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Autore: kithiara    14/05/2013    1 recensioni
Una ragazza come tante, un vampiro come pochi, legati in maniera inspiegabile e apparentemente indissolubile.
Cosa si cela dietro gli strani sogni che lei fa ogni notte? Quale destino la porterà a Sunnydale alla ricerca della vecchia Scooby gang?
Fate doppio click sul titolo di questa storia e lo scoprirete.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Prove pratiche di convivenza
 
 
 
Il ricordo che ho dei giorni seguenti è piuttosto nebuloso.
So di aver telefonato in ufficio la mattina dopo per darmi malata e Anne…
Tyler! Ecco come si chiama! Anne Tyler.
Beh insomma, lei, è stata molto gentile, mi ha addirittura augurato di riprendermi in fretta.
 
Spike sostiene che io le piaccio.
Sì, avete capito bene, ho detto Spike.
Lui non è sparito, tutt’altro.
Diciamo che dopo essere entrato prepotentemente in me, violando la mia mente e il mio corpo come fosse casa sua, adesso ci sta prendendo gusto e sta per così dire, arredando casa.
 
Sono cinque giorni che non dormo, lui non fa che parlare, continua a farmi domande su tutto.
Sostiene che deve aggiornarsi su quanto è successo nel mondo da quando lui ha smesso di farne parte, cinque anni fa.
Ho anche cercato di farmi spiegare com’è successo, per quanto ne so i vampiri a meno che non vengano infilzati con un paletto o inceneriti dalla luce del sole vivono in eterno, ma lui ha sempre sviato il discorso, dicendo che non ricorda.
Non so perché, ma ho la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa.
 
Intanto però ho capito una cosa: per essere un vampiro di centoventisette anni…è incredibilmente immaturo!
Sono due ore che stiamo discutendo e ancora non ne vedo la fine.
 
“Tu non mi infilerai in quella cosa!”
“Si chiamano collant Spike e devo indossarli.” ripeto per la centesima volta.
“Non puoi portare un paio di jeans come fanno tante altre ragazze?”
“No se non voglio essere licenziata! I titolari del mio studio richiedono un abbigliamento piuttosto formale, sostengono che riuscire a fare buona impressione sia la prima qualità di un bravo avvocato.”
“Mi fanno orrore. Sono così poco…virili.”
 
Sbuffo contrariata.
“Allora è una fortuna che non sia tu a doverli portare. E visto che non ho nessuna intenzione di mettermi in mutande davanti allo specchio, non dovrai nemmeno vedere come stanno!”
“Me li sentirò addosso però.”
“Uffa, quanto sei difficile! Ti ho già spiegato che non posso indossare pantaloni e giacca di pelle quando sono al lavoro. E visto che a quanto pare dovremo convivere dentro il mio corpo, temo che dovrai abituarti a portare la gonna!”
 
“Questa cosa ti diverte un mondo, vero?”
Sorrido.
“Ammetto che ha i suoi lati comici. Se però considero che la tua presenza viola completamente la mia privacy…”
“Mi pare di averti già promesso di non sbirciare fra i tuoi neuroni.”
“E come pensi possa fidarmi di un vampiro?”
“Sono un gentiluomo prima che un vampiro! Ai miei tempi avevamo un’etica.”
“Ai miei tempi…Ma ti senti come parli? Sembri mia madre.”
 
Poi alleggerendo un po’ il tono.
“Di un po’, quindi è vero che hai vissuto nel 1800? Forte!”
“Era il 1880 e non era poi così forte…anzi, era un’epoca piuttosto buia.”
“Sì, ma le donne erano vestite con meravigliosi abiti dai corpetti ricamati…”dico lasciando volare per un attimo la fantasia.
“Strumenti di tortura, come questi…collant!”
“Non riesco proprio ad immaginarti a quei tempi. Che io sappia, la gente allora aveva molta classe, titoli nobiliari a parte; e soprattutto aveva una pazienza quasi…flemmatica. Cosa che a te, chiaramente, manca.”
“Quindi io sarei nervoso? E dimmi, chi sarebbe quella che si mastica le unghie quando ha un problema?”
“Mi serve per scaricare la tensione.”
“Ma le tue mani sono inguardabili. Dovresti farti le unghie finte.”
“Ehi! Quando vorrò assumerti come consulente di immagine te lo farò sapere!” borbotto offesa.
“Guarda che ci faresti un affare. E già che ci siamo, perché non prendi in considerazione l’idea di mettere un paio di lenti a contatto al posto di questi fondi di bottiglia?”
“Che hanno i miei occhiali?”
“A parte far sembrare i tuoi occhi troppo piccoli e la tua faccia una caricatura? Ci credo che i tuoi colleghi ridono di te!”
“E va bene, non c’è bisogno di infierire così…lenti a contatto siano, a patto che tu la smetta di lamentarti ogni santo giorno delle mie gonne!”
 
“Affare fatto. Adesso andiamo, mentre tu lavorerai duramente, io studierò qualche scherzetto divertente da fare ai tuoi colleghi. Non sarà il mio corpo, ma non mi piace che mi si prenda per i fondelli!”
“Povera me…sono posseduta da un demone della vendetta!”
“Ehi, bada a come parli! Non mescolarmi con la feccia. Sono tipi strani quelli, ma devo ammettere che a volte hanno dei veri colpi di genio! E tu mi ringrazierai quando ti porterò dalla zerbineria alla popolarità!”
“Io veramente stavo scherzando…esistono davvero i demoni della vendetta?”
“Certo. Una volta sono stato a letto con uno di loro.”
“Questa non la voglio sentire…”
“Andiamo, è divertente! Un po’ meno la parte in cui le ho prese dal suo fidanzato…
Ad ogni modo, si chiamava Anya e…”
 
Oddio, non c’è proprio modo di farlo smettere?
Sorrido fra me e me, certo che è stato un bel cambiamento passare dall’essere una ragazza single che vive sola in un piccolo appartamento nel West End, a condividere ben più di due stanze e un bagno con un egocentrico vampiro centenario con la passione per le soap opera.
 
Pensare che è passata solo una settimana.
Però devo ammettere che sto già facendo l’abitudine alla sua ingombrante presenza.
E non sono la sola, anche Perelun dopo un’iniziale titubanza, pare aver accettato di non essere l’unico altro ospite di questa casa.
All’inizio si è persino rifiutata di lasciarsi toccare, ha iniziato a soffiare, mordere e graffiare, prendendosi pure una marea di insulti da Spike che l’ha definita poco carinamente gatta da strega.
E’ bastata una sessione extra di coccole sulla pancia per farle capire che nulla era veramente cambiato…almeno non per lei.
 
Raccolgo la borsetta, le chiavi e mi appresto a tornare al lavoro.
Spero con tutto il cuore che il mio coinquilino faccia il bravo.
 
*******
 
Due settimane dopo, ovvero, tre giorni prima di Natale.
 
-Te l’ho già detto che trovo quel tipo veramente insopportabile?-
Alzo gli occhi al cielo…ci risiamo.
-Almeno un milione di volte.-
-Dici che posso provare a spaventarlo un po’?-
-Ci hai già provato e non mi pare che sia andata così bene. Doveva essere uno sguardo assassino e quel che ne è venuto fuori è stato solo uno sguardo da sono miope e non riesco a metterti a fuoco.-
-Tutta colpa tua, non ti sei impegnata abbastanza.-
Mi blocco di botto, smettendo di tampicciare sui tasti.
-Colpa mia? Sei tu che sei convinto che possano spuntarmi fuori i canini e i miei occhi mandare lampi o Dio solo sa cos’altro!-
-Si chiama faccia da demone e non manda lampi…ma di solito fa paura.-
-Al momento l’unica cosa che mi fa paura è il pensiero che Barry Mitchell pensi che gli sto facendo il filo.-
 
Riprendo a scrivere.
Potremmo andare avanti così per delle ore, io penso e lui pensa, un dialogo muto fatto solo di pensieri.
Ci siamo accorti quasi subito che non era necessario parlare, quando condividi la stessa mente le parole diventano superflue, per quanto quando siamo soli io preferisca ancora usare la voce, mi fa sentire più…normale.
Ma nel mondo esterno, o trovavamo un’altra soluzione o mi avrebbero rinchiusa in manicomio.
Ho scoperto che chi parla da solo, non è visto molto bene dalla società.
 
-Spike, domani ho una commissione da fare.-
-Non dovrai andare ancora una volta a fare la ceretta, vero? Una volta mi è bastata.-
-Che colpa ne ho se il fatto di essere posseduta dallo spirito di un vampiro non impedisce ai miei peli di crescere?-
-Micca posso fare miracoli.-
Trattengo a stento una risata.
-Dì un po’, cos’è che dobbiamo fare?-
-Devi aiutarmi a scegliere i regali di Natale per la mia famiglia.-
-Sei pazza? Lo shopping? Vuoi vedermi morto?-
-Tecnicamente la cosa sarebbe impossibile, visto che lo sei già.-
-Non ho mai fatto regali di Natale, nemmeno quando potevo farli.-
-Bè c’è sempre una prima volta per tutto. Io per esempio non ero mai stata posseduta da un vampiro.-
-Tu e la tua logica spiazzante…ci credo che fai l’avvocato.-
 
Sorrido.
-Allora mi darai una mano?-
-Le mani sono le tue, non posso certo evitarlo. Però non aspettarti granchè, non sono mai stato bravo coi consigli.-
-Ma come e tutti i consigli di moda che cerchi di rifilarmi? Allora lo vedi che non mi devo fidare!-
-Ragazza, quelli non sono consigli, sono i fondamentali della moda…anche un bambino li conosce, si tratta di abbinare i colori!-
-Non sono messa così male.- brontolo
Lo sento ridere, il suono della sua risata è così raro che mi fa piacere sentirlo.
 
Ho capito subito che era un duro, o almeno che questa era la parte che si era messo in testa di recitare, da come ha messo ben in chiaro che tutta la storia di essere finito in affitto dentro al mio corpo non gli andava affatto giù.
Aveva minacciato pure di fare richiamo ai piani alti
Facesse pure, per quanto mi riguarda, ho cercato fin da subito di tranquillizzarlo e sto imparando a non infastidirlo troppo.
A casa mia si dice, vivi e lascia vivere.
Si vede che funziona, perché adesso non si lamenta più così insistentemente ed ogni tanto mi concede addirittura un sorriso, metaforico s’intende, ma comunque gratificante.
 
-Sono stanca da morire, ti va di andare a casa?-
-E me lo chiedi? Dai che uscendo riproviamo la faccia da demone con Barry-vattelapesca.-
-Spike…-
-Che c’è?- chiede stizzito-Dovrò pur far passare il tempo, chiuso qui dentro!-
-Veramente, io volevo solo chiederti se digrignare i denti potrebbe aiutare.-
-E brava la mia ragazza! Farò di te una vera dark lady!-
O povera me…


  
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