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(Emergenza:
visitatori inattesi!)
Ore
21:15 in un’oasi non lontano da
Suna.
La
squadra speciale decise di fermarsi.
Ormai era quasi notte ed era inutile continuare a procedere,
c’era il rischio
di perdersi: quelle oasi perse
nel
deserto erano così intricate...
Ichigo
giace a terra, ansante. È la
prima volta che si trova a fronteggiare una situazione simile, non
è affatto
preparato. Potesse, farebbe fagotto e tornerebbe di corsa a casa! Senza
contare
che, oltre a essere costretto a impegnarsi in una missione
così difficile, è
stato privato dei suoi compagni di squadra! Da quando erano appena
genin lui,
Shoko e Hideki hanno sempre affrontato ogni pericolo insieme...ora si
ritrova a
dover combattere fianco a fianco con due tizi che manco conosce e che,
ne è
sicuro, nel momento del pericolo gli diranno di scappare via o lo
proteggeranno...Uff! Eppure non è così piccolo!
Akira
stava in disparte, intento a
preparare una specie di accampamento; non era necessario nulla di
lussuoso,
visto che comunque l’avrebbero dovuto lasciare il giorno
dopo; però era sempre
meglio che dormire sulle foglie. La missione? Beh, come ninja medico ne
aveva
passate talmente tante che ormai non si impressionava più di
niente... dopo
aver partecipato a vari scontri nel villaggio del Suono e
all’invasione di
Konoha da parte di Orochimaru, si riteneva abbastanza esperto di
pericoli.
Solo, aveva un po’ di apprensione per quel nanerottolo che si
erano portati
dietro, Ichigo o qualcosa del genere: era sicuro che, di fronte ad un
criminale
di livello S, se la sarebbe fatta sotto...uffa, mancava giusto la gita
dell’asilo nido a complicargli la vita!
Tenten
riposava, appoggiata contro un
vecchio tronco. Il rotolo maledetto è nel suo zaino, al
sicuro; per ora non
hanno incontrato ostacoli e sono quasi arrivati.
Sembra
che tutto stia procedendo per il meglio, per fortuna!
Pensa
la ragazza socchiudendo gli
occhi. Non vede l’ora di finire quella missione e di tornare
in fretta a casa,
sì a casa.
Nejino...tornerò
presto,amoruccio mio, aspetta solo qualche altro giorno e poi...
*ç* Spero che
durante la mia assenza tu non abbia combinato guai, tipo esserti
trovato una
ragazza. E se così fosse? Oh, nooo! Neji, perché
hai aspettato che io non ci
fossi per fidanzarti con quella? T.T E tu che guardi, zo****la? Neji
è mio,
mio, MIO!!! Leva le tue manacce dalla sua candida e diafana pelle! Non
inzozzare il suo sguardo con la tua presenza! Cosa stai facendo? Non
provare a
baciarlo, no...ti ammazzo!!! Ah, muori, muori! Mwahahahah! Tutti quelli
che si
frappongono tra me e Neji devono morir...
“Hai
fame?” la voce di Akira risvegliò
Tenten dagli orrori della sua (fin troppo) fervida fantasia.
“Eh?
Oh, beh, sì...un pochino.”
“Ma
a che diavolo stavi pensando? Ti
agitavi tutta e
borbottavi strane
frasi... sembrava che stessi facendo un brutto sogno.”
“Ehm...
eheh! ^//^ lasciamo perdere,
che è meglio! Piuttosto, che si mangia?”
“Tenten-
san, quanto manca a Suna?” la
voce infantile di Ichigo si impose nella conversazione. Si era quasi
del tutto risvegliato
dallo stato di coma in cui era sprofondato e ora si stava trascinando
verso i
due con lenti passi da bradipo in letargo.
“Mmh,
arriveremo domani, verso le sette
di sera...più o meno”
“Oh,
meno male! Non ce
la faccio più con queste
marce...comunque, parlavate di cibo? ^.^ Ho una gran fameeeee!
Chissà quali
sono le specialità di Suna...magari potremo chiedere al
Kazekage se ci invita a
cena, dopo tutto quello che abbiamo passato, direi che ce lo deve,
no?”
“In
realtà no. Ora taci, moccioso, se
vuoi mangiare.”
“Akira-
san! Lascialo stare, è solo un
bambino! È piccolo...”
“IO
NON SONO PICCOLOOOO!!! è.é ”
*****************************
Ore
7,15 Suna
Kankuro
del deserto di stava
allenando. Le sue
fedeli marionette,
Karasu, Kuroari e Sanshou, erano state gravemente danneggiate durante
la
missione precedente e Kankuro si stava dando un gran daffare per
ripararle. Per
un marionettista quelle bambole erano tutto: la tua difesa, il tuo
attacco, il
tuo scudo, la tua arma letale... inserire coltelli, veleno in una
marionetta
era un’arte; l’arte di creare un precisissima
macchina da guerra che si muova
senza difficoltà al minimo, impercettibile movimento delle
dita.
Ogni
dettaglio era calcolato al
millimetro, ogni singolo particolare minuziosamente studiato, ogni filo
di
chakra collegato accuratamente
alle mani
del marionettista, così da creare una specie di simbiosi tra
il ninja e la
macchina. Sì, dovevano essere un tutt’uno, per
poter funzionare.
Tutto
questo Kankuro lo sapeva.
Aveva
impiegato anni per perfezionare e
modificare le sue marionette: aveva studiato i vari tipi di legno, di
armi, di
veleno... anni e anni passati in una stanza, tra i libri e le
marionette. Con la
sola compagnia di se stesso, si rifugiava lontano dalle urla e
dall’odio della
sua famiglia. Con la perfezione delle macchine, cercava rifugio dal
caos che imperava
in casa.
La
sua famiglia era un disastro. Sempre
stata un vero casino.
Suo
padre aveva avuto la bella pensata
di impiantare un mostro nel figlio minore, sacrificando così
la madre. Che
razza di idea! Gaara, così si chiamava il bambino, era
diventato emotivamente instabile e
aveva la mania
di distruggere tutto e tutti. Compresi i sicari che gli inviava il
paparino.
Bello,
no? Poi per fortuna era morto,
Gaara aveva preso la poltrona di Kazekage e tutti vissero felici e
contenti.
Beh,
non proprio. Gaara non godeva
della fiducia di tutti, anzi era ancora piuttosto malvisto...
però continuava
ad andare avanti lo stesso, sperando di essere accettato, prima o poi.
Inoltre
adesso aveva una famiglia: Temari, Kankuro,Gaara. I tre fratelli della
sabbia.
Ognuno di loro aveva messo da parte i propri rancori e si era dato da
fare a
costruire un...”qualcosa” che assomigliasse ad una
famiglia. Una famiglia di
orfani, di superstiti... ma che si vogliono bene.
Kankuro
da piccolo aveva paura di
Gaara: tremava davanti ai suoi occhi di ghiaccio e alla sua sabbia
mortale. Ora
non più. Ha capito che non è suo fratello il vero
mostro, che è solo una povera
vittima delle atrocità di qualcun altro, esattamente come
lui.
Mentre
stava rimettendo un braccio a
Karasu, vide tre figure che si avvicinavano. Un ragazzo alto
dall’aria
saputella, un bambino che si guardava smarrito intorno e una ragazza
con degli
assurdi codini. Portavano il coprifronte di Konoha, alleati dunque.
“Che
volete?” chiese.
La
ragazza lo guardò con una faccia
strana. Evidentemente non riusciva a capire cosa volesse da lei quel
tipo con
un cappuccio con le orecchie da gatto, truccato di viola e tutto sporco
di
polvere.
“Scusa,
ma tu chi saresti?”
“Ehm,
io sono Kankuro, il fratello del
Kazekage. Scusate se mi presento conciato così, ma stavo
riparando la mia
marionetta...”
“Ah,
capisco -.- ci potresti portare da
lui?”
“Sì,
certo. Seguitemi, vi faccio
strada.”
Il
resto della missione fu piuttosto
semplice: il Kazekage non c’era, ma bastò la firma
del suo segretario -nonché
ex maestro- Baki. Poi il trio fu autorizzato a tornare a casa.
“Aah!
Finalmente! ^.^ Mi manca tanto il
ramen di mamma!”
“Ichigo,
che razza di moccioso... -.- ”
Si
incamminarono verso Konoha; ci
sarebbero voluti circa tre giorni per tornare, era bene mettersi in
marcia il
prima possibile!
Nejino!!!
Adesso arrivo! Appena a casa mi faccio un bella doccia e poi corro
subito da
te! Sicuramente non mi chiederai come è andata la missione,
ma io te lo dirò lo
stesso! ^.^ Oh, spero che Lee capisca al volo e mi lasci un
po’ sola con
lui...magari riesco a fargli la mia benedetta dichiarazione! ^//^ uhuh!
Magari,
magari...e poi voglio andare con Sakura-chan e Ino-chan a fare un
po’ di
shopping, mi devo rifare il guardaroba. Magari potrei dare anche una
spuntatina
ai capelli...nono! Vanno bene così! A Neji piacciono quelle
con i capelli
lunghi. E poi devo
andare da Gai-
sens...
Un
kunai le sfrecciò accanto,
sfiorandole la guancia. Dalla ferita cominciò ad uscire
sangue.
Li
stavano attacando.
“Tutti
a terra!” gridò rivolta verso i
due compagni.
Ichigo
si guardò intorno, terrorizzato mentre
Akira si mise in posizione di battaglia.
Si
trovavano dentro ad un’oasi. Una di
quelle intricatissime oasi perse in mezzo al deserto: il posto giusto
per un
agguato.
Dalle
alte e impenetrabili fronde cominciarono
a cadere alcune foglie.
È
lassù.
Tenten
sfilò un kunai dalla tasca,
pronta a lanciarlo al minino movimento.
“Buonaseeera!”
un ragazzo biondo scese
agilmente da un albero. Tenten provò a lanciare il pugnale
ma quello la scansò
senza troppa fatica. Aveva un grande tunica con delle nuvole rosse.
Oh,
no...l’Akatsuki. Merda!
“Ehi,
siamo un po’ nervosetti, sì! Tu
che dici, Sasori?”
I
tre si girarono di scatto. Dietro di
loro c’era quella che sembrava un’enorme marionetta
a forma di scorpione. Aveva
anche lui una tunica a nuvole rosse.
Roteò
la coda e la abbatté su Ichigo,
che fu sbattuto contro un albero poco distante e rimase incosciente.
Poi lanciò
alcuni shuriken in direzione di Akira, che li schivò per un
pelo. Tutto questo,
senza che il biondo avesse mosso un dito.
Non
è possibile. I marionettisti comandano le marionette
muovendo le mani, come può
questo stare fermo? È così forte da dargli ordini
con il semplice pensiero? No,
non è possibile, i fili di chakra non si possono omettere.
Forse...forse si
muove autonomamente? Sì, dev’essere
così. Oh, merda! Quindi sono due, non uno
solo!
Tenten
spiccò un salto per evitare un
attacco della marionetta. Che fare? Che fare?
Non
posso scappare così...dobbiamo recuperare Ichigo...
“Akira,
ascolta! Scappa!”
Akira
stava utilizzando invano tutte le
sue tecniche mediche... una codata lo fece volare addosso a Tenten.
“S-scappare?
Non...non posso...”
“Ahia,
ascolta: tu scappa più veloce
che puoi, io tenterò di recuperare Ichigo e ti
raggiungerò. Non possiamo
batterci.”
“Questo
è vero. Le mie tecniche non
funzionano contro di lui...credo che sia una specie di marionetta
umana. Non
abbiamo le forze per sconfiggerlo.”
La
coda del mostruoso essere stava per
attaccarli di nuovo.
Akira
fece per scansarla ma la colpì in
pieno. Cadde a terra, coperto di sangue misto ad uno strano liquido
verdastro,
veleno probabilmente. Il ragazzo strabuzzò gli occhi e
provò ad alzarsi.
Forse
è ancora vivo... ma ora non ho tempo!
Tenten
corse verso Ichigo, ma, mentre
stava per raggiungerlo, una bomba esplose proprio davanti a lei.
La
ragazza alzò la testa. Il ragazzo
biondo era appollaiato sopra un ramo, sorridendo.
“Eh,
no, cara. Mi dispiace ma non posso
farti scappare, no. Tu hai qualcosa che ci interessa!”
Il
rotolo?
“Ma
non ti preoccupare. Se collaborerai
ti risparmieremo la vita: mica posso far male ad una graziosa
fanciulla. Su,
cara, dammi il rotolo!”
“Mai!”
Tenten
lanciò una serie di shuriken
contro il ragazzo. Due centrarono il bersaglio e la spalla destra del
biondo
cominciò a sanguinare.
“Mi
hai fatto male, sì! Ora la
pagherai!”
Tirò
fuori da una sacca una bomba, ma
non la lanciò verso di lei. Con orrore, Tenten vide che
quell’arnese puntava
dritto contro Ichigo, ancora incosciente.
“NOOOOOOO!!!”
La
ragazza si scagliò contro
l’esplosione ma non riuscì a prendere il bambino.
Il fumo l’avvolse e qualcosa
le colpì la spalla destra. Forse un kunai. Sentì
una voce che la chiamava e un
gran dolore alla spalla: il kunai doveva essere avvelenato.
Provò
a fare qualche passo ma le gambe
cedettero.
Neji...
Due
braccia la sostennero.
Fumo
dell’esplosione.
Capelli
rossi.
Chi...?
E
poi il buio.
*****************************
“..nten-
chan? Tenten?”
Luci
bianche.
Rumore
di voci concitate.
Tenten
aprì la bocca ma non ne uscì
alcun suono. Riprovò e stavolta articolò le
parole:
“Dove...sono?”
“Oh,
Tenten- chan! Sei viva!”
Quella
voce...dove l’aveva già sentita?
Le pareva familiare...
“Tenten?
Stai bene? Riesci a sentirmi?”
Questa
voce...Kankuro?
Tenten
si alzò a sedere. Si trovava su
un lettino, in un ospedale. Attorno a lei c’erano Kankuro,
Baki, una ragazza
bionda che riconobbe come Temari e...
“Gaara
ti ha trovato in mezzo ad un
esplosione. Oh, Kami! Che cretini siamo stati! Non avevamo pensato che
l’Akatsuki
vi avrebbe potuto attaccare durante il viaggio di ritorno. Avremmo
dovuto darvi
una scorta...era il minimo. Ci dispiace, ci dispiace veramente! ”
Gaara...allora
il tizio con i capelli
rossi che aveva visto prima di svenire era
lui?L’aveva...salvata?
Il
ragazzo stava in disparte,
osservando con uno sguardo vacuo la scena. Era cresciuto
dall’ultima volta che
Tenten l’aveva visto; non sembrava più il mostro
senz’anima che aveva visto
combattere contro Sasuke, tre anni fa, e anche
l’atteggiamento, seppur sempre
freddo e distaccato, sembrava diverso.
“Un
momento!” un pensiero passò
fulmineo nella mente di Tenten. Akira e Ichigo! Se Gaara aveva trovato
lei,
allora doveva aver salvato pure loro...
“Dove
sono i miei
compagni? Stanno bene?”
Tutti
i presenti abbassarono la testa.
Tenten
si voltò; a destra c’erano due
lettini: le due figure che lì giacevano, avevano le coperte
tirate fin sopra la
testa e stavano immobili. Immobili.
No...
“No...”
“Purtroppo,
non siamo riusciti a
salvare i tuoi compagni. Vedi, Akira la coda di quella marionetta era
completamente
imbevuta di veleno e il colpo è stato mortale. Per quanto
riguarda
Ichigo...beh, lui non ha sentito nulla: la bomba è esplosa
mentre lui era
ancora svenuto... “
Gli
occhi di Tenten si inumidirono. Le
lacrime le rigarono le gote e il suo corpo esausto fu percosso da
singhiozzi
disperati.
Perché,
perché? Eppure ti avevo detto di scappare, Akira, almeno tu
saresti stato
salvo! Adesso chi guarirà i ninja di Konoha, chi? E tu
Ichigo, o piccolo
Ichigo, temo...temo che non potrai più assaggiare il ramen
della tua mamma!
Kami, ma eri solo un bambino! Maledetti quei bastardi
che vi hanno ammazzato... Non è giusto, non
è
giusto! Erano così buoni...erano ninja veramente in gamba!
Non è giusto...
“Come
si chiamano?”
“Come?”
“Come
si chiamano quelli che ci hanno
attaccato?”
“Vuoi
sapere i loro nomi?” tutti si
voltarono. A parlare era stato Gaara. “Va bene: uno
è Deidara e l’altro Sasori.
Sono due criminali ricercati di livello S e fanno parte
dell’Akatsuki. Cosa ci
vuoi fare?”
Gli
occhi di Tenten brillavano di una
luce maligna, omicida. La rabbia e il rancore si erano impossessati di
lei.
“Voglio
vendicare i miei amici. Quei
bastardi me li hanno ammazzati e devono morire! Devono
crepare!!”
Lo
sguardo di Gaara si indurì.
“Non
commettere il mio stesso errore.”
~Continua
nel
prossimo capitolo~
Minuto
di silenzio per Ichigo e Akira.
Vi
confesso
che mi è dispiaciuto moltissimo farli morire...sniff... T.T
Comunque,
così va la vita! (by Kurt Vonnegut) ringrazio tantissimo: _TaKiKo_,
WinryRockbelltheQueen, bambi88, Mina,
annasukasuperfan, Wiwo, gollum93 grazie millissime per le vostre
recensioni!
Ah,
come Wiwo mi ha fatto notare, non tutti capiscono il giapponese
(nemmeno io, in
realtà) e quindi il titolo risultava leggermente
incomprensibile... tranquilli,
non è nulla di spaventoso -anche se può sembrare-
“aishiteru” significa
semplicemente “ti amo”...l’ho messo in
giapponese per mascherare la sua
insulsaggine: “Ti amo, Gaara” suonava troppo
patetico...