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Autore: FedericaLille    14/05/2013    15 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo




L’ambiente puzzava di disinfettante, l’aria però era fresca e pulita. Mi trovavo in un ospedale.
Il mio ragazzo, Mike, mi ci aveva portato dopo aver ricevuto la mia chiamata. Fortunatamente mi ero accorta che il mio cellulare fosse sano e salvo, e quando mi ero resa conto di essere sola, spaesata e ferita, avevo per prima cosa chiamato lui.
Mike si era addormentato nella sdraio vicino al mio letto. Era notte fonda ed era evidentemente molto stanco.
Io stavo bene, a parte qualche graffio di poco conto. Ma lui insisteva per farmi fare tutti gli accertamenti possibili e immaginabili, solo perché un medico aveva accennato al fatto che avevo subito una botta in testa, non saprei dove, testimoniata da vari lividi sulla fronte. Perciò il colpo mi avrebbe potuto avere provocato una contusione interna. Il mio ragazzo a quella notizia si era subito preoccupato e aveva chiesto che mi fosse fatta una diagnosi completa dalla testa ai piedi. Il solito esagerato.
Non mi sentivo male, non avevo nemmeno dolore in testa, dove a quanto pareva avevo subito un brutto colpo.
L’incidente però mi aveva stordito parecchio; era tutto confuso nella mia mente. Non ricordavo esattamente i passaggi, mi era sembrato di essermi addormentata in quel caos e svegliatami su questo scomodo letto dai lenzuoli impeccabilmente bianchi.
Chi era coinvolto nell’incidente? Come stava l’altro conducente? Non potevo aver fatto tutto da sola!
Però mi sentivo terribilmente in colpa, perché un ricordo chiaro mi balenava in testa: io alle prese con la radio, invece che col manubrio. Era successo così, tutta colpa della mia distrazione.
Eppure mi sembrava di stare andando dritta per la mia corsia, di non aver fatto movimenti bruschi. Ma una macchina sbucò dal nulla, e quella macchina era la stessa su cui mi ritrovai poggiata dopo l’esplosione della mia auto. Quella macchina ammaccata, abbandonata lì, senza nessuno al volante. Che fine aveva fatto colui che la guidava?
Tra quelle domande senza risposta e tanti, troppi pensieri per la testa, caddi in un sonno profondo.
 
“Amore…” Una voce calda e a me familiare mi chiamò.
“Uhmm…”
“Amore?” La voce si fece più alta.
“Mmhh…”, continuai a mugolare anziché fornire una risposta decente.
“Amore!” Eccolo urlare, come ogni mattina, quando io preferivo oziare a letto e lui mi svegliava bruscamente.
“C-che c’è?!”, risposi con lo stesso tono infastidito, senza ancora aprire gli occhi.
“E’ quasi mezzogiorno… E mi hanno già mostrato i risultati di tutti gli accertamenti.”
“Quasi mezzogiorno?”, chiesi, incredula, schiudendo una palpebra.
“Si tesoro.”
“Mike, che dicono gli accertamenti?”, domandai.
“Sei sana come un pesce.”, disse, e lo vidi sorridere, molto più sereno del pomeriggio precedente.
“Te lo dicevo.” Mi sollevai e mi misi a sedere sul letto.
“Possiamo tornare a casa.”
“Certo.”, risposi, sorridendogli. Lui posò un bacio sulla mia guancia e si allontanò dalla stanza, dandomi il tempo di rivestirmi.
 
Eravamo in macchina e non spiccicavamo parola. Io mi aspettavo che lui mi facesse qualche domanda sull’incidente, su come era andata, su chi altri era coinvolto, ma niente. Non mi chiedeva un bel niente. E quasi ero tentata io dal chiedere a lui se ne sapesse più di me.
Il tragitto fu stranamente silenzioso, ma una volta varcata la soglia di casa mi decisi a prendere parola.
“Mike”, lo richiamai.
Lui mi guardò negli occhi, non rispose.
“Si è saputo chi fosse il conducente dell’altra macchina?”, chiesi tutto d’un fiato.
Lui restò un attimo immobile, come se stesse meditando se fosse il caso di dirmi la verità o no. Quando si decise, annuì.
“Come? Ero sola, e non c’era traccia di nessun altro per quella strada.”, mi sforzai di ricordare la scena.
“Dentro quell’auto ho trovato una cosa…”, mormorò.
“Qualcosa grazie alla quale l’hai identificato?”
“Si.”
“E…?”, lo spronai a parlare, dato che rispondeva a monosillabi.
“Andiamo! Voglio solo sapere chi è quell’idiota che mi è venuto contro!”
Silenzio. Mi guardava in silenzio, e non intendeva degnarmi di una risposta.
“Oddio, è morto?!” L’unica soluzione plausibile al suo silenzio era quella. Non voleva svelarmi l’identità di quello perché probabilmente aveva perso la vita nell’incidente. Ed io non avevo notato alcun cadavere perché ero troppo sotto shock per rendermene conto. Cavolo, ero un'assassina!
“No, Cathy! Santo cielo, no!” Scosse la testa e si allontanò da me. Raggiunse la cucina, io lo seguii.
“E allora che è successo? Che fine ha fatto? Perché non era lì?” C’era qualcosa che mi tormentava, qualcosa che non riuscivo a ricordare. Ricordavo solo dolore, puzza di fumo e paura. Ma mancavano dei frammenti temporali che forse mi avrebbero dato le risposte che cercavo.
“Non so che fine ha fatto, credo sia scappato. Era colpa sua. L’incidente è stato solo colpa sua!”, parlava con la testa dentro il frigorifero. Non so se cercava davvero qualcosa o più semplicemente voleva evitare di guardarmi in faccia.
“Mi vuoi guardare?!”, chiesi, infastidita. Poggiai una mano sulla sua spalla, per farlo voltare, ma lui la scosse via.
“Non. Mi. Toccare.”, scandì bene le parole. Deglutii, mentre i suoi occhi di ghiaccio mi mettevano in ginocchio. Mike era buono e caro, ma quando si agitava incuteva davvero paura…
“Amore…”, lo chiamai così per calmarlo, “Sono qui. L’incidente è passato, e io sono viva e vegeta. Non è successo niente di grave. Non ci pensare più, non ti agitare, ok?”, tentai di tranquillizzarlo. Presi una sua mano e la accarezzai lentamente.
“E’ stata solo colpa di quell’idiota.”, insisteva.
“Okay.”, lo assecondai.
“Tu non capisci!”, scosse la mano e si liberò dalla mia presa.
“Allora spiegami, perché voglio capire! Chi è questo idiota? E perché ti fa agitare tanto?”
“Te lo dirò! Va bene. Lo vedi questo?”, tirò fuori dalla tasca dei jeans un libretto. Era una carta di circolazione, ero ciò di cui parlava poco fa, quella cosa che aveva trovato nell’auto dello sconosciuto.
Ero curiosa e preoccupata al tempo stesso di scoprire quel nome.
Perché il mio ragazzo reagiva in quel modo? Significava che si trattava di una persona che conosceva, o che io conoscevo. Una persona che non gli stava molto simpatica, a quanto pareva.
E perché non voleva che io sapessi chi fosse?
“Me lo fai vedere?”, domandai, con cautela.
Mike mi porse il libretto, ma esitò prima di lasciarmelo afferrare.
Ecco, ora ce l’avevo in mano. Ma avevo paura ad aprirlo: perché?
Mi presi di coraggio e…
 
 
 
“Esca, veloce!”, mi disse una voce maschile.
Guardai verso la figura che mi faceva segno di uscire di lì, ma la vedevo sfocata. Notai alcuni tratti: moro, carnagione scura, barbetta incolta, non riuscii però a distinguere il colore degli occhi.
“Io… s-sono incastrata.”, riuscii a dire, balbettando.
“Non so quanto tempo abbiamo, ma la tirerò fuori di lì.”
Cominciai ad avere seriamente paura quando una vampata di fuoco apparve improvvisamente davanti ai miei occhi, esattamente sul cofano anteriore.
Il ragazzo al mio fianco sbarrò gli occhi, in preda al panico, ed io vidi le sue iridi nocciola, un nocciola caldo che si colorava d’oro verso l’esterno. Riconobbi subito quegli occhi, quello sguardo, quella voce.
Era un’allucinazione, di quelle che si fanno prima di morire, sicuro. Non poteva essere vero che fosse lui, e che io potessi riconoscerlo, dopo tutti quegli anni che mi ero costretta a rimuoverlo dalla mia vita.
 
 
 
In un attimo ricordai ciò che la mia mente aveva rimosso. Mi ero abituata così bene a cancellare quella figura dalla mia esistenza, che era ormai un procedimento automatico nella mia testa.
Ma adesso che leggevo quel nome, il suo nome, su quella carta, capivo che non stavo avendo un’allucinazione.
Zayn Jawaad Malik.
Avevo gli occhi inchiodati a quel libretto e i piedi inchiodati al pavimento.
In un baleno il mio cuore aveva accelerato il suo battito, ma non dovevo fare notare quello scombussolamento interiore a Mike.
“Contenta?”, mi domandò, ironico.
Lui non voleva che io sapessi che fosse Zayn. Non voleva perché sapeva cosa mi legava a lui, sapeva quello che avevo provato per lui, quello che avevo imparato a smettere di provare. E non voleva che risentendo parlare di Zayn io ci ricascassi, e che mi allontanassi da lui.
“Grazie per essere stato sincero con me.”, mi finsi indifferente a quella notizia. Dentro me invece stava avendo pieno compimento una battaglia tra due forze contrapposte: la ragione e il sentimento. La ragione prevaleva ancora.
Mike sorrise, soddisfatto e mi strinse in un abbraccio.
“Ti amo”, sussurrò.
“Anche io”, la ragione prevalse e il sentimento mentì. Non era a lui che avrei detto ‘ti amo’, adesso.





Angolo Autrice.

Rieccomi, alla velocità della luce, con il primo vero e proprio capitolo di questa fanfiction.
Dopo un primo lapsus che aveva fatto perdere un frammento di memoria alla protagonista, ogni tassello si ricollega.
Catherine è stata una Directioner, penso che questo si sia già capito, e siamo nel 2022, dove i One Direction sono ormai un lontano ricordo.
Il prossimo capitolo prevede un piccolo salto nel passato.
Immaginate di essere donne adulte, e di incontrare uno dei vostri idoli che amavate da ragazze.
Voi avete già la vostra vita, con tanto di fidanzato a casa, ma vi ritrovate davanti una delle vostre vecchie fiamme. Come reagireste?
Ecco qui la risposta! Vi basta continuare a seguire questa fanfic, per scoprire come si evolverà la situazione.
Come, quando, dove, perchè Zayn ricomparirà? Lo vedrete presto ;)
Intanto vi chiedo di lasciarmi qualche recensione...
Mi farebbe piacere leggere i vostir pareri (:


 

  
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