Eccola, è nata. Il suo corpo e la sua mente appena generati non si orientano nel mondo che l'ha accolta; è tutta un'accozzaglia di colori e sensazioni. Ciò che sente è solo l'affetto del grembo materno, che la culla, la sostiene, la rilassa nonostante il dolore che lo affligge, il rammarico, la paura, l'incertezza. Lui, la sua ancora di salvezza, la sua luce nell'oscurità, lei, ancora ignara e ingenua.
Abitava nell'appartamento in via Trieste, era piccola la sua famiglia: lei, la sorella, la Madre. L'abitazione, situata al secondo piano, era modesta e in comune col condominio aveva un grande cortile. Gli alberi frondosi e le aiuole colorate: lo svago e la spensieratezza di una bambina che della vita non sapeva nulla, all'oscuro di ciò che le accadeva intorno; inconsapevole e felice, tanto che il ricordo degli anni passati la rasserenano ancora oggi. I sorrisi, le festicciole, gli scherzi, i giochi, i pomeriggi tranquilli. Questo era la casa in via Trieste.