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Autore: Billie_Jean    14/05/2013    6 recensioni
Seven Spells - o Perchè Harry Styles e Niall Horan sono una pessima coppia; una storia di Louis Tomlinson.
Louis Tomlinson è un fiero Serpeverde dell'ultimo anno, e ci tiene a precisare che non ha assolutamente una cotta per Harry Styles. Non siamo ridicoli, quel ragazzino gli piace soltanto perchè ha le labbra più belle di tutta Hogwarts, e perchè i suoi occhi s'intonerebbero benissimo alla sua divisa; e poi, andiamo, Niall Horan? Lui è mille volte meglio di quel Tassorosso da strapazzo, e ha un piano perfetto per farlo capire anche a Harry. Basta un piccolo incantesimo, e il gioco è fatto.
Hogwarts!AU
[Dal secondo capitolo]
-Se ti do retta, poi te ne vai?- sospirò rassegnato. Louis si concesse un ghigno soddisfatto, prima di replicare:
-Certo. A meno che non sia tu a chiedermi di restare-.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti! Buon pomeriggio, anzi :)
Mamma mia, non posso davvero credere di essere arrivata anche a pubblicare l'ultimo capitolo di Seven Spells! Certo, manca ancora l'epilogo, ma comunque. :)
Innanzitutto devo dire che questo è stato il capitolo attorno al quale ho costriuto tutta la storia, uno dei primi che abbia scritto - in termini di dialoghi, s'intende - e uno di quelli che mi è piaciuto di più.
Non ho davvero molto da dire in proposito; solo che sono molto affezionata a questa storia, al personaggio di Louis in particolare, e sono piuttosto soddisfatta di come l'ho sviluppato. Harry potrebbe sollevare poche simpatie alla fine del capitolo - vi capirei - e per quanto riguarda a questione: Louis o Niall?, direi che  ci sarà da dibattere ;) Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ancora una volta, grazie di cuore a voi tutti che seguite, leggete e recensite questa storia. Seven Spells è tutta per voi, ve la dedico senza pensarci due volte; mi sarei fermata al terzo capitolo, altrimenti. Quindi, un po' perchè ormai siamo alla fine e un po' perchè a questo capitolo in particolare - si chiama Diffindo; sapete dirmi perchè?- sono affezionata, vi invito come sempre a lasciare delle recensioni e dirmi cosa ne pensate, della mia storiella.
Un bacione enorme, ci risentiamo con l'epilogo!


Ps: un grazie specale va come sempre a Pia, che mi ha sostenuto con fin troppi cuoricini nella stesura del capitolo. Tanto love, darling <3


Diffindo



Harry non aveva mai amato molto il Quidditch, nella sua carriera da studente a Hogwarts. Di solito, in realtà, si annoiava alle partite: non capiva un accidenti di quello che succedeva in campo e, spesso e volentieri, non riusciva neppure a vederli, i giocatori. L’ultimo incontro, però, era stata diverso da ogni altro che avesse mai seguito: non aveva staccato gli occhi per un secondo dalla macchia verde e gialla che sfrecciava per il campo. Louis e Niall si erano dati battaglia per il boccino in modo talmente feroce che Harry non era disposto a credere che non ci fosse nulla sotto: e sapeva benissimo, anche senza l’intervento chiarificatore di Zayn Malik, di essere la vera causa del loro violento scontro.
 
Ora, Harry percorreva su e giù il corridoio di fronte all’infermeria, mordendosi a sangue le labbra e passandosi continuamente una mano tra i capelli: era colpa sua se Niall aveva colpito Louis e lo aveva fatto precipitare dalla scopa, da quasi dieci metri d’altezza. Certo, l’intervento propizio dell’arbitro aveva rallentato la discesa di Louis, che aveva toccato terra dolcemente; ma la botta in testa che aveva preso dal manico di scopa di Niall era stata violenta, e dolorosa.
 
La cosa peggiore di tutte, rifletté Harry mentre attendeva che Madama Pomfrey uscisse dall’infermeria per dargli qualche notizia – a lui e ai due ragazzi seduti dall’altra parte del corridoio -, era che non riusciva neppure più a fingere che di Louis non gl’importasse nulla: era rimasto con il cuore in gola per tutta la durata della partita, e aveva strillato come una ragazzina quando Niall aveva messo KO il suo avversario; dopodiché non ci aveva pensato due volte, prima di correre verso l’infermeria per accertarsi che stesse bene.
 
Zayn l’aveva trovato così, quando era arrivato con Liam Payne pochi minuti dopo: un tornado di ansia, unghie mangiucchiate e nervi tesi; si era limitato a lanciargli un’occhiata imperscrutabile prima di dire, a Liam:
 
 -Quell’idiota aveva ragione, alla fine-.
 
Cinque lunghissimi, lentissimi minuti passarono nell’assoluto silenzio. Harry stava per esplodere e gridare che qualcuno facesse qualcosa, che gli venisse data qualche informazione; ma un rumore di passi dall’altra parte del corridoio lo fece voltare di scatto. Niall veniva verso di lui, con passo incerto ma un’espressione scura in viso; e Harry si lanciò verso di lui senza pensarci due volte, senza fermarsi a riflettere.
 
  -Sei completamente impazzito!- strillò, rosso in viso -Potevi ammazzarlo!-
 
Per tutta risposta, Niall incrociò le braccia. Sembrava incredulo che il suo ragazzo lo attaccasse per averlo difeso dalle grinfie di un altro; e non gli faceva certo piacere, a giudicare dall’espressione furibonda che si era dipinta sul suo viso.
 
 -Stai difendendo Tomlinson? Non hai idea di quello che diceva!- abbaiò al suo indirizzo. Harry non ne voleva sapere, però: tutto quello che c’era nella sua testa era il suo presunto ragazzo che colpiva alla nuca il suo avversario a Quidditch, facendolo precipitare; Louis o non Louis, Niall non avrebbe dovuto farlo.
 
 -Non sto difendendo nessuno! Sto solo dicendo che hai esagerato, eri fuori controllo!- ribatté deciso, senza lasciare che l’aggressività di Niall lo intimidisse. Harry si morse un labbro, improvvisamente colpito dalla consapevolezza che non si era mai davvero reso conto, di quanto il ragazzo potesse essere aggressivo.
 
 -Da quando t’importa tanto di Tomlinson?- sibilò il Tassorosso assottigliando gli occhi e fissandolo dritto nei suoi. Harry si costrinse a non abbassarli, mentre un divorante senso di colpa divampava in lui come una fiamma ardente.
 
 -Non è questo il punto- borbottò, pregando che il suo sangue non affluisse alle guance; fu deluso però, dal calore che si diffuse sul suo viso.
 
 -Invece è proprio questo il punto- insisté Niall, a bassa voce -Tu lo hai baciato, vero?- chiese con voce incerta, debole. Sembrava supplicarlo di negare tutto, e una violenta cascata di vergogna e sensi di colpa investì Harry con la forza di un muro di macerie che si sgretolava. Non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia, disgustato com’era da se stesso.
 
 -Niall, io…- balbettò, strizzando le palpebre e cercando di trattenere le lacrime bollenti che minacciavano di solcargli le guance; sarebbe stato da ipocriti ed egoisti, piangere adesso. Pensandoci bene avrebbe dovuto affogarci, nelle sue stupide lacrime.
 
 -No, basta così. Non voglio sapere altro- sbottò Niall e Harry alzò lo sguardo: si stava passando con stizza una mano sulle guance, come per cancellare le tracce di qualche lacrima che era sfuggita ai suoi occhi arrossati. Senza aspettare il permesso del suo cervello, Harry afferrò di slancio la manica della sua divisa da Quidditch, proprio mentre gli stava voltando le spalle.
 
 -Ti prego, ascoltami- supplicò, gli occhi sgranati e le guance bagnate. Niall si liberò con uno strattone dalla sua presa, e lo fissò con il fuoco del tradimento negli occhi azzurri.
 
 -E per sentire cosa?- gridò- Un altro bel mucchio di stronzate sulla fiducia? Sei davvero un ipocrita-.
 
Harry chinò il capo, ma si costrinse a non demordere. Doveva, doveva spiegare a Niall ogni cosa. Anche se, a dire la verità, non sapeva neppure lui cosa ci fosse da spiegare, nel suo comportamento. Harry non era così: non gli piaceva giocare con i sentimenti delle altre persone e la sola idea che Niall stesse così male per lui gli faceva rivoltare lo stomaco, attorcigliare le interiora come serpenti pronti a strangolarlo nelle loro spire. Lui non era così.
 
 -Niall, io non volevo…- tentò ancora, con voce flebile; ma Niall lo interruppe,il volto paonazzo e i pugni stretti ai fianchi.
 
 -Non volevi cosa?- sbraitò -NON VOLEVI COSA? Ti ha per caso puntato la bacchetta alla gola e costretto a baciarlo? Non credo proprio! Quindi non provare neanche a giustificarti, ma non venire a raccontarmi bugie perché non lo accetto-.
 
Aveva completamente ragione, pensò Harry mentre incassava il colpo e prendeva fiato, preparandosi alla confessione più difficile della sua vita. Niall non se lo meritava, in fondo: doveva sentirsi già abbastanza uno schifo per essere stato tradito dal suo ragazzo e una bugia non avrebbe certo migliorato le cose. Glielo doveva, se non altro.
 
 -Non voglio dirti bugie- sussurrò, e deglutì il groppo che gli annodava le corde vocali –Louis mi ha baciato, e io l’ho ricambiato- parlò a voce così bassa che temette che Niall non l’avesse sentito; l’espressione del suo viso però, parlava fin troppo chiaramente  –Dì qualcosa, ti prego-.
 
Niall tirò su con il naso, rumorosamente, e piantò gli occhi nei suoi con rabbia e frustrazione.
 
 -Cosa vuoi che ti dica?- esclamò, con voce rotta -Bravo? Grazie per essere stato sincero? Grazie Harry, mi hai spezzato il cuore! Contento adesso?-
 
Stava piangendo. Niall Horan, capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso, campione della gara di rutti del terzo venerdì del mese e vincitore del premio Ragazzo Più Allegro Della Casa, stava piangendo a causa sua. Harry non credeva che spezzare il cuore a qualcuno potesse essere così doloroso.
 
 -Niall, mi dispiace- balbettò. Che cosa se ne poteva fare, Niall, delle sue scuse? Quel ch’era fatto era fatto, e lo stesso Harry non avrebbe sopportato di trovarsi a meno di sei metri da se stesso, in quel momento.
 
 -No, la sai una cosa? Non m’importa. Fai quello che ti pare, bacia chi ti pare. Tanto alla fine vinci sempre tu, no? Spero solo che ne sia valsa la pena- Niall sputò le ultime parole, caricandole di un veleno che Harry non credeva neppure fosse in grado di generare, e rimase a guardarlo con le spalle ingobbite sotto il peso della vergogna, mentre quello che era stato il suo ragazzo si asciugava rabbiosamente le lacrime e si allontanava lungo il corridoio.
 
 



***

 


C’era un gradevole profumo di fiori nell’infermeria, quando Louis aprì gli occhi. Fuori dalla finestra gli uccellini cinguettavano placidamente, e un raggio del sole morente illuminava il comodino accanto al suo letto, su cui qualcuno aveva posato un sacchetto di Cioccorane, un bicchiere pieno d’acqua e la sua sciarpa di Serpeverde, accanto ad un mazzetto di fiori di prato che Louis era certo fossero stati raccolti da Lottie nella serra Uno.
 
A svegliarlo però era stato il tocco leggero, quasi impercettibile delle dita che gli sfioravano la fronte, proprio sotto alla benda di ruvida garza che gli fasciava il capo; il ragazzo si aprì in un sorriso quando incontrò lo sguardo di Harry, che lo fissava seduto accanto al letto.
 
-Non pensavo saresti venuto- sussurrò, con voce roca dopo il lungo sonno. Sentiva la gola arida come un deserto e gli girava la testa, ma gli bastava guardare il ragazzo seduto accanto al letto per dimenticare qualsiasi problema. Harry era venuto a trovarlo.
 
 -Ero preoccupato, volevo sapere come stavi- rispose il Grifondoro, ritirando la mano e stringendola tra le gambe, incurvando la schiena. Aveva lo sguardo insolitamente scuro e sembrava perso nei suoi pensieri; Louis sorrise, raddrizzandosi sui cuscini.
 
 -Adesso sto molto meglio, con te qui- disse, sinceramente. Aveva deciso di smetterla, di farsi problemi: non aveva mai provato niente del genere per nessuno, prima, e Harry lo sapeva; che motivo avrebbe avuto di fingere il contrario? Il ragazzo però abbassò lo sguardo, sospirando pesantemente.
 
-Senti, Louis…- iniziò incerto, ma si bloccò subito dopo; incrociò il suo sguardo e scosse il capo, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. Louis si sentì stringere lo stomaco e deglutì, ma non abbassò lo sguardo.
 
 -Cosa c’è?- sussurrò, con un terribile presentimento ad attanagliargli la gola. Harry non lo guardò in faccia, mentre parlava. Aveva un’espressione disfatta e i suoi occhi erano arrossati, come se avesse pianto a lungo; Louis si chiese istintivamente perché diamine si fosse innamorato di un ragazzo così emotivo.
 
 -Io… ci ho pensato e ti giuro che non è facile, tu sei una persona così assurdamente incredibile che…- ancora una volta Harry iniziò a parlare ma non concluse la frase, e Louis scosse il capo, alzandogli il viso con due dita, e costringendolo a guardarlo negli occhi; e dire che i Grifondoro dovevano essere quelli coraggiosi, pensò, cercando di sdrammatizzare da solo una tensione che l’avrebbe certamente portato ad esplodere.
 
 -Ti prego, vai al sodo- udì la sua voce dire, con un tono quasi supplicante che non gli si addiceva per niente; ma era sempre meglio che Harry gli dicesse quello che aveva in mente, piuttosto che continuare con quelle strazianti mezze frasi. Dopotutto era bravo a fingere emozioni, e mantenne una maschera di impassibilità sul viso mentre Harry prendeva un bel respiro per prepararsi a dire quello che Louis temeva più di ogni altra cosa.
 
 -Devo stare con Niall, Louis. Quello che c’è tra di noi è bello, certo, ma non è giusto. Non è giusto Louis, nei confronti di Niall in primo luogo, e non può essere giusto che io stia con te se sto male alla sola idea di far soffrire così tanto qualcun altro per le mie azioni. Non posso farlo- Harry aveva parlato senza prendere fiato neanche una volta e guardandolo con espressione timorosa, ma risoluta. Louis abbassò lo sguardo, stringendo i pugni sotto al lenzuolo fino a conficcarsi le unghie nella carne; mantenne però un’espressione neutrale sul viso, mentre tendeva ogni muscolo del suo corpo per tenersi insieme, per non cadere a pezzi davanti a lui.
 
 -Io… capisco, Harry- sputò, più faticosamente del previsto. Harry si raddrizzò sulla sedia, e quando parlò c’era sorpresa, nella sua voce.
 
 -Capisci? Niente frasi strane sul senso della vita o baci per zittire i sensi di colpa?- ripeté stranito, e Louis si costrinse a guardarlo in faccia.
 
 -Cosa posso dirti, Harry?- rispose -Tutto questo mi fa male, mi fa molto male; ma non posso certo costringerti. Ti sembrerà strano perché sono un egoista, lo so, penso sempre prima a me stesso e non ho esitato a mettere te e Niall nei casini perché tutto quello che volevo era baciarti; ma se c’è una cosa che ho capito, è che per quanto l’idea di lasciarti andare mi faccia male, io non posso essere egoista con te. Quindi vai, Harry, se devi; ma pensaci bene, perché la scelta è solo tua-.
 
Calò il silenzio nell’infermeria, deserta ad eccezione di loro de; e Louis sperò davvero che Harry se ne sarebbe andato presto, perché non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a mantenere quella facciata di calma e autocontrollo. Quando lo guardò, il volto di Harry era una maschera di stupore e confusione, e lo guardava con gli occhi sgranati; Louis si morse forte la lingua, perché era così dannatamente bello che tutto quello che avrebbe voluto fare era tirarselo addosso e accoccolarsi con lui sotto le coperte.
 
Come aveva potuto pensare di essere abbastanza per lui? Come aveva potuto credere che avrebbe messo da parte Niall e una relazione che aveva effettivamente un senso, che andava avanti da mesi, solo perché lui, Louis, gli aveva fatto gli occhi dolci?
 
 -Non me lo aspettavo- mormorò Harry, e parve combattuto, quando si alzò in piedi; allungò una mano e sfiorò la guancia di Louis con una carezza leggera, in punta di dita. Louis voltò appena il capo, chiudendo gli occhi.
 
 -Vai, Harry- sussurrò la voce appena spezzata sull’ultima sillaba; il ragazzo indugiò un momento, sfiorando appena la sua guancia ispida; poi il tocco svanì, e Louis udì i suoi passi allontanarsi.
 
 -Grazie Louis- sussurrò appena, prima di abbandonare la stanza –Per aver capito- poi la porta si chiuse alle sue spalle e Louis strizzò le palpebre, abbandonando il capo contro i cuscini, proprio mentre un singhiozzo sfuggiva alle sue labbra.
 
Vaffanculo a te, Styles.
 


 

***



 
 
Fuori dall’infermeria, l’unica persona in vista era Zayn Malik, quando Harry si chiuse la porta alle spalle, il cuore pesante come un blocco di piombo. Il ragazzo gli lanciò un’occhiata imperscrutabile, e Harry ebbe impressione che, in qualche modo, lui sapesse esattamente cosa gli stesse passando per la testa in quel momento. Zayn si raddrizzò dalla sua posizione appoggiata al muro, e gli si avvicinò, le mani in tasca.
 
 -Sai- disse –Quando sei nel dubbio, lancia una monetina; perché quando sarà in aria, tu saprai immediatamente qual è la faccia in cui speri-.
 
Non aveva mai parlato con lui, prima di quel momento. Lo guardò mentre spariva all’interno dell’infermeria, e pensò che doveva essere un tipo davvero strano, se sceglieva frasi come quella per approcciare un semi sconosciuto; ma non poté fare a meno di restarne affascinato, riconoscendovi un fondo di verità.
 
Harry affondò una mano in tasca, accarezzò i contorni sbeccati di uno zellino di bronzo; se lo rigirò fra le dita e infine vi strinse attorno il pugno, alzandoselo all’altezza degli occhi.
 
Testa, vado da Niall; croce, torno da Louis.
 
La monetina si levò in aria con la leggerezza di una farfalla e descrisse una parabola quasi perfetta davanti ai suoi occhi; Harry l’afferrò a mezz’aria e premette il palmo aperto, rivolto verso il basso, sul dorso della mano sinistra.
 
Con il cuore che galoppava in petto e il fiato corto, Harry sollevò la mano e scoprì la faccia della moneta rivolta verso di lui: i suoi occhi si sgranarono, il respiro cessò per un attimo; e il cuore, che fino a pochi secondi prima sembrava deciso a schizzargli fuori dal petto, rimase muto per un attimo, finalmente confrontato con la scelta decisiva. Davanti a lui, si snodava un bivio.
 
   
 
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