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Autore: LouisDePointeDuLac    13/05/2013    4 recensioni
La convivenza, si sa, è una delle prove più ardue che ci si possa trovare ad affrontare.
Sopratutto con certi soggetti. O con i loro amici. O i loro problematici ed ingombranti drammi esistenziali che vanno a sommarsi a quelli personali, dando vita a risvolti imprevisti e non sempre graditi.
Perché la vita è un cubo di Rubik: molteplici facce, combinazioni, conseguenze e frustrazioni derivanti da ogni singola tessera e i suoi movimenti.
Dove non bisogna stare attenti all'introvabile soluzione, ma a ciò che accade nel mezzo della ricerca.
Sopratutto, a quali tiri mancini il dannatissimo cubo tenta di tirarti.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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With a Little Help From My Friends

 
 



Che giornata di merda.
Avrei dovuto capirlo appena sveglia, che facevo prima a rimanere a letto ed ignorare lo scorrere di questo giorno sul calendario.
Prima di tutto, comincia a fare un caldo boia.
Per inciso, io odio il caldo.
Non lo sopporto, davvero. Senza contare che porta con sé tutta una serie di disagi che risultano essere particolarmente fastidiosi per la mia insignificante e stupida persona.
Potrei elencarveli, ma finirei con l’annoiarvi, e la consapevolezza di tale disturbo della quiete altrui da parte mia non gioverebbe al mio morale.
Sintetizzerò il tutto con la semplice informazione circa il NON aver dormito più di tre ore, stanotte.
Aggiungiamoci che mi sono svegliata in ritardo e sono dovuta correre all’esame previsto per oggi, salvandomi in corner con solo dieci minuti di ritardo all’appello, ma guadagnandoci due buone orette di sudore a causa della corsa e della temperatura esterna.
Per cosa, poi?

Bocciata.

Oh è colpa mia: la materia mi faceva e tutt’ora fa ribrezzo, quindi immaginatevi quanta voglia potessi avere di studiarla…senza contare che ho colto al volo le distrazioni che questo periodo mi ha offerto.
Mi consola sapere che era per una buona ragione, ma mi girano i cosiddetti nel pensare che ho un esame in più per questa sessione.
Che palle.
Poteva bastare? Ovviamente no!
Ho pure il ciclo!

Che merdaviglia, come direbbe Seiya.

No, non è vero, non lo direbbe.
Considerato che io, Lili ed Elle siamo mestruate praticamente nello stesso periodo, sa perfettamente che gli conviene stare zitto.
Ad ogni modo, conclusione: sto da schifo e ho l’incazzatura a mille.
Vorrei solo trascinarmi a casa, sfondarmi di cioccolato e guardare musicals a ripetizione. O dormire, possibilmente per tre giorni.
Ma i miei allettanti piani dovranno aspettare stasera, purtroppo.
Lancio una breve occhiata alla mia amica. Di solito anche lei si lamenta per questo tipo di temperature, ma suppongo che in questo caso il gioco valga la candela.
Lili se ne sta appoggiata con noncuranza alla macchina, gli occhiali da sole  sugli occhi, le braccia incrociate al petto che sottolineano la scollatura da manga (sì, anche lei) e una mano che giocherella con le chiavi del veicolo.
Io mi sono rintanata all’ombra del suddetto, seduta a terra.
- Manca molto? – domando, più con stanchezza che altro.
- Cinque minuti. – mi informa lei dopo aver brevemente guardato lo schermo del suo cellulare.
Appoggio la testa alla portiera, non osando immaginare l’inferno che si scatenerà tra poco.
- Ma solo il mio liceo sembrava un container industriale abbandonato dal secondo dopoguerra?! – è il saluto della terza Erinne.
- Ciao Elle. – la saluto – No, anche il mio, per quanto l’avessero ritinteggiato con colori assurdi. –
- E tu non hai mai superato il trauma, vero?! – ribatte lei fissando la mia maglia arancione, beccandosi un’occhiataccia da parte mia.
- Piuttosto, arrivi dal JJ? – le chiede Lili.
- Sì. Toh guarda, hanno aperto l’asilo. – annuncia Elle, sedendosi accanto a me.

Il liceo artistico della città fa parte di uno dei due omnicomprensivi che in questi anni hanno ospitato più o meno tutti i nostri amici.
In particolare, questo indirizzo è stato destinato all’edificio più antico, il cui piazzale è costituito da un prato ben curato, parcheggi per biciclette e motorini.
Tutto stranamente pulito ed in ordine, se consideriamo la fascia di età dei frequentatori, che proprio in questo momento cominciano ad uscire dalla scuola.

- Ma anche noi eravamo così? – domando perplessa, scrutando i vari esempi di fauna adolescenziale con sguardo curioso.
Lo stesso che la maggior parte di loro dedica a noi, soprattutto a Lili.
- Fidati. No. – mi risponde quest’ultima, guardandoci con espressione piuttosto eloquente.
Noto che Elle si è rimessa a disegnare, la testa praticamente nel foglio che ha eletto a tela per lo sfogo dei suoi trip mentali. Poi penso a come sono conciata io, mio malgrado.

Animali curiosi: una realtà sempre più vicina”, ecco come chiamerebbero un documentario su di noi.
E continuo ad avere la stessa frase in mente.
DM was here.
- E che diamine! Era ora! – esclama Lili all’improvviso, facendomi spostare l’attenzione sull’oggetto del suo rimprovero.
- Yu-huuu Kiki! Ci vediamo domani! – saluta una ragazza piuttosto carina, passando una mano tra i capelli rossi del ragazzino, che ride divertito.
- Che fa quella?! Tocca?! Non si tocca! – sentenzia Lili bellicosamente, staccandosi di botto dalla macchina e andando in quella direzione.
- Lili…- fa Elle per trattenerla, ma viene previdentemente ignorata.
- Torna qui. – cerco di dare blandamente il mio contributo, pur sapendo che non verrò ascoltata e…be’, sono troppo stanca per metterci più entusiasmo.
Nel frattempo la nostra amica ha raggiunto Kiki nel giro di poche falcate, attirandosi le occhiate curiose dei presenti, soprattutto quelle della ragazzina incriminata. Il ragazzo invece nel vederla sorride a cinquantaquattro denti, allargando le braccia ed esordendo con:
- Ciao, granata del mio cuore!!! Come…-  ritrovandosi zittito dall’improvviso incollarsi delle labbra di Lili alle sue.
- LILI! –esclamiamo io ed Elle.
- Oh piantatela! Fratello maggiore non vede, galera non duole! – ribatte lei staccandosi dal ragazzo e fulminando con gli occhi chiunque li stia squadrando, in un chiaro atteggiamento che urla: “Mio! State indietro, pischelle!”.
Kiki rimane un attimo stordito da quanto appena successo, con tanto di capelli scarmigliati, mentre Lili si guarda attorno soddisfatta sotto gli sguardi sconvolti delle ragazzine.
Le quali, dopo aver richiuso la bocca per la sorpresa, cominciano a parlottare tra loro in modo concitato, commentando l’accaduto.
- Hai visto?! –
- Ma chi è? –
- Io credevo che Kiki fosse libero! -
- È vecchia. -
Spero che Lili non abbia sentito quest’ultima affermazione, ma non sembrerebbe, dato che la sentiamo sentenziare:
- Puzzi come un batterista dopo un concerto! – rivolta al ragazzino.
- È l’odore di maschio! – fa Kiki con un sorrisetto orgoglioso.
- No, sono due ore consecutive di educazione fisica. – lo corregge una voce.
Spostando lo sguardo alle spalle di Kiki, cogliamo i cosiddetti tre fedeli moschettieri con cui di solito il rosso va in giro.
- Oh sta’ zitto Shadir, nemmeno tu profumi di rose! – ribatte lo spasimante minorenne della nostra coinquilina.
Benam, Lear e Shadir . Gli ultimi due sono nella stessa sezione parallela a quella del nostro amico, il primo è nella stessa classe.
Abbiamo già avuto modo di incontrarli un paio di volte, dato che nella maggior parte dei casi Kiki se li trascina dietro ovunque vada (e loro fanno altrettanto con lui).
- Complimenti per il coraggio, Lili. – aggiunge Lear in questo istante, riferendosi al probabile odore che emana involontariamente l’amico.
– E per aver dato a questa scuola un po’ di gossip su cui speculare. – completa Benam.
- Era mio dovere. – risponde lei. – Chi era quella, eh?! –
- Ehm…be’, ecco, lei era…- Kiki cerca disperatamente un appiglio per salvarsi la pelle.
- Oh, non mi interessa, ma sappi che se ti tocca un’altra volta è una bambina morta! E tu un castrato! –
Nonostante tutto, ci mettiamo a ridere.
- Allora per stasera ci serve un film che spacca – commenta Shadir – Potrebbe essere la tua ultima da uomo, Kiki. –
- Signori, alla videoteca! – esclama Benam con espressione solenne.

ΩΩΩΩΩΩ

 
Avendo deciso di accompagnare i ragazzi, giungiamo tutti e sette alla destinazione designata, nonostante ci vogliano cinque minuti buoni per staccare Elle  dalla vetrina della fumetteria collocata proprio di fianco.
- Elle, hai già esaurito il tuo budget mensile. – le ricordo, trascinandola.
- Maledetto corpo! – impreca lei – Che bisogno c’è di mangiare?!La prossima volta che decido di fare la spesa, impeditemelo! –
Scuoto la testa, seguendo gli altri all’interno della videoteca e…
- IORIA?! E tu che cavolo ci fai qui?! – esclama Lili nello scorgere il ragazzo seduto dietro al bancone.
- Ci lavoro. – è l’atona risposta di Aiolia, il mento appoggiato sul palmo di una mano.
- Trattieni l’entusiasmo, mi raccomando. – lo rimprovera Elle, facendosi fulminare con lo sguardo.
- Scusa, e tu qui come ci sei finito? – insisto.
- La musica non ti da’ abbastanza pane, vero? – domanda Lili.
- Già. Ho mandato il curriculum qui, alla fumetteria e al negozio di musica. -
- E ti hanno preso qui. – conclude Lear.
- E ti rode che non ti abbiano assunto alla fumetteria. – infierisce Shadir mentre passa in rassegna lo scaffale dei film di fantascienza.
Aiolia gonfia stizzosamente le guance, ignorando l’ultima osservazione e spostando lo sguardo con aria annoiata. Dopo qualche istante spalanca gli occhi, sorpreso:
- Shaka?! -
- KIKI? – fa un’altra voce.
- MUR! –
- LILI! –
- Che vuoi?! – conclude lei, rivolta al fratello di Kiki.
- Shaka che ci fai qui? Ti sei perso? – domanda Elle senza distogliere l’attenzione dal DVD che ha in mano.
Il biondino, entrato nella videoteca con Mur, punta direttamente sul coinquilino, chiedendo:
- Volevo solo sapere se stasera, come al solito – marca particolarmente l’ultimo pezzo di frase – tu e Marin sarete da noi. –
- Perché, avevi intenzione di dare una festa?! – ribatte Aiolia - No, stasera sono da Milo. Ho promesso che passavo a trovarlo per distrarlo un po’ dallo studio. –
- Bene. –
- Tutto qui?! –
- Sì. –

- Ma risolvere tutto via SMS no, eh? – protesta Aiolia tra le esclamazioni concitate di Kiki e Mur.
- Mur dannazione, adesso esageri! – sta giustamente dicendo il ragazzino – Non puoi starmi così addosso! –
- Dovevi andare dal dentista!!! – lo riprende il fratello.

- Ah. – è l’unico commento di Kiki. – Ops. Eh dai, sarà per un’altra volt…-
- No! Ci andiamo ora! –
- Ma io ho da fare! Lili…-
- Non peggiorare la tua situazione! E con lei farò i conti poi! -
- Barbaggianate! – replica lei con una linguaccia, scatenando le risate di Shadir, Lear e Benam.
Kiki sospira, capendo che è una battaglia persa, e si volta verso i suoi amici: - Be’ ragazzi…forse ci vediamo stasera. Non piangete per me. Sopravvivrò. Domani è un altro giorno e….-
Benam, Lear e Shadir si guardano rassegnati, alzando gli occhi al cielo.
- E a te, mia amata! -  continua poi, rivolto a Lili - Buona notte, buona notte! Lasciarti è dolore così dolce che direi buona notte fino a giorno! [1]
- Kiki, sono le cinque di pomeriggio e il sole splende. – gli fa notare Elle, beccandosi una gomitata assassina nelle costole da parte di Lili, indignata per la distruzione del momento romantico dedicatole.
- Mpf. – è il commento di Ioria mentre Shaka e Mur se ne vanno, Kiki trascinato quasi per il collo.
- Vabbè. Quindi dopo vai da Milo? – gli chiedo.
- Sì. Volete venire anche voi? Ho la netta sensazione che un po’ di distrazione non gli farebbe male. –
- Davvero? – domando.
- Direi. Quando abbiamo chiuso la conversazione al telefono stamattina mi ha detto ci rivediamo a giudizio. -
 

ΩΩΩΩΩΩ




Devo ammettere che Milo in versione studio è qualcosa che nemmeno la mia immaginazione mi avrebbe mai proposto.
Sorvoliamo sui pantaloncini, lontano ricordo di qualche partita di calcetto al liceo.
O sulla canottiera palesemente infilata al contrario.
O sulle lievi occhiaie, più che comprensibili.
Ma con i capelli legati non si può guardare!
- Uhm, interessante. Esiste anche una tua versione maschile?  – domanda Lili non appena la figura del ragazzo si staglia sull’uscio dopo aver aperto la porta.
- Ciao bimba. – sbuffa lui, prima di precisare: - Non abbracciarmi: puzzo. –
- Non ho mai detto di volerti abbracciare. – ribatte lei, entrando.
- Ciao Milo – saluto mestamente, mentre Elle fa un semplice cenno col capo e seguiamo Lili. – Come stai? –
- Sei gentile a chiedermelo, bimba, ma credo che passerò questa domanda…- afferma lui per tutta risposta, facendoci cenno di accomodarci in cucina.
- E allora, come procede lo studio? – domanda Aiolia, una volta seduti al tavolo.
- Pff! Quale studio?!  Sto ancora tentando di riprendermi dalla festa di Kanon! – ribatte lui , aprendo il frigo per valutare cosa offrirci.
- Ma è stata una settimana e mezzo fa. – osserva Elle.
- Fidati, non vuoi sapere cos’è successo. E sinceramente, neppure io. – la informa il ragazzo, mettendo sulla superficie lucida ciò che il suo esame ha riscontrato essere presente all’interno dell’elettrodomestico.
Cioè acqua, Coca-Cola e birra.
- Alla fine dove siete andati? – chiedo.

- Non credo di ricordarmelo. – ammette Milo dopo una lunga pausa di riflessione, versandosi un bicchiere della soda scura – Ad essere sinceri, credo che nessuno abbia la più pallida idea di cosa sia successo, quella sera. Non sono nemmeno sicuro che Saga fosse veramente lì con noi, probabilmente ci vedevo doppio io. –
- Come come? Il Re Sole è disceso tra il popolo?! – commenta Lili.
- Come sei ricercata. – è l’osservazione Elle circa il commento appena fatto.
- Chiaro, sono una donna di cultura io. Raffinata. – ribatte l’altra – Allora, cos’ha convinto il signorino a muovere il culo?! –
Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo.
- A me lo chiedi? Non sono manco sicuro che fosse lui! – ripete Milo.
- Micky – fa Elle.
- Che? –
- Tu eri con loro quel giorno. –

Il seguito, come sempre con lei, è sottointeso. Elle, molte volte, tende a dare per scontato che le persone capiscano cosa intende dire.
Peccato che si dimentichi di specificare di cosa sta parlando o di fornire una minima idea di cosa vuole comunicare.
In questo caso, il seguito che mi tocca dedurre è:  “quindi saprai se Saga dovesse uscire o meno”.
- Io sapevo che solo Kanon aveva in programma qualcosa quella sera. Saga mi aveva detto che non avrebbe festeggiato. Oddio, dopo quella giornata infernale perfino io avrei fatto di tutto pur di non rimanere da sola a pensare, però…- dico.
C’è un attimo di silenzio, prima che Milo se ne esca con la seguente affermazione:
- Sai, sono sicuro al novanta per cento che ci fosse anche Saga. Altrimenti non mi spiegherei l’immagine di Kanon praticamente trascinato a casa a peso morto. O viceversa, per quanto poco credibile. E…che stai facendo, bimba? –
L’ultima domanda è rivolta a Lili, che si è avvicinata a lui ed ha preso ad analizzare con aria critica la massa informe che sono i capelli biondi così malamente legati.
In particolare, Milo si è insospettito per l’ultimo gesto compiuto dalla mia coinquilina, che con una mano stava tentando di sciogliere uno dei probabilmente innumerevoli nodi.
- Sta’ fermo e nessuno si farà male. Forse. – lo avvisa lei,  provando a sfilare l’elastico che dovrebbe tecnicamente tenere tutto insieme.
Milo le lancia un’occhiata perplessa, prima di decidere che può anche provare a fidarsi e lasciarla fare. Così Lili comincia a tentare di sbrogliare la massa informe a cui sono ridotti i capelli del  greco, sentenziando:
- Non mi stupirei se trovassi dei nidi di rondine, qui dentro! -
- Ma cos’è questa storia che vorresti farti la mamma dei gemelli? – domanda invece Elle.
Milo sposta gli occhi su di me, deducendo che sì, io e le mie coinquiline abbiamo avuto modo di discutere di cosa sia effettivamente successo quel giorno, e stringendosi poi nelle spalle.
- Bah, vecchi scherzi tra amici. – dice – Non si può negare che Evanthia abbia del fascino, ma…-
- Il fascino di un serpente velenoso, forse. – lo interrompo mio malgrado, ottenendo solo un sorrisetto comprensivo da parte del ragazzo.
-…ma non credo che lo farei davvero. Insomma, il sogno adolescenziale ci può stare, ma dalla teoria alla pratica…insomma, è la madre di Kanon! –
Uhm.
Allora anche Milo ha dei limiti.
- Guarda che a Kanon non gliene frega niente. – osserva Aiolia, dopo aver commentato con una palese espressione da “non prenderci per il culo”  la negazione di un effettiva possibilità di accoppiamento Milo-Evanthia.
- A Saga sì, però. – ribatte l’altro con aria d’intesa. – Forse. –
- E’ bello sapere che vi conoscete così bene. – dice Lili sarcasticamente, tirando su una ciocca bionda per sbrogliare un  nodo. – Se va avanti così mi servirà un pettine. Grosso. –
- Ai gemelli non piace parlarne. E noi ci guardiamo bene dal fare domande. – commenta brevemente Milo, con un’evidente  smorfia di dolore. – Quel poco che sappiamo, lo abbiamo dedotto. Io ho scoperto dell’esistenza di Kyros solo in terza superiore. Tu prima, se non sbaglio, vero Aiolia? Tuo padre lavora per Evanthia. –
- Uhmmm sì. – conferma quest’ultimo - Infatti io e Aiolos li conosciamo da molto più tempo degli altri. La prima volta che ricordo, mio fratello aveva 8 anni. -
- Ah ecco perché quella donna infernale ha fatto il nome di tuo fratello, ad un certo punto. – osservo, rivolgendomi a lui. – Voleva far pesare a Saga il fatto che Aiolos sia fidanzato e lui no. –

- MIO FRATELLO È COSA??! – esclama Ioria con voce più alta di tre ottave.

Oh oh. Che cazzo ho combinato adesso?
- Ehm…non lo sapevi? – azzardo, pur constatando la sua espressione di palese sorpresa.
- No! E l’ho sentito ieri! – risponde infatti con aria esasperata.
- Oh. Scusa, io…-
-Ma dai Ioria, sono sicuro che non te l’ha detto perché preferiva comunicartelo di persona, magari via Skype…- azzarda Milo.
- Oh sì. Certo. Come no. Vuole SEMPRE, dirmi le cose di persona. Talmente tanto che le sa prima Saga di me. O Kanon. O chiunque altro tranne il sottoscritto.–
Ecco.
Sono girate le palle ad Aiolia.
- Vorrei proprio sapere chi è, questa ragazza. – aggiunge poi.
- Ma soprattutto, è reale? – chiede Lili. – No perché in quel caso…tra lui fidanzato, Saga che ha una vita sociale... ci manca solo che Shaka si converta al Cristianesimo, e le abbiamo proprio viste tutte! –
 

ΩΩΩΩΩΩ

 
- Su Milo, dicci di più. – pretende Lili.
Armata di pettine, che ha prontamente ordinato al greco di portarle per poter proseguire indisturbata la sua operazione circa la zazzera bionda del ragazzo.
- Che? Perché ?! –
- Perché sappiamo benissimo che qualche informazione in più ce l’hai e che sei una pettegola della peggior specie. – spiega brevemente Elle.
- Non è vero! Aiolia, diglielo tu! – protesta lui, ma l’amico gli lancia un’occhiata fin troppo eloquente che conferma le nostre tesi.
- Giuda. – lo apostrofa Milo con espressione di falso sdegno - Dunque…per quello che ne so io, Evanthia era una modella, da giovane. Di buona famiglia, come base. Si è sposata molto presto, se non sbaglio con uno dei suoi fotografi. Poi c’è stato il secondo marito. Non vorrei sparare cavolate, ma mi pare che fosse un pubblicitario. Erano ancora sposati quando è arrivato Kyros. –
- E scoccò l’amore di una vita…- fa melodrammaticamente Lili, per poi correggersi: - Come no. –
- Questo non lo so. – Milo assume un’aria pensierosa – Credo che nemmeno loro, a sentire Kanon, abbiano mai capito che razza di rapporto avessero.-
- Kyros sostiene di essere stato il grande amore di Evanthia, ma non so fino a che punto scherzasse. – dico, accennando alla conversazione avuta con l’uomo in macchina quella sera.
- Può essere. Ciò non toglie che è durata fino ai sei anni dei gemelli. Divorzio, i figli in collegio e bla bla bla. – riassume Milo.
- Si sono sforzati, considerata l’opinione che ha Evanthia dei figli. – butto lì a denti stretti.

- Non ti è ancora andata giù, vero? – mi domanda Elle.
- Assolutamente no! – sbotto – La odio. Sarebbe da…-
- Ah, gli idealisti. – mi interrompe Lili, dando uno strattone ai capelli biondi di Milo, che spalanca gli occhi per la sorpresa. – Sanno sempre come trovare nuovi mulini a vento contro cui combattere.[2]
Mi zittisco, non sapendo come difendere la mia causa.
Mi rendo perfettamente conto che l’immagine di me armata di spada in procinto di affrontare  un drago-Evanthia fa piuttosto ridere. Sento la sicura risata di Kanon nella mia testa di fronte ad una scena del genere.

Non è colpa mia.  Divento…iperprotettiva nei confronti di chi mi è vicino.
Appartengo alla politica del “fai del male a chi voglio bene e ti distruggo.”
Il che suona fastidiosamente melenso, presuntuoso, infantile, da diabete…e chi più ne ha, più ne metta.
Senza contare che è seriamente ridicolo, se consideriamo che i gemelli hanno ventotto anni, sono alti quasi un metro e novanta e sono sia economicamente che psicologicamente indipendenti.

Oh bè.
Ucciderò mentalmente Evanthia tutte le volte che vorrò.
Milo sorride di fronte alla mia palese rassegnazione, ma la sua attenzione viene richiamata dalla domanda che Elle pone ad Aiolia:
- Scusa, ma se Saga e Aiolos si conoscono da quando hanno otto anni, Evanthia e Kyros già erano separati, come avete fatto ad incontrarlo? –
- Bè, ogni tanto passava del tempo coi figli. Poco, dati gli impegni e il fatto che a parte durante le vacanze, i gemelli non erano mai a casa, però ogni tanto c’è stato. – spiega Ioria. – È per quello che Milo l’ha conosciuto solo in terza superiore. –
- Chissà se noi avremo mai l’occasione  di fare la sua conoscenza, eh, Micky?! – mi rimprovera Elle.

Inutile dire che sia lei che Lili hanno cominciato a tartassarmi non appena ho avuto modo di descrivere loro il soggetto in questione.
MUOIONO letteralmente dalla voglia di fare la sua conoscenza.
Soprattutto, se ho capito bene, per sottoporgli un paio di idee per dei film, ho preferito non indagare ulteriormente a proposito di cosa.
Mi pare c’entrassero gli alieni, del sangue e del sesso, ma non sono sicura.
Meglio non scoprirlo mai.
- Anche mia madre ha preso Kyros subito in simpatia – commenta Milo con aria divertita.
- Tua madre prende in simpatia tutti. – gli ricorda Ioria – Perfino Aphrodite e Death Mask. E stravede per Camus. –
- Oh poveretto, è genetico allora! – osservo scherzosamente. – Adesso dimmi che adora Evanthia e sappi che dovrai presentarmela assolutamente! –
- No, però la trova molto affascinante e di classe. – mi corregge Milo, sussultando per l’ennesimo strattone ai suoi capelli. – Ehi bimba, vacci piano! –
- Dillo al gomitolo informe che sto provando a sbrogliare da dieci minuti! – protesta Lili. – Prima o poi ci troverò una farfalla morta, tra tutti questi nodi! –
Milo sbuffa.
- Comunque, per tornare ai gemelli…- riprende - Saga e Kanon vivono da soli da almeno una decina d’anni. Appena maggiorenni hanno…abbandonato il nido. All’inizio, se non mi sbaglio, Kyros ha dato loro una mano economicamente, però contro la loro volontà. Almeno, contro quella di Saga di sicuro. Suo padre l’ha spuntata solo circa le rette universitarie. -
- Me li ricordo, i pomeriggi spesi a casa loro. C’era un sacco di spazio, dato che hanno comprato i mobili poco a poco. All’inizio dormivano nei sacchi a pelo! Poi sono arrivati i materassi. – aggiunge Aiolia.
- I migliori rave della nostra vita, in quella casa. – conferma Milo. – Quegli anni di collegio sono insospettabilmente serviti, a quei due. –
- Strano che Kanon non si sia fatto espellere. – dico, ma Elle mi riprende immediatamente:
- Che, scherzi?! Finché mammina paga…e ti pare che un soggetto del genere non sborsi soldi pur di tenere i mostriciattoli fuori di casa?! –
- Oh. Giusto. –
- Inoltre, non sottovaluterei Saga, Micky. – è il commento di Milo. – Pare che anche lui abbia dato delle belle grane ai dirigenti del collegio, ai tempi. –
- Saga teppista?! Voglio le prove! – pretende Lili, agitandosi col rischio di strappare seriamente una ciocca al greco. – Finché non vedo foto, moduli, video, qualsiasi cosa, non credo! -
- Manco io. – le fa eco Elle.
- Probabilmente Kanon ha tutto. – le informo.
- E voi avete quelle che attestano la pettegolaggine di Milo. – commenta Aiolia con un ghigno.

 ΩΩΩΩΩΩ


- Piuttosto ragazze, qualcuno si ricorda a chi toccano le pulizie questa settimana? – domanda Elle.
- Te lo dico subito. – le rispondo, estraendo dalla borsa il mio quadernino nuovo nuovo su cui scrivo tutto ciò che c’è bisogno di segnarsi, da promemoria a frasi da mettere in qualche ipotetico racconto.
- Bel quaderno. – commenta Ioria, osservando la rilegatura in pelle con le decorazioni verdi.
- Ti piace? Me l’hanno regalato proprio Saga e Kanon per il mio compleanno. Più il DVD Special Edition di “Notre-Dame de Paris“! – affermo con soddisfazione. - Cioè, più Saga che Kanon, dato che Lo Stronzo mi ha portato un sacco di semi di girasole. – dico.
- Come?! Vorrai dire un sacchetto. – mi corregge Aiolia.
- No no, proprio un sacco, tipo quelli da grano. Grande criceto, grande scorta. – spiego brevemente.

Effettivamente, a livello di regali quest’anno è stato un compleanno molto strano, se consideriamo cos’ho trovato sul letto il giorno fatidico al mio risveglio.
Un pacchetto, sospetto confezionato da Elle, con fiocco e dentro…
Tre piantine grasse.
Alla mia espressione perplessa, sia lei che Lili hanno replicato: “Ti ricordi quando ti abbiamo detto che piuttosto che un uomo, è sempre meglio una pianta grassa?!”.

Oh bè.
Ho deciso di collocarle sulla mia scrivania.
Battezzandole Micky, Lili ed Elle.

Mentre tento di ritrovare la pagina dove ho segnato i turni sopracitati, sentiamo il suono di un mazzo di chiavi che viene scosso e poi la porta d’ingresso aprirsi.
- Bonsoir, tout le monde [3] – è il saluto del nuovo arrivato.
- Ciao Camus! – esclamiamo quasi in coro, lasciandolo interdetto.
Probabilmente non si aspettava tutta questa gente…
- …mh…ciao Ca…AAAHHHHHHHH!!! –


- Sbaglio o era la voce di Shura? – fa Ioria.
- Shura? Ma no dai, mica è in casa. – dice Elle.
- A me sembrava Shura però. – insisto io.- Milo? –
- Boh. Non sono sicuro di averlo sentito rientrare…- risponde lui vagamente.
- Camus, porca miseria, riprenditelo! –
Questa era seriamente la voce di Shura. A giudicare dal suono, proveniva dal salotto.
Io ed Elle ci alziamo in contemporanea, affacciandoci dalla cucina e trovando la figura del ragazzo effettivamente sdraiata sul divano.

Cioè, è sempre stato presente e nessuno se n’è accorto?!

Abbiamo seriamente dei problemi!
- Lavoisier! Finalement![4]esclama Camus per tutta risposta al precedente reclamo di Shura.
- Oh cazzo, ma allora è tornato! – commenta Milo, strabuzzando gli occhi.
-...mmmmhgf. – grugnisce lo spagnolo dal divano per tutta risposta.
Suppongo stesse beatamente dormendo.

Mi rendo conto che non ho ancora avuto modo di parlarvi del “quarto inquilino” di questo appartamento.
Lavoisier[5].
Si narra che Camus l’abbia ricevuto in regalo al suo tredicesimo compleanno.
Suo padre non voleva acconsentire all’acquisto del Piccolo Chimico, così la madre ha ripiegato su quello che a suo avviso doveva essere un silenzioso e discreto compagno di giochi.
Un gattino.
Preso da uno dei migliori allevamenti di razza, consegnato all’adolescente con tanto di fiocco blu attorno al collo, la mattina della festa.

Ora, so cosa vi state immaginando.
Una piccola e tenerissima palla di pelo con un nastro più grosso della sua testa arrotolato attorno al collare, posato con amore sulle ginocchia esili di un Camus all’ingresso della pubertà.

Be’, scordatevelo!
Lavoisier è un gatto norvegese delle foreste.
Già all’epoca pesava come minimo quattro chili.
Una cifra effimera, se si considera che è stata abbondantemente superata nel giro del primo anno all’interno della casa.
Più che un gatto, è una lince.
Non oso pensare quanto spenda Camus per sfamarlo, quelle volte che il gatto è in casa.
Infatti, Lavoisier ha l’abitudine di uscire dalla prima finestra aperta che trova, saltare in giardino e sparire anche per una settimana buona.
Non si sa dove vada, quando torni o cosa faccia, per quanto un’idea ce la siamo fatta tutti.
Siamo fermamente convinti che si faccia sfamare anche da altre famiglie del vicinato, per poi tornare e rompere i cog…voglio dire, allietare l’appartamento dei ragazzi con la sua morbida presenza.
Per rientrare, in genere si fa trovare davanti al portone o direttamente sull’uscio di casa.
Ovviamente, se gli inquilini sono dentro affretta il  rientro annunciandosi con ripetuti miagolii, finché la porta non gli viene aperta.
- Bah alors, Lavoisier, t’as été où cette fois? Je commençais à me préoccuper! [6]– sento commentare dal francese mentre fa scendere l’animale dal ventre di Shura, su cui si era accomodato con tanto di artigli ben piantati nel tessuto della maglietta del ragazzo.

Credo seriamente che quel gatto sia l’unico essere vivente verso cui io abbia visto Camus dimostrare una qualsivoglia forma di affetto.
A parte Milo, se consideriamo che vive ancora qui.
Lavoisier è stato portato qui non appena il padrone ha lasciato la casa paterna per gli studi. Mi pare che sia stata la madre ad insistere al riguardo.
Forse temeva che il figlio si sentisse solo, dato il cambiamento? Con uno come il greco in giro per casa?!

Secondo me è più probabile che volesse evitare la bancarotta, considerate le spese per sfamarlo.
- Dis, tu as faim?[7] – prosegue Camus, sempre rivolto al gatto.
Lavoisier gli si struscia lentamente contro una gamba, per poi seguirlo verso la cucina stando attento a non mostrare il suo chiaramente debordante entusiasmo.
Come no.
È proprio vero che gli animali domestici assomigliano al padrone.
Ed un gatto non poteva essere compagno migliore, per Camus.
Insomma, una compagnia sufficiente a non impazzire, nessuna invasione o violazione della privacy, scambio rispettoso di diritti e doveri…
Un tacito accordo tipo: “allora, niente di espansivo, ognuno i propri spazi, una carezza ogni tanto e cibo”.
E che ciò basti.

Secondo me se fosse umano Lavoisier parlerebbe pure francese, come minimo.
- Gatto! Qui, gatto! – fa Elle, allungandosi verso il felino.
- Elle, guarda che ha un nome . E comunque non ti sta cagando. – osservo, lanciando una breve occhiata al soggetto in questione.
Che in questo istante se ne sta seduto sull’uscio della cucina, la coda che ondeggia pigramente da destra a sinistra, gli occhi verdi inquietantemente fissi su Milo.
- Gatto di merda. – è il commento bisbigliato dal greco, ben attento a non farsi sentire.

Oh sì, c’è un altro piccolo dettaglio che dovete sapere su Lavoisier.
Ce l’ha PALESEMENTE con Milo.
È capitato più di una volta che quest’ultimo lo trovasse comodamente spaparanzato tra i suoi vestiti, chiaramente presi in ostaggio, pena la scarnificazione istantanea.
Oppure sulla propria pancia intento a fissarlo, in piena notte o al momento del risveglio.
Senza contare le volte in cui gli ha fregato il cibo da sotto al naso.
Con Shura…
In realtà Shura e Lavoisier si guardano da lontano.
Della serie “sei un animaletto strano, chissà a cosa servi”.
Il gatto non arriva a fargli i dispetti come a Milo, ma non raramente lo spagnolo se lo trova gironzolante attorno con la coda alzata come un periscopio e gli occhi puntati addosso.
Senza contare che un paio di volte si è fatto le unghie sui suoi maglioni, quelli belli spessi di lana confezionati da sua nonna.
O la situazione che vi ho appena descritto.
Elle e Lili sono fermamente convinte che l’animale in realtà stia solo prendendo le misure per potersi mangiare i due coinquilini del proprietario, nel caso perissero per morte accidentale in seguito ad un incidente domestico.
- Shura, hai già comunicato alle ragazze la buona notizia? – domanda  Camus allo spagnolo mentre serve da mangiare a Lavoisier.
- Quale buona notizia? – domando incuriosita.
- Il nostro Shura, qui – spiega il francese – Ha appena ricevuto una proposta interessante dall’università. Tre mesi all’estero. -
- Cosa cosa? Te ne vai?! – esclamo.
- Già – risponde Shura senza nemmeno aprire gli occhi. – Parto la prima settimana di settembre. –
- Ma io ho tre esami quest’autunno! – protesta Elle.
- Uhm. Immagino la felicità di Camus. Da solo per tre mesi in casa con Milo. – osserva Lili.
- Io ho tre esami tra settembre e novembre! –
- Elle, abbiamo capito. Datti una calmata. – le faccio notare. – Scusa Shura, e che vai a fare? Soprattutto, dove? –
- Spagna. Valencia. Vado per conto di quella cariat…cioè, per conto del professore di Filosofia Morale. Deve ancora specificarmelo, cosa devo fare. O forse l’ha fatto e io non ho capito. Parla in modo strano.- mi risponde svogliatamente lui.
- Oh, capisco. – è il mio unico commento. – E come farete con l’affitto? –
- Ci organizzeremo. – fa Camus con sicurezza.

Suonano alla porta.
- Shura per favore puoi aprire tu? – chiede il francese.
Lo spagnolo esegue, con la sua ben nota voglia di vivere.
- Ciao! – saluta una voce sconosciuta che subito attira la nostra curiosità.
- Ciao. Camus, è per te. – afferma Shura, lasciando il posto al francese davanti all’ingresso.
- Ciao, sono passato per il libro, ti ricordi? – fa la voce dello sconosciuto.
- Sì, entra pure, te lo porto subito…- risponde Camus, facendosi da parte per far entrare l’ospite.
Colgo Lili sporgersi oltre la testa di Milo per vedere meglio, mentre io  mi abbasso a riporre il quaderno in borsa, per poi rialzare il capo.


!!!!!!
@#]%&$£”?^!!!

My life is brilliant. My love is pure.
I saw an angel.
Of that I'm sure[8]

Zitto, cervello!!!

Scene di incontri fugaci su un autobus.
Un caffè universitario. Una chiacchierata casuale davanti ad un cappuccino.
Una conversazione notturna che non finirebbe mai.
Musica di sottofondo…
- Bè, già conosci Shura, Milo…lui è Aiolia…-
You’re beautiful.
You’re beautiful.
You’re beautiful, it’s true.
Basta basta basta, maledetto James Blunt!
Micky, ripigliati cazzo!
Non è il momento! E poi, che ti prende, si può sapere?!
-…ah, loro sono Lili, Elle e Micky. -

Oddio.
Sono vestita alla cazzo, mi fa male la pancia ed ho la pessima sensazione di puzzare, a causa di questo caldo.
Sono un cesso.
Un brutto criceto obeso con gli occhiali e i capelli arruffati.
Decisamente sì!,dice la voce di Kanon nella mia testa.
Basta!
NO!  PER NULLA PRESENTABILE per fare la conoscenza di questo nuovo soggetto.
Che ci saluta con un lieve sorriso, abbagliante quanto basta:
- Piacere. Isaac. –
 
 
 
 
 
 
N.B:
[1]Citazione da “Romeo e Giulietta”, William Shakespeare, Atto II, Scena II;
[2] Citazione da  “Don Chisciotte della Mancia”, di Miguel de Cervantes Saavedra;
[3] franc. = Buonasera a tutti;
[4]franc.= Lavoisier! Finalmente!;
[5]nome preso da Antoine-Laurent Lavoisier (Parigi, 26 agosto 1743 – Parigi, 8 maggio 1794) = nobile, biologo, filosofo, chimico ed economista francese;
[6]franc.= Bè allora Lavoisier, dove sei stato questa volta? Cominciavo a preoccuparmi!;
[7] franc.= Di’, hai fame?;
[8]“You’re Beautiful”(2004), di James Blunt;
 
 
NdA:
Louis si scusa per l’attesa, ma il periodo non è dei migliori…e non ha la più pallida idea circa il prossimo aggiornamento.
*linciaggio sulla pubblica piazza*
Capitolo di spiegazioni e scene quotidiane…un po’ più lungo degli altri per farmi perdonare.
Piaciuti i nuovi arrivi? ;)
Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere, seguire e recensire, spero di non farvi attendere troppo come stavolta o deludervi =(
Un saluto a tutti!
 

 
   
 
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