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Autore: mikilily    14/05/2013    7 recensioni
Draco, dopo la fine della guerra, si isola dal nel suo grande e tetro manor, vuole dimenticare ogni cosa accaduta in quegli anni ma non può farlo perchè appena chiude gli occhi tutto lo schifo della seconda guerra magica gli ritorna in mente. Sua madre così decide di farlo svagare un po...
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Teddy Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo la fine della seconda guerra magica tutto sembrava avvolto dalla nebbia, cupo, triste, oscuro, a stento si riusciva a respirare, lui, aveva smesso di farlo da tempo.  L’eco dei processi, le urla disperate e agonizzanti dei sopravvissuti echeggiavano nella sua testa; cercò di scacciarle più volte ma non vi riuscì, queste erano la sua persecuzione per ciò che aveva fatto: la sua condanna.
Si meritava anche peggio.
I loro sguardi schifati, sdegnati, lo accusavano e lui non riuscì a biasimarli: era colpevole, anche se, Azkaban non lo accolse.
Ancora una volta era riuscito a salvarsi.
Per la legge era un mago libero, ma lui, libero non lo era mai stato. Codardo come solo i Malfoy sapevano essere si nascose nella sua villa; Lì, solo in quelle vecchie mura, dovette scendere a patti con la sua coscienza: perdette. Quel luogo riportava alla mente di Draco macabri delitti, momenti tristi di un passato che voleva a tutti i costi dimenticare ma che inesorabile tornava a galla. L’odore del sangue e di terrore era scomparso, eppure, bastava solo chiudere gli occhi per rivivere ogni istante, ogni assassinio, compiuto dall’Oscuro in quella che un tempo era la sala da tè di sua madre. Ora era ritornato tutto come un tempo: gli arazzi appesi alle pareti raffiguranti il grande casato abbellivano, insieme ad alcuni ritratti, le sale del grande manor, durante la guerra tutto era stato ben nascosto nelle soffitte dai suoi fedeli elfi le ricchezze dei Malfoy erano state salvate. Le tende di seta verde adornavano le immense finestre che davano sul roseto, durante la guerra tutto era spoglio oscuro anche le tende erano state cambiate dal verde al nero tetro, questo fu deciso dall’Oscuro in persona nessuno nemmeno suo padre osò ribellarsi. I tappeti lustri coprivano ora il pavimento in marmo scuro, le macchie di sangue erano scomparse ma lui sapeva bene, dove erano: ricordava, dove Voldemort aveva ucciso e Nagini divorato alcuni mangiamorte che avevano fallito le missioni.
Draco ricordava tutto.
Quella era la giusta punizione per essere stato complice di quell’uomo, un vile che nonostante non condividesse le assurde idee di Lord Voldemort non osò ribellarsi per paura di morire. Assecondò suo padre e chiuse gli occhi davanti ai massacri, perpetuò la causa dell’Oscuro perfino a Hogwarts facendo entrare i Mangiamorte nel castello.
Il cuore prese a battere, straziato dal tormento.
 Era grazie alla sua stupidità che Silente era morto, solo la sua codardia di sbagliare ed essere punito duramente lo trattenne dal riconoscere Potter, la Granger e Weasley quando furono portati dai ghermitori.
Un sussulto.
Sapeva che quella era una bugia, l’ennesima che si diceva, ma non la ascoltò; li aveva salvati quella volta ma nonostante questo quell'azione non vanificava le mille crudeli che aveva compiuto.
*
- è solo un ragazzo – dissero.
- è stato minacciato per proteggere la sua famiglia – aggiunsero scagionandolo da ogni accusa.
*
 Per questo che fu lasciato libero.
Volle scomparire.
Cercò in tutti modi di far sì, che si dimenticassero di lui.
Chi mai avrebbe voluto avere a che fare con Draco Malfoy, il giovane Mangiamorte?
Era convinto che solo in quel modo sarebbe riuscito a ripagare il mondo magico per la sofferenza recata a chi in quegli anni aveva avuto la sfortuna di incrociarlo.
Gli privava della sua presenza, dovevano ringraziarlo.
Sbagliò ancora perché nelle sue locuzioni mentali si era scordato di quanto sua madre fosse ostinata. Si oppose ma a nulla valsero le sue parole, i suoi timori, le sue obiezioni a quella stupida idea: Narcissa aveva vinto ancora una volta. Era un debole, l’aveva sempre saputo e quella fu un’ulteriore conferma. Sua madre sapeva come raggirarlo, ancora una volta decise lei per lui.
Fu così che prese a frequentare quella casa, la casa di sua zia Andromeda e del piccolo Teddy Lupin, un’altra vittima della sua stupidità.
Il primo giorno la visse come un’imposizione, un supplizio, un vero tormento. Il bambino, un esserino di un anno e mezzo, non lo perse mai di vista, lo scrutava sospettoso attento a ogni sua mossa;
Possibile che anche lui avesse capito che non era degno di essere libero? Draco si sedette nella poltrona consunta a fianco del camino e lo guardò attentamente: gli occhi di Teddy, grandi e vispi come quelli di sua madre sua cugina Ninfadora, lo guardavano di sbieco preoccupati per averlo anche quel giorno in casa; I capelli cambiavano colore ogni minuto a seconda dell’umore o della persona che interagiva con lui. Non erano mai diventati biondi, segno che non gli piaceva; Poi, non parlava, a stento riusciva a farsi capire, ma urlava, urlava tanto da trapanargli la testa e rendendogli le prime ore in quella casa un vero tormento.
Era sicuro che quel bambino lo odiasse e capì anche il perché.
Era dispettoso Teddy, un vero Black in questo, l’aveva sorpreso a lanciargli una costruzione in plastica, un oggetto babbano di dubbia utilità. L’aveva rimproverato, almeno aveva cercato di farlo, ma lui aveva pianto talmente forte da far allarmare sua madre e sua zia.
Era furbo, dannatamente furbo, ma quando una sera, dopo alcuni mesi che frequentava quella casa, il piccolo prese un brutto raffreddore con svariate linee di febbre, Draco vacillò. Solo in quell'istante capì che quel bambino gli era entrato dentro come mai nessuno era riuscito. Aveva scalfito, con quegli occhi azzurri e le sue manine paffute sempre sporche di cioccolata, la coltre di ghiaccio che credeva coprisse il suo cuore: si sbagliava, anche lui aveva un cuore e quella sera era preoccupato per il piccolo Teddy.
**
Rimase fermo, con le spalle poggiate al muro bianco, attento a non intralciare i movimenti di sua madre e sua zia che cercavano di far scendere la febbre al bambino.
Le due donne si muovevano sicure in quella stanza che fino a pochi giorni prima era colma di giochi e risate: il regno del caos creato da quella piccola peste.
Non parlò mai quella notte rimase in silenzio preoccupato che qualcuno si accorgesse del suo tormento. Stava cambiando e il merito era di un bambino che sembrava odiarlo. Sbiancò quando vide Potter e la Granger giungere fin lì per sapere novità sulle condizioni di Teddy. Volle uscire da quella stanza, quell’ambiente era troppo piccolo per accogliere gli eroi e cattivi, non ci riuscì. Rimase sconcertato quando fu la Granger, con un solo sguardo, a fermarlo lì nel muro bianco in cui si era rintanato.
Non osò muoversi più, rimase tutta la notte lì, in piedi a vegliare sul piccolo che stava disteso sul grande letto con una benda sulla fronte e gli occhi chiusi.
Il cuore di Draco era in tormento.
Perché il fato ancora una volta si abbatteva contro il piccolo Teddy? Non l’aveva già privato dell’amore dei suoi genitori, perché doveva ancora soffrire?
Sperò con tutto il cuore di sentire ancora le urla e i pianti di quel discolo, di venir ancora imbrattato da quelle mani sporche di cioccolata, sperò di essere ancora vittima dei suoi dispetti.
Volle che tutto tornasse come prima e si meravigliò per questo.
Pensò a tutto questo quella notte Draco, proprio quando Teddy sbatté le palpebre con fatica prima di mostrare ancora una volta quei grandi occhi azzurri. Il cuore di Draco tremò e gioì quando i loro sguardi si fusero, il piccolo mosse il capo per poterlo guardare meglio.  Cercò di sollevare il braccio ma non vi riuscì, Draco fece un passo verso il letto abbandonando l’angolo in cui si era rifugiato.
Teddy gli sorrise per la prima volta e i capelli divennero biondi come quelli di Draco che sotto lo sguardo attento di sua madre e sua zia accarezzò suo nipote. Forse si era sbagliato, il piccolo non lo odiava.
Accarezzò il viso paffuto del bambino: era ancora caldo ma da quanto apprese dalle parole della zia, il peggio era passato.
Riprese a respirare.
Teddy lo guardò ancora , poi socchiuse gli occhi e si addormentò. Sentì la mano di qualcuno accarezzargli il braccio, immaginò fosse sua madre ma si sbagliava.
Sbiancò quando si trovò a una spanna dalla Granger, lei non lo guardava, sorrideva a Teddy che ora stringeva il suo orsetto, anche Draco lo osservò: era così carino e dolce quando dormiva.
- Ti vuole bene - la voce pacata della donna gli arrivò dritto al cuore, non osò risponderle.
- Devi darti un’altra opportunità, Draco - aggiunse.
- Nasconderti non servirà a nulla tranne che a commiserarti fino alla fine dei giorni -
- Tu... – cercò di replicare, ma la sua voce era un sussurro, diversa dalla solita canzonatoria e sferzante con cui era solito rivolgersi a lei; anche Hermione parve accorgersene, ma non se ne curò.
- Se non lo vuoi fare per te, fallo per Teddy , per tua madre. Loro ti amano - concluse la donna, poi senza aspettare altro si girò e uscì dalla stanza. Draco rimase ancora lì, con la testa piena di risposte e con gli occhi colmi di lacrime.
Non pianse, lui non piangeva mai.
Forse aveva ragione la Granger e questa consapevolezza lo spiazzò, un tempo non avrebbe nemmeno osato farsi toccare da una come lei, ora riusciva perfino a parlarci.  Certo, non era ancora convinto di riprendere a frequentare il Mondo Magico ma nessuno gli vietava di diventare uno zio amorevole per il piccolo Teddy.
Lo guardò ancora dormire mentre si accomodava sulla poltrona poco distante dal letto nel quale il bimbo dormiva finalmente tranquillo.
La sua nuova vita iniziava da lì, da quella piccola camera da letto a casa Tonks. Non poteva più mentire, era evidente a tutti che quel piccolo discolo aveva rubato il suo cuore: anche i Malfoy sapevano amare e prendersi cura delle persone a loro care.
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