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Autore: Malvagiuo    13/05/2013    0 recensioni
Roy Savage non è un individuo come tutti gli altri.
Tramite l'iniezione del biotherium, una misteriosa sostanza creata in laboratorio, è in grado di trasformarsi in vampiro. Continuamente sballottato tra due identità diverse e contrapposte, Roy dovrà infiltrarsi nell'organizzazione vampirica che controlla lo spaccio di una pericolosa droga nella metropoli di Nuova Beryon, cercando di impedire che questo nuovo flagello sommerga con la sua furia la civiltà dell'intero pianeta.
Genere: Mistero, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Roy varcò la soglia del Sunday Heaven, ad accoglierlo, oltre al ritmo martellante della musica e alla caotica promiscuità dei sessi sulla pista da ballo già notati la sera precedente, ci fu una coppia di buttafuori dall’aspetto imponente e che non diedero segno di riconoscerlo.
Il colorito mortalmente pallido e la rete di vene bluastre che copriva l’intera superficie della cute non lasciava adito a dubbi.
Vampiri.
Entrambi gli energumeni superavano Roy in altezza di almeno una spanna. Tentando di aggirare la fila di clienti per entrare direttamente nel locale, Roy aveva sperato di essere riconosciuto e di entrare senza problemi. Aveva contato sul fatto che l’atteggiamento sicuro di sé gli avrebbe consentito l’accesso – come se fosse stato un abitué –, dal momento che solo due categorie di persone potevano permettersi di sfoggiare tanta sicurezza da quelle parti: i vampiri e gli spacciatori.
La tattica si rivelò fallimentare.
«Dove credi di andare, amico?»
Una mano poderosa si frappose tra l’entrata del locale e i dieci centimetri di aria che separavano il naso di Roy dal palmo gigantesco.
«Non ho tempo di fare la fila. Lasciami passare» rispose Roy, con una sottile nota di irritazione nella voce.
L’energumeno esibì un ghigno strafottente.
«Lasciassimo entrare tutti quelli che dicono così, non rimarrebbe una sola dose in tutta Moon Valley ». Alla battuta, il collega ridacchiò. «Dai, amico, in fila come tutti gli altri».
La pazienza non era una delle doti di Roy. Poco ma sicuro.
«Ascoltami bene, amico» sibilò. «Io tra cinque minuti entrerò in questo locale, e ci sono due modi in cui il suddetto evento avrà luogo. Caso numero uno: voi mi lasciate passare e io entro. Caso numero due: io entro e voi finite a vomitare sangue davanti a questo mucchio di figli di puttana».
Roy non si curò molto di abbassare la voce mentre apostrofava con quell’epiteto poco gentile la clientela in attesa di entrare. Più di un volto si girò basito nella sua direzione. Ciò che avrebbero fatto i normali era quanto di meno importante ci fosse al mondo, in quel momento. La sola cosa che contasse erano i due buttafuori che gli si paravano di fronte, e la loro reazione imminente.
Una reazione che non si fece attendere.
Esattamente due secondi dopo la pronuncia dell’ultima sillaba di ‘figli di puttana’, un poderoso gancio fluttuava nell’aria diretto alla mascella pericolosamente esposta di Roy. Con un rapido calcolo mentale, Roy valutò che a quella distanza e a quella velocità il colpo avrebbe fratturato l’osso con una gravità tale da costringerlo a una riabilitazione di sette mesi. In caso di parata, il braccio avrebbe riportato anch’esso danni di una certa entità. La soluzione più ovvia fu pertanto quella di abbassarsi e schivare il colpo.
Così fece, e una volta abbassatosi si presentò l’occasione perfetta per sferrare un montante col destro in mezzo alle gambe del buttafuori. Colta l’occasione, Roy sentì i genitali dell’avversario spiaccicarsi attraverso la stoffa dei pantaloni contro le sue nocche.
Il pugno era stato sufficientemente forte da annichilire qualunque resistenza da parte del primo buttafuori. Rimaneva il secondo. Mentre il primo crollava all’indietro trafitto dal dolore, Roy si sentì afferrare le spalle da due tenaglie che serrarono i suoi muscoli in una morsa. Sentì le ossa scricchiolare ma, prima che potesse liberarsi dalla presa, una gigantesca testa pallida e ricoperta di vene azzurrine precipitò contro la sua fronte. Il dolore fu accecante, la vista fu assente per diversi secondi. Il sangue colò copioso sul naso, fino alla bocca. Forse fu proprio il sapore del proprio sangue a risvegliare il lato peggiore dell’istinto selvaggio di Roy.
La scarica di adrenalina non tardò a sopprimere il dolore e a raddoppiare le sue forze. Pur accecato, Roy afferrò gli avambracci dell’avversario e premette la punta dei pollici contro quei polsi muscolosi con tutta la violenza di cui disponeva. Le sue dita perforarono la carne del buttafuori, da cui sgorgarono immediatamente due fiotti di sangue che allagarono il marciapiede.
Il buttafuori non riuscì a mantenere a lungo la presa con simili ferite, e Roy ne approfittò per divincolarsi e puntare alla sua gola. Il morso fu profondo al punto che Roy riuscì a distinguere i vasi sanguigni del collo man mano che li sfiorava con i denti. Sarebbe bastato uno strappo al punto giusto e il tizio sarebbe morto dissanguato nel giro di due minuti. Ancora pochi secondi e la situazione sarebbe degenerata ancora di più.
«Roy! Per la miseria!»
Riconobbe subito la voce. Nello stesso istante, Roy mollò la presa.
Ash lo fissò perplesso.
«Santo Cielo, bastava che chiedessi di me!»
Una macchia di sangue si allargava dalla bocca di Roy fino alla camicia. Si passò una mano sulla bocca, in un futile tentativo di pulirsi.
«Non ci avevo pensato».
Ash alzò gli occhi al cielo.
«Entra. Spero che tu sappia lavorare meglio di come conduci le pubbliche relazioni».
«Mi sono trattenuto» ribatté Roy. «Alla fine non hanno vomitato sangue».
   
 
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