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Autore: Layla    13/05/2013    1 recensioni
“Le cose vanno di merda a tutti, vedo, ma ho una soluzione.”
Io alzo un sopracciglio e bevo un bicchierino di whisky.
“Prego?”
“Una soluzione. Non fare la stronza gelida che con me non attacca!
Ho intenzione di restituire loro pan per focaccia per ricondurli alla ragione o meglio ricondurre Mark alla ragione, questa volta io da Jen ci divorzio venisse pure Cristo a dirmi di non farlo.”
“Qual è, Tom?”
“Io e te fingeremo di stare insieme, ci faremo paparazzare da qualche fotografo e porteremo avanti questa commedia fino a che qualcuno dei due si farà vivo.”

Tom/Skye.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5)Shining dust.

 

Ci sono certe giornate che iniziano male.
Questo lunedì inizia male, Jack non va a scuola e si prepara i bagagli da solo, sotto lo sguardo triste di Ava seduta sul suo letto.
È con dispiacere che la chiamo per andare a scuola – Tom mi ha chiesto di portare Ava a scuola e Jonas all’asilo – visto com’è degenerata la situazione.
Ho il sospetto che ci sia completamente sfuggita di mano e che nemmeno ce ne siamo accorti.
In ogni caso lascio i due figli di Tom rispettivamente alla scuola elementare e all’asilo a cui lui li ha iscritti, poi mi rifugio nel mio solito bar.
Questa mattina devo avere un aspetto davvero orribile perché il cameriere arriva con una doppia brioches e mi dice che è un regalo della casa.
Finito, gironzolo un po’ tra le bancarelle di Porto Bello e poi finalmente mi decido ad andare a casa. Ho una fifa blu, non voglio rivedere Mark quand’è arrabbiato.
Dovrei essere io ad essere arrabbiata con lui e non viceversa.
Arrivata al condominio elegante dove abito noto subito che c’è una cosa fuoriposto: un suv parcheggiato alla cazzo di cane davanti al portone.
Il proprietario aveva talmente fretta di uscire da aver lasciato addirittura la portiera aperta, con il presagio della sventura arrivo al mio appartamento e trovo la porta spalancata e sento dei rumori di lotta.
Rimango pietrificata: Mark è seduto a cavalcioni del suo amico di una vita e lo sta prendendo a pugni, Tom riesce a reagire con qualche difficoltà e riesce a ribaltare le posizione.
Ora è seduta sulla schiena di Mark e gli torce un braccio.
“Che cazzo state facendo?”
Urlo fuori di me, lasciando cadere in un solo colpo borsa e cappotto.
“Oh, nulla. Mark ha tentato di spaccarmi la faccia perché mi sono scopato sua moglie e ora gli sto ricordando che lui ha scopato la mia!”
“Bastardo, pezzo di merda! Lo sanno tutti che di Jen non ti importa nulla e che le lasci scopare chi vuole, perché non io?”
I miei occhi si riempiono di rabbia.
“Tom, tiralo in piedi .”
Lui esegue e io quando mi ritrovo la faccia di Mark a tiro, gli fracasso la guancia con un pugno.
“Perché tu, infimo bastardo, avevi una moglie e un figlio che dicevi di amare!
Ti ringrazio per avermi fatto sapere che ti andava di scopare un’altra per vedere se era più brava di me!”
Gli rifilo un altro pugno.
“Tom, buttalo fuori!”
“Questa è casa mia!”
“Non più.”
 Rispondo fredda.
“Ha smesso di esserlo quando te ne sei andato in California con Jen e adesso vattene e torna solo quando sarai in te!”
“Voglio vedere mo figlio.”
“No, adesso sei fuori di testa e comunque stasera alle sei ha un aereo per andare da tua sorella Anne.”
Tom lo butta fuori, mentre bestemmia come un matto e poi chiude la porta a chiave. Mark – dall’altra parte –  la tempesta di pugni.
Io lo ignoro e scoppio a piangere appoggiata alla porta di legno, fa un certo senso sentirsi dire da tuo marito l’epitaffio da apporre alla tomba del vostro matrimonio.
Tom mi abbraccia e io piango sulla sua spalla per un po’.
“Dov’è Jack?”
Gli chiedo tra i singhiozzi.
“Da una vicina, ce l’ho mandato appena ho visto la faccia di Mark.”
“Grazie per avergli risparmiato tutto questo.”
Piango ancora un po’, poi gli medico i lividi e insieme ci stendiamo sul divano: sono emotivamente ridotta a uno straccio e accolgo con gratitudine le sue carezze e le sue coccole.
“Era ubriaco.”
Mi sussurra a un certo punto Tom.
“Cambia qualcosa?”
“Non sapeva quello che diceva, dagli la possibilità di esprimersi da sobrio e vedrai che le cose andranno diversamente.”
Io scoppio di nuovo in singhiozzi.
“Non so se voglio sentirlo da sobrio.”
Rimango con Tom ancora un po’, poi mi asciugo le lacrime, sistemo quello che posso con il correttore e mi faccio dire da Tom il nome della vicina a cui ha spedito Jack.
Ritiro mio figlio che ha una faccia imbronciata.
“Volevo vedere papà!”
Io non rispondo e lo aiuto a finire le valige, lasciando che la rabbia verso Mark ribollisca dentro di me. Voleva provare a scopare con un'altra dopo un miliardo di dichiarazioni di fedeltà, il bastardo!
A mezzogiorno preparo da mangiare, Ava è piuttosto scontenta e ha un occhio nero.
“Cosa hai fatto?”
“Oh, ho chiuso la bocca a una che parlava un po’ troppo di mio padre senza conoscerlo!”
“Scommetto che ti sarai guadagnata una nota.”
La voce di Tom è venata da una sottile ironia.
“Sì.”
Risponde secca Ava, rifiutandosi di aggiungere altro.
Ricapitolando: i pargoli sono incazzati, io sono incazzata , Mark è fuori di sé e l’unico che ha una parvenza di normalità è Tom.
Dopo mangiato Jack e Ava si chiudono nella camera di mio figlio, parlano a lungo e quando lei esce ha le guance rigate di lacrime e si chiude in camera sua.
In quanto a me do un’occhiata all’orologio e mi rendo conto che è arrivata l’ora di portare mio figlio in aeroporto.
Busso in camera sua e lui esce con il suo trolley e anche lui con le guance rigate di lacrime, non guarda nessuno in particolare, si dirige solo verso la porta.
Io lo seguo, nemmeno in macchina ci diciamo molto, sembra sempre così arrabbiato e mi fa male sapere che sono io la causa della sua rabbia.
Dopo aver parcheggiato scendiamo e al gate delle partenze internazionali lo guardo.
“Posso abbracciarti?”
Lui annuisce e si lascia stringere, all’inizio sembra una marionetta, poi si attacca a me come una scimmietta e comincia a piangere.
“Non voglio che ti sposi con Tom!
Non voglio che papà soffra! Non voglio vederlo come oggi!”
Mi si stringe il cuore.
“Come l’hai visto?”
“Arrabbiato, Tom mi ha mandato da una vicina, ma non voglio più vederlo così arrabbiato.”
Io sospiro.
“Jack, quando tu fai qualcosa di sbagliato e vieni punito ti arrabbi giusto?”
Lui annuisce.
“Lo stesso fanno i grandi, lo stesso fa papà.
Adesso vai da zia Anne, fa il bravo e divertiti.”
Lui annuisce e si stacca da me un po’ riluttante, aspettiamo insieme fino a che non chiamano il suo volo, poi va verso i gate e a me si stringe di nuovo il cuore.
Ciao, piccolo mio.
Spero tu possa tornare presto.
 

Ormai sono due giorni che Jack è partito e mi manca da morire.
L’ultima scena che vedo nella mia mente è quella di lui che spacca quella chitarra a cui tiene da morire pur di non farla contaminare in qualche modo da Tom.
Ava è musona quanto me e Tom inizia a preoccuparsi sul serio per sua figlia e delle conseguenze del suo gesto sconsiderato.
Non è proprio rose e fiori come se lo immaginava.
Io non esco più di casa, non vado nemmeno al solito bar e non ho la voglia di alzarmi dal letto.
Alle due del pomeriggio suona il telefono, qualcuno va a rispondere e poi mi porta il cordless: è Tom e al telefono c’è Mark.
“Pronto?”
“Ciao Skye.”
“Oh, ciao Mark.”
“Quanto calore!”
Fa sarcastico lui.
“Tutto quello che ti meriti dopo avermi detto che ti andava di scopare con Jen e che non gradivi la legittima incazzatura di Tom.”
“Dobbiamo parlare.”
“E se non volessi sentirti?
E SE ADESSO FOSSI IO A NON VOLERTI SENTIRE?
TE NE SEI ANDATO E NON HAI PIU’ FATTO NEMMENO UNA TELEFONATA A TUO FIGLIO E SE ADESSO IO TI RIPAGASSI CON LA STESSA MONETA?”
Tronco la comunicazione e lancio di nuovo via il cordless, questa volta però atterra sul tappeto morbido e non si distrugge eccessivamente.
Tom arriva e lo raccoglie.
“Cosa voleva?”
“Vedermi.”
“Credo tu abbia rifiutato.
“Credo bene e adesso vado a fare qualcosa tipo lavorare o quelli di MTV crederanno che tu mi abbia uccisa.”
Mi alzo e mi metto al computer nel mio studio, dopo un’ora buona di lavoro celere sento delle urla provenienti dall’ingresso.
Tom sta impedendo a Mark di entrare.
“Cosa ci fai qui?”
Gli chiedo io fredda.
“Volevo parlarti, te l’ho detto.”
“Quale parte di: “Adesso sono io a non volerti parlare” non hai capito?”
“Dai, Skye, fallo almeno per il nostro matrimonio.”
Io metto l’indice e il pollice sotto il mento con aria pensosa.
“Il matrimonio, certo. Il matrimonio.
E dov’era il tuo pensiero sul matrimonio mentre ti scopavi Jen?”
Lui boccheggia un attimo.
“Ah, non ci pensavi e ora dimmi perché dovrei ascoltarti senza tirare in ballo Jack!”
Lui deglutisce e mi guarda spaventato.
“Io…. Io non lo so! Eravamo a un festa, quelle organizzate da Fuse tv, non avevo nemmeno voglia di andarci, ma alla fine ci sono andato lo stesso e ho incontrato lei.
Abbiamo iniziato a parlare, poi a ridere e scherzare e mi sembrava di tornare indietro di colpo di vent’anni, quando ero solo un ragazzo che pensava a scopare e non aveva una ragazza fissa.
Ci sono finito a letto e poi non so, davvero, non so.
In lei ho visto una persona speciale, una che mi faceva sentire leggero, senza responsabilità e mi sono detto che non volevo tenere il piede in due scarpe, tanto valeva che lo sapessi subito.
E ti ho chiamato e poi sono stato assorbito dalla nostra storia.”
Io rido sprezzante.
“Sembri un ragazzino e non un uomo adulto, un patetico ragazzino che frega la ragazza all’amico a cui si sente inferiore da una vita.
Lo sai che sembri questo, Mark?
Quante corna ti ha già messo Jen?”
Gli chiedo sarcastica.
“Nessuna!”
Risponde piccato lui.
“Dai, Mark! Smettila di fare il bambino! Lo sai che Jen Jenkins non è nota per la sua fedeltà, fossi in te controllerei il suo cellulare…Anzi, ho un’idea migliore!
Andiamo all’hotel dove alloggiate e sono sicura che il vostro letto non sarà vuoto.”
Mi metto un cappotto e con una spinta poco gentile butto Mark fuori casa.
Durante il tragitto cerca ancora di parlarmi, accampando scuse, richieste di perdono e dichiarazioni d’amore, solo che ora il mio orecchio è sordo per queste cose.
Arriviamo all’hotel e Mark sale nella sua camera, già nel corridoio si sentono gemiti femminili e grugnito più bassi, maschili.
Mark spalanca la porta e trova Jen intenta a farsi scopare da uno dei camerieri dell’albergo: la faccia di mio marito diventa livida, sul mio volto si distende un ghigno quasi satanico.
“Beh, divertiti!”
Gli picchio una mano sulla spalla e poi giro i tacchi, arrivata in fondo al corridoio sento delle urla e poco dopo il cameriere mi sorpassa correndo a velocità supersonica con la divisa messa in malo modo.
Guai in vista per i piccioncini e goduria assurda per me.
Mark ha voluto abbandonare una moglie fedele come me per una vacca come Jen?
Bene, è ora che impari a fare i conti con questa realtà e se davvero vuole riconquistarmi si deve impegnare, non ho intenzione di cedere facilmente.
-Anche perché Tom non ti è indifferente, alla fine sei caduta anche tu nella rete di Tom Delonge, cara la mia Skye!-
Sibila impietosa la mia coscienza e in questo c’è un fondo di verità: Tom non mi è affatto indifferente, ma se davvero finissi con lui rischierei di perdere Jack.
Che gran casino!
Arrivata a casa trovo Tom comodamente spaparanzato sul divano a fare zapping nella vana ricerca di un canale che gli vada a genio.
“Allora?”
“Abbiamo beccato Jen a letto con un cameriere.”
Lui ride.
“Classico. Mark come l’ha presa?”
“Si è messo a urlare come un matto, io poi me ne sono andata a mi ha raggiunto e superato correndo il cameriere.”
“Ah, Jen! Non cambierà mai, voglio proprio vedere come reagirà al divorzio!”
C’è un ghigno di soddisfazione maligna sul suo volto.
Finalmente trova un canale di suo gradimento – parla di fantasmi e case abbandonate e probabilmente possedute – e io mi sdraio accanto a lui.
Questo tipo di paranormale incuriosisce anche me, così ce lo guardiamo insieme.
Di là sento Ava suonare quel poco che sa da sola e colgo anche degli accenni a una melodia triste che somiglia a “I miss you.”, Jonas invece ci raggiunge poco  dopo, si raggomitola in una poltrona e comincia anche lui a seguire il programma.
Ogni tanto rabbrividisce, ma tutto sommato si rivela un bambino curioso, intelligente e aperto a ogni corrente di pensiero, non mi sorprenderebbe se anche lui un giorno si dovesse interessare agli ufo come suo padre.
Il suono del telefono spezza questo idillio e questa volta rispondo io: è Anne.
Parliamo un po’ del più e del meno e poi mi passa Jack.
“Come va? Ti stai divertendo?”
“Sì, mi era mancata la California, è tutta un’altra storia fare skate al sole e poi zia Anne mi ha promesso che mi insegna a surfare!”
C’è un attimo di silenzio.
“Mi manchi, mamma e mi manca anche Ava, la penso sempre. Diglielo quando la vedi, dille che i messaggi non sono abbastanza.”
“Va bene, piccolo.”
Chiacchieriamo un altro po’, poi la telefonata si chiude e mi lascia un senso di amaro in bocca.
Sospirando vado da Ava, è china sul basso e cerca di decifrare le tablature per suonare “I miss you,.”
“Ehi!”
Lei smette subito.
“Era Jack al telefono prima, mi ha detto che gli manchi e che i messaggi non sono mai abbastanza.”
Lei abbandona lo strumento e mi abbraccia in lacrime.
“Mi manca! Voglio rivederlo, Skype, i messaggini, niente è come averlo qui e suonare con lui, fare skate con lui.
Niente!”
Continua  a piangere e io mi unisco al suo pianto. Lei piange per l’amico lontano, io per il mio matrimonio che sta cadendo a pezzi. È come se qualcuno avesse sparato una pallottola in un meraviglioso vaso di cristallo, lasciando solo una polvere scintillante a testimonianza di quello che era stato.
Io e Mark siamo polvere, scintillante, ma comunque polvere.
Polvere di un amore probabilmente finito, nonostante tutti i tentativi che faremo per riportarlo in vita.
Polvere di un sogno morto.
Polvere di una famiglia distrutta.
Polvere di due persone che hanno sbagliato e distrutto tutto.
Polvere.
Nient’altro che polvere inutile e scintillante di promesse non mantenute, bugie, sogni infranti, tradimenti, fiducia evaporata.
Piango, ai funerali si piange sempre, no?
Alla sera il cordless suona ancora, è Tom a risponde e mi dice che è Mark, non demorde, accidenti a lui!
Per la prima volta in tanti anni la sua testardaggine inizia a starmi sul cazzo.
“Digli che non ci sono.”
“Potrebbe averti sentito.”
“Non mi importa, non ci voglio parlare.”
Sento Tom che parla con il suo amico e poi mette il cordless sulla forcella.
“Prima o poi ci dovrai parlare.”
La mia faccia si distorce in un ghigno poco entusiasta.
“Lo so, lo so.”
“Non vuoi salvare il tuo matrimonio?”
“A questo punto non lo so.”
Mi siedo a guardare la tv sentendomi lo sguardo di Tom addosso, probabilmente sta pensando che la batosta è stata dura se reagisco così e non ha tutti i torti.
Non mi aspettavo certo che Mark volesse un’altra e che se la prendesse una volta messo davanti alle responsabilità, probabilmente Tom ha ragione – era ubriaco – ma io non riesco a passarci sopra in alcun modo.
Non appena cerco di immaginarmi mentre lo perdono qualcosa mi si blocca in gola impedendomi di respirare, segno che non sono ancora pronta a perdonare.
Tom si siede accanto a me per un po’, poi si sdraia appoggiando la testa sul mio ventre e lasciando penzolare le sue gambe troppo lunghe dal divano.
“Sei proprio decisa a non sentirlo?”
“Non ora.”
Lui sospira.
“Devo dire che un po’mi dispiace per lui.”
“Naturale, è il tuo migliore amico.”
Lui si alza e mi guarda.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No, hai solo detto la verità e io apprezzo le persone sincere.”
Lui torna a sdraiarsi e per un po’ continuiamo a vedere la tv, di là sento Ava e Jonas litigare per il bagno, ma poi tutto si risolve.
Si lavano tutti e due e prima JoJo e poi Ava vengono a reclamare il bacio della buonanotte dal padre, il bambino chiede anche una fiaba e Tom lo accontenta cos’ io rimango sola con Ava.
“Skye, mi dispiace che tuo marito ti faccia soffrire. Sei una brava persona e lui è uno stupido a trattarti male.”
Io ricaccio indietro le lacrime.
“Grazie, tesoro, ti voglio bene.
Adesso però vai a letto o domani mattina non ti svegli.”
Lei sorride, mi dà un bacio sulla guancia e poi va in camera sua, poco dopo torna anche Tom.
“Beh, i ragazzi sono tutti a letto.”
“Sì, ti va se andiamo a dormire insieme?”
Tom annuisce, ha un’aria stanca e preoccupata.
“Va bene, sono stanco!”
“è brutto fare i conti con  un matrimonio che va a pezzi, vero?”
“Bruttissimo, ma se ne esce.”
Ci alziamo e lui mi tende una mano, insieme raggiungiamo la camera matrimoniale e lui si spoglia rimanendo solo in boxer e una maglia, una vecchissima maglia della Hurley arancione.
“Ne hai una anche per me?”
Lui me ne lancia una blu che mi tranquillamente da camicia da notte.
Insieme ci mettiamo a letto e immediatamente vengo attirata sul suo petto e cullata dal battito del suo cuore e dal suo respiro mi addormento.
È stata una giornata infernale, un po’ di riposo me lo merito.

   
 
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