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Autore: blackmiranda    14/05/2013    8 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Pomegranate Pomegranate




Persefone dormì poco e male quella notte, il che non la fece svegliare di buon umore.


Si rinfrescò con un po' d'acqua fredda e, dopo essersi pettinata i lunghi capelli biondi, si sistemò la corona a forma di fiore in testa, come tutte le mattine.

Prima di uscire dalla camera da letto dedicò ai fiori che aveva fatto sbocciare la sera prima le sue attenzioni, necessarie per la loro sopravvivenza in quel luogo buio, dove la luce del sole non arrivava mai.

Uscita in corridoio, per poco non cacciò un urlo quando si trovò faccia a faccia con la dea dai capelli neri e la pelle rosso sangue che aveva visto conversare con Ade la mattina precedente.

“Ero certa di aver visto qualcuno, ieri!” esclamò la dea sorridendo compiaciuta.

“Po-potrei dire lo stesso...” replicò Persefone appoggiandosi alla porta della propria camera.

La dea la squadrò per un attimo, poi ammiccò. “Non sei di queste parti, vero carina?” chiese in tono suadente.

La sua voce era bassa e vellutata, ma a Persefone parve di percepire una nota stonata in sottofondo, quasi uno stridio.

“No, io...” fece, ma l'altra la fermò prima che potesse dire altro. “Aspetta, lasciami indovinare. Tu sei Kore, figlia di Demetra, scomparsa misteriosamente da Nysa tre giorni fa. Giusto?” domandò socchiudendo gli occhi verde smeraldo.

Persefone rimase a bocca aperta per un secondo, poi annuì. “Sì, sono io. Come..?”

La dea ridacchiò. “Oh, tesoro... A parte il tuo aspetto incredibilmente... floreale,” disse mentre sul volto le si dipingeva una piccola smorfia, “c'è anche il fatto che tutti parlano di te, ultimamente. Tua madre è molto preoccupata, sai? Ti sta cercando dappertutto...”

Persefone avvertì una stretta al cuore. Il volto le si rabbuiò.

La sua interlocutrice le prese il viso tra le mani. “Oh, dolcezza, non fare così. Adesso che so dove sei finita, Demetra sarà qui in un lampo!”

Persefone sgranò gli occhi. Non poteva crederci! Qualcuno nell'Oltretomba era disposto ad aiutarla?

“Davvero?” chiese speranzosa.

“Ma certo! Una notizia del genere va diffusa. A proposito, non mi sono presentata, che sciocca. Eris, dea della discordia e del caos.” disse stringendole la mano. “Probabilmente non mi hai mai vista prima, vero?” aggiunse lasciandosi sfuggire una risatina.

“No, mai. A parte ieri, mentre parlavi con Ade.” rispose Persefone.

“Ah, non sono l'unica a cui piace origliare le conversazioni altrui.” osservò allegramente Eris prendendola sotto braccio. “Suppongo che tu non sia qui di tua volontà, giusto?” le domandò iniziando a camminare lungo il corridoio.

“No, Ade mi ha rapita.” rispose Persefone, imbarazzata.

“Immaginavo.”

“Allora... Dirai davvero a mia madre che sono qui?”

“Ma certo, tesoro! Oh, ma prima...” disse Eris, interrompendosi alla comparsa del dio dei morti di fronte a loro.

“Eris.” la salutò Ade, mortalmente serio. “Mi pareva di averti detto che non eri la benvenuta.”

“Ma caro,” rispose Eris lasciando andare il braccio di Persefone, “non potevo stare lontana. Sai bene che il caos mi chiama a sé, e questo posto ne è saturo.”

Ade si infiammò, digrignando i denti.

“E comunque mi ritengo offesa. Se avevi tanta voglia di prendere moglie, mi sarei offerta volontaria senza esitare.” aggiunse Eris avvicinandoglisi, per nulla intimorita dall'espressione di puro odio dipinta sul volto del dio.

Persefone osservava la scena a bocca aperta. Era sinceramente colpita dal modo in cui quella strana dea sapeva tener testa ad Ade.

I due si fissarono in cagnesco per alcuni momenti. Ade pareva sul punto di esplodere. Poi, Eris spalancò un paio di ali cremisi, che fino ad allora erano rimaste piegate, mimetizzate con il lungo vestito che indossava. “Mi rincresce dover andare, ma ho dei pettegolezzi da diffondere.” disse subito prima di spiccare il volo.

A quel punto, una colonna di fuoco si levò dal corpo del dio dei morti, e con essa un urlo carico d'ira.

Persefone si coprì il volto con le braccia, scioccata dal tremendo calore di quelle fiamme.

Fortunatamente, la rabbia di Ade durò poco. Il dio si spense all'improvviso, tornando del solito colore grigio fumo.

Dopo aver preso un paio di respiri profondi, si volse in direzione di Persefone. La sua espressione era incredibilmente calma.

“Credi di aver trovato un'amichetta, riccioli d'oro?” le chiese andandole vicino. “Beh, lascia che ti dia un consiglio. Non fidarti mai, mai, mai di ciò che ti dice Eris, perché, e so che questo ti lascerà a bocca aperta, ma devi credermi...” disse abbassandosi tanto che i loro visi quasi si toccavano, “lei è molto, molto peggio di me.” sussurrò infine.

***
Zeus era preoccupato. Aveva riflettuto intensamente sulla profezia – o per meglio dire, sullo stralcio di profezia – che Hermes gli aveva riferito poche settimane prima, e non era ancora giunto a capo di nulla.

Aveva persino chiesto aiuto ad Atena, la più intelligente tra tutti loro, ma nemmeno lei era riuscita a capire molto.

Il guaio era che le Parche non ripetevano mai una seconda volta le proprie profezie.

Zeus sbadigliò, esausto. Tutto quel lambiccarsi il cervello non faceva per lui.

Sapeva che l'unico modo per venire a conoscenza dell'intera profezia era chiedere direttamente ad Ade.

Tuttavia, non voleva ammettere a se stesso di avere bisogno dell'aiuto del fratello.

Avrebbe preferito di gran lunga fare finta che Ade non esistesse, almeno per i seguenti trecento anni o giù di lì.

“Mio Signore.” esordì Hermes.

Zeus lo guardò, stupito. “Non ti avevo sentito arrivare, Hermes.” disse, ancora sovrappensiero.

Hermes si schiarì la voce. “Abbiamo un problema.”

“Non avete ancora trovato la ragazza?” chiese Zeus corrugando la fronte.

“Beh, no. Sembra davvero sparita nel nulla. E Demetra non fa altro che cercare, giorno e notte. A quanto so, a quest'ora è in Asia. Pare che sia intenzionata a girare tutto il mondo.”

Zeus sgranò gli occhi. “E nessuno sa niente?”

Hermes sospirò. “Non sembrerebbe. Ma non è questo il problema più grande...”

“E qual è?”

“Beh, sono i raccolti. Le... piante coltivate... stanno iniziando ad appassire.” disse Hermes, titubante.

“Che cosa?!” tuonò Zeus, alzandosi in piedi. “Come può Demetra comportarsi in questo modo?!” esclamò, sconvolto dalla notizia. “Di questo passo ci sarà una carestia!”

Hermes annuì. “Cosa dobbiamo fare?” chiese, più a se stesso che a Zeus.

Il padre degli dèi prese a camminare avanti e indietro, in preda alla rabbia. “Questa situazione deve finire subito. Chiama a raccolta tutti e di' loro di impegnarsi attivamente nella ricerca di Kore. Tu, invece, va' da Demetra e cerca di farla ragionare.”

Hermes si dileguò in un attimo, veloce come il vento. Se davvero Demetra era in Asia, avrebbe dovuto fare un bel po' di strada per raggiungerla.

***
Quando Ade e Persefone giunsero presso lo Stige, trovarono Pena e Panico ad attenderli.

I due demonietti erano ormai perennemente stanziati di guardia al fiume infernale, che ormai non ricordava neanche vagamente un vortice. Le anime si muovevano in tutte le direzioni, ingarbugliate e accatastate, una marea in subbuglio che minacciava di esplodere da un momento all'altro.

Nessuna delle due divinità disse nulla. Se anche avessero voluto parlarsi, il rumore infernale prodotto dalle anime ribelli avrebbe coperto le loro voci.

Persefone era atterrita da quello spettacolo orribile. Non credeva potesse esistere un luogo tanto spaventoso. Il pensiero di dover regnare su un posto simile le faceva venire la nausea.

Tirò un sospiro di sollievo quando si allontanarono.

Quasi le dispiaceva per i due diavoletti al servizio di Ade. Quasi.

Ade non aveva aperto bocca dal suo scoppio d'ira di quella mattina, ma poco le importava.

Sentiva che la libertà era vicina: anche se lui si fosse rifiutato di restituirla a sua madre allo scadere delle quarantotto ore, qualcun altro sapeva dove era tenuta prigioniera.

Ade le aveva intimato di non fidarsi di Eris, ma Persefone non aveva intenzione di dargli retta.

Dea del caos o meno, era stata l'unica a mostrarsi gentile e utile nei suoi confronti. Nella posizione in cui si trovava, era molto più di quanto avrebbe potuto sperare.

Passando per una serie di corridoi immersi nella penombra, arrivarono di fronte ad un cancello enorme, dalla fattura incredibilmente complessa e intricata.

Oltre le sbarre del cancello si apriva un baratro che a Persefone sembrò infinito. Pareva che risucchiasse la luce e allo stesso tempo diffondesse oscurità, come se respirasse.

Oltrepassare il cancello era impossibile. Stranamente, non sembrava esserci alcun lucchetto, nessuna serratura in cui infilare un'ipotetica chiave.

“Che posto è questo?” chiese Persefone, infrangendo il muro di silenzio che si era formato tra  loro.

“Tartaro.” rispose Ade appoggiando la schiena al cancello. “O meglio, la sua entrata. Desolato, ma non posso portarti a fare un giro dentro. Sai com'è, è uno di quei posti da cui è particolarmente difficile uscire, una volta entrati.”

Persefone fece un passo indietro.

E così quello era l'ingresso a Tartaro, la prigione da cui era impossibile uscire.

Nonostante la sua ignoranza su tutto ciò che non riguardasse la sua piccola isola, persino lei aveva sentito parlare di quel luogo di punizione eterna.

Poteva solo immaginare gli esseri che languivano nelle sue profondità, rinchiusi per sempre in un carcere dove l'oscurità aveva una forma e una sostanza.

“Davvero pensi che mostrarmi queste cose mi farà cambiare idea sul diventare tua moglie?” non poté trattenersi dal chiedere.

“Tutte queste domande irritanti stanno facendo cambiare idea a me.” borbottò Ade allontanandosi dalle inferriate.

“Come, scusa?”

Ade si produsse in un sorriso forzato. “Niente, bocciolo di rosa.”

Persefone sorrise, sardonica. “Comunque, pare che il tempo a tua disposizione stia finendo. E io non ho cambiato idea.”

“Oh, beh,” fece Ade girandole attorno, “ho ancora un asso nella manica. Da questa parte, fiorellino.”

Persefone aggrottò le sopracciglia, domandandosi cosa mai avesse in serbo questa volta.

Scoprì poco dopo che si trattava di un giardino. Un autentico giardino, in un angolo remoto dell'Oltretomba; una specie di stanza segreta.

La cosa la prese del tutto alla sprovvista. Non si sarebbe mai aspettata di trovare un giardino  nel regno dei morti.

Si lasciò sfuggire un'esclamazione di gioia quando i suoi piedi toccarono la terra. Realizzò che quello era il posto da cui Pena e Panico avevano estratto il terriccio da mettere nei vasi.

Fece qualche passo tra gli alberi e i fiori.

La flora era di una qualità che non aveva mai visto prima: grossi petali blu scuro incorniciavano un piccolo pistillo grigio fumo. Anche gli steli erano grigi, dotati di sottili spine.

Si abbassò per esaminarli meglio. “Come possono sopravvivere senza la luce del sole?” chiese sottovoce. “E questi alberi... Melograni?” aggiunse alzandosi in piedi.

“Deliziosi – vuoi assaggiare?” fece Ade strappando un melograno dall'albero più vicino e lanciandoglielo.

Persefone lo prese al volo. Era di un rosso brillante e pareva maturo al punto giusto.

Lanciò un'occhiata confusa in direzione del dio. Per tutta risposta, Ade ne prese un altro e lo addentò. “E' una fortuna che ce ne siano ancora. I miei sottoposti non fanno altro che mangiarne.” disse con noncuranza.
 
Persefone si rigirò il melograno tra le mani.

Non aveva mangiato nulla da quando era stata rapita. Certo, in quanto dea non ne aveva bisogno. Però era bello mettere qualcosa sotto i denti, di tanto in tanto.

Annusò il frutto. Dal profumo, pareva davvero buono.

Gli diede un piccolo morso, preparandosi a sputare subito il boccone se qualcosa non l'avesse convinta.

Dovette ricredersi: la polpa era molto dolce, quasi troppo, e piena zeppa di semi.

Dopo un'altra esitazione, deglutì.
 
Lo stomaco le si gelò quando vide l'espressione di trionfo dipinta sul volto di Ade.

“Seph, ti devo ringraziare.” esordì il dio, incinerando il frutto che teneva in mano. “...O forse dovrei ringraziare tua madre, che non ha mai avuto l'intelligenza necessaria per metterti in guardia su... beh, essenzialmente su di me, e in questo modo ti ha cresciuta ingenua e ignorante di tutto quello che si trova al di fuori di quella patetica isoletta nell'Egeo che eri solita chiamare casa. Il che, per una fortunata coincidenza, era proprio ciò di cui avevo bisogno.”

“Cosa..?” chiese lei a fatica, mentre la vista le si appannava.

“Le domande possono aspettare, fiorellino. Adesso è ora di dormire. Sogni d'oro!” fece lui un secondo prima che l'ormai ex dea della primavera si accasciasse a terra, svenuta.

Eris, nascosta non molto distante, si complimentò con se stessa per aver aspettato ancora un po' prima di diffondere la notizia.

Il caos si sarebbe diffuso comunque alla notizia del rapimento, ma alla notizia del rapimento e delle nozze tra la dea della primavera e il dio dei morti si sarebbe alzato un polverone davvero enorme.

Già si immaginava la faccia di Demetra. Esilarante.

Se non avesse serbato rancore nei confronti di Ade, sarebbe andata a complimentarsi con lui per la sua abilità nel raggirare la giovane dea.

Certo, lei si era dimostrata incredibilmente stupida. Persino i sassi sapevano che mangiare i frutti dell'Oltretomba equivaleva a legarsi per sempre ad esso.

“Che sciocchina!” esclamò scuotendo la testa. Poi spiccò il volo, diretta verso l'uscita dell'Oltretomba.










Sono riuscita ad aggiornare! Viva me! xD
Eeh sì, Seph è proprio scema. >.> D'altronde, anche nel mito originale non è proprio brillante. xD
Ci stiamo quasi avvicinando alla fine del primo arco della storia, che bello! :D Ma non temete, la fine della storia è ancora parecchio lontana. ;)
Grazie mille a tutti voi, soprattutto a chi recensisce: mi date la carica per andare avanti a scrivere e rendete migliori le mie giornate.
A prestissimo! :*
   
 
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