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Autore: Ordinaryswan    14/05/2013    4 recensioni
Lana ha 17 anni ed è difficile e scontrosa. L'unica cosa che la fa stare bene è il conservatorio, la sua seconda casa.
Kristian ha 20 anni. Un arrogante studente universitario. Bello e stronzo. La loro routine si spezzerà quando si incontreranno nella stessa aula scolastica. L'insegnante e la studentessa, una storia già vista no?...Un patto. Prime volte. Nuove sensanzioni. Una tesi.
Dal prologo:
Era assurdo, quel ragazzo, perché avrà avuto più o meno la mia età si andò a sedere alla cattedra.
Scossi la testa amareggiata. Un moccioso che beveva ancora il latte era stato mandato a insegnarmi la materia più importante della mia sezione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Pov Lana

 

Era un po' che bussavo a quel portone sperando che qualcuno mi aprisse, ed ero sicura che qualcuno ci fosse in casa.

Bussai per l'ennesima volta, ormai stanca ed arrendevole.

Stavo per girarmi ed andarmene quando Edoardo aprì quella porta.

“Entra” mi disse freddo e distaccato. “Sei venuta per chiedermi se l'ho detto a qualcuno?”

“Anche” risposi seria, non mi piaceva mentire con le persone tanto meno con lui.

“No, non l'ho detto, puoi andartene adesso?” disse appoggiandosi al muro.

“Non volevo che lo scoprissi in questo modo, mi dispiace” iniziai.

“Non me ne frega un cazzo delle tue scuse, ora esci da casa mia, puttana!” urlò, ferendomi con quelle parole. Quello non era il mio amico, non era l'Edoardo dell'autobus che si preoccupava per me.

“Io.. pensavo volessi delle spiegazioni” dissi a bassa voce, insicura.

“Pensavi male, è già venuto quella merda del tuo ragazzo qui e, gli ho fatto un regalo, se questo ti può far piacere”

“Che cazzo dici!?” quando le persone usavano un tono arrogante con me, finivo per arrabbiarmi.

“Cos'è lo vuoi anche te un regalo?.. ”

“Edo, per favore non so cosa ti sia preso, ma calmati”

“Non mi dire cosa devo fare!” urlò, sbattendomi al muro e sovrastandomi con il suo corpo.

Mise le mani sui miei fianchi, schiacciandomi alla parete.

Cercai di divincolarmi ma mi bloccò i polsi e li trattenne sopra la mia testa.

Iniziò a mordermi il collo, a strusciarsi con il suo corpo sul mio.

“Perché lui?!” ripeteva al mio orecchio, ero inorridita. Quello non poteva essere Edoardo.

Mise una mano tra le mie gambe cercando di divaricarle.

“Per favore” iniziai a sussurrare con le lacrime agli occhi, le sentivo calde sul viso.

“Cosa?” disse togliendomi con forza la felpa di dosso. Prese il seno con l'altra mano, mentre l'altra continuava a muoversi in mezzo alle gambe.

Io, non riuscivo più a muovere un muscolo, avevo smesso anche di dimenarmi.

“Ti prego, Edoardo fermati!” Provai. “Ti prego” iniziai a singhiozzare.

Si interruppe solo al rumore di un motore che si spegneva, forse i suoi genitori.

“CAZZO!” mi immobilizzai ancor di più “VATTENE” disse più forte e non me lo feci ripetere.

Scappai di corsa, senza neanche guardare dove andassi.

Presi poi la strada per casa mia.

Avevo paura, tremavo, mi sentivo sporca. Mi sentivo debole.

Entrai in casa, non c'era nessuno, ma a momenti sarebbe rientrato Jack e non poteva, non doveva, vedermi in quello stato.

Andai a farmi una doccia per togliermi quello sporco.

Mi strofinai più volte le parti dove mi aveva toccato.

Appena uscita dal bagno chiamai Lorenzo.

Sentì l'urgenza nella mia voce e dopo due minuti sentii suonare al campanello.

Lo abbracciai semplicemente, sentendomi a casa tra le sue braccia.

“Che ha fatto Kristian?” mi domandò, non sapendo quello che era successo dopo che ci eravamo lasciati al locale. Singhiozzai. Ci spostammo sul divano.

“Lui, nulla”

“Cos'è successo? Sono in ansia, parla” disse accarezzandomi i capelli come a tranquillizzarmi.

“Edoardo mi ha quasi violentata, è stato terribile, non era in sé, non lo so, è stato bruttissimo, mi sentivo uno schifo, mi ha fatto schifo..” scoppiai di nuovo a piangere.

“Che razza di coglione!” disse Lorenzo alzandosi, era furioso, si capiva quando lui era arrabbiato perché iniziava a camminare e a stringere i pugni.

Suonò poi il suo cellulare.

“E' Samuele, se vuoi non rispondo” scossi la testa e gli feci cenno di rispondere.

Lorenzo spiegò a Samuele la situazione e anche lui dopo pochi minuti si ritrovò a casa mia.

 

Mi consolarono tutta la sera, consigliandomi di dire a Kristian il giorno dopo, cos'era successo.

Rimasero anche a cena, invitati da Jack che quando era tornato ci aveva trovato a scherzare.

Risate che mi avevano tirato fuori dopo un'ora, facendo gli stupidi e facendomi pensare ad altro.

Quando andai a letto, però, i ricordi mi schiacciarono di nuovo. Non volevo andare il giorno dopo a scuola, sapendo di poter vedere Edoardo in classe, o peggio di doverci recitare insieme.

Quel lunedì, però, mi trovai comunque sulla bicicletta a pedalare verso la scuola, con il viso bianco da notte insonne.

Edoardo non c'era in classe, e questo mi sollevò.

Non c'era nemmeno Caterina, perciò non potevo essere consolata ulteriormente.

Mi muovevo lentamente ed entrai altrettanto lentamente nella classe di Kristian.

Kristian aveva degli occhiali da sole, ma si poteva notare uno zigomo viola da livido.

Mi portai una mano alla bocca, sorpresa e spaventata.

Perché non mi aveva detto nulla? Cos'era successo? Queste domande mi tormentarono per tutta la lezione.

Effettivamente, nemmeno io gli avevo detto quello che era successo e lui mi fissò parecchio, capendo che qualcosa era successo.

 

Posso venire a casa tua? Gli mandai questo messaggio appena uscita da scuola.

 

Vai a casa, non ho tempo oggi Ci rimasi male. Cos'era? L'orgoglio maschile era stato colpito in pieno e non voleva farsi vedere con un occhio nero?

Forse non aveva minimamente pensato che avessi avuto bisogno di lui..

 

Pov Kristian

 

“Dovrei vendicarmi?”

“No, devi lasciar perdere, si era fatto e voleva fare il grande” disse Andrea, cercando di calmarmi.

“Quel bambinetto mi ha rotto il cazzo”

“Okay, ma Lana lo deve sapere” quella sera sembrava quasi saggio il mio amico.

Mi strofinai il viso con le mani, ero stanco.

Oggi Lana mi aveva fatto molta tenerezza, sembrava che non avesse dormito, sembrava distrutta.

“Ora vado, grazie per la birra, sei un amico” dissi uscendo dal portone di casa sua.

 

Erano le dieci, forse non era ancora troppo tardi, ma a quel punto decisi di aspettare il giorno dopo per parlarci.

Edoardo aveva cambiato sezione, lo sapevo perché i suoi genitori erano andati da mio padre.

Codardo, pensai.

Forse avevo sbagliato, anzi avevo sbagliato a non dirglielo, ma non doveva reagire in quel modo ridicolo.

 

Il mattino successivo mi presentai sotto casa di Lana, aspettando che uscisse per andare a scuola.

Mi appoggiai allo sportello della macchina.

Si fermò di colpo quando mi vede, poi quando le sorrisi, mi raggiunse con passi svelti.

Mi abbracciò in maniera possessiva, e non capii come mai.

Alzai gli occhiali da sole e la staccai un po' per guardarla negli occhi.

Le feci cenno di entrare in macchina per parlare un po'.

“Che ti è successo? E perché non ci sei stato in questi due giorni?” era tranquilla, ma la sua voce aveva un tono leggermente più alto del solito.

“Ero andato a spiegare la situazione ad Edoardo” sussultò a questo nome “ e lui si è fatto trovare con altri due suoi amici e diciamo che non sono riuscito a tenere testa a sei braccia”

Le scesero delle lacrime.

“.. Diciamo che poi ieri si è scusato dopo scuola, dice che era fatto” dissi in un sussurro.

“Perché mi hai evitato?” singhiozzò, così presi la sua mano.

“Non volevo, era che mi sentivo uno stupido”

“Anch'io sono andata da lui” disse piano, riprese a piangere e si buttò tra le mie braccia.

Capì che era successo qualcosa, e mi si rivoltava lo stomaco a pensare che l'avesse anche solo sfiorata.

“Lana per favore, parlami” dissi premendo le labbra sulla sua fronte, le lasciai altri baci per calmarla.

“Ha provato a ..” non la feci finire che la spostai, tirando un pugno al manubrio.

Mi sentivo di voler spaccare tutto.

“Gli spacco la faccia, davvero, non doveva toccarti! Che bastardo!” Dissi aprendo lo sportello con violenza e tirando un calcio ad una lattina che era lì per terra.

Uscì anche lei dall'auto.

“Chi ti ha detto di andare da lui?” le domandai, ero infuriato.

“Io.. non pensavo che succedesse, e poi pensi che sia felice, non mi rinfacciare le cose Kristian, e calmati! Smettila di dire certe cose, dovresti abbracciarmi, fare l'amore con me per farmi dimenticare tutto invece urli e dici che gli vuoi spaccare la faccia, pensa a me non a lui!”

“Scusami” mormorai avvicinandomi, ma lei rientrò in casa. “Per favore, stai con me ora” sembravo disperato, ed era perché la rabbia mi accecava.

“Non ho tempo” disse, chiudendosi la porta di casa alle spalle.

Io andai comunque a scuola.

Ero deluso di me stesso, del mio comportamento.

Non pensavo di essere così stupido, a volte.

 

Scusami ancora, io non so che dire, ho bisogno di vederti. Inviai verso metà mattinata.

 

Mi dispiace davvero, Lana voglio vederti dopo scuola, per favore. Mandai un altro messaggio.

 

Appena esci, vieni. Lo ricevetti quasi a fine lezione. Mi spuntò un sorriso sulle labbra.

Ciao! E' un periodaccio maggio, mi sono appena presa una pausa dalle millemila versioni di latino...
Stavo pensando, se vi è piaciuto il pov di Lorenzo, di mettere ancora altre parti...
Comunque questo è il capitolo e io sono sempre di fretta (ç_ç)
Non sarò regolare in questo periodo, e ci saranno ancora 6-7 capitoli credo, non ne ho la più pallida idea in realtà ahahahah
Anyway, buonagiornata ^^ (i prossimi capitoli saranno più lunghi, sorry)
A presto,
Cri

 

  
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