poteri o nella nostra buona fede, ma ero molto spaventato dai racconti di Carlisle sul loro terribile passato. Evidentemente, anche loro hanno deciso di cambiare e di mettere da parte i progetti di espansione del loro potere e della loro supremazia sugli altri vampiri. Sai, aumentano giorno per giorno i vampiri che si convertono al nostro stile di vita. Stiamo vivendo l’inizio di una nuova era, mia cara, segnata dalla convivenza pacifica tra umani e vampiri, dove non ci sono più prede e predatori, ma solo esseri diversi che vivono sullo stesso pianeta.”
Gli accarezzai il viso perfetto e gli baciai l’angolo della bocca che si piegò in un sorriso radioso.
“Sono felice che i nostri figli potranno crescere in un mondo migliore rispetto a quello in cui siamo cresciuti noi.”
Riprese a baciarmi, e cullati dalla schiuma dell’idromassaggio, facemmo di nuovo l’amore, ma con calma, senza l’urgenza di prima, senza il timore che qualcosa potesse accadere e interromperci; fu come se avessimo realizzato davvero, dopo due anni, che avevamo davanti a noi tutta l’eternità per amarci e che niente e nessuno ce lo avrebbe impedito.


“Si fa così: volgete le spalle alla fontana e una volta espresso il desiderio, lanciate la moneta oltre le vostre spalle, nell’acqua.”
“Papà, perché si fa questa cosa?” domandò Juliette, curiosissima come sempre.
“Beh, è tradizione che i turisti lo facciano: se si lancia una moneta nella fontana di Trevi ci si augura di tornare a Roma. Tu hai voglia di tornarci di nuovo?”
“Oh, sì!” esclamò la piccola, affascinata dalla spiegazione del padre.
“E perché dobbiamo esprimere un desiderio?” intervenne William.
“È un’antica tradizione romana, tesoro. Si dice che lanciare una monetina in una fontana o in un pozzo sacro portava la benevolenza degli dei locali.” Edward fece un occhiolino complice a William, appassionatissimo di storia e di antiche leggende, che si dimostrò entusiasta della spiegazione del padre.
I piccoli si presero per mano e si voltarono di spalle alla fontana, chiusero gli occhi, si concentrarono e contemporaneamente lanciarono la moneta nella fontana. Contenti e soddisfatti di aver mantenuto fede alla tradizione da turisti, vennero incontro a noi e ci abbracciarono.
“Mamma, papà, voi non lo fate?” domandò William.
“Beh, mamma, ci tocca!” Edward mi fece l'occhiolino e mi prese per mano. Ci posizionammo nello stesso posto in cui prima avevano lanciato le monetine i nostri figli.
Allungai il mio scudo sul mio compagno e pensai “Io potrei anche farne a meno… ho già tutto quello che desidero”. Edward si voltò verso di me e mi baciò con ardore.
“Ti amo ed è lo stesso per me.”
Gli sorrisi. “Ti amo anch’io” pensai.
“Noi lanceremo tre monetine.” Affermò deciso Edward.
“Come mai?” gli chiesi curiosa.
“Una leggenda racconta che, se si lanciano tre monete nella fontana, ognuna di loro equivale ad un desiderio. La prima riguarda il ritorno nella città di Roma, la seconda moneta farà sì che si incontri l’amore della propria vita e la terza farà avverare il desiderio di sposarsi. Il primo si avvererà di sicuro molto presto, il secondo lo abbiamo già realizzato… direi che ci manca solo il terzo” mi guardò così intensamente, con quegli occhi sorridenti e innamorati, che non potei fare a meno di mettergli le braccia al collo e incollare le mie labbra sulle sue. Ci staccammo solo per via delle risatine allegre dei nostri figli.


Stavamo passeggiando tra le rovine dell’antica Roma e mio figlio guardava con occhi pieni di meraviglia i resti della basilica di Massenzio all’interno del foro romano, mentre sua sorella ammirava poco più avanti, l’imponenza del Colosseo al tramonto; all'improvviso sentii qualcosa di più freddo della mia stessa pelle percorrere il mio anulare sinistro e fermarsi alla base del dito.
Mi voltai di scatto, cercando il volto dell’autore di quel gesto, e me lo trovai di fronte, con un sorriso delizioso e beffardo stampato in volto.
Credevo di essere tornata umana, per quanto ero rallentata nei movimenti e nei pensieri a causa dell’emozione.
“So che ne abbiamo parlato tante volte e che la pensiamo allo stesso modo riguardo al matrimonio. Non siamo credenti, non siamo umani e le leggi dei vampiri non contengono regolamenti in materia matrimoniale, semplicemente perché per noi, quando arriva l’amore è per sempre. Io ti amo e voglio trascorrere con te l’eternità e so che tu desideri la stessa cosa. Ed entrambi sappiamo che staremo insieme per sempre, perché non esisteremmo l'uno senza l'altra.”
Gli sorrisi e posai le mani sul suo petto. Nel farlo, guardai per la prima volta l’anello che mi aveva messo al dito e che sarebbe rimasto lì per sempre. Era un anello d’oro sottile, una fede a mani congiunte. Se fossi stata umana, di sicuro avrei pianto.
“Non sapevo quale tradizione scegliere, a quale credo fare riferimento, e così, complici Jasper e William, mi sono affidato alla tradizione romana. Togli l’anello.”
“No, perché?” risposi allarmata.
Ridacchiò.
“Devo farti vedere una cosa, giuro che poi non te lo farò togliere mai più.” Lo guardai negli occhi e credetti fermamente a quell’oro caldo che bruciava di amore.
Mi sfilò l’anello dal dito e mi mostrò la scritta che correva al suo interno.
“Si chiama –o meglio, i romani lo chiamavano – anulus pronubus. Più che un dono di nozze, quest' anello svolgeva una funzione simbolica ben precisa: era una sorta di "catena" simbolica attraverso cui lo sposo legava a sé la sposa, rivendicandone il pieno possesso. Di conseguenza, una volta infilato l'anulus al dito, la ragazza manifestava concretamente il suo impegno a rispettare il patto di fedeltà nei confronti del fidanzato. La scritta che ho fatto incidere all’interno Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia
"Dovunque tu sia, lì io sarò" conclusi io per lui la traduzione, con la voce tremante per l’emozione.
“Esatto. Era la formula matrimoniale latina.” Mi sorrise e fece una pausa. Intanto, Juliette e William, che evidentemente sapevano tutto, si erano avvicinati a noi.
“Bella, io non ho bisogno di un prete o di un pastore o di un sindaco o di nessun altro per dimostrarti il mio amore. E non sarà una firma a renderlo eterno. I nostri figli sono la firma più autentica del sentimento che ci lega e so bene che tu la pensi esattamente come me.” Annuii incapace di proferire parola. “Quindi, questa non è una proposta di matrimonio, questo è il nostro matrimonio. Non vedo luogo migliore delle rovine del tempio di Venus felix e momento più adatto di questo splendido tramonto romano o testimoni più sinceri dei nostri figli per giurarti amore eterno. Amore mio, ti amo e prometto di amarti e starti accanto, ovunque e per sempre, lo vuoi anche tu?”


“Oddio, ma certo che sì, Edward! Lo voglio! Ti amo tanto anch’io e prometto di amarti per l’eternità. Ubi tu, ibi ego” conclusi pronunciando solennemente quelle antiche parole e mi resi conto che non ce n’erano di più giuste per noi. Tutto era perfetto. Il luogo, il tempo e le parole. Noi eravamo perfetti, l’uno per l’altra.

 

Lo strinsi forte a me e lo baciai, lui rispose al bacio con ancora più ardore, mentre i nostri figli applaudivano ridendo.
Si unirono anche loro a noi, e stretti in un abbraccio collettivo ci voltammo ad ammirare il sole che tramontava al di là del Colosseo e accarezzava con gli ultimi raggi il tempio di Venere, la basilica di Massenzio e la nostra pelle che brillava impercettibilmente. Posai la testa nell’incavo del collo di mio marito e lui posò un bacio sul mio capo, stringendomi possessivamente la vita. Ringraziai mentalmente il destino, la fortuna o chi per loro per avermi fatto incontrare l’altra metà del mio cuore e avermi fatto conoscere e scoprire, con Edward e la nascita dei miei figli, che cos’è l’amore.





 

***FINE***




 



NOTE DELL'AUTRICE

Di seguito, una serie di immagini e link che riportano ai luoghi e agli oggetti citati nel capitolo. Se avete curiosità riguardo all'anello di Bella e al rituale del matrimonio nell'antica Roma, non esitate a chiedere! :)




Il canale di Drake, il mare più tempestoso del mondo ;)




Il cottage nell'Inverness-shire




La fontana di Trevi



L’anulus pronubus



Il tempio di Venus felix



La basilica di Massenzio




La frase Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia è stata tradotta liberamente nella storia. La traduzione letterale è "Dove tu, Gaio (Gaio o Caio tipico nome latino) sei, lì io, Gaia (Caia), sarò". Trovo che sia semplicemente perfetta per esprimere l'amore assoluto per una persona. :)


Spero che questo capitolo conclusivo vi sia piaciuto, se qualcosa non vi è chiaro o vi interessa sapere qualcosa in più delle citazioni, dei luoghi o delle leggende presenti nel capitolo, dovete solo chiedere!


E adesso, veniamo a noi...

Io amo i finali, ma non quando devo scriverli. Appartengo a quella categoria di lettori - e di persone – che prima di acquistare un libro leggono la riga finale. Quando però ci si ritrova a doverlo scrivere un finale, è tutta un’altra storia. Staccarmi da questi personaggi dopo tre anni è dura. Ma un punto alla fine bisogna metterlo e lasciare che i personaggi proseguano per la loro strada. Tutto è cominciato esattamente tre anni fa, il 12 maggio del 2010, ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. (Se una notte d’inverno un viaggiatore, Italo Calvino)
Ho preso in prestito le parole del mio amato Calvino perché esprimono molto meglio di come farei io, quello che voglio dire.
Questa storia è nata in un momento particolare della mia vita e ad un certo punto ho sentito la necessità di scriverla. Mi ha accompagnata in questi tre anni costantemente, nonostante gli alti e i bassi che ci sono stati nella pubblicazione, nonostante a volte non riuscissi a scrivere o non ne avessi tempo. Ma è stata sempre dentro di me e in buona parte io dentro di lei. I personaggi continueranno a vivere nella mia testolina e non escludo di scrivere e di pubblicare in futuro spin off o extra di questa storia. Per ora, mi prendo una pausa. Ho in mente una storia, molto più leggera e diversa da questa, che probabilmente pubblicherò quest’estate, quando sarò un po’ più libera, quindi stay tuned ;) vi avviserò qui, nel caso vi andrebbe di leggerla.

Grazie a tutte voi che avete seguito questa storia, grazie a chi l’ha inserita tra le storie preferite e le ricordate.
Grazie per la vostra pazienza.
Un enorme grazie a chi ha commentato sempre (giova71, prudence78, beverlina e maryc), a chi ha commentato ogni tanto, a chi si è perso e poi è ritornato, e a chi ha commentato anche solo una volta.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi e a tutti i lettori che verranno. Tutto quello che avrete da dirmi e che mi scriverete sarà il benvenuto.
Oh - e questo vale anche per l’altra storia che ho concluso-, grazie infinite a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti.
Adesso, con un groppo in gola, vado a spuntare la casella "completa".


A presto.
Un abbraccio,

Elettra

  
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