Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: plateau_    13/05/2013    3 recensioni
Modern!Au, Parigi 2012/2013, liceo. JehanxBahorel, con leggeri accenni a EnjolrasxGrantaire, MariusxCosette, JolyxMusichetta, CombeferrexEponine.
Bahorel, tipico ragazzo che non ha niente da perdere: alcol, risse e ragazze sono il suo pane quotidiano. Jehan, tipico ragazzo che ha tutto e niente: non amici, ma dei fogli bianchi, una penna e un flauto traverso.
Un incontro nel cortile della scuola in una situazione burrascosa; cosa nasce di buono dall'unione di un cardo e un'orchidea?
La storia si sviluppa sulle note del primo cd dei Mumford and Sons, "Sigh no more": un capitolo per ogni canzone.
Spero la storia possa piacervi, malgrado il pairing non sia uno dei più considerati dal fandom... in ogni caso, buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 “Close my eyes for a while
Force from the world a patient smile

But I gave you all.”
Mumford and Sons, I gave you all.
 
Jehan.

Un’altra settimana è finita, per fortuna. O almeno, qualcosa del genere: il professore di storia ha deciso di trattenermi per mezz’ora nell’aula per parlare del mio rendimento che è improvvisamente calato, quindi sono ancora bloccato a scuola.
Mi ha detto di non lasciarmi trascinare dalle cattive influenze, e di concentrarmi sui miei obiettivi: fosse davvero quello il problema.
Fatto sta che quando esco in cortile, la scuola è ormai deserta, e ha pure iniziato a piovviginare. Perfetto.
Mancano solo due giorni alla fine della scuola, e fa freddo. Giugno è strano; credo che sia colpa del surriscaldamento globale.
«Evidentemente Joly si è dimenticato che doveva venirmi a prendere per andare a casa sua.» Mormoro fra me e me, scrollando le spalle. Sto per andare via a piedi, quando improvvisamente qualcosa cattura la mia attenzione: nell’aiuola vicino alla scalinata se ne sta solitaria un’orchidea dai colori accesi.
Rapito da questa visione paradisiaca gettata in mezzo a tanto grigio e desolazione, mi siedo sugli scalini prendendo il mio blocco dal disegno, sul quale non ci sono altro che scarabocchi. Non sono tanto bravo con la matita quanto lo sono con la penna o con il flauto, ma ci provo lo stesso.
Mezz’ora dopo sto osservando il mio disegno, incurante della pioggerellina leggera che ticchetta dolcemente sulla mia spalla: altro che orchidea, un Bahorel (rassomigliante all’originale, almeno questo me lo concedo) mi sorride dal foglio, con quell’aria da “tanto non ti dimenticherai mai di me”.
«Ti odio.» Dico rabbioso al ritratto, cambiando foglio con aria infastidita.
Non c’è davvero modo di liberarsi di lui, mmh?
«E noi odiamo te, checca.»
Ci risiamo; alzo lo sguardo con aria seccata, e davanti a me ci sono i quattro tizi dell’inizio dell’anno, quelli che mi hanno pestato. Che ci fanno qui? In teoria sono stati espulsi.
«Chi non muore si rivede.» Dico, semplicemente, mentre uno di questi mi sfila l’album dalle mani. Non penso di aver mai lanciato un’occhiata così tanto assassina in tutta la mia vita: sono un tipo che solitamente non perde la calma.
«Ecco, è per questo che non ci rivedremo più.» Dice il primo.
Quello con i disegni in mano scoppia a ridere, mostrandolo agli altri due. «Bahorel, un tempo era nella nostra combriccola. È finocchio pure lui? Un altro buon motivo per pestarlo quando lo incontro, mettendo da parte il fatto che ci ha rovinato la vita per colpa tua.»
«Nella vostra combriccola? Gli stronzi vanno sempre in gruppo, effettivamente. Ma perfino voi siete troppo scemi per lui, mi sembra normale vi abbia lasciato.» Non faccio in tempo a finire che mi hanno preso per la collottola della camicia e mi stanno trascinando via, dietro l’edificio. La borsa mi cade, ma neanche me ne accorgo.
La battuta mi fa guadagnare un pugno dritto in faccia, e una spinta che mi fa finire con il gentil fondoschiena sull’asfalto bagnaticcio. Mi passo una mano sul labbro, e sanguino.
Pazienza.
«Soddisfatto adesso?» Chiedo tranquillo.
«No, per colpa tua siamo stati espulsi.»
«Non sono stato io a prenderti a pugni.» Un calcio in faccia, e mi ritrovo completamente per terra. Due nello stomaco, tre sulla schiena, uno alle gambe.
Rido. «Questo per cos’era?»
Il più grande mi risponde: «Per aver fatto diventare Bahorel finocchio. Quando viene a salvarti? Ne ho anche per lui.»
«Non verrà.» Dico sorridendo amaro – e insanguinato – pensando a come sono cambiate le cose. All’inizio dell’anno mi ha salvato per caso, adesso è chissà dove per causa mia. Nessuno viene a darmi manforte questa volta, ma non ho intenzione di ribellarmi: non sono un tipo violento. Non che io sappia.
«Ho fatto diventare Bahorel un finocchio?! Dio, è così stupido da parte tua dire qualcosa del genere. Qual è il tuo problema con chi mi scopo? Sei mica geloso?»
Tossisco, ed è tutto rosso. Alzo lo sguardo, e capisco che ho fatto precipitare la situazione: il bastardo ha una mazza da baseball in mano. Da dove spunta fuori?
“Mondo, è stato bello conoscerti”.
Sto per morire? Il mio sguardo fiero mi copre, ma ho paura.
Sono spaventato a morte, ma non lo do a vedere.
Penso a come mi sarebbe piaciuto salutare i miei amici per l’ultima volta, o come mi sarebbe piaciuto rivedere Bahorel.
Quel maledetto. Sono ancora innamorato di lui – non si era capito, vero?
Arriva la prima botta, ma non fa tanto male. Le ho prese così tante volte nella mia vita che sono abituato a sopportare il dolore abbastanza bene.
Gli ho dato tutto, e non ho avuto niente in cambio. E adesso non ho nemmeno la chance di dirgli che lo amo per l’ultima volta: me ne andrò così, dimenticato dal mondo, in un cortile deserto di una scuola. Io, che sognavo una morte da eroe, una morte che tutti avrebbero ricordato e ammirato…!
Chissà, almeno Bahorel  mi darà la soddisfazione di venire al mio funerale.
Un’altra scarica di colpi, uno dietro l’altro. Mazza, calci, pugni, non distinguo più niente. Probabilmente qualcosa mi si è rotto nel mentre all’altezza del petto e fa un male cane, ma sono così dolorante che non ci faccio più tanta attenzione.
«Sai qual è il tuo problema… Théo, giusto? Il tuo problema, Théo, è che la tua vita fa così schifo che non puoi far altro che prendeterla con me, e picchiarmi e uccidermi se vuoi. Il fatto è che, una volta che mi mandi in ospedale, la tua vita farà ancora schifo. Questo non ti rende una persona migliore, sai? Anzi. Ti consiglio vivamente di andare a farti vedere da qualcuno prima che la situazione ti sfugga di mano. Mi consideri uno sfigato e una checca, ma qua l’unico sfigato e vigliacco sei tu.»
Una mazzata dritta in testa mi colpisce all’improvviso. Il nulla.
***
Joly.

Scendo dalla moto con un balzo, togliendomi il casco senza farmi cadere gli auricolari.
«Posso parlare adesso che sei sceso dalla moto, o rischio di farti distrarre e calpestare una formica, Joly?»
La voce di Courfeyrac arriva chiara e limpida nelle mie orecchie.
«Non ho tempo per le formiche, devo trovare un modo carino per scusarmi con Jehan, dovevo essere qui un’ora fa. Sono passato da casa, ma non c’era…» Dico, camminando con il casco sottobraccio.
«Courf, non c’è nessuno qui… Aspetta.» Trattengo il respiro. «Cazzo.»
«Cosa c’è adesso?» Courfeyrac sospira nel microfono del telefono, facendomi partire un timpano.
«Courf, c’è la borsa di Jehan per terra.» Affretto il passo, improvvisamente allarmato. Raggiungo il retro, e per un momento rischio di svenire.
Per terra appena dietro l’angolo, riverso in una pozza di sangue abbastanza larga, c’è Jehan. Mi avvicino improvvisamente in preda al panico, e balbetto.
«Dio, Courf, devo chiamare un’ambulanza. Credo che Jehan sia morto».
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: plateau_