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Autore: Neverlethimgo    15/05/2013    6 recensioni
{STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA}
Vi consiglio di leggere prima la parte di storia completa (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=987112&i=1), prima di cominciare questa.
Seguito di «Unrequited Love.»
Ci eravamo lasciati con un’estate ancora tutta da vivere, lontano da Atlanta, lontano da ricordi che avevano affollato quell’anno complicato, pieno di delusioni e difficoltà da superare.
Quei tre mesi, trascorsi lontano da ciò per cui Justin era scappato, costituirono l’unico periodo in cui la storia con Amy era riuscita a procedere senza intoppi, senza litigi troppo complicati da risolvere, ma quella pace sembrava essere durata fin troppo.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Ryan Butler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unrequited Love.'
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'








«Nel caso in cui non conosceste questa storia, vi consiglierei di leggere la prima parte qui per capirci qualcosa di più.»



Introduzione:

Ci eravamo lasciati con un’estate ancora tutta da vivere, lontano da Atlanta, lontano da ricordi che avevano affollato quell’anno complicato, pieno di delusioni e difficoltà da superare.
Quei tre mesi, trascorsi lontano da ciò per cui Justin era scappato, costituirono l’unico periodo in cui la storia con Amy era riuscita a procedere senza intoppi, senza litigi troppo complicati da risolvere, ma quella pace sembrava essere durata fin troppo.
 


 

Capitolo 1.

 
L’orologio segnava quasi l’una di notte e, all’interno di quella villetta situata nei sobborghi di Brooklyn, né Pattie, né Amy avevano alcuna intenzione di spegnere la luminosa luce del soggiorno e porre così fine a quel trambusto.
Solo Justin, che in quel momento dormiva beatamente, era rimasto estraneo a tutto ciò.
 
Non dimenticarti queste.” Pattie si rivolse ad Amy porgendole alcune magliette perfettamente ripiegate, la ragazza le afferrò e le posò all’interno della grossa valigia situata accanto al divano, sistemando alla bene e meglio il resto dei vestiti che precedentemente vi erano stati adagiati.
Perché ho la strana sensazione che Justin non la prenderà bene?” mugugnò Amy, stropicciandosi nervosamente la maglietta e volgendo a Pattie uno sguardo interrogativo.
Perché so per certo che non vuole ritornare ad Atlanta, ma non abbiamo altre alternative.
In quella risposta, Pattie aveva lasciato trapelare insicurezza e timore, ovvero le ragioni per cui non aveva ancora detto nulla riguardo l’imminente partenza a Justin.
Amy, mi faresti un favore?
La ragazza incrociò a pieno lo sguardo della donna ed annuì energicamente.
Glielo diresti tu?
D’accordo” rispose titubante ed a passo lento si diresse nella camera in cui lei e Justin avevano dormito ogni notte dall’inizio dell’estate.
 
Justin” sussurrò lei, avvicinandosi al letto ed abbassandosi in modo tale da raggiungere la sua altezza.
Poggiò una mano sulla sua spalla e la scosse lievemente. Gli occhi serrati ed il respiro regolare le fecero intendere che non si era accorto di nulla e più ripeteva a bassa voce il suo nome, più desiderava lasciare quella stanza e rimandare la rivelazione della verità alla mattina seguente, quando si sarebbe ritrovato davanti il fatto quasi compiuto.
Justin” insistette ancora, sentendo il battito del suo cuore accelerare notevolmente.
Nel momento in cui fece per alzarsi, il biondo aprì gli occhi, confuso nel vederla in piedi davanti a lui.
Che succede?” mugugnò lui con la voce ancora avvolta dal sonno.
Domani ritorniamo ad Atlanta…” rispose in un sussurro lei e fu anche sicura che lui non udì a pieno quella frase.
Come?” sbottò lui, guardandola torva.
Amy volse lo sguardo al suolo e, con tono di voce lievemente più elevato, ripeté la frase, scatenando la prevedibile ira da parte di lui.
Hai capito benissimo.
Justin scattò in piedi, posando il suo sguardo vuoto ed inespressivo su di lei. Rimase fermo ed in silenzio per alcuni secondi, dopodiché aprì di scatto la porta della stanza ed a grandi falcate raggiunse sua madre nel bel mezzo del soggiorno, china su di un’altra valigia, intenta a sistemare l’ennesima pila di abiti.
Cos’è questa storia?” sbottò allargando le braccia ed aspettando tempestivamente una risposta.
Pattie si voltò verso di lui, rialzandosi ed esitando qualche secondo prima di ribattere.
Circa due settimane fa ho ricevuto una comunicazione dal mio datore di lavoro, in cui c’era scritto che da settimana prossima sarei dovuta ritornare ad Atlanta e continuare a svolgere il mio lavoro lì. Credevo che questa città fosse il trampolino di lancio adatto per continuare a fare l’arredatrice, ma mi sbagliavo, così ritorniamo ad Atlanta.
Quanto altro tempo avresti aspettato per dirmelo?” Justin sembrò ignorare tutto ciò che sua madre gli aveva appena detto.
Sapevo che non saresti stato d’accordo.
Infatti e non ho nessuna intenzione di ritornare ad Atlanta, sappilo.
Pattie era sempre stata una donna calma e difficilmente perdeva le staffe, ma quella conversazione, e, specialmente, quelle parole pronunciate con così tanta freddezza da parte di Justin, la mandarono in bestia.
Che ti piaccia o meno, domani ritornerai insieme a noi. Non abbiamo scelta, sei in grado di capire almeno questo?
Tu lo sapevi!” gridò rivolto ad Amy, che immediatamente sobbalzò, “perché non me lo hai detto prima?
L’ho pregata io di non farlo. E ora sarà il caso che tu vada a letto, domattina partiremo presto e preferirei guidassi tu fino a casa.
Justin non ribatté più, non degnò di un solo sguardo nessuna delle due, fece immediatamente dietro-front e ritornò in camera, sbattendo violentemente la porta e gettandosi a peso morto sul letto.
Pattie ed Amy si scambiarono una veloce occhiata e non appena la ragazza fece per sistemare le ultime cose, la donna le afferrò il polso e le disse: “ci penso io, non preoccuparti, va da lui. Sono sicura che non resterà arrabbiato con te ancora per molto.
Amy annuì e la lasciò sola, titubante all’idea di rinchiudersi in quella stanza con lui.
C’erano situazioni, come quella, in cui credeva di nutrire ancora paura verso Justin, vederlo arrabbiato non era mai un buon segno e lei non era caratterialmente forte. Aveva imparato a conoscerlo, sapeva quali erano i suoi numerosi difetti, era a conoscenza di ciò che non sopportava, eppure, in quel momento, si sentiva totalmente impotente.
Aprì lentamente la porta della stanza, inquadrando a pieno la figura di Justin, disteso al centro del suo letto, lo stesso letto che Amy che non avrebbe più condiviso con lui dopo quella notte.
A passo lento lo raggiunse, sedendosi accanto a lui e rimanendo in silenzio, temendo anche solo di posare lo sguardo su di lui.
Avresti dovuto dirmelo” pronunciò lui a denti stretti.
Mi aveva chiesto di non farlo” si giustificò prontamente lei.
Non me ne frega un cazzo! Tu dovevi dirmelo, specialmente perché conosci il motivo per cui non voglio ritornarci.
Amy sospirò sonoramente, alzando lo sguardo al cielo e voltandosi verso di lui.
Justin, sono passati tre mesi. Tre mesi in cui non ti sei fatto vivo né con Chaz, né con Ryan, né con chiunque altro viva ancora ad Atlanta. Dubito molto che qualcuno possa infierire su quanto è successo l’anno scorso. Le cose potrebbero essere cambiate, la gente potrebbe aver dimenticato.
E tu che ne sai? Ritornavi a casa ogni notte chiedendo a chiunque passasse per strada se si ricordasse ancora di me e di quanto è successo l’anno scorso? Dubito, ne sai tanto quanto me di come stanno le cose adesso, quindi evita di  dire cazzate.
Amy si rifiutò categoricamente di continuare quella conversazione, si mise a letto, rimanendo ben distante da lui sino a quando, la mattina seguente, furono svegliati di buon’ora da Pattie.
 

***

 
Il sole era sorto da poco, l’orologio segnava appena le sette del mattino e Justin si ritrovava già seduto in macchina, picchiettando nervosamente le dita sul volante ed aspettando, non di certo impazientemente, che si partisse.
Con un colpo secco Pattie chiuse il baule e, notando che Amy si era ben guardata dal sedersi accanto a Justin, aprì la portiera anteriore ed entrò nell’abitacolo, si allacciò le cinture di sicurezza e, facendo un leggero cenno del capo al biondo, sentì il motore della macchina iniziare a rombare.
Provocando una rumorosa sgommata sull’asfalto, la macchina si mosse e Justin partì a tutta velocità su quella strada ancora per poco deserta.
Amy s’infilò le cuffie nelle orecchie, le collego al suo iPod e s’isolò completamente da quel silenzioso ambiente, Pattie non proferiva parola e Justin sembrava totalmente concentrato sulla strada avanti a sé, velocizzando man mano l’andatura.
Potresti andare un po’ più piano? Non ho intenzione di distruggere la macchina che l’azienda mi ha affidato” gli domandò la donna, gettando un’occhiata al contachilometri e notando che avevano di gran lunga superato il limite di velocità consentito.
Credevo fossi tu quella che non vedeva l’ora di arrivare ad Atlanta” sbuffò lui, mollando momentaneamente la pressione sull’acceleratore.
Hai intenzione di rimanere così ostile ancora per molto?
Justin non rispose, posò lo sguardo sullo specchietto retrovisore, inquadrando a pieno il viso di Amy che fino a quel momento era rivolto verso il finestrino, ricambiò quell’occhiata solo quando si accorse di essere osservata, ed ecco che lui riportò lo sguardo avanti a sé.
Ignorando del tutto la richiesta di sua madre, premette volutamente più a fondo il pedale dell’acceleratore ed in men che non si dica superò ancora una volta il limite concesso.
Sentì la madre sospirare sonoramente e, temendo che potesse parlare ancora, accese la radio, alzando sin da subito il volume e concentrandosi sulla  canzone che in quel momento stavano trasmettendo.
Per un attimo riuscì ad ignorare ogni cosa; sapeva che non avrebbe udito nessuna parola, sapeva che avrebbe totalmente represso ogni pensiero che sin dalla sera prima gli sostava nella mente, sapeva che, sebbene quel viaggio fosse l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare, sarebbe stato meglio.
Estrasse dalla tasca destra dei jeans un pacchetto di sigarette, lo stesso che aveva acquistato quasi due mesi prima e di cui raramente aveva sentito il bisogno di aprire; si portò una sigaretta alla bocca e l’accese, inspirando sin da subito quella sostanza acre. Abbassò di poco il finestrino e lasciò che quel fumo abbandonasse sin da subito l’abitacolo.
Riuscì ad inalarne ben poco, perché Pattie se ne accorse e pose fine a quel momento di libertà.
Lo sai che non voglio che fumi.
“Come se non lo sapessi”pensò lui, lasciandosi scappare un leggero mormorio di disapprovazione.
Inspirò per l’ultima volta un altro po’ di fumo, dopodiché gettò quel che ne rimaneva della sigaretta fuori dal finestrino.
Contenta adesso?” sbottò, sputando fuori quella sostanza e Pattie annuì a malapena.
 
Quasi quattro ore più tardi dall’ultima volta che sua madre aveva parlato, Justin arrestò la macchina davanti alla villa dove fino a tre mesi prima aveva trascorso tutta la sua vita. Abbandonò l’abitacolo e si soffermò qualche istante a guardarsi attorno, il sole stava facendo ormai capolino all’orizzonte e nemmeno il cielo che, ora appariva come uno spettacolo agli occhi di chiunque lo stesse osservando, riuscì a distrarlo dal suo umore nero. Assunse un’espressione schifata nel realizzare che d’ora in poi tutto sarebbe stato più difficile.
 
 “Justin, riaccompagna a casa Amy per favore, queste” disse la donna riferendosi alle varie valigie già scaricare, “le porto dentro io.
Il biondo non le rivolse neppure un’occhiata di approvazione, ritornò in macchina ed aspettò che Amy prendesse posto accanto a lui, ma così non fu.
Non ti mangio se vieni davanti” mormorò fissandola dallo specchietto retrovisore.
In tutta risposta lei abbassò il capo e sospirando uscì dall’auto, per poi risalire e prendere posto accanto a lui.
Verrai a scuola domani?” gli chiese, già pronta ad ottenere una risposta negativa.
Non lo so, ci penso.
 
Quei dieci minuti le sembrarono forse più lunghi rispetto alle ore che aveva trascorso all’interno di quella macchina durante l’arco di tutta una giornata. Non aveva proferito parola per quasi dieci ore di fila e lui non si era di certo disturbato di provare a parlarle, dopotutto, secondo Justin, non era lui ad essere in torto.
Contrariamente a quanto Amy pensava, Justin la seguì fuori dall’auto, appoggiandosi ad essa e soffermandosi a fissare il vuoto.
Mi dispiace di non avertelo detto” biascicò lei, mantenendo sempre il capo abbassato ed affiancandolo.
Lui scosse le spalle e disse: “ormai non ha più molto senso, alla fine qui ci sono ritornato anche io e, guarda caso, non mi sembra sia cambiato un granché. Finché eravamo a New York non mi pare avessimo litigato per certe stronzate, cosa che, invece, capitava spesso l’anno scorso qui” sbottò, sottolineando volutamente l’ultima parola e voltandosi verso di lei, scrutandola con uno sguardo enigmatico e perplesso, un particolare che lei stessa non riuscì a decifrare.
Non succederà di nuovo” disse lei convinta.
Lui la guardò con aria di sufficienza, lasciandosi scappare una lieve risata nervosa. “Non dovresti essere troppo sicura di certe cose, comunque non ha importanza. Se domani dovessi venire a scuola te lo farò sapere, così andiamo insieme, non ho intenzione di mettere piede là dentro e sentire gli occhi di tutti puntati addosso.
D’accordo” rispose lei e, senza quasi avere il tempo di compiere anche il più minimo movimento, si ritrovò le labbra del biondo poggiate sulle sue, un gesto che la spiazzò e non poco.
A domani” disse lui ritornando in macchina e lasciandola più perplessa di prima.
 
 
Domani ricomincia la scuola” disse Pattie non appena Justin mise piede in casa.
E quindi?” ribatté lui facendo una smorfia.
E quindi questo è l’orario delle lezioni che mi sono fatta inviare per mail dalla tua preside.
Justin afferrò il foglio che la madre gli stava porgendo, senza degnarlo di uno sguardo e limitandosi a squadrarla con aria di sufficienza.
Devo davvero andarci?” e quella non risuonò come una semplice domanda, ma quasi come un accenno ad una sfida, sapeva di non avere scelta, ma perché non tentare?
” rispose semplicemente lei, senza lasciargli l’opportunità di ribattere.




Spazio Autrice:
I'm here again!
In realtà non pensavo di iniziare un seguito di questa storia già finita qualche mese fa,ma ho cambiato idea e spero che la cosa vi piaccia.
Dato che questa storia (o meglio la prima parte) appare ancora nelle popolari (e la cosa mi rende super felice), ho deciso di postare la seconda serie. Spero seriamente che la seguiate :)
Aspetto i vostri pareri ♥


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
Sempre @Belieber4choice on twittah and instragram e se avete domande, ask me
   
 
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