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Autore: Esperanza97    14/05/2013    4 recensioni
Elena e Caroline, sono due ragazze normali, di giorno... Ma di notte, tutto cambia. Vengono costrette a fare cose che non vogliono e non possono ribellarsi, né fare nulla... Solo obbedire...
Ma può una notte cambiare il corso degli avvenimenti? Può cominciare una nuova vita, grazie a un semplice ragazzo? Ma sarà davvero così "semplice"?
N.B.Tutti Umani
Dal primo capitolo:
-Ve ne do tremila se la tua amichetta castana passa la notte con me e se tu la passi con il mio amico-
Caroline mi guardò sorridendo e strinse la mano al conducente dell'auto.

(Storia revisionata)
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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-Today My Life Begins-
-He would never be born. Capitolo n.13-
Pov.Elena

La pallottola colpì l’addome di Klaus, il quale cadde a terra, dolorante, un attimo dopo.
Caroline si inginocchiò accanto al suo ragazzo che stringeva la maglia, lì, dove era stato colpito. La mano cominciò ad imbrattarsi di sangue e il colorito del suo viso divenne immediatamente pallido.
Tyler guardava la scena soddisfatto mentre i miei occhi si rifiutavano di credere a ciò che era appena successo. Era straziante.
L’odio che provavo prima nei confronti di Tyler non era nulla in confronto a questo.
Avrei voluto farlo fuori con le mie mani. Ma sapevo che in questa guerra lui avrebbe sempre avuto la meglio. Era stato così fin dall’inizio.

Non potevo fare nient’altro se non piangere. Piangere dalla frustrazione, dalla paura, dalla preoccupazione e dall’odio.
-Elena...- La mia amica singhiozzava mentre Klaus faticava a tenere gli occhi aperti.
Mi asciugai le lacrime e strinsi ancora di più Celine che aveva gli occhi lucidi e che, nonostante stesse succedendo di tutto, non aveva né urlato né pianto.

Guardai Tyler con disprezzo e mi inginocchiai anche io vicino a Caroline, per poi estrarre il cellulare dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e comporre il numero dell’ambulanza.
 -Provate a chiamare la polizia e giuro che vi ammazzo!- Tyler si avvicinò, puntando la pistola su di noi.
Respirai a fondo prima di rispondere.
-Non stiamo chiamando la polizia, ma un'ambulanza!- Lo fulminai con lo sguardo.
-Ma lasciatelo morire quest’idiota. Tornate da me...- Accarezzò la spalla di Caroline in modo possessivo. –Tu, un tempo, mi amavi. Perché non ritorniamo al passato? Se non sbaglio ci divertivamo un mondo.- La mano di Tyler scese lungo la gola della mia amica che con tutta la calma possibile si alzò e gli diede uno schiaffo.
-Tu ti divertivi andando a puttane, mentre la notte io stavo in ansia per te, credendo che ti fosse successo qualcosa. Quindi, no, non posso dimenticare ciò che è successo e ritornare al passato. Mi hai costretto a diventare la tua prostituta personale, hai ucciso mio padre, hai sparato al mio ragazzo ed ora dovrei dire “Okay, Tyler torniamo insieme, sei l’amore della mia vita”? Spero che tu stia scherzando!- Finì la frase urlando, poi si rivolse a me. –Elena, chiama aiuto!
Annuii e premetti il tasto verde per attivare la chiamata.

Mezz’ora dopo…
 
Due infermieri stavano trasferendo Klaus dal pavimento ad una barella mentre un’infermiera abbastanza giovane stava scrivendo qualcosa su un foglio. 

Ogni tanto ci lanciava qualche occhiata. Probabilmente ci aveva preso per due pazze. La mia amica aveva i capelli sconvolti, il trucco sbavato e gli occhi gonfi. Mentre io avevo una bambina tra le braccia e uno sguardo omicida nei confronti di Tyler che se ne stava fermo, appoggiato al muro. 

-Dunque.- L’infermiera alzò lo sguardo dal foglio e ci fissò.- Esattamente, quanto tempo fa è svenuto?- 
Io e Caroline ci guardammo. 
-Quindici minuti.- 
-Dieci minuti.- 
Rispondemmo contemporaneamente. 
La donna alzò un sopracciglio, squadrandoci. 
Caroline sospirò. –Dieci minuti.- 
-Bene. Chi gli ha sparato? Ed esattamente da quanto tempo ha la pallottola nell’addome?- Continuò a scrivere in attesa di una nostra risposta. 
Fui io a rispondere per prima. 
-Non lo sappiamo.- Caroline mi guardò. –Quando è tornato si lamentava di dolori all’addome, aveva la giacca quindi non siamo riusciti a vedere il sangue. Solo quando ha cominciato a contorcersi per terra, abbiamo visto la ferita. Probabilmente sarà stato qualcuno per strada, ma finché non si riprende non possiamo sapere di più.- 

La mia amica spalancò la bocca ed io gli indirizzai con gli occhi Tyler che stava accarezzando lentamente il tessuto della sua giacca dove all’interno si nascondeva la pistola. 

L’infermiera guardò prima me, poi Caroline ed infine Tyler. 
-C’era qualcuno con lui in macchina?- Domandò. 
-No.- Rispose la bionda. 
-Va bene. Dunque quanto tempo fa è tornato a casa?- 
-Circa mezz’ora fa.- Risposi io, guardando la mia amica. 
L’infermiera annuì. 
-C’è qualcuno che viene con noi?- 
Caroline mi guardò preoccupata. Gli mimai con le labbra un “vai”. Ci fissammo negli occhi per qualche secondo e poi lei, sicura, si avviò con l’infermiera. 
-Vengo io.- 

Li accompagnai alla porta e guardai l’ambulanza andare via. Qualche minuto dopo rientrai dentro e vidi Tyler seduto sul divano nel salone con in mano una bottiglia di bourbon, come se fosse a casa sua.
Lo guardai di traverso e salii le scale, ma una voce mi fece fermare.

-Dove credi di andare, adesso?-
Tyler si era avvicinato alle scale.
-Vado a cambiarmi, vesto Celine e raggiungo Caroline all’ospedale!- Guardai la piccola che si stava appisolando sulla mia spalla.
-Tu tornerai con me ad Atlantic City. Ora!- Era leggermente furioso. Per quale assurdo motivo, poi? Non avevano mica sparato lui!
-No!-, scandii bene questa semplice parolina ed a passi più svelti mi chiusi nella camera di Damon.

-Elena, non giochiamo a quest’assurdo gioco! Sono venuto qui per avere una risposta, tu mi hai detto che avresti accettato lo scambio ed ora pretendi di scappare così? Non costringermi a buttare giù la porta o a chiamare i pompieri. Apri. Subito.-, sibilò con aria minacciosa.

Sapevo che non dovevo fuggire. Almeno, non dopo aver accettato lo scambio. Non potevo permettere che Celine venisse ferita come era successo a Klaus o addirittura uccisa. Sarei dovuta andare con lui. Ma… Era come se ogni singola cellula del mio corpo mi urlasse di scappare, perché in quella battaglia avrei sicuramente perso. Mi avrebbe ucciso, moralmente e fisicamente. Non ero pronta a morire.
Poche ore fa lo ero, pensai.
 Lasciai perdere i miei pensieri e mi concentrai sulla fuga.

Poggiai Celine sul letto e buttai in una borsa tutti i suoi vestiti. Dove sarei fuggita? Non lo sapevo, ma almeno avrei scampato la morte.
 
-Apri la porta, Elena, e vieni con me!- Tyler iniziò a colpire con dei calci la porta.
Rabbrividii e il cuore cominciò a battere sempre più forte.

Una fitta al ventre mi colpì in pieno e un gemito strozzato uscì dalle mie labbra.
Non capivo perché la gravidanza mi stesse portando tutti questi problemi, forse era lo stress, o forse, inconsciamente, rifiutavo così tanto questo bambino che il destino stava facendo di tutto per portarmelo via.
Mi accasciai a terra, stremata. Poggiai una mano sul ventre e tentai di regolarizzare il mio respiro.

Urlai nello stesso istante in cui Tyler aprì la porta e mi trovò in quelle condizioni.
-Che succede?- Il viso era contratto dalla rabbia e le mani del moro erano chiuse a pugno.
Respiravo in modo affannato e non mi accorsi che la mia mano era ancora sulla pancia.
Tyler ci mise poco a fare due più due.
-Sei incinta?!-, ringhiò.
Non avevo la forza né di parlare né di rispondere. Dal mio silenzio lui capì la risposta.

Tentai di prendere il telefono dalla tasca dei miei jeans, ma prima che riuscissi a tirarlo fuori, Tyler mi afferrò il polso in modo rude.
Il telefono cadde a terra.
Con un semplice gesto il mio aguzzino mi alzò e mi sbatté contro al muro.

-Di chi è?!-
Mi faceva paura. Non volevo rispondere. Il dolore continuava ad uccidermi.
-Rispondi, puttana!- Le sue urla fecero svegliare Celine. La bambina iniziò a piangere.
-Tuo! È tutta colpa tua!- Risposi con le poche forze che mi rimanevano.

Mi lasciò andare e caddi di nuovo a terra, ai suoi piedi.
-Bene, troveremo il modo di eliminare anche questo problema. Ma lo faremo una volta tornati a casa.- Raggiunse il letto e si avvicinò a Celine. La guardò negli occhi e per un attimo pensai che volesse ucciderla.
Si limitò a guardarla in modo schifato prima di ritornare davanti a me.

Il mio viso era segnato dalle lacrime e dal terribile dolore che stavo provando.
-Zittiscila e prendi la tua roba. Dì ciao a Damon, a questa casa, a Celine e al tuo bambino, perché molto probabilmente non avrai il tempo di salutarlo quando saremo tornati ad Atlantic City.- Uscì dalla stanza lasciandomi sola.

Il mio destino era segnato, così come quello del mio piccolo. Per salvarci a vicenda, saremo morti entrambi.

Pov.Damon

Era passata quasi un ora da quando avevo lasciato Ocean City* per dirigermi a Philadelphia**. Conoscevo alcuni “amici” in quel luogo che avrebbero potuto aiutarmi a togliere di mezzo Tyler.
Mi auguravo solamente che il moro non ci facesse una sorpresa arrivando prima. Altrimenti i miei piani sarebbero andati in fumo.
Mentre la radio trasmetteva varie canzoni, il mio cellulare squillò.
Lo presi dal cruscotto dell’auto e lessi il nome: Caroline.
Che voleva la bionda?

Infilai gli auricolari nel cellulare e risposi, continuando a guidare.
-Barbie! Come va la relazione con Ken?- Scherzai.
-Damon..- Il tono di Caroline non era lo stesso del mio. Non vi era traccia di giocosità, ne di sarcasmo, né di ironia. Solo una tristezza e una preoccupazione infinita. Da come respirava, capii subito che aveva appena finito di piangere.
-Ehi, Caroline, stai bene?- Domandai in tono serio.
-No.- Fu quasi un sussurro. –Tyler, ci ha fatto visita.- A sentire quel nome mi irrigidii e mi fermai al lato della strada. Spensi la radio e ascoltai attentamente le sue parole. –Era venuto per sapere la decisione che avevamo preso: se accettare lo scambio o meno.-Care prese un respiro profondo, poi continuò. –Elena ha detto che avrebbe accettato ma poi… Tutto è cambiato. Non so per quale motivo, Klaus ha attaccato Tyler. Si sono picchiati finché Tyler non ha preso la pistola e…- Singhiozzò. –Ha sparato Klaus.-
Rimasi in silenzio per una manciata di secondi. Il tempo essenziale per digerire la notizia. Il mio amico aveva fatto davvero di tutto per tenerlo occupato, anche se questo, aveva significato farsi sparare.
-Caroline, come sta? Siete in ospedale?- Domandai, cercando di mantenere la voce ferma.
-Si, siamo in ospedale. È in sala operatoria al momento. Non so nulla. Ha resistito per un po’ di tempo, ma poi non c’è l’ha più fatta, è svenuto poco prima che arrivasse l’ambulanza.-
Annuii.
-Caroline, Elena è lì con te?- Chiesi preoccupato.-No. Doveva raggiungermi in ospedale ma non so che fine abbia fatto. Quando siamo andati via, Tyler era ancora là con lei.- L’ultima parte fu quasi un sussurro, ma sfortunatamente la compresi lo stesso.
Mi irrigidii nuovamente e strinsi il telefono.
-Chiamala. Scopri dov'è e dille di richiamarmi.- Dissi seriamente.
-L’ho chiamata cinque volte. Il telefono squilla a vuoto. Ho provato anche a casa tua, ma niente. Non risponde. Damon… ho paura che...- Non le diedi il tempo di finire la frase.
-No! Non è successo nulla. Chiama la polizia e chiedi di Alaric Saltzman. Fallo andare a casa mia e poi fammi chiamare da lui. Torno presto, tranquilla.-
-Okay. Damon...? Fa attenzione.- Era preoccupata. Incredibile; il suo fidanzato era in sala operatoria, la sua migliore amica era scomparsa e lei si preoccupava anche per me che mi trovavo a cinquanta chilometri di distanza da loro.
Sorrisi.
-Tranquilla. Fate attenzione voi!- Chiusi la chiamata e ripartii immediatamente, premendo forte il piede sull’acceleratore.

Pov. Caroline

In quel momento il mio cuore sembrava un enorme serbatoio di lacrime, lacrime che sfuggivano ai miei occhi di continuo.

Non mi ero mai sentita tanto sola. Elena era chissà dove, Klaus in sala operatoria, Damon dall’altra parte della città ed io mi sentivo vuota.

Ogni qualvolta che chiudevo gli occhi mi appariva sempre la stessa immagine: Klaus che cadeva a terra, dopo essere stato colpito.

L’attesa era snervante.

Mi trovavo nel corridoio adiacente alla sala operatoria, così avrei potuto avere subito notizie.
Passarono due ore prima che la situazione cambiasse. Il cielo divenne più scuro, segno che la notte stava lentamente calando sulla città.
Non appena sentii i passi del chirurgo rimbombare tra le pareti, mi affrettai ad andargli in contro.
-Dottore! Sono la fidanzata di Klaus Mikealson. La prego, mi dica come sta.-, lo implorai.
L'uomo mi guardò intenerito.
-Signorina, si calmi. Il suo ragazzo sta bene. Abbiamo estratto la pallottola, lo abbiamo fasciato e tra poco lo porteremo in camera. Per il momento dorme. Sono sicuro che si sveglierà domani mattina. Lei cerchi di riposare.-
 
Se ne andò, lasciandomi di nuovo sola.
Un sorriso spuntò sul mio viso e dopo molte ore mi concessi un respiro di puro sollievo.

Stava bene. Per il momento mi importava solo quello.

Ore dopo…

Pov.Damon

Avevo preso una stanza in un motel, perché si era fatto davvero tardi.
L'edificio distava dieci, forse quindici minuti dal centro di Philadelphia. Non c’era lusso, ma era confortevole e le stanze abitabili.
Stavo disteso sul letto. Non riuscivo a dormire. Dovevo avere delle risposte da Alaric.

Proprio in quel momento vidi il mio cellulare illuminarsi: Rick!

-Ehi! Trovato Elena?- Domandai preoccupato.
-Damon! No. Elena non è in casa, ma abbiamo trovato un’altra cosa…- Il tono del poliziotto mi preoccupò ancora di più.
-Che avete trovato?- Domandai apparentemente calmo.
-Una bambina. Ha i tuoi stessi occhi. Inoltre abbiamo trovato un cellulare che ho in seguito scoperto essere quello di Elena e una borsa con degli abiti per neonati.- Rispose incerto.
-Un momento? Hai detto una bambina?- “Celine”, pensai immediatamente. –Dov’è ora?-
-L’abbiamo portata in centrale ma continuava a piangere così l’ho portata a casa mia. C’è la babysitter che sta badando sia lei che Margaret. Comunque la cosa più strana è che accanto alla porta della camera, abbiamo trovato delle forbici. Probabilmente chiunque stava lì dentro aveva chiuso la porta a chiave, lasciandole nella toppa e chi l’ha aperta dall’esterno le ha facilmente girate con la punta delle forbici fino ad aprirla.***- Terminò.
-La bambina è mia figlia, Rick.- Dissi tutto d’un fiato, alzandomi dal letto e uscendo sul piccolo balcone della stanza.
-L’avevo quasi capito. Mi serviva solo la tua conferma. Comunque sta tranquillo. È al sicuro a casa mia. Tu hai trovato il modo per fermare Tyler?-

Bevvi un sorso di liquore che mi ero portato dietro durante il viaggio.

-Si. Forse so come farlo fuori. Ho solo bisogno della “compagnia” adatta a fermarlo. Dovrò giocare le sue stesse carte, con la sola differenza che io ho un asso nella manica. Tranquillo. Grazie per esserti preso cura di mia figlia.-
-Di nulla.- Rispose e riattaccò.

Non c’era più tempo, o forse non c’è n’era mai stato. Me l'ero presa troppo comoda ed ora mi rimanevano solo ventiquattro ore per sistemare tutto. Il mio migliore amico si trovava in ospedale, Caroline aveva subito troppo negli ultimi due anni ed Elena era incinta, tutto a causa sua. Meritava di morire.

Pov.Elena

Durante il tragitto ero stata in silenzio. Spaventata e preoccupata. Tyler voleva uccidere il mio bambino. Il suo bambino. Voleva toglierlo di mezzo senza che io potessi replicare. Non avevo alcun diritto. Dovevo solo sottomettermi alle sue scelte, ma questa era sicuramente la scelta più assurda che lui avesse mai preso.

Aveva ucciso in passato, certo. Ma non pensavo che sarebbe addirittura arrivato a sacrificare un esserino innocente, una piccola vita che doveva ancora vedere la luce…che non sarebbe mai venuta al mondo.

-Odio questo silenzio.- Mi guardò, scrutandomi con i suoi occhi scuri.

Poggiai la testa sul finestrino e puntai lo sguardo sulla strada. Rannicchiai le ginocchia al petto e strinsi forte la mia maglia.

-Puoi tenerti quell’essere dentro di te ancora per qualche ora, il tempo di tornare a casa, dormire e poi di andare all’ospedale. Sono stato fin troppo buono. Avrei potuto ucciderlo tranquillamente io.- Sorrise e continuò a guidare mentre la mia coscienza mi urlava di raccattare un'arma e di ammazzarlo, cosa che per paura, insicurezza o forse per il mio essere troppo buona, non avrei mai avuto il coraggio di fare.




 *Ocean City: Alors, credo che abbiate capito che le vicende di questi ultimi capitoli non siano avvenute ad Atlantic City. Ma, sono avvenute ad Ocean City. Una piccola cittadina, sempre adiacente al mare. La città è un comune del Maryland negli Stati Uniti e si trova a circa una mezz’ora da Atlantic City nel New Jersey (sempre Stati Uniti), città dei nostri protagonisti.

**Philadelphia: Città della Pennsylvania. Luogo in cui Damon si sta dirigendo, e, nel prossimo capitolo scopriremo chi sta cercando in quel luogo ;)

***Modo per aprire le porte principali delle case o di altri edifici, utilizzato soprattutto per furti, ma qui Ty lo utilizza per aprire la porta di una camera.



Angolino Autrice: 
Vi chiedo umilmente scusa per questo terribile ritardo. Avevo promesso che avrei aggiornato prima ma ho avuto un po' troppe cose da fare. La scuola sta terminando e ci sono gli ultimi compiti e le ultime interrogazioni. Proprio oggi ho avuto un interrogazione e fatto il compito di francese >.< Comunque: Perdonatemi. 
Un ringraziamento specialissimo va a Love Bites, mia nuova beta *-* Che mi ha aiutato tantissimo con questo capitolo. Grazie ancora :') 
Dunque: Tyler scopre del bambino e nonostante sappia che sia suo non se ne importa minimamente e decide che Elena dovrà abortire. 
Damon conosce un modo per fermare Tyler. Più che altro conosce una "persona" che nel prossimo capitolo scopriremo chi è. Sarà un bel colpo di scena xD 
Caroline è letteralmente preoccupata per tutti: Klaus, Damon ed Elena... Fortunatamente il ragazzo sta bene, quindi vi è un problema in meno.
I dottori vorranno di certo una spiegazione a ciò che è successo. 
Alaric, intanto ha trovato Celine e se l'è portata a casa mentre Elena sta tornando ad Atlantic City con Tyler. 
Spero che le spiegazioni che vi ho fornito a fine capitolo vi siano state d'aiuto, se non avete capito qualcosa non esitate a chiedere ;) 
Ringrazio tantissimo tutte voi per esserci, sempre. Per le belle parole e gli incoraggiamenti... Servono davvero **
Ringrazio le 53 persone che l'hanno aggiunta tra le preferite, le 18 tra le ricordate e le 136 tra le seguite. Ancora grazie a Love Bites e a tutte voi.. 
Spero di aggiornare presto e spero che il capitolo vi piaccia **
Alla prossima,
Un bacione,
Esperanza97



 
  
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