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Autore: myricae_    14/05/2013    5 recensioni
[REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 20 E CAPITOLO 41] [REVISIONE IN CORSO]
Estate.
La stagione delle lunghe notti punteggiate di stelle e delle risate spontanee.
La stagione perfetta per dimenticare una relazione difficile e andare avanti.
La stagione perfetta per incontrare una persona speciale, magari innamorarsi e rimanere segnati per il resto della vita.
O, almeno, così è stato per Marco e Alisea.
Ma cosa possono saperne due giovani cuori dell'amore?
Della distanza?
Della morte?
E di un passato che è deciso a ritornare, forse, separandoli per sempre?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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7
 
Si addormentarono avvolti uno nelle braccia dell’altra, cullati dai loro respiri.
Marco si svegliò all’improvviso, scosso da un incubo del quale si dimenticò appena vide la testa della ragazza appoggiata sulla sua spalla. Sorrise, accarezzandole con lo sguardo i lineamenti e le labbra schiuse. Le loro mani non si erano lasciate neanche nel sonno e Marco prese a disegnare cerchi invisibili su quelle della ragazza. Alis aprì lentamente gli occhi assonnati e gli sorrise.
 «Ben svegliata».
La ragazza si guardò intorno, stiracchiandosi. «Che ore sono?».
 «Le due e dieci» rispose indicando l’orologio sulla parete bianca. Lo stomaco di Alis brontolò e il ragazzo sorrise. «Vado a prepararti qualcosa da mangiare». E si alzò.
 «Devo farmi una doccia» disse mettendosi a sedere, avvolta ancora nel lenzuolo. Marco le indicò il bagno e l’accompagnò. La caviglia le faceva ancora male, anche se riusciva a reggersi in piedi. Il problema era camminare; il dolore si propagava fin sopra il ginocchio costringendola a fermarsi. Così, seppur riluttante, si fece accompagnare in bagno dal ragazzo che poi sparì in cucina. Alis fece cadere il lenzuolo, che si raggomitolò ai suoi piedi. Si tolse il costume, strizzandolo e mettendolo ad asciugare fuori dalla finestra. Entrò in doccia, l’acqua fredda le accarezzò la pelle nuda; una benedizione per la sua caviglia in fiamme. Quando uscì trovò dei vestiti puliti sul comodino. Alis fece una smorfia quando capì che dovevano appartenere alla bionda. Come si chiamava? Ah, Giulia. Che nome banale, pensò fulminando i vestiti con lo sguardo. E si ricordò il motivo per cui era arrabbiata con Marco. Si rimise il costume ormai asciutto e si avvolse il lenzuolo intorno al corpo.
 «Perché non hai messo i vestiti che ti ho portato?» chiese Marco, sbalordito quando la vide entrare in cucina avvolta ancora nel lenzuolo leggero.
 «Perché non mi piacciono» tagliò corto. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, uscendo dalla stanza e tornando con una sua felpa. «Questa ti piace?».
Alis la prese; superava una sua maglietta di due taglie abbondanti. La indossò senza protestare; era di un rosso cupo e le arrivava poco sopra il ginocchio. La ragazza si sentì subito a proprio agio.
 «Grazie» disse stringendosi nella felpa. «Mi piace il rosso» commentò mentre lui le serviva un piatto di pasta al pomodoro.
 «Anche a me» rispose sedendosi di fronte a lei. Tra un boccone e l’altro lanciava rapide occhiate ad Alis. I suoi occhi. No, non gli occhi. Lo sguardo. Lo sguardo di Alis che variava come l’aria.
 «Era buonissimo» si complimentò Alis, posando la forchetta nel piatto non appena ebbe finito di mangiare.
 «Sono contento che ti sia piaciuto. Vuoi altro?».
 «No, grazie. Devo andare a casa». Alis sentiva che era sbagliato stare in quella casa, da sola con… chi? Un amico? Uno sconosciuto? Era ancora più sbagliato il fatto che stesse indossando la felpa dell’amico-sconosciuto. Eppure dovette ammettere che si sentiva così semplicemente bene. Poteva una cosa sbagliata renderla felice? Scosse la testa mentalmente, provando a dissipare quella piacevole sensazione. Ma non ci riuscì, forse perché le piaceva sentirsi così. A chi non sarebbe piaciuto essere felice?
 «Devi o vuoi andare?» la domanda del ragazzo interruppe il suo monologo interiore.
Alis sospirò, esasperata, appoggiando i gomiti sul tavolo; la testa tra le mani e lo sguardo fisso sul pavimento. Non poteva semplicemente mandarla via? Rifiutarla? Non poteva preferire quella bionda a lei? Sarebbe stato tutto più semplice perché la decisione sarebbe spettata solo a lui. Si sarebbe arrabbiata, ma poi sarebbe passata. Perché Marco non recitava il ruolo del ragazzo cattivo? Perché Marco non era come tutti gli altri?  Sarebbe stato più facile dimenticarlo. Tutto sarebbe stato più facile.
Invece così era tutto diverso. Aveva il controllo della situazione e non le piaceva. «Non posso. Non posso stare qui. Non posso!».
Marco provò a prenderle una mano, ma lei la ritrasse; senza abbassare lo sguardo, l’unica connessione tra loro, l’unica cosa che li univa.
 «Non posso» sussurrò lei, con un filo di voce. Marco si alzò e lentamente si mise davanti a lei. Alis si coprì gli occhi, scuotendo la testa. Il ragazzo gliele spostò delicatamente, accarezzandole il dorso delle mani. Lo guardò con le labbra strette in una linea sottile; scuotendo lentamente la testa. Marco si inginocchiò di fronte a lei che distolse lo sguardo.
 «Guardami».
 «Ti prego, alzati…».
 «Guardami» ripeté, stringendole il ginocchio con una mano. La ragazza percepì un piacevole brivido salirle lungo la gamba; provò ad ignorarlo. Marco si avvicinò ancora di più accarezzando le parole: «Alisea, guardami». E la sua voce dolce fu come un richiamo. Alis lo guardò incrociando gli occhi di lui brillanti di un sentimento che la ragazza non sapeva decifrare. Si sentiva in imbarazzo a vedere qualcuno in quella posizione, ma allo stesso tempo una parte di lei si sentiva quasi lusingata.
 «Non andare» le disse semplicemente, stringendo le mani morbide della ragazza pensando che fosse l’ultima volta.
 «Perché?» chiese lei, senza ricambiare la stretta. Perché dovrei restare?. Sapeva perché, anzi ne sapeva a milioni: perché insieme stavano bene; perché lui era una delle poche persone che riusciva a farla sorridere; perché quando era con lui si dimenticava di tutto e soprattutto di ciò che aveva passato.
 «Lo sai perché» rispose come se fosse una cosa ovvia; lo era? Alis trasalì alla sua risposta, prendendo in considerazione l’idea che sapesse leggerle nel pensiero. O forse lei era troppo espressiva.
 «È sbagliato».
Marco rimase sconcertato, non sapeva più cosa dire o fare. Perché doveva andarsene rendendo tutto così complicato? Resta, resta, resta! Le urlò mentalmente con il cuore che stava impazzendo nel petto. «L’unica cosa sbagliata è ignorare quello che ci sta accadendo».
 «E cosa ci sta accadendo?» chiese in un sussurro, senza accorgersi di trattenere il respiro. Marco le rivolse un sorriso tenero e la sua lucidità l’abbandonò. Si avvicinò lentamente, o meglio; entrambi si avvicinarono. Sentivano uno i respiri dell’altra sulla pelle; occhi negli occhi. I loro cuori impazzirono scalciando dentro di loro.
 «Sta accadendo…» iniziò accarezzandole il viso, le guance si imporporano a contatto con le dita del ragazzo «…la cosa più bella di tutte».
Alis ricordò della notte trascorsa; per la prima volta i suoi incubi le avevano dato pace. Il bastardo non l’aveva tormentata quella notte perché a difenderla c’era quella forza che superava qualsiasi torto avesse subito. Pensò ai leggeri baci sulle cicatrici e un brivido le corse lungo la schiena.
 «Io… » iniziò, ma si interruppe subito, non sapendo cosa dire.
Marco le prese una mano posandola sul proprio petto, all’altezza del cuore che batteva all’impazzata. «Senti». La ragazza aprì la mano, stendendola sul petto del ragazzo. Alis si inginocchio di fronte a lui, adesso erano allo stesso livello.
«Se non ti fidi di me, fidati di questo» e premette la mano della ragazza. Rimase in silenzio spostando lo sguardo dal petto agli occhi del ragazzo. «Se senti la stessa cosa, non andartene». Immobile continuò a sentire i battiti di Marco che impazzivano dentro di lui. Prese la mano del ragazzo, portandosela al petto. Rimasero per un po’ immobili; i respiri trattenuti ad ascoltare i loro cuori che si rincorrevano senza sosta. Le labbra di Marco si allargarono in un sorriso sincero comprendendo gli occhi che brillavano in quelli della ragazza. Con un unico movimento l’attirò a sé, stringendosi a lei. Si persero in quell’abbraccio, cullandosi a vicenda.
«Sento la stessa cosa» sussurrò Alis, ammettendo ad alta voce quello che provava. Caddero sul pavimento freddo, la ragazza sopra di lui. Marco le scostò il capelli dal viso, sfiorandolo con le dita, accarezzandole il labbro inferiore. Alis si alzò aiutandolo a fare lo stesso, Marco l’abbracciò da dietro facendola volteggiare. La ragazza emise un gridolino che si trasformò subito in un sorriso sincero e poi in una risata.
 «Ti fa ancora male la caviglia?» chiese lui, preoccupato, posandola delicatamente a terra; senza mai lasciare la sua mano.
 «Un po’» ammise «ma penso di riuscire a camminare».
 «Non devi sforzarla troppo».
 «E tu non devi rompere le scatole!».
 «Così sarei un rompi scatole?».
 «La maggior parte delle volte!» gli urlò contro, con una punta di acidità.
 «E tu sei maledettamente testarda ed esasperante la maggior parte delle volte!».
Alis non si lasciò intimidire. Cercò di ritrarre la mano, ma lui non glielo permise. Marco non avrebbe mai lasciato la sua mano; non importava quanto si fosse arrabbiato.
 «Allora vattene!».
 «Questa è casa mia» rispose alzando gli occhi al cielo.
 «Allora me ne vado io!». Ma lui l’attirò a sé, prendendole il viso tra le mani e stampandole un bacio all’angolo della bocca, nel punto in cui le sue labbra si incurvavano in un sorriso. Alis non si mosse; i nasi che si sfioravano e i respiri che si confondevano. Marco le accarezzò con i pollici le guance che si imporporarono. La mente di Alis era ovattata, non vedeva più nulla se non il viso del ragazzo che si avvicinava sempre più.
E poi Alis rovinò tutto ritraendosi a quella presa e allontanando il volto da quello di Marco. Il ragazzo stava per chiedere spiegazioni quando la porta si aprì e vi entrarono     quattro ragazzi. Si salutarono, guardando Alis con crescente curiosità.
 «Lui è Davide» le presentò un ragazzo alto e biondo, con due grandi occhi color nocciola. «…lui Luca» e le indicò il ragazzo vicino a Davide. «E loro due sono Claudia e Giulia». Claudia si avvicinò a lei abbracciandola calorosamente, Alis ricambiò l’abbraccio per nulla imbarazzata. Giulia rimase immobile a fissarla, squadrandola da capo a piedi. Marco le riprese la mano, stringendola forte nella sua. «E lei…» iniziò abbracciandole le spalle con un braccio «… è Alisea, la mia ragazza».
Alis lo guardò, ancora più confusa quando lui le sorrise con calore.
   
 
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