5)Shining dust.
Ci
sono certe giornate che
iniziano male.
Questo lunedì inizia male,
Jack non va a scuola e si prepara i bagagli da solo, sotto lo sguardo
triste di
Ava seduta sul suo letto.
È con dispiacere che la
chiamo per andare a scuola – Tom mi ha chiesto di portare Ava
a scuola e Jonas
all’asilo – visto com’è
degenerata la situazione.
Ho il sospetto che ci sia
completamente sfuggita di mano e che nemmeno ce ne siamo accorti.
In ogni caso lascio i due
figli di Tom rispettivamente alla scuola elementare e
all’asilo a cui lui li ha
iscritti, poi mi rifugio nel mio solito bar.
Questa mattina devo avere
un aspetto davvero orribile perché il cameriere arriva con
una doppia brioches
e mi dice che è un regalo della casa.
Finito, gironzolo un po’
tra le bancarelle di Porto Bello e poi finalmente mi decido ad andare a
casa.
Ho una fifa blu, non voglio rivedere Mark quand’è
arrabbiato.
Dovrei essere io ad essere
arrabbiata con lui e non viceversa.
Arrivata al condominio
elegante dove abito noto subito che c’è una cosa
fuoriposto: un suv
parcheggiato alla cazzo di cane davanti al portone.
Il proprietario aveva
talmente fretta di uscire da aver lasciato addirittura la portiera
aperta, con
il presagio della sventura arrivo al mio appartamento e trovo la porta
spalancata
e sento dei rumori di lotta.
Rimango pietrificata: Mark
è seduto a cavalcioni del suo amico di una vita e lo sta
prendendo a pugni, Tom
riesce a reagire con qualche difficoltà e riesce a ribaltare
le posizione.
Ora è seduta sulla schiena
di Mark e gli torce un braccio.
“Che cazzo state facendo?”
Urlo fuori di me,
lasciando cadere in un solo colpo borsa e cappotto.
“Oh, nulla. Mark ha
tentato di spaccarmi la faccia perché mi sono scopato sua
moglie e ora gli sto
ricordando che lui ha scopato la mia!”
“Bastardo, pezzo di merda!
Lo sanno tutti che di Jen non ti importa nulla e che le lasci scopare
chi
vuole, perché non io?”
I miei occhi si riempiono
di rabbia.
“Tom, tiralo in piedi .”
Lui esegue e io quando mi
ritrovo la faccia di Mark a tiro, gli fracasso la guancia con un pugno.
“Perché tu, infimo bastardo,
avevi una moglie e un figlio che dicevi di amare!
Ti ringrazio per avermi
fatto sapere che ti andava di scopare un’altra per vedere se
era più brava di
me!”
Gli rifilo un altro pugno.
“Tom, buttalo fuori!”
“Questa è casa mia!”
“Non più.”
Rispondo fredda.
“Ha smesso di esserlo
quando te ne sei andato in California con Jen e adesso vattene e torna
solo
quando sarai in te!”
“Voglio vedere mo
figlio.”
“No, adesso sei fuori di
testa e comunque stasera alle sei ha un aereo per andare da tua sorella
Anne.”
Tom lo butta fuori, mentre
bestemmia come un matto e poi chiude la porta a chiave. Mark
– dall’altra parte
– la
tempesta di pugni.
Io lo ignoro e scoppio a
piangere appoggiata alla porta di legno, fa un certo senso sentirsi
dire da tuo
marito l’epitaffio da apporre alla tomba del vostro
matrimonio.
Tom mi abbraccia e io
piango sulla sua spalla per un po’.
“Dov’è Jack?”
Gli chiedo tra i
singhiozzi.
“Da una vicina, ce l’ho
mandato appena ho visto la faccia di Mark.”
“Grazie per avergli
risparmiato tutto questo.”
Piango ancora un po’, poi
gli medico i lividi e insieme ci stendiamo sul divano: sono
emotivamente
ridotta a uno straccio e accolgo con gratitudine le sue carezze e le
sue
coccole.
“Era ubriaco.”
Mi sussurra a un certo
punto Tom.
“Cambia qualcosa?”
“Non sapeva quello che
diceva, dagli la possibilità di esprimersi da sobrio e
vedrai che le cose
andranno diversamente.”
Io scoppio di nuovo in
singhiozzi.
“Non so se voglio sentirlo
da sobrio.”
Rimango con Tom ancora un
po’, poi mi asciugo le lacrime, sistemo quello che posso con
il correttore e mi
faccio dire da Tom il nome della vicina a cui ha spedito Jack.
Ritiro mio figlio che ha
una faccia imbronciata.
“Volevo vedere papà!”
Io non rispondo e lo aiuto
a finire le valige, lasciando che la rabbia verso Mark ribollisca
dentro di me.
Voleva provare a scopare con un'altra dopo un miliardo di dichiarazioni
di
fedeltà, il bastardo!
A mezzogiorno preparo da
mangiare, Ava è piuttosto scontenta e ha un occhio nero.
“Cosa hai fatto?”
“Oh, ho chiuso la bocca a una
che parlava un po’ troppo di mio padre senza
conoscerlo!”
“Scommetto che ti sarai
guadagnata una nota.”
La voce di Tom è venata da
una sottile ironia.
“Sì.”
Risponde secca Ava,
rifiutandosi di aggiungere altro.
Ricapitolando: i pargoli
sono incazzati, io sono incazzata , Mark è fuori di
sé e l’unico che ha una
parvenza di normalità è Tom.
Dopo mangiato Jack e Ava
si chiudono nella camera di mio figlio, parlano a lungo e quando lei
esce ha le
guance rigate di lacrime e si chiude in camera sua.
In quanto a me do
un’occhiata all’orologio e mi rendo conto che
è arrivata l’ora di portare mio
figlio in aeroporto.
Busso in camera sua e lui
esce con il suo trolley e anche lui con le guance rigate di lacrime,
non guarda
nessuno in particolare, si dirige solo verso la porta.
Io lo seguo, nemmeno in
macchina ci diciamo molto, sembra sempre così arrabbiato e
mi fa male sapere
che sono io la causa della sua rabbia.
Dopo aver parcheggiato
scendiamo e al gate delle partenze internazionali lo guardo.
“Posso abbracciarti?”
Lui annuisce e si lascia
stringere, all’inizio sembra una marionetta, poi si attacca a
me come una
scimmietta e comincia a piangere.
“Non voglio che ti sposi
con Tom!
Non voglio che papà
soffra! Non voglio vederlo come oggi!”
Mi si stringe il cuore.
“Come l’hai visto?”
“Arrabbiato, Tom mi ha
mandato da una vicina, ma non voglio più vederlo
così arrabbiato.”
Io sospiro.
“Jack, quando tu fai
qualcosa di sbagliato e vieni punito ti arrabbi giusto?”
Lui annuisce.
“Lo stesso fanno i grandi,
lo stesso fa papà.
Adesso vai da zia Anne, fa
il bravo e divertiti.”
Lui annuisce e si stacca
da me un po’ riluttante, aspettiamo insieme fino a che non
chiamano il suo
volo, poi va verso i gate e a me si stringe di nuovo il cuore.
Ciao, piccolo mio.
Spero tu possa tornare presto.
Ormai
sono due giorni che
Jack è partito e mi manca da morire.
L’ultima scena che vedo nella mia mente è
quella di lui che spacca quella chitarra a cui tiene da morire pur di
non farla
contaminare in qualche modo da Tom.
Ava è musona quanto me e
Tom inizia a preoccuparsi sul serio per sua figlia e delle conseguenze
del suo
gesto sconsiderato.
Non è proprio rose e fiori
come se lo immaginava.
Io non esco più di casa,
non vado nemmeno al solito bar e non ho la voglia di alzarmi dal letto.
Alle due del pomeriggio
suona il telefono, qualcuno va a rispondere e poi mi porta il cordless:
è Tom e
al telefono c’è Mark.
“Pronto?”
“Ciao Skye.”
“Oh, ciao Mark.”
“Quanto calore!”
Fa sarcastico lui.
“Tutto quello che ti
meriti dopo avermi detto che ti andava di scopare con Jen e che non
gradivi la
legittima incazzatura di Tom.”
“Dobbiamo parlare.”
“E se non volessi
sentirti?
E SE ADESSO FOSSI IO A NON
VOLERTI SENTIRE?
TE NE SEI ANDATO E NON HAI
PIU’ FATTO NEMMENO UNA TELEFONATA A TUO FIGLIO E SE ADESSO IO
TI RIPAGASSI CON
LA STESSA MONETA?”
Tronco la comunicazione e
lancio di nuovo via il cordless, questa volta però atterra
sul tappeto morbido
e non si distrugge eccessivamente.
Tom arriva e lo raccoglie.
“Cosa voleva?”
“Vedermi.”
“Credo tu abbia rifiutato.
“Credo bene e adesso vado
a fare qualcosa tipo lavorare o quelli di MTV crederanno che tu mi
abbia
uccisa.”
Mi alzo e mi metto al
computer nel mio studio, dopo un’ora buona di lavoro celere
sento delle urla
provenienti dall’ingresso.
Tom sta impedendo a Mark
di entrare.
“Cosa ci fai qui?”
Gli chiedo io fredda.
“Volevo parlarti, te l’ho
detto.”
“Quale parte di: “Adesso
sono io a non volerti parlare” non hai capito?”
“Dai, Skye, fallo almeno
per il nostro matrimonio.”
Io metto l’indice e il
pollice sotto il mento con aria pensosa.
“Il matrimonio, certo. Il
matrimonio.
E dov’era il tuo pensiero
sul matrimonio mentre ti scopavi Jen?”
Lui boccheggia un attimo.
“Ah, non ci pensavi e ora
dimmi perché dovrei ascoltarti senza tirare in ballo
Jack!”
Lui deglutisce e mi guarda
spaventato.
“Io…. Io non lo so!
Eravamo a un festa, quelle organizzate da Fuse tv, non avevo nemmeno
voglia di
andarci, ma alla fine ci sono andato lo stesso e ho incontrato lei.
Abbiamo iniziato a
parlare, poi a ridere e scherzare e mi sembrava di tornare indietro di
colpo di
vent’anni, quando ero solo un ragazzo che pensava a scopare e
non aveva una
ragazza fissa.
Ci sono finito a letto e
poi non so, davvero, non so.
In lei ho visto una
persona speciale, una che mi faceva sentire leggero, senza
responsabilità e mi
sono detto che non volevo tenere il piede in due scarpe, tanto valeva
che lo
sapessi subito.
E ti ho chiamato e poi
sono stato assorbito dalla nostra storia.”
Io rido sprezzante.
“Sembri un ragazzino e non
un uomo adulto, un patetico ragazzino che frega la ragazza
all’amico a cui si
sente inferiore da una vita.
Lo sai che sembri questo,
Mark?
Quante corna ti ha già
messo Jen?”
Gli chiedo sarcastica.
“Nessuna!”
Risponde piccato lui.
“Dai, Mark! Smettila di
fare il bambino! Lo sai che Jen Jenkins non è nota per la
sua fedeltà, fossi in
te controllerei il suo cellulare…Anzi, ho un’idea
migliore!
Andiamo all’hotel dove
alloggiate e sono sicura che il vostro letto non sarà
vuoto.”
Mi metto un cappotto e con
una spinta poco gentile butto Mark fuori casa.
Durante il tragitto cerca
ancora di parlarmi, accampando scuse, richieste di perdono e
dichiarazioni
d’amore, solo che ora il mio orecchio è sordo per
queste cose.
Arriviamo all’hotel e Mark
sale nella sua camera, già nel corridoio si sentono gemiti
femminili e grugnito
più bassi, maschili.
Mark spalanca la porta e
trova Jen intenta a farsi scopare da uno dei camerieri
dell’albergo: la faccia
di mio marito diventa livida, sul mio volto si distende un ghigno quasi
satanico.
“Beh, divertiti!”
Gli picchio una mano sulla
spalla e poi giro i tacchi, arrivata in fondo al corridoio sento delle
urla e
poco dopo il cameriere mi sorpassa correndo a velocità
supersonica con la
divisa messa in malo modo.
Guai in vista per i
piccioncini e goduria assurda per me.
Mark ha voluto abbandonare
una moglie fedele come me per una vacca come Jen?
Bene, è ora che impari a
fare i conti con questa realtà e se davvero vuole
riconquistarmi si deve
impegnare, non ho intenzione di cedere facilmente.
-Anche perché
Tom non ti è
indifferente, alla fine sei caduta anche tu nella rete di Tom Delonge,
cara la
mia Skye!-
Sibila impietosa la mia
coscienza e in questo c’è un fondo di
verità: Tom non mi è affatto
indifferente, ma se davvero finissi con lui rischierei di perdere Jack.
Che gran casino!
Arrivata a casa trovo Tom
comodamente spaparanzato sul divano a fare zapping nella vana ricerca
di un
canale che gli vada a genio.
“Allora?”
“Abbiamo beccato Jen a
letto con un cameriere.”
Lui ride.
“Classico. Mark come l’ha
presa?”
“Si è messo a urlare come
un matto, io poi me ne sono andata a mi ha raggiunto e superato
correndo il
cameriere.”
“Ah, Jen! Non cambierà
mai, voglio proprio vedere come reagirà al
divorzio!”
C’è un ghigno di
soddisfazione maligna sul suo volto.
Finalmente trova un canale
di suo gradimento – parla di fantasmi e case abbandonate e
probabilmente
possedute – e io mi sdraio accanto a lui.
Questo tipo di paranormale
incuriosisce anche me, così ce lo guardiamo insieme.
Di là sento Ava suonare
quel poco che sa da sola e colgo anche degli accenni a una melodia
triste che
somiglia a “I miss you.”, Jonas invece ci raggiunge
poco dopo, si
raggomitola in una poltrona e comincia anche lui a seguire il programma.
Ogni tanto rabbrividisce,
ma tutto sommato si rivela un bambino curioso, intelligente e aperto a
ogni
corrente di pensiero, non mi sorprenderebbe se anche lui un giorno si
dovesse
interessare agli ufo come suo padre.
Il suono del telefono
spezza questo idillio e questa volta rispondo io: è Anne.
Parliamo un po’ del più e
del meno e poi mi passa Jack.
“Come va? Ti stai
divertendo?”
“Sì, mi era mancata la
California, è tutta un’altra storia fare skate al
sole e poi zia Anne mi ha
promesso che mi insegna a surfare!”
C’è un attimo di silenzio.
“Mi manchi, mamma e mi
manca anche Ava, la penso sempre. Diglielo quando la vedi, dille che i
messaggi non sono abbastanza.”
“Va bene, piccolo.”
Chiacchieriamo un altro
po’, poi la telefonata si chiude e mi lascia un senso di
amaro in bocca.
Sospirando vado da Ava, è
china sul basso e cerca di decifrare le tablature per suonare
“I miss you,.”
“Ehi!”
Lei smette subito.
“Era Jack al telefono
prima, mi ha detto che gli manchi e che i messaggi non sono mai
abbastanza.”
Lei abbandona lo strumento
e mi abbraccia in lacrime.
“Mi manca! Voglio
rivederlo, Skype, i messaggini, niente è come averlo qui e
suonare con lui,
fare skate con lui.
Niente!”
Continua a piangere
e io mi unisco al suo pianto. Lei
piange per l’amico lontano, io per il mio matrimonio che sta
cadendo a pezzi. È
come se qualcuno avesse sparato una pallottola in un meraviglioso vaso
di
cristallo, lasciando solo una polvere scintillante a testimonianza di
quello
che era stato.
Io e Mark siamo polvere,
scintillante, ma comunque polvere.
Polvere di un amore
probabilmente finito, nonostante tutti i tentativi che faremo per
riportarlo in
vita.
Polvere di un sogno morto.
Polvere di una famiglia
distrutta.
Polvere di due persone che
hanno sbagliato e distrutto tutto.
Polvere.
Nient’altro che polvere
inutile e scintillante di promesse non mantenute, bugie, sogni
infranti,
tradimenti, fiducia evaporata.
Piango, ai funerali si
piange sempre, no?
Alla sera il cordless
suona ancora, è Tom a risponde e mi dice che è
Mark, non demorde, accidenti a
lui!
Per la prima volta in
tanti anni la sua testardaggine inizia a starmi sul cazzo.
“Digli che non ci sono.”
“Potrebbe averti sentito.”
“Non mi importa, non ci
voglio parlare.”
Sento Tom che parla con il
suo amico e poi mette il cordless sulla forcella.
“Prima o poi ci dovrai
parlare.”
La mia faccia si distorce
in un ghigno poco entusiasta.
“Lo so, lo so.”
“Non vuoi salvare il tuo
matrimonio?”
“A questo punto non lo
so.”
Mi siedo a guardare la tv
sentendomi lo sguardo di Tom addosso, probabilmente sta pensando che la
batosta
è stata dura se reagisco così e non ha tutti i
torti.
Non mi aspettavo certo che
Mark volesse un’altra e che se la prendesse una volta messo
davanti alle
responsabilità, probabilmente Tom ha ragione – era
ubriaco – ma io non riesco a
passarci sopra in alcun modo.
Non appena cerco di
immaginarmi mentre lo perdono qualcosa mi si blocca in gola impedendomi
di
respirare, segno che non sono ancora pronta a perdonare.
Tom si siede accanto a me
per un po’, poi si sdraia appoggiando la testa sul mio ventre
e lasciando
penzolare le sue gambe troppo lunghe dal divano.
“Sei proprio decisa a non
sentirlo?”
“Non ora.”
Lui sospira.
“Devo dire che un po’mi
dispiace per lui.”
“Naturale, è il tuo
migliore amico.”
Lui si alza e mi guarda.
“Ho detto qualcosa di
sbagliato?”
“No, hai solo detto la
verità e io apprezzo le persone sincere.”
Lui torna a sdraiarsi e
per un po’ continuiamo a vedere la tv, di là sento
Ava e Jonas litigare per il
bagno, ma poi tutto si risolve.
Si lavano tutti e due e
prima JoJo e poi Ava vengono a reclamare il bacio della buonanotte dal
padre,
il bambino chiede anche una fiaba e Tom lo accontenta cos’ io
rimango sola con
Ava.
“Skye, mi dispiace che tuo
marito ti faccia soffrire. Sei una brava persona e lui è uno
stupido a
trattarti male.”
Io ricaccio indietro le
lacrime.
“Grazie, tesoro, ti voglio
bene.
Adesso però vai a letto o
domani mattina non ti svegli.”
Lei sorride, mi dà un
bacio sulla guancia e poi va in camera sua, poco dopo torna anche Tom.
“Beh, i ragazzi sono tutti
a letto.”
“Sì, ti va se andiamo a
dormire insieme?”
Tom annuisce, ha un’aria
stanca e preoccupata.
“Va bene, sono stanco!”
“è brutto fare i conti
con un matrimonio
che va a pezzi, vero?”
“Bruttissimo, ma se ne
esce.”
Ci alziamo e lui mi tende
una mano, insieme raggiungiamo la camera matrimoniale e lui si spoglia
rimanendo solo in boxer e una maglia, una vecchissima maglia della
Hurley
arancione.
“Ne hai una anche per me?”
Lui me ne lancia una blu
che mi tranquillamente da camicia da notte.
Insieme ci mettiamo a
letto e immediatamente vengo attirata sul suo petto e cullata dal
battito del
suo cuore e dal suo respiro mi addormento.
È stata una giornata
infernale, un po’ di riposo me lo merito.