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Autore: Arya Destiny98    13/05/2013    1 recensioni
Un ragazzo popolare ma solo nell'anima;una ragazza introversa,con un passato pieno di demoni:il liceo li costringerà ad incontrarsi e li catapulterà in un mondo del tutto nuovo per loro. Scopriranno l'importanza di avere qualcuno a cui dire 'A domani' prima di addormentarsi,qualcuno che li rende felici anche quando tutto sta andando a farsi fottere...
Dalla storia:
"Ti terrò stretta,tranquilla"
“Anche quando vorrò morire?”
“Ti darò una ragione per vivere o morirò con te.”
“E quando griderò per il dolore fino a non avere più voce?”
“Griderò con te e poi staremo in silenzio. Ad aspettare che le voci ritornino.”
“E se non succede?”
“Ci ameremo in silenzio.”
“Allora mi ami.”
“Sì,ti amo.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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           CAPITOLO QUATTORDICI

                        Chips and milkshake
Abi’s POV

Quel giorno andai a scuola tutta eccitata. Non vedevo l’ora di conoscere il mio futuro insegnante di matematica. In sella al mio motorino arrivai in anticipo davanti alla Marked e rimasi lì a fumare e a fantasticare per circa un quarto d’ora. E poi eccolo:pelle abbronzata tipica degli europei,occhi verde muschio,capelli ricci castano scuro e un sorriso mozzafiato. Anche un leggero pizzetto sul mento. Wow,da urlo. “Hola, eres el estudiante español?*” chiesi,educata. Lui sorrise ancora. “Sì,chiquita. Io mi chiamo Nico e se vuoi possiamo parlare in inglese” mi strizzò l’occhio con aria complice facendo sussultare i miei ormoni. “C – certo,va … bene,sì. Io sono Abigail.”mi presentai balbettando. Oh cavolo. Speravo con tutta me stessa di non essere arrossita. Lui mi prese la mano e la baciò (?!). Che strano tipo. In quel momento vidi una chioma bionda luccicare al sole e sentii un paio di occhi color del mare puntati dritti su di me. Aha. Gabe capitava a fagiolo. “E da che parte della Spagna vieni?”domandai a Nico passandomi una mano fra i capelli lavati di fresco. Sperai che il profumo del mio anonimo shampoo alla fragola non gli desse fastidio. “Proprio dalla capitale,la grandiosa Madrid. Mia madre è dell’Ohio,però” Sbattei le ciglia come una stupida,mentre dentro ridevo  per la reazione che sicuramente stava avendo Gabriel. Certo,era un comportamento davvero meschino,ma d’altronde non mi ero ancora vendicata per il bacio gusto birra. Nico mi piaceva ogni secondo di meno:aveva l’alito puzzolente,era un tipo logorroico e troppo … ordinario. Cacchio,non avrei mai pensato di poterlo dire,però se qualcuno seguiva le mode non mi piaceva per niente. Ero sempre stata fuori dalle righe. “Oggi pomeriggio ti va di uscire con me?” si fece avanti lo spagnolo con estrema sicurezza. Io sbuffai. Avessi dovuto passare ancora venti minuti consecutivi con lui lo avrei strozzato. “Ehem,ci penserò Nico.”Proprio in quell’esatto istante la campanella della prima ora suonò e ci costrinse ad interrompere la conversazione. Dopo le lezioni ( a laboratorio stuzzicai ancora un po’ Gabe solo per crudele divertimento)  andai a vedere il provino di basket di Nico. Bah,non che m’importasse chissà quanto. Vedere Gabriel in pantaloncini e canottiera  … Cazzo. Che fisico. Pregai che non mi beccasse con la bava alla bocca;era già abbastanza presuntuoso. Cercai di mascherare le mie occhiate adoranti al suo indirizzo (odiavo doverlo ammettere) con sorrisetti falsi e cenni di saluto a Nico. Mi diedi della scema più volte perché sapevo che Gabe cominciava a piacermi troppo. Il mio cuore mi chiedeva ‘Allora?Dov’è il problema?’ ma il mio cervello era di tutt’altro avviso: ‘Mai fidarsi dei ragazzi. Lascialo perdere’. Aaargh,non ce la facevo più. Liquidai Nico con una sarcastica frasetta in spagnolo  alla fine del provino (che lui aveva passato) e me ne tornai a casa. “C’è qualcuno?”esordii nell’ingresso. “Sono in cucina.”rispose Zoey. Mollai la tracolla a terra e la raggiunsi. Giocava a solitario sul tavolo sudicio e aveva un aspetto più trasandato del solito. “Scuola?” “ ‘kay.” Borbottai. Mi sedetti accanto a lei. “Tu hai trovato lavoro?” le domandai in ansia. “No,sorellina.”commentò sconsolata. Con un gemito la lasciai lì e mi ritirai nella mia stanza a fare i compiti di chimica. Sdraiata come sempre sul mio letto a fissare Chris Martin riflettevo su Nico,Gabe e Jack. Cazzo,mi mettevo ancora a sogghignare se ripensavo a quando gliene avevo cantate quattro,al prof. Quel bastardo. Era venuto a cercarmi dopo il mio colloquio con il preside:io lo avevo fanculizzato,gli avevo detto di starmi lontano e gli avevo voltato le spalle. Ah,che bella sensazione era mandare affanculo chi se lo meritava. Nico era pesante. Non c’era feeling tra me e lui. Non avrebbe mai funzionato. Forse lo avrei usato per far ingelosire Gabriel … ma che andavo a pensare!Non si fa così!Poi mica dovevo lasciar perdere quel giocatore di basket dannatamente sexy?Aaaah,di nuovo. Mi coprii la faccia con il cuscino. “Basta,devo dimenticare Gabriel e le relazioni fisse. Solo divertimento,questa è la regola.”bofonchiai nella federa nera. Decisi che sarei uscita lo stesso con Nico. Se si lavava i denti lo avrei pure potuto baciare. Dopotutto era un figaccione. Così il giorno seguente lo invitai ad andare al centro commerciale di Tulsa. Lui accettò con entusiasmo;forse con eccessivo entusiasmo:andò a sbandierarlo ai quattro venti per tutta la giornata e la cosa arrivò anche alle orecchie di Gabriel. Bleah,stupidi europei. Il pomeriggio stesso eravamo seduti ad un tavolo dello Starbucks ed io avevo di fronte la mia merenda preferita:patatine fritte e frullato. Nico sorseggiava del succo alla pera con noncuranza. Aprii il coperchio del frullato leccandomi le labbra e vi immersi una patatina.  Lui mi guardò con una faccia disgustata mentre masticavo avida per poi ripetere l’operazione. “Ma,chiquita,che schifezze fai?!” disse storcendo il naso. “Perché tu lo sappia,le patatine nel frullato sono il miglior cibo di sempre.” Ah,nessuno capiva i miei gusti. Sia in fatto di musica che in fatto di vestiti. Perfino il cibo. Sospirai e continuai ad ingozzarmi fregandomene della sua espressione via via più schifata. Ad un tratto ecco spuntare Gabriel Thomas in compagnia di una ragazza del secondo anno che mi pareva si chiamasse Tanya. Lei lo trascinava da una vetrina all’altra e lui era parecchio scocciato. Alla fine lo obbligò a sedersi ad un tavolo poco lontano dal nostro. Io non persi l’occasione e misi la mia mano su quella di Nico facendolo sembrare a lui un gesto casuale,ma Gabe fraintese come avevo previsto. Il suo sguardo furioso saettò dallo spagnolo alla mia mano e infine a me per poi trasformarsi in uno imbarazzato quando incontrò i miei occhi. I suoi mi colpirono più del solito. Erano un misto di gelosia,imbarazzo ma anche qualcosa di più profondo che non riuscivo a decifrare. Possibile che per lui fossi più che una semplice cotta da liceale? Nah. Era grande. Figo. Popolare. Simpatico. Col culo che perdeva tempo a pensare a me in quel modo. Eppure … “Abigail,senti,non che tu non sia una bella chica,però non sei il mio tipo. Mi capisci vero?”sussurrò Nico dopo un secolo di silenzio. Che sollievo. Mi aveva risparmiato la rottura di bidonarlo. “Hai ragione,Nico. Io e te siamo solo amici.” Lui si alzò,pagò per tutti e due e se ne andò . Rimasi da sola a finire la mia merenda. Gabe non si scollò un attimo da Tanya anche perché, da quello che sentivo, lei era una vera rompipalle. Cestinai il bicchiere del frullato e lasciai Gabriel alle sue faccende. Feci un bel giretto nella libreria. Nessuno ha idea di quanto i libri riescano ad ipnotizzarmi. Ciondolai in quello spazio labirintico per un sacco di tempo senza comprare nulla (il mio budget era limitato). Alla fine decisi che sarei andata a cercare una t-shirt nella sezione ‘mega sconti’: si trattava di una specie di ripostiglio strapieno di abiti usati venduti ad un prezzo minimo. Lì dentro c’era una coppietta di ragazzi intenti a sbaciucchiarsi dietro ad un manichino. Roteai gli occhi verso il cielo. Ma non potevano trovarsi un altro posto?!Proprio in quel momento la porta del ripostiglio si chiuse con uno scatto sonoro. Oh no. Chi era quel cretino che ci aveva appena intrappolati?!Chi secondo voi? “GABRIEL!Cazzo!Adesso siamo chiusi qui!”strepitai prendendolo per il bavero della camicia e sbattendolo contro il muro. “Ma …”tentò di divincolarsi dalla mia presa con scarsi successi. La coppietta aveva smesso di limonare e sembrava interessata alla nostra lotta. “La porta è rotta,razza di zuccone!C’era un cartello scritto a lettere cubitali lì fuori!Come diavolo hai fatto a non vederlo?!”esclamai,strattonandolo. Lui mi posò le mani sui polsi. Il contatto mi scatenò sulla pelle un’elettricità inaudita. “Adesso calmati,capito?Ne usciremo.”mi disse con tono vellutato. Che stavo dicendo?Mah. “Ehi,scusate,non vorremmo interrompervi,ma avete appena detto che siamo chiusi qui?”chiese la ragazza avvinghiata al suo fidanzato. “Grazie a questo babbuino sì.”Scossi la testa,chiarendomi le idee,e lasciai andare Gabriel. Mi aspettavo che la ragazza urlasse. E invece prese le mani del tipo e cominciò a saltellare su e giù. “Will,tesoro,proprio come in O.C. !” squittì eccitata. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. “Becca,non siamo in uno stupido telefilm. Dobbiamo uscire di qui.” “Pienamente d’accordo.”sentenziai lanciando un’occhiata omicida a Gabe. Lui si fece piccolo piccolo contro la parete. “Avete una forcina?” chiese poi,tremante. La ragazza di nome Becca si avvicinò con Will al seguito e gliene porse una. Gabriel me la passò con sguardo carico di aspettativa. Che?! “Dai per scontato che io lo sappia fare?!”sbottai,stizzita. Certo,visto che abitavo in un quartiere malfamato di Tulsa allora dovevo essere sicuramente capace di forzare una porta. Ma che gentile. Lui arretrò e arrossì. “No … sì … è che …”farfugliò in preda al nervosismo. “Posso provarci io?L’ho visto fare in molti film,non deve essere poi così difficile.”propose Will lasciando la mano della sua ragazza. Si accovacciò e si mise ad armeggiare con forcina e serratura. Becca lo guardò con aria sognante e si sedette su uno scatolone chiuso. “Io sono Rebecca Crane. E lui è il mio ragazzo William Blackwood.”mi disse. Era una ragazzina minuta con luccicanti capelli biondi raccolti in due treccine ai lati del capo. I suoi occhi grigi avevano un che di ipnotizzante. Will era alto e ben piazzato,con i capelli mossi lunghi fino alle spalle e gli occhi neri onice. Gli opposti si attraggono,commentai fra me e me. “Abigail Wesley.”mi presentai brusca. Aveva tutta l’aria di una di quelle mastica- Bigbabol che andavano in giro in bicicletta e cantavano Greese. Inquietante. “Gabriel Thomas.”pigolò lui,ancora titubante. Forse temeva che gli sclerassi di nuovo addosso. Gli porsi una mano per aiutarlo ad alzarsi dato che, nella fretta di allontanarsi dal mio sguardo assassino, era scivolato lungo il muro. Lui la prese con riluttanza e si mise in piedi. “Ragazzi … ehem … la forcina si è spezzata.”balbettò Will,imbarazzato. Ah!Perché ero circondata da un branco di idioti?! “Oooooh non usciremo mai da qui!”piagnucolò Rebecca. Will si affrettò a stringerla tra le braccia. “Non preoccuparti,amore, troveremo il modo.” Passarono delle ore. Ad un certo punto l’annuncio di chiusura del centro risuonò nella stanzetta e Becca riattaccò a frignare. “Al posto di piangere che ne dici di raccontarmi come è finita la puntata del telefilm?Prima ti ho sentita che dicevi a Will di aver visto O.C. o robe simili …” fece Gabe quando non ne poté più del piagnisteo. Lei tirò su rumorosamente col naso. “Non me lo ricordo,io …” cominciò. Poi sembrò attraversata da un brivido. “Aspettate!I ragazzi sono usciti dai condotti di areazione.” Io mi misi una mano sulla fronte. Dio,ero davvero circondata da imbecilli. “Becca,nel mondo reale quei condotti sono troppo piccoli perché ci passi un cane,figuriamoci un essere umano.”sbuffai sedendomi. “E non ti sognare di rimetterti a piangere,sentito?Ne ho abbastanza delle tue idiozie da femminuccia fifona!” le abbaiai non appena vidi i suoi occhi riempirsi nuovamente di lacrime. “Non ti permettere di parlarle in questo modo!”ruggì Will. Io gli feci un verso sprezzante. “Altrimenti?Che fai?Spachi botilia e amazzi?” lo presi in giro. Aprì la bocca per dirmi chissà quale oscenità ma Gabe lo fermò. “Su,su,calmiamoci ok?Non vale la pena di litigare. Ci deve essere un’uscita d’emergenza o cazzate simili.”Will strinse i pugni ma non ribatté e andò a mettere un braccio intorno alle esili spalle di Becca. Tzè. Gabriel iniziò a perlustrare la stanza in cerca di una via d’uscita. Poiché non la trovò gemette e diede un calcio fortissimo alla porta. Il ragazzo era sì muscoloso,ma non avrei mai creduto che potesse buttare giù una porta. Quando quella cadde con un tonfo aprendoci la strada rimanemmo impietriti. Dopo circa due secondi esplodemmo di gioia e ci catapultammo fuori. “Siamo liberi!”ripetevo saltellando come una pazza. Gabe mi prese in braccio e mi fece volteggiare in aria. Io ridevo,felice di essere finalmente fuori da lì,e non mi accorsi subito di quello che stava facendo. Non appena me ne resi conto diventai bordeaux. “Ehem,po- potresti lasciarmi,Gabe?” sussurrai. Anche lui diventò rosso e mi appoggiò delicatamente a terra. “Scusa.” Will e Becca festeggiavano a modo loro con decine di bacetti nauseanti. Dovevo ammettere che un pochino li invidiavo. “Ragaaaaaazzi!Frenate l’entusiasmo,siamo ancora imprigionati.”gli feci notare,leggermente seccata. “Ma dai,Abigail!Restare chiusi una notte in un centro commerciale è il sogno proibito di tutti.” Becca mi fece una linguaccia e si aggrappò a William. “Mah,se lo dici tu.” Borbottai. Il mio stomaco sussultò. “Non so voi,ma io sto crepando dalla fame. Dico di mangiarci qualcosa al reparto alimentari.” Fece Gabriel. Possibile che si fosse accorto delle mie viscere brontolone?Nah,di sicuro aveva fame di suo. “Mi pare un’ottima idea.”rispose Becca massaggiandosi la pancia. Salimmo sulle scale mobili (ovviamente ferme per la notte) e ci dirigemmo al supermercato. Un mondo di biscotti al cioccolato tutti per me. Cazzarola!Razziai i ripiani di biscotti,crackers e EstaThe. Panini e schifezze cioccolatose mi riempirono presto le tasche. Quando tornai dagli altri vidi che anche loro non si erano risparmiati in quanto a refurtiva. Decidemmo di comune accordo di mangiare nell’area campeggio dove potemmo scegliere due tende omologate per 4 e dei sacchi a pelo comodissimi. Ci sedemmo tutti e quattro attorno ad un fuoco finto che però illuminava un sacco e mangiammo con gusto. “Ehi,vi va se giochiamo a ‘obbligo o verità’?”disse Becca tra le braccia di Will. Lui e Gabriel assentirono. “Abi?Dai non fare l’asociale!”ridacchiò Gabe dandomi una pacchetta sul braccio. “Bah,se proprio devo …” brontolai. “Ok,chi comincia?”fece Will. “Io.”disse Rebecca. Ci scrutò negli occhi tutti e tre prima di fare la domanda a Gabriel. “Obbligo o verità,Gab?” “ Verità.”sogghignò lui. Non so perché ma mi vennero le palpitazioni. “Mmm … vediamo … sei mai stato con una ragazza?”chiocciò lei,beffarda. Lui allargò il sorriso. “Cosa intendi?” “Hai mai fatto sesso?”Era una mia impressione o lì dentro si era fatto più caldo? Gabriel deglutì. “Beh,sì.” ammise evitando il mio sguardo. Wow,fantastico. Quindi se io avevo dato a Lizzie della ‘scopameloni’ voleva dire che … Mi trattenni dal ridere. Mi riusciva molto bene. “Ok,adesso è il mio turno.”Gabriel gonfiò il petto e mi guardò fisso. “Obbligo o verità?” Oddio e adesso?! Se scelgo obbligo mi farà fare qualcosa di orribile. E se scelgo verità mi chiederà se sono vergine o no. Merda che casino. “O- obbligo.”balbettai. Lui parve deluso,ma solo per un secondo. “Ti obbligo a dirmi se ti piace lo spagnolo” “No che non mi piace!Ha un alito che svernicia i ponti!”esclamai. Lui ridacchiò rilassandosi. Strano. “Will,obbligo o verità?”mi rivolsi al ragazzo ancora abbracciato a Becca. “Verità.” “Tu l’hai già fatto?”chiesi,curiosa. Will divenne rosso come un peperone. “N – no.” Rebecca lo baciò sul naso. “L’uomo perfetto.”sentenziò dolcemente. Lui parve rinfrancato. “Abigail,obbligo o verità?”domandò lui a me. Quella volta scelsi verità. “Sei innamorata di Gabriel?”.Ehem. E adesso? “Fine del gioco.”mormorò Gabe,freddo. Si alzò e se ne andò. “Ho detto qualcosa di sbagliato?Pensavo che voi steste insieme da abbastanza per …” “Noi non stiamo insieme,Will. Ora scusa,ma devo andare a vedere cos’ha quell’energumeno.”lo interruppi. Mi alzai e andai a cercare lo sfigato. Lo trovai seduto su una panchina. Presi posto accanto a lui. “Ehi.”mi salutò. “Ehi.”gli feci eco. “Perché sei scappato?Era una domandina innocente.”dissi,cauta. Incontrò il mio sguardo con difficoltà. “Il fatto è che a me importa della risposta.”bisbigliò. Il suo fiato dolce mi riempì le narici. Wow. Subito dopo lo abbassò sulle sue Vans nere. Mi accorsi che qualcuno non aveva spento la radio di un negozio di scarpe. Le note di Daylight dei Maroon 5 cominciarono a risuonare nell’aria. Gabe alzò la testa di scatto. “Vuoi ballare?”mi domandò inaspettatamente. Rimasi scioccata. “Uh oh,io … non ballo di solito.”mormorai. Lui mi prese le mani e mi fece alzare. “Adesso balli.” Fu un’esperienza assurda. Lui mi posizionò una mano sulla sua spalla e mi prese l’altra. Cominciammo a muoverci con leggiadria sul pavimento di marmo del centro commerciale. Era bellissimo poter stare fra le sue braccia forti. Mi fece girare un paio di volte su me stessa. Era davvero un ottimo ballerino. Non appena la canzone finì ci bloccammo,i respiri ansanti che si fondevano,i volti distanti meno di cinque centimetri. Fui io ad indietreggiare per prima. “Eh,non mi avevi detto che sapevi ballare.”sospirai,sistemandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Una nuova canzone attaccò:era dei Green Day ma non ne ricordavo il titolo. Gabe mi si avvicinò di nuovo. “Cosa vuoi veramente ,Abi?”sussurrò posandomi una mano sulla guancia. La mia pelle scottò. “Non ne sono sicura.” “Pensaci,so che lo sai.” Mi esortò,facendosi più vicino. E allora capii. Colmai la distanza fra di noi in meno di un istante e,quando le sue labbra incontrarono le mie per la seconda volta,mi ricordai il nome della canzone. Boulevard of broken dreams. Il viale dei sogni infranti. 

*= TRADUZIONE. "Ciao,sei lo studente spagnolo?"

  
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