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Autore: Paul_LeonheArt    13/05/2013    1 recensioni
Questa é una poesia che ho composto, ispirandomi al tema ricorrente ed in questo periodo sempre più incisivo e dilagante della violenza sulla donne. Con questa mia poesia ci tengo a dedicare il mio pensiero verso tutte le donne in generale, precisando che lo scopo é quello di sostenere in modo personale il rispetto e la difesa della donna, sottolineando col seguente testo una deliberata condanna alla violenza e gli abusi inflitti a danno delle vittime di aggressioni da parte degli uomini, ai quali ogni riferimento adottato é puramente generale e casuale. Spero che apprezziate, specialmente fra il pubblico femminile, poiché questa poesia é dedicata in particolare a voi.
Genere: Drammatico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche volta io l'ho provato, 
non che io l'abbia mai vissuto.
Non so io in fondo l'amore che cos'è,
come tanti altri invece si,
ma so di certo nel profondo l'amore cosa non è, 

come tanto più può servire in un sol dì.

Non é un calcio, Non é un livido,

Non é uno strappo, anche se timido.
Non é rabbia, Non é odio,
Non é pugni, Non é un po' di sputi.
Non si sovrasta lei con i grugni, come su di un podio,
Esse Non sono giocattoli muti.


Esse Non sono bestie da soma, 
da picchiar e frustare fino al coma.
Non si afferrano, Non si spingono,
né nel sangue, i loro corpi s'intingono.


E guarda loro, guarda noi tutti uomini,

cosa siamo mai diventati? Ormai tutti eponimi.
Essi non provano rimorso alcuno,


solo rabbia e tanto frusto, che tutti insieme non sono uno.

Siam forse noi il nostro problema, 
che del sol augello, abbiam fatto di noi tanto emblema?

E poiché esso tanto più grande non é di noi,

allora non siam più uomini, diveniam demoni, ahinoi.


E quando lei conquistò tanto la sua individualità,

noi per questo, da allor non sentiam più tanto la virilità.

Non sia mai che ella ci superi e non la si recuperi,

come un oggetto smarrito, di cui ormai son ingelosito.

E' così che per noi mezz'uomini é l'amore,

ma ignoranti e frustrati, da te donna, tu or ci domini,

in realtà non ne conosciam né il sapore, né il colore.

Noi mostri quali ora siamo, da tempi di antichi valori

ciò che tutti noi ora temiamo, é solo aver perso gli onori.

 


 

Gridiamo, feriamo, colpiamo, pestiamo
e poi dopo, di coccodrillo a mò lacrime piangiamo.

Voi capite o magari no, ma Non crediate più a Quel "ti amo".


Tristo fato vi fa incontrare, 

sia pur da diversi mondi, ma vi fa “Amare”.

Ci credete senz'altro, per un o più pargoli vi fa unire,


poi però, troppo tardi vi fa tutt'altro che gioire.


Invidia o gelosia, paura o insicurezza,
Ira o tirannia, forse é solo debolezza.
Oh non esser tu fragil donna tanto ingenua,

passa il tempo ma il Suo mal, tanto non s'attenua.

Problema Suo non tuo, se non sa aver tanta speme,
sarai tu sola o la prole, innocente vittima, che di lama poi geme.
Sii ciò che sei, intelligente e coraggiosa,
non ci star più a tal condotta tanto oltraggiosa.

Non creder più bugia sua, lui voglia il tuo bene,
se poi invece fa sol provare dell'inferno le pene.

Ora tu fai Tanto ardua scelta: tra viver lasciandolo,
o morir coi figli tuoi, assecondandolo.

Egli, abbi ben in testa ciò, Non ti ama più,
per cui, non sarà festa so, ma da lui non farti aver più. 

E liberatene! Non siate più, tu e figli tuoi, schiavi del suo "amare"
Un giorno, presto, vedrai, renderai grazie di poter ricominciare.


di Paolo Calabrese 18 dicembre 2012

   
 
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