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Autore: Kiri94    13/05/2013    2 recensioni
AVVISO: la storia è stata completamente revisionata e riscritta in un modo più gradevole: per qualsiasi feedback vi invito a mandarmi un messaggio personale!
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La storia è ambientata 25 anni dopo la storia di Katekyo Hitman Reborn!: i protagonisti di questo "seguito" sono Kurai e Mirai, due gemelli figli di Mukuro e Chrome.
Chi sono e che poteri hanno? Cosa incontreranno sul loro cammino e quali avversità dovranno superare?
In questa Arc di presentazione introdurrò i personaggi principali e getterò le basi per la macrostoria ed alcune sottotrame che andranno a svilupparsi nelle Arc successive. Buona lettura!
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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«Ahia! Mirai-nee, fa male, fai piano!»
«Kurai-nii, sei un uomo ormai, certe cose dovrebbero essere bazzecole per te!»
«Definire una frattura scomposta al braccio una "bazzecola" mi sembra un po' fuori luogo...»
«Tsk, dettagli... ora stai fermo... ecco fatto! Ho rimosso il gesso, come ti senti ora?»
Kurai mosse il braccio fino a pochi istanti prima immobilizzato dal gesso: inizialmente, il primo tentativo di muoverlo gli causò una vera e propria esplosione di dolore ed imprecazioni che trattenne mordendosi la lingua, ma ben presto si accorse che esso non dipendeva dalla frattura appena guarita, bensì dal muscolo rimasto fermo troppo a lungo e che si era leggermente atrofizzato.

Dopo una decina di minuti di stretching, infatti, pareva tornato come nuovo: nemmeno due mesi di immobilità forzata erano bastati a metterlo definitivamente KO.

Sebbene lo scontro con Kumo gli fosse costato parecchio caro dal punto di vista fisico, per Kurai la vera ferita subita non era stata la frattura al braccio: il suo orgoglio, infatti, tardava a rimarginarsi.

Eppure, ciò non gli impedì di tornare quello di sempre una volta constatata la compiuta guarigione «Evvivaaa! Guarda Mirai-nee! È sparito! Il dolore è scomparso! Finalmente sono tornato in pista!» urlò saltellando per la stanza come un bambino a cui è stato promesso un lecca lecca formato maxi, tra le risatine di Mirai, per poi, d'un tratto, tornare serio «Comunque, è un po' che ci penso... quella ragazza... Kumo, giusto? Ecco, non hai notato anche tu qualcosa di strano in lei? Voglio dire, come se ci fosse qualcosa dietro al suo comportamento anormale?» domandò alla sorella: ma prima che lei potesse rispondergli, udirono un sonoro ticchettio alla finestra.

Colti alla sprovvista, i due sobbalzarono leggermente «Uh?» mormorò incuriosito, avvicinandosi alla fonte del rumore, mentre Mirai si alzava dal letto e seguiva il fratello: la causa del suono si rivelò essere una piccola rondine molto familiare ai due, con legata alla zampetta una lettera «Kojiro!! Sei tu, non è vero?» urlò entusiasta Kurai, aprendo la finestra, mentre la sorella allungava la mano in modo da far usare il proprio dito indice come trespolo dall'animale.
Kojiro svolazzò e si posò sul dito, quindi cinguettò gioviale alzando la zampetta con la lettera, che Kurai delicatamente slegò, cercando subito di scoprire il destinatario: era indirizzata a lui «M-ma questa...!! E' una lettera di Yamamoto-sensei!!» sbraitò, facendo sussultare sia la rodine che Mirai dallo spavento, anche se lui era troppo occupato ad aprire, o meglio, dilaniare la busta per accorgersene.

Seguirono attimi di silenzio, durante i quali lui lesse la lettera tutta d'un fiato, finché all'improvviso non esplose in un grido di giubilio «SIIIIYAMAMOTOSENSEIHADETTOCHEVUOLEALLENARMIERAORAEVVIVASPETTAVOQUESTOMOMENTODAUNAVITAYEAH!» urlò tutto d'un fiato, mentre si rivestiva a tempo di record e usciva in un istante dalla stanza, lasciando cadere a terra dalla fretta la busta appena letta.

Nonostante tentasse disperatamente di resistere alla tentazione, alla fine la curiosità ebbe la meglio: Mirai, dopo qualche istante di pausa dove si era limitata ad osservarla, sospirò e la raccolse in modo da leggerla.

"Yo, Kurai-kun! Come va?
Un uccellino mi ha detto che hai avuto un duro scontro e, nonostante la tua avversaria fosse molto più forte di te, te la sei cavata con un pareggio! Ottimo lavoro! Ahahah!
Proprio per via di questo fatto, ho pensato di proporti un allenamento speciale fatto su misura per te. Ammetto che era pronto da tempo, ma temevo fosse troppo duro: fortunatamente, i fatti recenti mi hanno cancellato ogni dubbio!
Beh, non so che altro dire, se non "vieni qui a vederlo con i tuoi occhi", così sarai tu a deciderti se fare un tentativo oppure no! La scelta è tua.
Ti aspetto al dojo di mio padre!
Yamamoto"


Mirai lesse la lettera, quindi sospirò lasciandosi cadere sul letto «Ed ecco svelato il mistero sul dove sia andato quel pazzoide esaltato...» mormorò rialzandosi improvvisamente di scatto terrorizzando anche lei il povero Kojiro, appena ripresosi dall'urlo di Kurai di poco prima, che volò via dalla finestra a velocità quasi supersonica «Beh, non posso permettermi di battere la fiacca, sopratutto dopo quanto è successo l'altra volta... Kurai-nii è troppo irresponsabile per non tenerlo d'occhio!» esclamò fra sé e sé determinata, mentre si vestiva anche lei in tuta di allenamento fiondandosi a tutta velocità in cerca di sua madre: la trovò in salotto, accucciata su suo padre «Mamma! Ti va di allenarti un po' con me?» domandò Mirai con aria implorante, sbucando all'improvviso davanti ai due genitori fissando la madre con occhioni da cucciolo di cerbiatto.
Chrome non riuscì a dirle di no «E va bene, piccolina, visto che ci tieni tanto! Tra dieci minuti al solito posto, dammi giusto il tempo di prepararmi, ok?» e, sorridendo, baciò il marito e si alzò in direzione della propria camera.
Mirai, esultando, urlò «Ok, ti aspetto lì!» scattando via, per poi bloccarsi a metà strada «Ah, giusto!» esclamò, facendo dietrofront in direzione del padre «A dopo papino!» disse con aria dolce salutandolo con un bacio affettuoso sulla guancia, prima di correre nuovamente verso il luogo prestabilito.

In una manciata di istanti, Mukuro si ritrovò da solo «Oya oya... Certo che le donne sono davvero strane. Beh, a questo punto penso farò un giro anch'io. Kufufu~» disse ridacchiando di gusto mentre si alzava dalla poltrona e svaniva nella nebbia.

*
Kurai arrivò al Dojo in meno di dieci minuti, grondando sudore per la corsa ma quasi del tutto privo di affanno: la felicità per la notizia del suo imminente allenamento con la persona che più rispettava pareva aver cancellato in lui ogni traccia di fatica da sforzo.
Entusiasta, si tolse le scarpe ed entrò nel dojo, facendo il saluto non appena mise piede dentro di esso «Salve, Yamamoto-sensei!» disse ad alta voce con tono rispettoso, chinando il capo.

Yamamoto, che stava mangiando un sushi dall'aria parecchio appetitosa, posò immediatamente i bastoncini da bento e gli si avvicinò «Yo, Kurai! Sei arrivato prima di quanto mi aspettassi! Presumo tu abbia ricevuto la mia lettera vero? Ahahahah!» disse questi, in tono allegro.

Kurai alzò il capo guardandolo con gli occhi luccicanti di adorazione: era per questo che lo rispettava quell'uomo così tanto. Potente come un nubifragio ma umile come pochi, con un cuore grande e dotato di un sorriso affabile che sapeva cancellare via ogni preoccupazione, come solo un perfetto Guardiano della Pioggia potrebbe fare.

Kurai, dopo averlo visto in azione due anni prima, ne aveva fatto il suo modello ispiratore, cosa che ripeteva alla sorella almeno una volta al giorno.

Yamamoto poggiò una mano sulla spalla del ragazzino «Hey Kurai, sei sicuro di voler fare questo allenamento? Come ti ho scritto, penso sia anche fin troppo duro: è ammirevole l'abilità che hai acquisito con l'uso della spada in due soli anni da autodidatta, ma...» domandò, tutto a un tratto serio: ma ciò non fece tentennare Kurai nemmeno per un istante, che prontamente rispose «Sì. Sicurissimo. Iniziamo subito, la prego, Yamamoto-sensei!» inchinandosi. Yamamoto si mise una mano dietro la testa «Maa maa, va bene allora. Bene, estrai la tua Katana allora!» disse con il solito tono allegro.
Kurai annuì, chiudendo gli occhi mentre regolava la respirazione e tendeva il palmo della mano destra davanti a sé, evocando una striscia di fiamme Nebbia-0 che si allargarono fino ad assumere la forma della Kirislayer, l'arma che aveva imparato a materializzare tramite immagine mentale da bambino dopo essere entrato in contatto con uno strano oggetto recuperato da suo padre dalle rovine di un certo laboratorio in Italia...
Quando questa si fu concretizzata, la strinse saldamente le proprie dita sull'impugnatura, serrando la presa della mano fino a un istante prima aperta e posizionandosi nella guardia che aveva appreso allenandosi da autodidatta. L'uomo guardò l'arma con estremo interesse «Wow, così è questa la Kirislayer di cui ho sentito parlare da tua madre! Una strana katana che riesci ad evocare semplicemente visualizzandone l'immagine nella tua mente e che puoi ricreare sfruttando le tue fiamme se si spezza, giusto? Sei davvero fortunato! Anche se non ho la minima idea di come tu ne sia entrato in possesso, tuo padre le ha impedito di scendere nei dettagli, ahahahah!» esclamò ridacchiando, tornando però subito serio sfoderando la propria Shigure Kintoki e trasformandola da bokken a katana vera e propria «Comunque, la mia intenzione è quella di insegnarti le forme di base dello Shigure Soen Ryu. Devo però avvertirti di una cosa» e, sempre più serio, guardò il ragazzino «per quanto mi è dato sapere, si tratta di uno stile sviluppato appositamente per spadaccini dotati di attributo Pioggia. Come ben sai, il tuo attributo è invece Nebbia» e alzò un sopracciglio «... per di più una varietà molto particolare e rara. Ora, non so se ciò comporterà svantaggi o perfino vantaggi al tuo allenamento: potrebbe risultarti facile come giocare a Baseball contro dei principianti oppure difficile come segnare venti fuoricampo di fila contro i New York Yankees, il che lo rende un azzardo. Te la senti davvero?» concluse, incrociando lo sguardo del ragazzino, che trovo, con sua sorpresa, ancora più determinato di prima «Ti prego, Yamamoto-sensei. Non sto più nella pelle!» e infatti, come notò Yamamoto, tremava, ma non di paura: quella sensazione la conosceva bene, era la stessa che provava lui ogni volta sul campo correndo verso la base cercando di fare un home run. Era pura eccitazione.
Yamamoto sorrise «Se è così, allora iniziamo!» disse allegro, tagliando una fune alla sua destra: il soffitto si spalancò e piovvero cetrioli, candele ed altri oggetti di ogni forma e dimensione.

Kurai fissò per un attimo il suo maestro visibilmente confuso e sconvolto «E-ehm... Yamamoto-sensei. Che significa tutto questo...?» mormorò, mordendosi un labbro.
Yamamoto lo guardò ridendo «Ahahah, mi sembra ovvio, sono dei bersagli di vario tipo che ti ho preparato per la prima fase dell'allenamento! Eserciterai le prime otto forme contro di essi, e quando li avrai padroneggiati passeremo alla fase due, ovvero applicarli su bersagli in movimento. Infine, la terza e ultima fase: provarli in uno scontro vero e proprio. Tutto chiaro?» disse, guardando l'allievo che annuì «Bene... allora inizia dalla prima forma. Aspetta, te la faccio vedere, poi dovrai ripetere i movimenti, d'accordo? E presta attenzione: le regole dello Shigure Soen Ryu m'impongono di mostrarti ogni forma una sola volta. Pronto?» domandò: Kurai annuì ancora una volta «Ottimo...» mormorò quindi Yamamoto, scrutando fisso una candela che ad occhio e croce pareva essere un metro e mezzo di altezza. L'uomo levò alta la katana davanti a sé, quindi disse ad alta voce «Shigure Soen Ryu! Shajiku no Ame!» e caricò in avanti dandosi una spinta: la lama penetrò la candela con precisione millimetrica, affondando fino all'elsa ma limitando il danno al solo punto dell'urto, lasciando intatto il resto: fatto ciò, Yamamoto la estrasse, quindi rivolse all'allievo un largo sorriso «Ahahah, hai visto? Sembra facile no? Bene, quando saprai riprodurlo alla perfezione senza spezzare la candela, passeremo alla forma dopo. Ma ricorda: io non posso mostrartela di nuovo, per cui ora dipende tutto da te!» e con queste parole si congedò, mettendosi comodo in un angolo del Dojo ad osservare la situazione.

Kurai non perse tempo: si posizionò davanti ad una candela simile a quella usata nella dimostrazione ed urlò «Shigure Soen Ryu! Shajiku no kiri!» mentre con uno scatto copiava alla perfezione i movimenti del maestro: la katana affondò con precisione nel bersaglio «Evviva, ce l'ho fatt...!» urlò al settimo cielo, ma prima che potesse terminare la frase la candela si spezzò a metà nel punto dove era stata colpita.

Yamamoto, tuttavia, parve stupito «Incredibile, Kurai, stai facendo un ottimo lavoro! Sei già arrivato a questo punto al primo tentativo, è fantastico! E niente male anche la personalizzazione del nome della tecnica, ahahah! Avanti, riprova con la prossima!» disse infine, sorridendo allegramente. Kurai inspirò profondamente: ce la poteva fare. E infatti ce la fece... a spezzare altre duecentotrentasette candele. Infine, arrivò il tramonto.
«Ohy, Kurai, può bastare per oggi, torna pure a casa. Continueremo domani all'alba, e mi raccomando, sii puntuale!» disse Yamamoto sorridendo, aiutando il ragazzo, che era ormai collassato a terra da qualche istante, a rialzarsi.

Kurai raccolse le ultime forze per annuire e salutare il proprio maestro «Grazie, Yamamoto-sensei, a domani!» per poi incamminarsi verso casa.
Sentiva ogni fibra del corpo dolorante, le gambe tremare sul punto cedere e procedeva ad un'andatura barcollante: onestamente, dubitava che sarebbe tornato a casa.
E infatti dopo qualche decina di metri si lasciò andare a terra, chiudendo gli occhi «Dormirò... solo un pochino... poi andrò a casa...» e si addormentò profondamente nel bel mezzo del marciapiede.

Un'ombra familiare gli si avvicinò, raccogliendolo « Oya oya... ti sei proprio spinto al limite, eh? Ma ora dobbiamo proprio tornare a casa. Kufufu~» mormorò Mukuro, svanendo nella nebbia con il proprio adorato figlio in braccio, ormai profondamente addormentato ma con un sorriso soddisfatto stampato in volto. 

   
 
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