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Autore: AsfodeloSpirito17662    14/05/2013    8 recensioni
Doveva ubriacarsi. Non c'era altro modo di affrontare quella grigia, grigissima tragedia. Il punch scivolò giù nella gola che una vera bellezza! Forse un po' troppo bene, tant'è che lo stomaco iniziò a bruciargli come avesse inghiottito un fiammifero. Lasciò cadere il bicchiere di plastica vuoto a terra e si appoggiò al muro durante un giramento particolarmente crudele. Era alla maledetta festa della confraternita dei Camelot, Arthur Pendragon era lì da qualche parte a strusciarsi in mezzo alla bolgia ubriaco come una melanzana e lui, che finalmente era riuscito a trovarsi nello stesso posto alla stessa ora e non perché avevano lezione insieme, era vestito da donna!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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DECIMO CAPITOLO

 

Mordred reagì in maniera decisamente diversa da come aveva fatto Morgana, quando gli schiaffarono sotto al naso la foto di lui ed Arthur che si stavano baciando. Non si irritò e non gli venne in mente nessuna sequela di omicidi, che avrebbero potuto comunque essere uno più fantasioso dell'altro.

In realtà Mordred rise.

Rise talmente di cuore che i suoi compagni di università smisero addirittura di sfotterlo a morte, preoccupati improvvisamente per la sua sanità mentale.

Seriamente, come avrebbe potuto arrabbiarsi per una cosa del genere? Aveva iniziato lui quella guerra, sarebbe stato da ipocriti prendersela per essere stato ripagato con la stessa moneta.

Mordred guardò nuovamente la foto: le mani di Arthur gli stringevano la faccia come fosse stato un pupazzo di gomma e lui invece aveva gli occhi aperti e grandi come due palline da golf. La scena appariva piuttosto grottesca, anziché intima o romantica. Quella era una foto che ritraeva due soggetti ubriachi (o presunti tale), non certo innamorati. Era percepibile. Eppure, quando Mordred vide Arthur dirigersi verso di lui dal fondo del corridoio, seppe immediatamente che l'altro l'aveva presa abbastanza sul personale.

Riesco quasi a vedere le nuvole nere intorno alla sua testa. Oh, era un lampo quello? Adesso arriva il tuono, me lo sento.

 

Quando fu abbastanza vicino da poterlo fare, Arthur lo arpionò per un gomito e se lo trascinò in un punto più appartato del corridoio, lanciando uno sguardo fiammeggiante agli stessi compagni che qualche attimo prima si stavano facendo beffe di Mordred. Dal canto suo, il moro lo lasciò fare, ma se Pendragon aveva di nuovo intenzione di prenderlo a pugni bé... stavolta l'avrebbe trovato preparato.

 

"Duirvir, dimmi che è uno scherzo di pessimo gusto" esordì Arthur, una volta al riparo da orecchie indiscrete. Puntò i pugni contro i fianchi e scrutò l'imperturbabile espressione del ragazzo che aveva di fronte.

Mordred alzò le spalle con noncuranza.

"Certo che lo è" replicò piuttosto pacato, "Ma correggimi se sbaglio... L'hai detto quasi come fosse stata un'accusa rivolta ai miei confronti"

Arthur arcuò le sopracciglia con sarcastica incredulità.

"Certo che lo è! Ultimamente sei coinvolto in parecchie situazioni che non mi piacciono e non capisco come tu possa restartene così tranquillo con questa cosa" e sventolò un'altra copia della fotografia per aria, "Che gira per il college! Sai, in questo periodo il mio umore è parecchio precario e comincio ad essere veramente stufo di tutte queste cazzate"

"Non vedo come questo dovrebbe riguardarmi"

"Ti riguarda, Mordred, perché credo che tu sia coinvolto. Sai qualcosa che non mi stai dicendo, non è vero?"

Mordred inspirò profondamente e guardò Arthur negli occhi, in un silenzio meditativo. Quella era una cosa tra lui e Morgana, non avrebbe permesso delle intrusioni. La faccenda doveva rimanere irrisolta perché sì.

Lui doveva pensare a Morgana. Nessun altro. Se voleva davvero direzionare l'attenzione di Arthur altrove, avrebbe dovuto mentire.

Fortunatamente era una cosa che gli riusciva anche piuttosto bene.

"Vuoi sapere perché non sto andando in giro per il college come un pazzo furioso alla ricerca del colpevole?"

Pendragon restò a guardarlo in silenzio, le spalle rigide ed i lineamenti del volto tesi. Senza volerlo, aveva accumulato una quantità di nervosismo impressionante e presto o tardi sarebbe esploso. Guardando ciò che si muoveva irrequieto nel fondo dei suoi occhi, Mordred sperò solamente di non essere presente quando quello sarebbe accaduto. Tutti sapevano che Arthur era una persona fondamentalmente buona, solare e con dei ferrei principi; c'era da dire anche che quando un Pendragon si incazzava sul serio, era meglio non incrociare la sua strada.

"Pensi davvero che questa cosa non mi infastidisca?" iniziò, sventolando anche lui la sua copia della fotografia; "Ci rido sopra perché so che chiunque sia il responsabile, ci sta guardando. E sono certo che si stia divertendo come un pazzo, sopratutto grazie a te Arthur, che hai preso così a cuore la faccenda. Se mi fa incazzare? Certo che mi fa incazzare. Ma, mi dispiace, non darò anche la soddisfazione di vedermi ribollire come un pentolone al ritardato che ha avuto la brillante idea di divulgare questa roba! Per questo ci sei già te, mi sembra. Pochi giorni fa è toccato a Morgana. Adesso tocca a noi. La prossima settimana sarà qualcun altro, che vuoi che ti dica?!"

Arthur strinse la mano in un pugno, accartocciando la fotografia con rabbia.

"E quindi? Intendi lasciare che questo idiota continui a divertirsi come meglio creda?"

Morded allargò le braccia con malcelata esasperazione.

"Seppure fosse? E' una foto Arthur, tra l'altro fatta anche piuttosto male. Si vede che non stavamo facendo sul serio, tra una o due settimane non se ne ricorderà più nessuno!"

"Certo... nessuno a parte me"

Morgana mi ha fatto il malocchio perché l'ho presa in giro per la sua, di foto. E' mia sorella. Sarebbe capace di tutto, io lo so.

 

Nonostante tutti gli indizi che Arthur aveva su Morgana, la sua proverbiale cecità (leggasi: prosciutti sugli occhi), gli impedì di colpevolizzarla, anche se (testuali parole), era convinto che lei sarebbe stata capace di tutto. Evidentemente non ne era convinto abbastanza.

"E tralasciando un attimo la foto" riprese dopo brevi attimi, "Non credi che chi l'abbia scattata sia stata la stessa persona che ha nascosto i vestiti della ragazza in verde in camera tua?"

Ad Arthur i prosciutti donavano un sacco. Creavano proprio un bel contrasto, con la sua carnagione.

"Può darsi... anzi, sai che ti dico? Magari è stata proprio la ragazza in verde ad aver architettato tutto questo. Forse vuole farti capire che non le interessi e cerca soltanto di prendersi gioco di te. Non che tu le stia rendendo la cosa difficile, aggiungerei..."

"Vacci piano con le parole, Duirvir, non è questo il periodo adatto per decidere di mettere alla prova i miei nervi!"

"Sì, me ne sono accorto ieri sera, grazie tante. Lascia che ti dia un consiglio, Arthur, perché a dispetto di quanto puoi credere adesso, sono ancora tuo amico. Smettila di fissarti ancora così tanto su questa faccenda. Lascia la presa, allenta. Volta pagina e fallo serenamente, perché di certo non si può dire che tu non ci abbia provato, no? Non sempre le cose vanno come vorremmo"

A parte nel mio caso. Ma questo perché io pianifico anche gli imprevisti. E' strategia. E' tecnica. Pendragon è un buon stratega, ma solo quando gli pare.

 

Dopo alcuni istanti, Arthur gettò contro Mordred la sua foto accartocciata e lo superò con una spallata poco gentile.

Col cazzo che ci rido sopra. Scoprirò chi è stato e lo userò come bersaglio al campo di tiro.

 

*

 

La seconda vittima dell'ira funesta di Arthur Pendragon, fu incredibilmente Morgana Pendragon. No, amici miei. Nessuna sorta di illuminazione divina aveva colpito in piena fronte il nostro aitante e giovin biondastro. Eppure qualche domanda, diciamocelo, era stato in grado di farsela anche lui.

Morgana rimase congelata a metà, nell'intento di inzuppare i suoi biscotti dietetici nella tazza di caffè e latte rigorosamente senza zucchero.

"Come scusa?" balbettò confusa, presa in contropiede dall'apparizione improvvisa di suo fratello al bar. E poi aveva ancora la mente annebbiata dai postumi del sonno, non era valido farle quelle domande a quell'ora indecente (le dieci e mezza) del mattino.

"Ti ho chiesto, Morgana, se hai visto chi è stato a scattarti la foto la sera della festa. Diciamo che data la prospettiva, dovevate essere piuttosto vicini. Quindi?"

La ragazza restò a fissare con occhi piuttosto vacui la faccia di suo fratello.

Da quando Arthur ha delle intuizioni? Quand'è diventato così intelligente? Ommioddio, non facciamo che crescendo questo qui mi sviluppa un cervello eh! No!

"I-io... chi... chi ha scattato la foto, dici?"

"Sì Morgana" sospirò con impazienza e parlò lentamente, "Voglio sapere chi ha scattato la foto. Dimmelo. Dopodiché, ti chiederò perché non me l'hai detto prima"

Il biscotto le cadde dentro la tazza, schizzando goccioline di latte sul tavolino.

Oh Cristo.

"Ma che cosa vuoi che ne sappia, Arthur?! Stavo vomitando! Non mi sono mica guardata intorno!"

"Certo ed eri così presa dal vomitare che non ti sei accorta di avere qualcuno a pochi passi di distanza che ti stava scattando una foto"

"Magari ha fatto lo zoom!"

"Non mi è sembrato proprio"

"Ah certo, adesso abbiamo l'esperto in fotografia!"

"Non ci vuole un esperto in fotografia per queste cose!"

"Perché mi stai gridando addosso?!"

"Non sto gridando!"

"Sì che lo stai facendo e non capisco perché tu debba trattarmi così male!"

Arthur sgranò gli occhi.

"Trattarti male?! Morgana, ma che diavolo- no! No no no! Non ci provare! Non ti azzardare!"

"Ogni volta che sei arrabbiato per qualcosa finisce sempre così! Devi prendertela sempre con me!"

"Non osare metterti a piangere!"

"Non è colpa mia! Sei tu quello che sta sfogando su di me le sue frustrazioni!"

"Oh Dio, Morgana, per favore, smettila di-" si stropicciò la faccia con le mani, prima di affondarla nei palmi con esasperazione; "Smettila di piangere, non ti posso vedere così!"

Morgana tirò su con il naso ed incrociò le braccia contro il petto. Era l'unico modo che aveva per distrarre suo fratello. Nessuno poteva resistere alle lacrime di una donna! Con stizza, allontanò la tazza da sé e spostò lo sguardo altrove, intenzionata a non rivolgere più la parola ad Arthur. Quello sbirciò la sua espressione oltre la fessura delle dita che gli coprivano il volto e ciò che vide, lo portò a sbuffare pesantemente.

"Morgana, te lo sto chiedendo gentilmente, puoi aiutarmi sì o no?"

La ragazza fece la parte della sostenuta per lunghi secondi, durante i quali Arthur credette che l'unica cosa che gli era rimasta da fare, sarebbe stata quella di alzarsi ed andarsene sconfitto; tuttavia, Pendragon Maschio non aveva fatto ancora i conti con quel lato nascosto di sua sorella che, ogni tanto, riusciva a prevalere sugli altri: quello che le imponeva di dimostrarsi una brava sorella, nonostante tutto. In qualunque modo la si voleva vedere, tutto ciò che Morgana aveva architettato, non l'aveva attuato solamente per suo puro diletto personale. In un certo senso, aveva sempre incluso anche Arthur nei suoi pensieri, con la convinzione che le sue azioni avrebbero potuto portare nient'altro che del bene; è indubbio che l'agire di Morgana fosse stato alquanto... discutibile. Tutto ciò che aveva fatto però (più o meno), non era mai stato rivolto ai danni di suo fratello (o meglio, quando il danno sopraggiungeva, dopo aveva sempre cercato di rimediare a modo suo).

 

Morgana gli lanciò un'occhiatina e morse l'interno della guancia con espressione combattuta. Forse aveva un po' esagerato, ma il piano oramai era stato avviato e non poteva davvero fermarsi, arrivata a quel punto. Nonostante i suoi dubbi, doveva trovare la forza di procedere.

Mi ringrazierai Artie. Fidati, lo farai.

 

"Hai seguito il mio consiglio?" domandò improvvisamente, cogliendo Arthur di sorpresa; quello la guardò con occhi un po' persi, cercando di capire cosa c'entrasse quella domanda con ciò che le stava chiedendo.

"Quale consiglio?" domandò infatti, corrugando la fronte.

"Hai scoperto se è Mordred la ragazza dal vestito verde? Ho visto la foto che hanno messo in giro"

Arthur si tirò indietro e poggiò la schiena contro la spalliera della sedia, spostando lo sguardo da un'altra parte con un evidente moto di insofferenza. Quell'argomento lo faceva andare ai matti, sul serio. Dopo aver raggrumato le labbra, come per cercare di trattenere l'incazzatura, schioccò la lingua contro il palato.

"Se hai visto la foto è inutile avermi fatto quella domanda" commentò, stiracchiando la bocca in un sorriso plastificato.

"Sì, ma voglio sentire da te cosa hai scoperto. E' lui oppure no? Tra l'altro, approfitto dell'occasione per farti notare come non ti stia prendendo per i fondelli, come tu invece sei venuto a fare subito con me, quando hai visto la mia foto. E pensare che a volte hai ancora il coraggio di chiederti se ti voglio bene davvero oppure faccio solo finta..."

Sì Morgana, punta sul sentimentalismo! Voglio proprio vedere se avrà ancora la faccia tosta di accusarmi dopo questa bomba! Stritolagli il cuore!

 

Arthur alzò le mani per aria come in segno di resa: quando la sorella attaccava in quel modo, preferiva interromperla prima che la situazione degenerasse (perché tanto finiva sempre così).

"No Morgana, non è lui. Ecco perché ti ho chiesto se hai visto chi è stato a scattarti la foto, quella sera. Sono certo che si tratti della stessa persona che l'ha fatta a me e Mordred. E deve aver anche nascosto i vestiti in camera sua. Quindi si tratta sicuramente di un ragazzo. E di un Camelot, perché ha avuto facilmente accesso ai nostri dormitori"

"E non ti da fastidio l'idea di avere così la conferma che la ragazza dal vestito verde è in verità un ragazzo?"

"Che diavolo blateri? Chi ti dice che chi ha messo i vestiti in camera di Mordred non sia riuscito a sottrarli alla ragazza dal vestito verde? Non sappiamo ancora se si tratti di un lui, evitiamo le conclusioni azzardate Morgana, grazie tante!"

Morgana schiuse le labbra con sincera incredulità e l'ennesimo biscotto le cadde dalle dita, dentro la tazza di latte e caffè che aveva riavvicinato a sé. Come poteva suo fratello essere così maledettamente imbecille?

Non ci posso credere. Non capirà mai la verità, neanche se dovessi fargli un disegnino. Devo fare qualcosa o non riuscirò a farlo arrivare ad Emrys neanche tra mille anni. Bill, Obama, Elizabeth: datemi la forza. Oppure un fucile a canne mozze!

Sospirò profondamente, cercando di riordinare le idee ed appoggiò le mani sul tavolino, decisa a prendere in mano la situazione. Quando guardò suo fratello negli occhi, si assicurò di avere la sua completa attenzione, prima di parlare. Era importante che Arthur capisse.

"Senti, lasciami essere franca. Attualmente ti stai preoccupando di un problema che non puoi risolvere, Artie. Non hai indizi decenti da seguire, io non ricordo chi mi ha scattato la foto, che tu ci creda oppure no. Stai facendo delle congetture una più campata per aria dell'altra e non è andando in giro a mettere la gente spalle contro il muro, che otterrai qualcosa. Io dico di aspettare di vedere cosa succederà nei prossimi giorni e ti consiglierei di preoccuparti su cose che invece, puoi risolvere adesso"

"Del tipo?"

"Del tipo Emrys" rispose Morgana schietta, con un tono che sarebbe equivalso ad una stilettata, "Dal giorno in cui avete avuto la non-discussione, non vi ho visto più rivolgervi la parola"

"Cioè da ieri"

"Sì, da ieri, ma non per questo la faccenda è meno grave"

"La stai ingigantendo un po' troppo"

"Io non credo"

Arthur incrociò le braccia contro il petto.

Morgana avrebbe voluto seriamente strappargli dalle ossa quella faccia da gnorri che le stava propinando senza nessuna decenza, ma puntando le unghie sul legno del tavolino, con enorme sforzo si trattenne.

"Emrys non è il tipo da prendersela per niente Arthur, è evidente che devi averlo trattato in modo piuttosto sgarbato"

"Ah, adesso la colpa è mia a priori!"

"Sì, lo è maledetto idiota, perché sono tua sorella e ti conosco. Quando hai le palle girate, disgraziatamente apri la bocca senza prima aver collegato il cervello, quindi anche se non conosco la dinamica dei fatti, so che la colpa è tua!"

Pendragon Maschio sbatté una mano sul tavolino con rabbia e si chinò in avanti, verso la sorella.

"Mi domando perché ultimamente avete preso tutti il vizio di dirmi cosa dovrei o non dovrei fare. Non conosci la dinamica della situazione e tralasciando il fatto che per questo non dovresti immischiarti, sappi che ti stai comportando esattamente come lui!"

Morgana tenne ovviamente testa al suo sguardo e si chinò a sua volta verso il fratello, assottigliando minacciosamente le palpebre sugli occhi. Due leoni che si studiavano in mezzo alla savana, non sarebbero potuti sembrare più agguerriti di così. Qualche tavolo più in là, un cellulare squillò e prima che il proprietario riuscisse a rispondere, la melodia dell'intro di Superquark(1) riuscì a diffondersi per il bar.

"Se la gente ti dà consigli, Artie, è perché forse tiene a te, forse lo fa perché vuole aiutarti, forse lo fa perché ultimamente sembri andato fuori giri ed hai bisogno di qualcuno che ti faccia ragionare!"

"Non gli ho mai chiesto niente del genere!"

"No, però gli hai chiesto un sacco di altre cose! Gli hai chiesto di infiltrarsi nell'archivio della scuola, di scaricare la lista, di aiutarti in questa stupida ed assurda ricerca e di diventare tuo amico! Anzi, direi che l'ultima cosa glie l'hai piuttosto imposta! Ti stai comportando da cretino, irriconoscente ed egoista e tu non sei così, maledizione! Il Pendragon buono tra noi due sei sempre stato te, cerca di riprenderti, per l'amor del cielo, sono io quella che si impone sugli altri! Non confondiamo i ruoli!"

Arthur inspirò con lentezza, senza distogliere lo sguardo da quello di sua sorella, i nervi tesi al massimo e le spalle rigide come granito. Avrebbe voluto rispondere e dire un sacco di cose poco carine, ma che comunque non avrebbero retto il confronto con la logica di sua sorella. Morgana si accorse di essere riuscita a fare breccia nella nebbia che avviluppava la ragionevolezza di suo fratello e capì di dover continuare a battere il chiodo affinché il messaggio penetrasse a fondo. Se avesse lasciato perdere proprio in quel momento, nel giro di un'ora Arthur avrebbe dimenticato quella conversazione ed avrebbe continuato a comportarsi da imbecille.

"Non so se te ne sei accorto, sai, ma mi sembra che Emrys abbia fatto tutte queste cose senza chiedere niente in cambio. Neanche la voleva, la tua amicizia. Ti è stato vicino sin dall'inizio, ti ha consigliato, ti ha aiutato, ha assecondato tutti i tuoi capricci, ti ha difeso, ha difeso te e la tua fissa, dicendo sempre che se una cosa senti di doverla fare, allora la devi fare. Arthur, ti rendi conto che ti ha accompagnato in lungo ed in largo per permetterti di limonare con tutte le ragazze della scuola? Pensi che gli abbia fatto piacere? Credi che non avrebbe avuto niente di meglio da fare? Rifletti, maledizione! Prima dell'inizio di questo delirio, tu ed Emrys neanche vi conoscevate. Eppure lui ha deciso comunque di aiutarti! D'accordo, forse l'ho un po' incoraggiato ad accettare, ma il resto l'ha fatto tutto da solo! Perché avrebbe dovuto farlo, se non siete stati mai nemmeno amici prima d'ora? Dopo tutto questo, credi ancora che sia giusto il trattamento che gli hai riservato?"

 

Morgana espirò bruscamente, innervosita dalla cecità di suo fratello. Era vero, non voleva che Arthur scoprisse proprio tutto, ma aveva raggiunto il limite! Aveva avuto il dovere di smuovere un po' le acque, o la situazione non si sarebbe mai evoluta! Senza neanche finire la colazione, fece strusciare la sedia sul pavimento e si alzò in piedi, raccattando la borsa da terra.

Arthur era rimasto con lo sguardo fisso davanti a sé e sembrò non registrare i movimenti di sua sorella, quasi fosse troppo preso da un pensiero piuttosto difficile da figurare.

"Vai a cercare Emrys, Arthur e chiedigli scusa" mormorò semplicemente lei, prima di allontanarsi dal bar con una coscienza decisamente più leggera. Quella buona azione mattutina, la fece sentire meno in colpa per tutto quello che aveva combinato.

 

*

 

Gwen uscì dalla biblioteca con aria piuttosto abbattuta. Aveva cercato Merlin in lungo e in largo, ma iniziava a sospettare che non fosse neanche uscito dal dormitorio quella mattina. In realtà la prima cosa che l'aveva spinta a voler vedere l'amico, era stato il bisogno di parlare con qualcuno della situazione che si era creata con Lancelot. Merlin era il suo migliore amico ed anche l'unico che le aveva sempre parlato sinceramente, con il cuore in mano. Francamente, Gwen non avrebbe mai potuto immaginare consigliere migliore.

Anche Morgana è schietta, ma non sincera. Cioè, lo è quando le pare. E poi ci sono modi e modi per essere sinceri. Lei lo è in quel modo che ti fa prima cadere in un pozzo profondo e poi divorare dai pesci carnivori.

 

Salutò con un sorriso una compagna di corso e decise di dirigersi verso l'aula di simbologia: se Merlin non fosse stato presente anche lì, avrebbe potuto finalmente capire la gravità della situazione (era infatti raro che lui saltasse le lezioni, se non per questioni urgenti).

Era vero, aveva cercato Merlin per parlare dei suoi problemi... in primo luogo; poi, quando aveva visto la foto di Arthur e Mordred (come tutto il resto del college) avvinghiati a mo' di ostriche, le sue turbe erano passate in secondo piano ed aveva iniziato a cercare l'amico per ben altra motivazione. L'atteggiamento di Pendragon Maschio stava iniziando ad infastidirla e distrattamente, ricordò quella sera in cui aveva detto a Merlin che le cose, per lui, sarebbero sicuramente cambiate dopo il bacio che aveva rubato a quell'asino biondo; non avrebbe mai immaginato, però, che avrebbero preso una piega così sbagliata. Merlin aveva ragione, lei era un'inguaribile romantica e non poteva farci niente se in ogni occasione, a dispetto di tutte le avversità che si presentavano, sperava ardentemente in un 'felici e contenti' generale. Arthur doveva accorgersi dei sentimenti di Merlin perché Merlin se lo meritava e nel momento in cui Arthur avrebbe capito tutto, non c'erano dubbi che quei due avrebbero finito per stare insieme.

Perché sì!

Gwen non voleva sentire ragioni, quando si impuntava su qualcosa, doveva essere come diceva lei e basta. Non le interessava di passare per infantile: se sperare il meglio per le persone cui voleva bene era infantile, allora sì! Lo era! E ne andava anche fiera!

Con un cipiglio piuttosto battagliero entrò nell'aula di simbologia, iniziando subito a scandagliare i posti già occupati.

Testa nera, testa nera, testa nera... testa nera!

 

La testa nera in questione però non aveva occupato nessun posto, anzi, era in piedi in mezzo all'aula, come stesse cercando a sua volta qualcuno. Quando Testa Nera si voltò verso di lei, Gwen constatò con un certo disappunto che non si trattava di Merlin, ma di Lancelot.

Bé, in effetti avrei dovuto capirlo dalla quantità di carne in più che c'è sulle ossa. Merlin diventerà traslucido prima o poi, se non la pianta di fare il vegetariano.

 

Dal modo in cui gli occhi scuri del suo ragazzo si accesero, Gwen capì che era lei, quella che stava cercando. Sulla soglia dell'aula, attese che Lancelot le si avvicinasse e stiracchiò le labbra in un sorriso un po' titubante. Dal giorno in cui avevano parlato in infermeria, aveva preso l'abitudine di rapportarsi piuttosto cautamente con lui; Gwen temeva che Lance fosse ancora arrabbiato a morte con lei, ma che per quieto vivere, non glielo facesse capire. E quando ci si metteva, il suo ragazzo era abbastanza bravo a non far capire le cose.

Contro ogni sua aspettativa però, quando lui le fu abbastanza vicino, le circondò gentilmente il volto con le mani. Gwen inarcò le sopracciglia con aria sorpresa: non aveva smesso di rimuginare sul perché Lance, dall'inizio dell'anno scolastico, non avesse fatto altro che baciarla come fosse stata sua sorella, ma dopo la discussione che avevano avuto, ci era arrivata. Ed aveva anche deciso di prendere un po' le distanze, per dargli modo di metabolizzare tutta la faccenda con calma! Capirete quindi che no, non se lo aspettava proprio quando Lancelot, incurante degli sguardi che aveva calamitato nell'aula, si chinò su di lei per baciarla come Cristo comandava!

Haaalleluja! Haaalleluja!(2)

 

Gwen sentì nella sua testa il coro degli angeli del Paradiso, accompagnato dai numerosi fischi di ammirazione dei suoi compagni di corso.

Si aggrappò alle braccia del suo ragazzo, tanta era la foga che lui aveva messo in quell'unico gesto e per una volta, se ne infischiò altamente del senso di imbarazzo che le fece accaldare le guance. Non era una ragazza a cui piaceva dare spettacolo ma, porco mondo, era la prima vera limonata che riusciva ad ottenere dopo settimane: col cazzo che avrebbe mandato tutto all'aria!

Uno scroscio di applausi seguì la caduta a terra della borsa di Gwen: l'aveva mollata per avvinghiarsi al collo di Lancelot, nel caso gli fosse venuta la brillante idea di ripensarci.

Non gli conviene, o sarò io quella che gli farà del male, stavolta.

Del resto, qualcosina dal suo adorato padre doveva pur averla presa, la nostra adorabile Gwen.

 

Sinceramente, Lancelot sembrava essere lontano miglia dal ripensarci, tant'è che interruppe il contatto soltanto per avere il tempo di issarsela in spalla come un sacco di patate. Gwen non riuscì a trattenere un gridolino di sorpresa ed alcuni dei suoi compagni, nell'applaudire, si alzarono addirittura in piedi, davanti quella dimostrazione di mascolinità. L'ammirazione per Lake cresceva di minuto in minuto.

"Lance, tra poco arriverà il professore!" esclamò Gwen, adocchiando la schiena del suo ragazzo. Si sentì circondare le gambe dalle sue braccia, di modo che non cadesse.

"Dov'è il problema?" rispose lui, recuperando anche la sua borsa, "Tanto tu non ci sarai. Credo se ne riparlerà oggi pomeriggio, di lezioni. O forse domani"

Gwen sgranò gli occhioni scuri e completamente ammutolita, non disse una parola quando Lancelot si voltò verso gli altri con aria maledettamente trionfante.

"Noi andiamo a fare sesso. Tanto sesso. C'è un sacco da recuperare. Copriteci!"

Oggi è il giorno in cui io, Lancelot, pianterò le basi per le nostre future decine e decine di figli!

 

Un'esplosione di fischi e di grida di incitamento accompagnarono l'uscita dall'aula dei due folli innamorati. Gwen era diventata praticamente bordeaux, ma Lancelot aveva un sorriso così smagliante che avrebbe potuto accecare qualcuno, se solo fosse stato possibile.

In quel tripudio di confusione, com'era normale che fosse, Gwen dimenticò la sua preoccupazione per Merlin.

 

*

 

Rilesse per l'ennesima volta la stessa identica riga, prima di cedere al nervosismo e spingere con malagrazia il libro lontano da sé; inclinò la testa all'indietro, poggiandola contro la parete di pietra fredda e si perse ad osservare le grosse nuvole scure e pigre, su in alto nel cielo. Era stato sicuro sin dall'inizio che nessuno sarebbe venuto a cercarlo lì su quella terrazza e fino a quel momento, tutto era andato secondo i piani. Aveva evitato ogni tipo di contatto umano (od alieno che fosse) e si era rifugiato nell'unico posto in cui, ci avrebbe scommesso la sua collezione di action figure di Harry Potter(3), sarebbe potuto stare un po' per conto suo.

Merlin era giunto ad un punto in cui non sapeva che cosa fare.

Tirò fuori dalla tasca dei jeans la foto che gli era capitata sotto il naso quella mattina e le gettò l'ennesima occhiata torva: Arthur era andato completamente fuori di testa. Gli costava ammetterlo, ma la colpa era anche un po' sua, che pur di non esporsi con il rischio di restare scottato, continuava a fare orecchie da mercante, nascondendo imperterrito la realtà dei fatti. Era talmente nauseato ed infastidito dalla situazione in cui si era cacciato, al punto da essere arrivato a desiderare di rifiutare del tutto all'amicizia che l'altro gli aveva voluto per forza offrire. Aveva realizzato, dopo aver visto quella foto (nonostante fosse chiaro come il sole che non si era trattato di un bacio voluto), che non poteva sopportarlo. Non si trattava solo di Mordred, ma di tutto quello che era stato e che sarebbe venuto: non poteva sopportare di essere soltanto l'amico di Arthur, stargli vicino e guardarlo dare attenzioni ad altre persone, attenzioni che avrebbe voluto per sé.

Sarò anche masochista, ma incredibilmente ho pure io i miei limiti. Devo segnarmi sul calendario questo giorno... sto diventando responsabile!

 

Una parte di lui era sollevata dal fatto che qualche giorno prima, al campo di tiro, avessero avuto una discussione; da quel momento infatti, Arthur l'aveva evitato con un'abilità sconcertante e per quanto lo riguardava, dopo aver capito che essere suo amico non poteva bastargli, non è che avesse fatto i salti mortali per metterlo spalle al muro, anzi. Merlin aveva semplicemente facilitato le cose di Pendragon Maschio, rendendosi evitabile come l'altro desiderava. Il fatto che Arthur non gli avesse più rivolto la parola quindi, l'aveva fatto sentire un po' più leggero: i suoi propositi di interrompere il corso della loro amicizia, in quel modo, potevano realizzarsi con più facilità. Merlin era sempre stato un ragazzo sincero e schietto, ma quando si trattava di mettere in gioco i suoi sentimenti, diveniva un bel po' reticente. Quel distacco che si era creato con il biondo, gli aveva fatto maledettamente comodo e ad essere onesti, non era molto sicuro di voler tornare a parlare con lui nel breve periodo. Non solo l'essersi ritrovato davanti quella foto l'aveva ridotto uno straccio, ma il modo in cui Arthur gli si era rivolto al campo, il modo in cui l'aveva trattato, gli aveva lasciato in bocca un amaro fastidioso. Si era sì sentito tradito, ma quello che più l'aveva ferito, era stata la totale assenza di considerazione nei suoi confronti; considerazione per tutto quello che aveva fatto, per tutti i momenti in cui gli era stato vicino, l'aveva consigliato, l'aveva spronato. La sua presenza doveva pur aver contato qualcosa in quelle settimane, no? Altrimenti Arthur non avrebbe mai potuto prendere così a cuore il suo parere (del resto, se aveva capito bene, era proprio a causa di quello, se avevano discusso). In circostanze normali Merlin sarebbe già andato a cercarlo di persona, per risolvere la faccenda, perché non sopportava di lasciare le cose in sospeso e sapeva che se il biondo aveva sbottato con lui, era stato solamente a causa del suo nervosismo; d'altra parte, ripensando a tutto quello che era stato disposto a fare per lui ed al modo in cui Arthur aveva cercato di imporgli la sua amicizia, l'idea di corrergli dietro lo indispettiva. L'istinto gli suggeriva di andare a cercare quell'asino patentato e di costringerlo a vuotare il sacco, a dire cosa c'era che non andava... ma la ragione gli imponeva di salvare quello straccio di dignità che ancora gli era rimasta.

Se Arthur voleva essere davvero suo amico come professava, stava a lui andarlo a cercare e risolvere la situazione.

Sei sotto esame Pendragon, vediamo cosa riesci a fare.

 

Guardò ancora una volta la foto, stringendola pigramente tra l'indice ed il medio. Non sapeva chi aveva inaugurato quella moda di spargere roba compromettente in giro per il college, sapeva solo che quel nuovo sport non gli piaceva. Chiunque si divertisse a spese degli altri, meritava soltanto tanta pena.

Questo solo perché non so chi è. Altrimenti l'avrei già riprodotto impiccato su Paint ed avrei inviato una e-mail a tutti gli studenti. Questo è essere machiavellici. E non avrei dovuto preoccuparmi neanche dell'impatto ambientale. Le e-mail sono incorporee. Questo tizio invece, ha ucciso un sacco di alberi. Pagherà per quello che ha fatto!

 

Merlin si trovava ad un bivio e non sapeva che cosa sperare di più, se l'essere trovato da Arthur o l'essere lasciato in pace: la prima era un'incognita, la seconda una costante. Infatti, se Arthur avesse semplicemente continuato ad ignorarlo, tutto sarebbe tornato come prima, al periodo in cui loro due neanche si conoscevano; Merlin avrebbe saputo a quel punto che cosa aspettarsi, come doversi comportare e seppure con le sue difficoltà, avrebbe saputo gestire la situazione. Ma se Arthur l'avesse cercato... espirò pesantemente e con i gomiti appoggiati sulle ginocchia piegate verso il petto, affondò la faccia nelle mani, stropicciandola sbadatamente. Che cosa avrebbe fatto, se Arthur l'avesse cercato? Sarebbe stato ancora disposto a regalargli la sua amicizia?

 

Sobbalzò con il cuore in gola, quando sentì qualcuno uscire all'improvviso sulla terrazza. Alzò il volto dalle mani ed i suoi occhi scandalosamente blu si legarono subito a quelli azzurri dell'ultima persona (o forse no) che avrebbe voluto vedere in quel momento.

 

*

 

Morgana addentò il suo panino integrale insalata e pomodoro, seduta cavalcioni su una panchina, nei pressi della fontana; il cortile interno della scuola all'ora di pranzo era praticamente deserto, considerando che la maggior parte degli studenti preferiva mangiare in mensa. Andando incontro all'inverno però, la ragazza aveva ben pensato di approfittare di quel pallido raggio di sole che era riuscito a fare capolino tra le nuvole nell'ultima mezz'ora: chissà quando avrebbe potuto averne ancora!

Un po' di luce non può fare altro che giovare alla mia già fantastica pelle.

 

Portando una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio, girò poi la pagina del suo La Scienza del Successo(4) e lasciò che il rumore tranquillo dell'acqua zampillante nella fontana, accompagnasse la sua placida lettura. Tra una riga e l'altra, in certi momenti il suo pensiero volò verso il fratello e non poté fare a meno di chiedersi se quell'asino avesse davvero deciso di seguire il suo consiglio. Arthur era un ragazzo avventato per natura, questo l'aveva sempre saputo, ma non lo si poteva accusare di superbia: anche se amava dare a vedere il contrario, prendeva sempre in considerazione le parole degli altri. Pur credendo di essere nel giusto, nel momento in cui gli veniva fatto notare qualcosa, il suo cervello cominciava a rimuginare e finiva sempre per decidere di mettersi in gioco; metteva in gioco non solo le sue parole, ma anche le sue azioni.

Sì, ogni volta la stessa storia. Lui fa una stronzata, tu glielo fai notare, lui ti dice gentilmente di farti un pacco di tuoi e di andare al diavolo, poi quando resta da solo ci ripensa come i cornuti. Ah, mio caro fratello, come ti conosco io, nessuno sa!

 

Con un sospiro che lasciò intendere una pazienza infinita (ed immaginaria, considerato il soggetto), diede un altro morso al panino e le pagine del suo libro, vennero oscurate dall'ombra di qualcosa. Con un cipiglio contrariato si voltò, trovando Mordred appostato alle sue spalle come un avvoltoio, intento a sbirciare il contenuto del libro, proteso oltre la sua testa. Morgana restò a fissarlo con una faccia tanto apatica tanto quella della Stewart(5), ma non disse una parola; stabilendo di avergli prestato anche troppa attenzione, tornò a voltargli le spalle, decisa più che mai a terminare il suo pranzo in sacrosanta pace. Qualcosa però, iniziò a pungolarla sullo sterno sinistro, insistentemente. Qualcosa che aveva tutta l'intenzione di infastidirla oltre ogni misura.

Abbassò lo sguardo sul fianco, ma non c'era niente!

Certo che non c'è niente. Ciao Morgana, sono io, la tua coscienza. Pensavi di avermi annientata, ma ti ho fregata. Ho solo finto di morire. Ammettilo, non vedi l'ora che questo giovanotto ti dia un pretesto per bisticciare. Un pretesto qualsiasi. A me puoi dirlo.

 

"Smettila!" sbottò all'improvviso, proprio mentre Mordred si apprestava a sedersi davanti a lei, sempre a cavalcioni sulla stessa panchina.

"Smettere di fare cosa? Non ho ancora aperto bocca" commentò lui, corrugando la fronte. Riuscì a guadagnarsi un'occhiata raggelante e Morgana lo minacciò, sventolandogli sotto il naso il panino integrale. Un pezzo di pomodoro finì sulla polo verde scuro di Mordred.

"Smettila di provocarla! Ogni volta che sei nei paraggi, resuscita come un maledetto zombie! Odio gli zombie!"

"Provocare chi? Soffri di bipolarismo e non lo sapevo?" arcuò le sopracciglia, sinceramente interessato da quel nuovo lato di Morgana; "Oh, aspetta! Stiamo parlando di un'amica immaginaria? Dovresti aver superato da un pezzo questa fase, credo..."

E poi da come ne ha parlato, dovrebbe essere morta. Ha un'amica immaginaria morta che ogni tanto torna in vita. Interessante.

Mordred abbassò lo sguardo sulla polo e con due dita, tolse il residuo di pomodoro che si era magicamente spalmato su di lui; lo lasciò penzolare a mezz'aria per brevi istanti, prima di farlo cadere per terra con aria solenne.

"Parlo della mia coscienza!" sbottò nel mentre Morgana, attirando più vicino il suo libro, come temesse che Mordred avrebbe osato toccarlo con le sue ditaccia unte e sporche. Lui tornò a guardarla, sinceramente stupito. In realtà quel ragazzo era talmente bravo nella mimica facciale, da riuscire a far risultare sincera qualsiasi espressione facesse.

"Ponendo il remoto caso che tu ne abbia davvero una, sapere di avere un tale ascendente sulla tua coscienza mi fa sentire mostruosamente geniale. Quindi, se stavi tentando di offendermi o minacciarmi, ci terrei ad informarti che hai miseramente fallito. Tra l'altro, perché anche il pomodoro? Non ti è bastato mettere in giro quella foto? Anche la polo dovevi rovinarmi?"

"Hai iniziato tu questa guerra, non osare puntarmi il dito contro! E quante storie per una maglietta! Dopo la lavatrice, tornerà orribile come prima!"

"Non ti punterei mai il dito contro, trovo adorabili le macchinazioni che la tua piccola mente diabolica riesce a produrre. Dovrei privarmi di questo divertimento? La lavatrice del nostro dormitorio si è rotta. Il tecnico verrà dopo domani, come farò fino ad allora senza la mia polo verde? Risalta il colore dei miei occhi, non posso separarmene così a lungo"

Morgana roteò i suoi verso il cielo e sbuffò, dando un altro morso al panino. Mordred dovette attendere che l'altra avesse finito di masticare ed inghiottire, prima di poter essere graziato da una risposta.

"Il bue che dice cornuto all'asino. Stiamo facendo una gara di malvagità? Ti ricordo che sono venuta al mondo prima di te. Ho più esperienza sulle spalle! Guardami negli occhi e dimmi di non sapere già che perderai questa partita. Sei troppo furbo per non sapere contro chi ti sei messo, mio caro. E piantala con questa maglietta o potrei cominciare a pensare che non hai altro da metterti. Il che non darebbe una bella immagine di te, non so se mi spiego!" concluse, arricciando la punta del naso con sdegno. Sovrappensiero, Mordred allungò le mani verso il libro ancora aperto di Morgana, tanto per avere qualcosa da rigirarsi tra le dita, ma lei lo allontanò subito dalle sue grinfie.

"Non ci pensare neanche, hai le mani sporche!"

"Non è vero, le ho lavate ieri!"

"Come sarebbe a dire ieri?!" sgranò gli occhi chiari, guardandolo completamente atterrita.

Mordred non riuscì a resistere a lungo e scoppiò a riderle in faccia.

"Divertente Duirvir, mi sto sbellicando, sul serio!"

L'altro continuò a ridere, piegando la schiena in avanti fino ad appoggiare la fronte sulla panchina. La faccia di Morgana sapeva essere uno spasso a volte, sul serio. Dal canto suo, la ragazza finì il panino, accartocciò la carta stagnola e la lanciò sulla testa del cretino.

Ridi ridi, che prima o poi ti strozzi, soffochi e muori.

 

Quando Mordred torno più o meno in sé, tirò su la fronte dalla panchina e la guardò con un sorriso morbido sulle labbra, di chi non poteva chiedere altro di meglio alla vita.

"Che ti importa di quella polo? E' brutta, ti ho dato un pretesto per buttarla via"

"Non lo farò mai. La adoro"

"Allora credo proprio dovrai aspettare il tecnico. Non penserai che te la lavi io, spero"

"Perché no? Sei tu ad averla rovinata. Dovresti cercare di rimediare o potrei pensare che non te ne importi niente"

Morgana arcuò le sopracciglia, un sorrisetto sbeffeggiante sulla bocca ben disegnata.

"Oh, immagino che questo dovrebbe riuscire a ferire i miei sentimen... Duirvir che... che stai facendo?! No, non ci provare! Non...!"

Le proteste di Morgana furono interrotte dalla maglia che le venne lanciata sulla faccia con scarsa delicatezza. Con gli occhi grandi come due palline da golf, si tolse l'indumento dal viso ed osservò Mordred come fosse andato completamente fuori di senno.

"Mh, fa freddino però eh?" borbottò lui, scrollando le spalle nude per scacciare un brivido. Ad un certo punto, sembrò decidere qualcosa e schioccò la lingua contro il palato.

"D'accordo"iniziò, sfregando i palmi delle mani sopra i jeans, "Forse è meglio che rientri, altrimenti mi prende una bronchite"

Si alzò in piedi, ignorando con una certa classe la faccia imbambolata di Morgana; con la panchina che ancora gli passava in mezzo alle gambe, chinò la schiena in avanti ed appoggiò le mani sui bordi, per reggere il peso del corpo. Quando il suo viso fu alla stessa altezza del viso di Morgana, quella beneamata aria spensierata ed un po' ingenua che si portava appresso come una seconda pelle, con lentezza scivolò sotto quella da, forse ben più appropriata, figlio di una buona donna. Il sorriso sghembo che tirava le sue labbra, ne era la conferma.

"Puoi far durare questa guerra quanto vuoi, Morgana, perché ho capito come ti piace giocare. Vediamo chi si stancherà per primo, se proprio insisti. Ma se pensi che basti qualche minaccia a spaventarmi o l'essere messo in imbarazzo a farmi incazzare, credo che dovrai impegnarti molto più di così"

Lei restò completamente ammutolita, ma non batté ciglio. Senza nemmeno essersene resa conto, aveva anche smesso di respirare e tra le mani stringeva la polo verde con una forza forse un po' eccessiva. Nell'immediato momento in cui Mordred le si era avvicinato, aveva di nuovo avvertito lo stesso odore che le era tanto piaciuto la sera della festa. Quando il ragazzo le accostò una mano al volto, per metterle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, Morgana avvampò; avvampò non per il gesto, ma per rabbia.

Perché mi riduco sempre ad ammutolirmi così, quando mi si appiccica?! Qualcuno se lo porti via! Adesso!

 

"Sono folle, Morgana" riprese Mordred, osservandole le labbra mentre parlava, "Lo sono diventato per colpa tua. Ci sono momenti in cui ti odio, per come sei riuscita ad entrarmi a fondo nella testa. Ti farò scoprire presto che al mondo esistono persone che possono avere una caparbietà maggiore della tua, in caso di necessità. Ti sfiderò ancora, ancora ed ancora, perché è così che ti piace. Lo farò solo per poter essere lì, nel momento in cui cederai. Perché finirai per farlo, Morgana, te lo assicuro. Portarti allo sfinimento è l'unico modo che ho per poterti avere per me, solo per me. E, te ne sei accorta? Sono già in vantaggio. Indovina un po' chi dei due è il più paziente..."

 

A quel punto, Morgana ebbe la viva impressione che sarebbe stata baciata.

Di nuovo.

Il modo in cui Mordred continuava a guardarla e l'evidente esitazione che metteva nell'allontanarsi, parlarono per lui.

In un ruggito di feroce ribellione, in stile Indipendence Day, la sua coscienza lo desiderò ardentemente; desiderò che accadesse, desiderò sentire di nuovo quella bocca contro la sua e, che la Regina Elisabetta potesse aiutarla, desiderò lui.

Quando realizzò cosa aveva appena pensato, restò letteralmente senza fiato: adesso , che era nei guai.

 

Mordred, in qualche modo sconosciuto all'uomo più comune, trovò la forza per allontanarsi; scavalcò la panchina ed infilando le mani nelle tasche dei jeans, le voltò le spalle per allontanarsi in religioso silenzio. Gli occhi di Morgana sembravano ancora due palline da golf, quando una volta sotto il porticato, il ragazzo si voltò verso di lei per indicarle la maglietta.

"Mi raccomando, Banshee" esclamò ad alta voce, senza smettere di camminare, "Guarda che ci tengo"

 

*

 

Merlin distolse immediatamente lo sguardo, mentre il rombo del cuore che aveva iniziato a battere irregolarmente, era salito fino a riempirgli le orecchie (e ce n'era tanto di spazio, da quelle parti). Raccattò il libro che stava tentando di studiare fino a qualche attimo prima e lo infilò con eccessiva foga nella borsa. Quando si alzò in piedi, l'altro stava ancora sulla soglia della terrazza e lo guardava con intenzioni piuttosto chiare.

Oh no. No! Continua a fare l'asino, non diventarmi civile proprio adesso!

 

"Vai da qualche parte, Emrys?"

 

Merlin incrociò le braccia contro il petto, lasciando intendere di non avere molta voglia di fermarsi a chiacchierare. Fissò il volto di Arthur oltre lo strato della frangia nera e scompigliata e scrollò le spalle con leggerezza, nonostante si sentisse pesante come un macigno.

"Ti interessa?"

Arthur restò ad osservarlo in silenzio soltanto per qualche istante.

"No" si risolse a dire, "Puoi andare dove ti pare... Dopo che avremo parlato"

Merlin arcuò le sopracciglia, con aria piuttosto sarcastica.

"Ah" esclamò seccamente, "Ti sei già stufato di 'stare da solo'?"

L'altro inspirò con impazienza; mostrando poi una certa saggezza, decise di inghiottire la risposta acida che gli era venuta su per la gola.

"Non avevo intenzione di risponderti a quel modo"

"Ma davvero?"

Arthur si zittì nuovamente, schiaffeggiato dall'ironia del moro che quando voleva, sapeva essere abbastanza pungente. Eppure sostenne il suo sguardo con fermezza, perché un Pendragon si mostrava orgoglioso anche quando doveva porgere delle scuse.

"Mi dispiace, d'accordo? Ti chiedo scusa, Merlin. Avevo la luna storta"

Il diretto interessato non rispose, limitandosi a fissarlo con un certo astio, lo stesso che Arthur aveva visto nei suoi occhi quel lontano giorno in biblioteca, quando Morgana li aveva presentati. Solo allora, gli tornò in mente quel particolare.

"Perché all'inizio sembravi avercela con me?" si ritrovò a chiedere quasi senza rendersene conto, accantonando per un momento i suoi propositi di farsi perdonare; "Anche quando ci siamo conosciuti, mi hai guardato allo stesso modo di adesso"

Merlin corrugò la fronte, cercando un nesso tra quella domanda e le scuse appena ricevute, ma quando si trattava di Pendragon Maschio, erano più i momenti senza senso che quelli aventi una logica. Avvertì di avere la bocca improvvisamente secca.

"Perché l'idea di dover avere a che fare con un potenziale asino, di certo non mi fece fare i salti di gioia"

Arthur lo fissò, come cercasse di capire se lo stesse prendendo in giro o facesse sul serio.

"Il fatto che tu abbia confermato i miei sospetti, non me li fa fare anche adesso" rincarò Merlin, senza pietà.

Pendragon Maschio decise di optare per la seconda ipotesi.

"Senti, sono nervoso e tu lo sai. Sai il perché. Non sei l'unico cui dovrei rivolgere delle scuse!"

"Il fatto che tu sia nervoso non ti autorizza a comportarti da asino con chiunque ti capiti a tiro! Sopratutto se quel chiunque è stato coinvolto nei tuoi affaracci senza nemmeno volerlo!"

Il biondo passò una mano in mezzo ai capelli, come sempre faceva quando non sapeva che cosa fare o come doversi comportare.

"Lo so che a volte..." si scambiarono uno sguardo piuttosto intenso, al fine del quale Arthur imprecò tra i denti; "Lo so che spesso ho un carattere difficile, me ne rendo conto. E' solo che... senti, non lo so! Ho anche io i miei momenti, ma sono venuto qui per scusarmi, dovrà pur valere qualcosa, no?!"

A Merlin scappò una risatina piuttosto breve e spostò il peso del corpo da una gamba all'altra, perché sentiva il bisogno di muoversi: a quello, l'alternativa era usare la borsa piena di libri per malmenare Arthur.

"E' divertente, perché sono arrivato a chiedermi la stessa cosa..." replicò con una punta di amarezza, senza però chiarificare il suo commento. Merlin non amava rinfacciare le cose, neanche a chi lo trattava con poca gratitudine. Spesso finiva per passare dalla parte del torto a causa di quell'atteggiamento così remissivo, ma se non aveva aperto bocca per sbattere in faccia al biondo tutto quello che era stato disposto a fare per lui, un motivo c'era. Checché ne dicesse male di Morgana, Merlin aveva goduto del tempo passato in compagnia di Arthur e segretamente, avrebbe voluto averne sempre di più; ne conseguiva che, arrivato ad un certo punto, aveva iniziato ad aiutarlo volentieri (per quanto la situazione lo potesse aver destabilizzato, al punto da farlo sentire tanto importante quanto un invertebrato).

Se davvero aveva del rispetto nei confronti di se stesso, Merlin non poteva rinfacciare ad Arthur qualcosa che aveva finito per fare di sua spontanea volontà. Sarebbe stato ipocrita da parte sua e sarebbe piuttosto morto fulminato, pur di evitare di essere additato in quel modo. Merlin voleva bene a se stesso, anche se nell'ultimo periodo qualcuno avrebbe potuto pensare il contrario.

Arthur lo guardò con aria interrogativa e fece per chiedergli spiegazioni, ma l'altro lo precedette, limitandosi a sventolare con leggerezza una mano per aria. Merlin espirò pesantemente ed abbassò lo sguardo sul pavimento grezzo della terrazza; inumidì le labbra con la punta della lingua, cercando di ragionare con il cervello e non con l'istinto.

Il mio istinto la darebbe vinta anche a Voldemort. E' troppo buono, glielo dico sempre che essere troppo buoni è da babbei. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio! Finisco sempre per rimanere infinocchiato! E non nel senso omosessuale del termine.

 

Per una volta, Emrys riuscì a mantenersi fermo sui suoi propositi.

Tornò a guardare Arthur con una sorta di titubanza negli occhi blu. Pendragon aveva i capelli in disordine ed un'espressione sulla faccia che la diceva ben lunga, sulla leggerezza di quelle scuse: sembrava avere paura di vedersi lasciare lì sulla terrazza, senza più nessuna chance. Spinto da non sapeva cosa, compì un paio di passi verso il moro, a labbra schiuse; Arthur sembrava voler dire qualcosa, qualsiasi cosa, perché più Merlin se ne stava lì in silenzio a guardarlo, più la certezza che la sua impulsività avesse preso il sopravvento una volta di troppo, metteva radici nella sua coscienza.

"Non scherzavo, quando ho detto che vorrei diventassimo amici. E' quello che penso ancora..." si risolse a biascicare ad un certo punto, grattando la base del collo, evidentemente a disagio.

Merlin sapeva che Pendragon non era un tipo molto incline ai sentimentalismi ed era abbastanza intelligente da saper apprezzare quell'ammissione. E le scuse, ovviamente, che sempre da parte di un Pendragon, erano merce rara (ma quando giungevano, potevi stare sicuro della loro onestà).

Arthur lo vide accarezzarsi distrattamente le labbra, con aria pensierosa.

Aveva una bella bocca, Merlin. Sembrava soffice.

 

"Accetto le tue scuse" disse, dopo quella che al biondo parve un'eternità; non fece in tempo a sentirsi incredibilmente leggero, che Emrys tornò a parlare.

"Questo non vuol dire che ti abbia già perdonato. Hai avuto bisogno di stare da solo, adesso è il mio turno. Sinceramente, Arthur, non lo so se voglio essere amico tuo..."

...ed accontentarmi solo di quello. A me il grigio piace un sacco, ma proprio per quel briciolo di rispetto che ho per me stesso, da te voglio o tutto o niente. Bianco o nero.

Pendragon Maschio allargò gli occhi, credendo di aver sentito male.

"Non puoi dire sul serio!" esclamò infatti, allargando le braccia con eloquenza, "Andiamo, Merlin! E' stato un momento, non abbiamo mica litigato per davvero!"

Merlin sospirò con leggerezza e scosse brevemente la testa.

"Non è quello il punto" precisò, sciogliendo le braccia dal petto e lasciandole ciondolare lungo i fianchi, "Quando mi hai chiesto di lasciarti solo, non ho fatto domande ed ho rispettato il tuo desiderio. Se davvero vuoi essere mio amico, ti prego di fare lo stesso con me. Ho bisogno di pensare, Arthur"

E non con te intorno, perché sei un agente distraente. Estremamente distraente. Mio Dio, devo andarmene.

 

Senza aggiungere altro, ad occhi bassi, Emrys superò Pendragon Maschio ed abbandonò la terrazza a passo marziale, senza guardare indietro nemmeno una volta.

Alla fine, i timori di Arthur si erano avverati soltanto per metà: era stato lasciato lì da solo, ma una chance ancora l'aveva.

Non era tutto perduto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTORE: Salve salvino vicino! Non so che dire y_y forse potrei cominciare con l'ammettere che sono devastata da tutto l'amore che dimostrate per questa storia. Sappiate che anche lei vi ama. Un sacco un sacco! Anche se a volte mi fa girare ad elica le palle perché non fa quello che dico io, eh. Ma posso anche ignorare questo piccolo dettaglio ù_u per il capitolo dell'epilogo ultimamente mi sono arrivate delle richieste strane da inserire in varie scene... cercherò di fare del mio meglio per accontentarvi xD se avete richieste anche voi, fatele pure, ma non prometto nulla! In un sondaggio tra la Merthur e la Mormor, francamente non so chi vincerebbe. Una parte di voi inneggia alla gloria eterna per la prima, l'altra metà fa rituali pagani per concretizzare la seconda. E' una battaglia all'ultimo Pendragon o_O Grazie come la solito a Ryta Holmes che mi beta, grazie per tutti i vostri commenti, i peferiti, seguiti eccetera, a chi mi scrive sul sito, su twitter, fb, su what's app, per e-mail... insomma, credo che dovrò imparare altre cinque lingue perché, davvero, continuare a dire solo 'grazie' e basta mi sembra da ingrati XD So che non ve ne sbatte una ceppa ma a qualcuno devo dirlo: sto per andare a fare rafting gente *__* se non vedrete l'alba di altri capitoli, è perché sarò morta affogata tra le cascate. Ma ora passiamo alle note, meno vergognose in fatto di quantità rispetto al capitolo precedente:

 

(1) La famosa sigla di Superquark, più adatta di così si muore: https://www.youtube.com/watch?v=9Wmf_APgxkg

(2) Il coro di angeli del Paradiso che organizza un festino nella testa di Gwen: http://www.youtube.com/watch?v=4jhApZ2yG_E

(3) Le action figure di Harry Potter *_* http://www.toymania.com/news/images/1001hpsm1.jpg

(4) Il Libro che legge Morgana è realmente esistente: Wallace Delois Wattles, La Scienza del Successo

(5) Kristen Stewart, conosciuta dai più per l'incredibilità capacità della sua vasta mimica facciale: http://www.thehollywoodjunkies.com/wp-content/uploads/2012/01/the-many-faces-of-KStew.jpg

 

Vabbé ciao.

 

P.S. niente. Di solito lo metto il ps. E' la forza dell'abitudine u_u

   
 
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