Capitolo Nono.
Il cielo
notturno copriva la distesa erbosa circostante la tenuta come un velo
cupo e inquietante, avvertimento di un pericolo incombente o forse
semplicemente di un nuovo temporale.
Fred McGuire camminava a passo svelto, incurante del vento che gli
sferzava il viso o dell’umidità di quella notte scura,
dirigendosi verso la boscaglia per poi fermarsi e guardarsi intorno,
attento.
I suoi occhi castani scandagliavano lo spazio circostante mentre la sua espressione dura non accennava a mutare minimamente.
-Mi chiedo quale sillaba della parola “uccidilo” non ti sia
stata chiara, mi sembra di avertelo anche ripetuto svariate volte.
L’uomo strinse gli occhi, esasperato.
-Ho bisogno di più tempo. Devo indurre Anne a non..
-Anne? Credevo la tua fosse solo una stupida sbandata adolescenziale. Spero di non mi costringerai ad intervenire.
Un pugno fendette l’aria rovente come l’espressione furiosa
di Fred McGuire ma il destinatario della sua rabbia fu più
veloce a schivarlo, posizionandosi silenziosamente alle sue spalle.
-Lasciala fuori da questa storia, Marcus. – non appena
finì la frase si trovò schiacciato contro il tronco di un
albero con la mano dell’altro stretta alla gola.
-Sei tu a coinvolgerla con questo tuo infantile temporeggiare.-
ringhiò minaccioso Marcus piantando gli occhi in quelli del suo
interlocutore.
Fred McGuire si accasciò al suolo quando la mano dell’altro allentò la presa, tossendo convulsamente.
-Mi aspetto che tu porti a termine il tuo compito. Altrimenti ci
penserò io, poco importa cosa dovrò sacrificare lungo la
strada.
Damon bussò, teso, alla porta di Anne.
La ragazza lo aveva invitato a recarsi da lei dopo la cena, avrebbe
voluto mostrargli un libro che l’aveva molto appassionata, aveva
detto.
Si sentiva uno scolaretto disubbidiente mentre si guardava intorno
nervosamente temendo che Mr. Williams o chiunque altro potesse
scorgerlo davanti alla porta di Anne. Mr McGuire magari, pensò
con disappunto.
Quando la porta si aprì mostrandogli il sorriso sincero e
splendente di Anne qualsiasi preoccupazione svanì, come sempre
accadeva inducendolo quasi a credere che fosse lei a soggiogarlo.
Senza dire nulla la ragazza afferrò la sua mano e lo trascinò dentro la stanza chiudendosi la porta alle spalle.
-Ciao..- disse improvvisamente intimidita dalla propria audacia circondandogli delicatamente il collo con le braccia.
-Buonasera, Miss Williams.- rispose cerimonioso lui con un sorriso
sghembo prima di posare le proprie labbra su quelle della ragazza.
-Mi sei mancato oggi..- sussurrò la ragazza mentre lui la
stringeva a sé, spingendosi fino al letto e facendola sedere
sulle proprie ginocchia.
Dovette lottare con se stesso per non ricondurre quell’immagine
così eccitante a quella invece assolutamente innocente di Anne
che, bambina, sedeva nella stessa identica posizione.
-Anche tu, Anne. Ma immagino tu sia stata troppo impegnata con Fred..-
rispose enfatizzando il nome dell’amico della ragazza con una
neanche troppo lieve sfumatura di acidità.
Lei si scostò per guardarlo seria, cercando di capire se credere o meno che quello che aveva captato fosse fastidio.
Decise di distrarlo e di sfruttare lo spunto che involontariamente lui
le aveva dato per annullare l’ostinata integrità che lo
spingeva a fermarsi ogni volta che si trovavano in situazioni troppo
intime.
-Ma a Fred non è permesso tenermi così vicina-
sussurrò, indossando un broncio tanto fasullo quando adorabile,
vicinissima alle sue labbra che le proprie sfioravano ad ogni parola.
Lui non poté resistere alla tentazione di posarle una mano sul
ginocchio e farla scorrere lungo la gamba scoprendola dal vestito e
facendola rabbrividire per l’eccitazione trattenuta troppo a
lungo e troppo forzatamente.
-E chi mi assicura che sia come dici? – la sfidò guardandola languido e inclinando il capo.
Lei sorrise, allora, impertinente spostando il viso dal lato opposto e sfiorando con il naso il suo profilo.
-Perché non mi sognerei mai di fare questo, a Fred.
Con tocco ingenuamente nervoso ma dolcissimo cominciò a
sbottonare la camicia del suo uomo che la guardava incantato godendosi
ogni movimento.
-Lo spero bene, Miss Williams. – rispose allora lui faticosamente
mentre lei faceva scivolare la camicia sulle sue larghe e possenti
spalle cominciando a lasciare una scia di baci lungo i pettorali
scolpiti.
Damon si sentiva spezzato a metà. Il suo lato virile, predatore
e istintivo la voleva con tutto se stesso mentre la sua
razionalità lo incitava a fermarsi, a scappare da quella stanza
e da quelle mani, da quelle labbra che minacciavano di farlo impazzire.
L’avrebbe messa in pericolo, ogni giorno di più. E non
poteva davvero desiderare la bambina che aveva istruito, seguito,
cresciuto.
Se solo lei avesse ricordato, probabilmente, la situazione le avrebbe suscitato ribrezzo.
A quel pensiero si irrigidì ed Anne lo notò, alzando il
viso e puntando gli occhi nei suoi, alla ricerca di una spiegazione.
-Scusami, io.. non so cosa.. l’ultima cosa che voglio è
sembrarti una.. una..- cominciò a balbettare in preda
all’imbarazzo e all’agitazione, muovendosi inquieta sul
posto e torcendosi le mani che scostandosi avevano lasciato un freddo
glaciale sulla pelle di Damon.
-Ma che stai dicendo, Anne? – cercò di tranquillizzarla
lui corrugando la fronte. Non poteva che credere che avesse pensato che
lui la stesse rifiutando.
-Io.. forse.. è meglio che vada e..- non fece in tempo a dire
altro che lui le afferrò le mani e se le portò al viso
per poi baciarla con trasporto e passione sperando di non trasmetterle
insieme anche la frustrazione che non poteva evitare di provare.
La desiderava e non poteva essere davvero così sbagliato.
Senza dire altro le portò una mano dietro la schiena e la
accompagnò nei movimenti fino a farla stendere sul letto,
sovrastandola senza pesarle addosso.
Cominciò ad armeggiare con il corpetto fino a scioglierlo senza
smettere neanche per un istante di baciarla e scese poi ad accarezzare
con le labbra socchiuse il collo candido.
Cercò negli occhi della ragazza il permesso di continuare e il
suo sguardo languido e devoto non poté che essere una risposta
soddisfacente che annullò ogni remora e lo fece sentire
autorizzato a continuare a spogliarla.
Era la creatura più bella e pura che avesse mai visto. Non avrebbe mai neanche osato chiedere tanto.
Lui e il suo cuore dannato non meritavano quel candore, pensò
temendo di sporcarla di sangue mentre con le labbra disegnava linee
immaginarie lungo il suo ventre che si alzava e si abbassava
aritmicamente, scosso dai brividi di quel piacere che, evidentemente,
doveva non aver mai provato prima.
-Damon.. soffiò tendendogli una mano che lui afferrò tirandosi su e portando il proprio volto alla sua altezza.
-Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, Anne.
Quella notte si amarono, gioendo di ogni sensazione, godendo a fondo di ogni tocco e di ogni espressione.
Quando le prime luci dell’alba cominciarono a filtrare attraverso
le tende Damon si mise a sedere lasciandosi cadere il lenzuolo in
grembo e guardando Anne che ancora dormiva, serena.
Si sarebbe volentieri dilungato in riflessioni romantiche riguardanti
la notte da poco trascorsa ma il timore di essere scoperto lo spinse ad
alzarsi e rivestirsi rimandando il tutto.
-Già vai via?- chiese una voce sonnacchiosa ma ilare alle sue spalle facendolo voltare.
-Purtroppo devo andarmene prima che il drago venga a controllare la
principessa nella sua torre, milady! – rispose con un sorriso
affascinante quanto sghembo chinandosi sulla fanciulla che gli aveva
rubato il cuore e che approfittò di quella vicinanza per
prendergli il viso tra le mani e baciarlo ancora con trasporto.
-Se lo farai di nuovo probabilmente non troverò più la forza per andarmene..- la ammonì lui sofferente.
La risata cristallina di Anne invase la stanza come una melodia
incantevole mentre si tirava a sedere stropicciandosi gli occhi ancora
segnati dal sonno.
-Non potrei sperare di meglio!
-Non sai quel che dici, tesoro, tuo zio potrebbe cacciarmi e allora si che sarebbe un problema per entrambi.
Senza smettere di sorridere la ragazza si alzò e proprio mentre
Damon allacciava l’ultimo bottone della sua camicia
cominciò a spingerlo verso la porta, frettolosamente.
-Fila via, allora! – lo esortò facendolo ridere a sua volta.
Uscito dalla stanza Damon decise di fare una passeggiata, troppo su di
giri per sperare di tornare a dormire, e si incamminò lungo il
prato della tenuta.
Decise di recarsi alla scuderia, dove per la prima volta si era
avvicinato ad Anne, per ripercorrere dolcemente quella follia; era
ancora assorto nei propri pensieri quando una voce lo scosse,
riportandolo alla realtà.
-Siamo mattinieri quest’oggi, Mr Salvatore.
Si girò lentamente verso il punto dal quale provenivano quelle
parole apparentemente casuali ma pronunciate con tono tagliente e
sarcastico.
-Lo sono sempre, Mr McGuire. Che mi dite di voi? Il richiamo della
natura ha portato anche voi giù dal letto di buon’ora?
Fred si avvicinò all’altro tenendo le mani in tasca e mostrando un ghigno beffardo.
-Dipende a quale natura vi riferiate, Mr Salvatore.
Damon era pronto a difendersi nonostante non lo desse a vedere cercando di mostrarsi più che rilassato.
-Devo ammetterlo, quando vi incontrai per la prima volta, oltre al
fastidio per la vostra indesiderata e superflua presenza, avete
suscitato in me un vago senso di preoccupazione ma se questo è
il vostro modo di spaventarmi, lasciatemelo dire, non state
raggiungendo i risultati sperati.
-Come potrei, d’altronde, spaventare un temibile vampiro, dico
bene?- chiese ironico l’altro fronteggiandolo, immobile.
-Potreste solo se fosse un licantropo oppure..
-L’avreste avvertito, se lo fossi stato, o sbaglio?
Damon abbassò lo sguardo agitando il capo, divertito.
-Non lo siete ma sembrate essere un vero esperto di vampirismo, o siete
uno cultore molto attento di tale materia, e aggiungerei notevolmente
stolto, oppure siete un cacciatore. Mi sbaglio?
Pochi secondi e in tutta risposta si trovò intrappolato nella
ferrea morsa del cacciatore che lo strinse alla gola, senza timore o
tentennamenti.
-Se c’è uno stolto, tra noi due, Damon Salvatore, siete voi.
Okay okay okay lo so sono scomparsa! Puff! Anna? Più! Ma non è colpa mia, sono sempre troppo incasinata! Non mi dilungherò in sproloqui di alcun genere perchè devo tornare a ripetere la materia che avrei già doovuto darmi da un po' e quindi vi lascio, sperando che il capitolo vi sia piaciuto e promettendovi che risponderò ad ognuna di voi singolarmente appena possibile! Non abbandonatemi, anche se me lo meriterei! A presto (no, non vi sto prendendo per il c**o!). <3