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Autore: Medea Astra    15/05/2013    4 recensioni
“Lasciami, mi fai male, smettila subito” disse lei rossa in viso.
“ No, non ti lascerò andare finchè tu non mi avrai detto il vero motivo per cui hai insistito perché quello rimanesse a vivere sotto il tuo stesso tetto.”
Bulma stava per dare una delle sue solite risposte pungenti quando un boato infranse il silenzio dei suoi pensieri.
I due giovani si guardarono in giro spaesati per capire da dove provenisse quel rumore poi, un pensiero fulmineo e terribile attraversò la mente di Bulma che subito corse fuori in giardino in direzione della gravity room.
“ Sono sicuro che è successo qualcosa a quel congegno infernale, forse Vegeta l’ha spinto troppo in là, forse le pareti non hanno retto alla veemenza dei suoi colpi, forse…” i pensieri di Bulma furono interrotti ancora una volta, adesso però a porre un freno alla sua mente non fu il suo udito ma i suoi occhi che raccapricciati e terrorizzati osservavano la scena che le si parava davanti.
La gravity room era esplosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera Bulma era andata a letto felice. Era da tanto che non provava certe sensazioni, le sembrava di esser tornata bambina, con le farfalle nello stomaco e le mani sudate ogni volta che pensava a lui. Continuava a ripetersi che era assurdo, illogico, puerile che una donna di oltre vent’anni si comportasse al pari di un’adolescente alle prese con la prima cotta. Il bacio che si erano scambiati non era stato il primo della sua vita eppure per lei era come se lo fosse. Continuò a rigirarsi nel letto per tutta la notte, sentiva caldo, poi freddo, aveva i brividi, poi le vampate. Ripensava al bacio di Vegeta, o meglio, al bacio che lei aveva dato al sayan e a cui lui aveva risposto, al volo abbracciati, alla sensazione che il contatto con quel corpo di pietra le aveva regalato.
Quando la sveglia suonò, Bulma non era ancora riuscita a chiudere occhio così, vista la stanchezza e la scarsa concentrazione, decise di non andare in laboratorio per quel giorno e di dedicarsi solo a se stessa e a Vegeta. Era stranissimo pensare che loro forse adesso erano un noi, una coppia, due persone che si amavano, no aspettate, Vegeta non le avrebbe mai detto che l’amava, era dolce con lei ma non smielato e lei certamente non avrebbe preteso che lui cambiasse.
Vegeta le andava bene così per com’era, freddo, rude e un tantino scorbutico ma infinitamente dolce e premuroso con le persone che voleva realmente al suo fianco. Bulma si sorprese nel pensare che quelle cose le avrebbe potute capire prima se non fosse stata impegnata a guardare altrove, se avesse prestato attenzione al principe, senza dubbio si sarebbe resa conto prima del suo reale valore.
Scese di corsa in cucina, era affamata e non vedeva l’ora di incontrare il suo lui, voleva vederlo, voleva avere la possibilità di passargli accanto e di far sfiorare la loro pelle, anche solo per un attimo, anche solo per sbaglio, giusto per sentirlo vicino, per avere la certezza che lui ci fosse.
Sua madre armeggiava ai fornelli, stava preparando delle frittelle per la colazione, lei, solitamente sempre attenta alla linea, ne prese due e le divorò con una rapidità tale da impressionare i genitori che la guardarono basiti e divertiti al contempo.
Suo padre per quanto fosse geniale con i congegni elettronici, non capiva assolutamente nulla di faccende di cuore e anche questa volta aveva dato prova del suo deficit non comprendendo affatto la portata del rapporto che si stava creando tra la figlia e il loro misterioso ospite.
La madre al contrario, per quanto sembrasse fuori dal mondo e da ogni logica legata allo scibile umano, aveva subito capito che tra Bulma e Vegeta sarebbe nato qualcosa e per questo motivo li aveva spesso punzecchiati. Pur non essendo a conoscenza degli ultimi sviluppi del rapporto tra i due, la donna, vedendo la figlia così allegra immaginò qualcosa.
“Papà oggi non vado il laboratorio, se qualcuno chiama per parlare con me digli pure che mi troverà domani… forse..” disse un attimo prima di fiondarsi fuori dalla porta di casa.
Dai vetri della Gravity Room non si vedeva molto bene cosa stesse facendo Vegeta così la ragazza, curiosa e desiderosa di passare del tempo con lui, prese il coraggio a due mani ed entrò all’interno di quella “macchina infernale” come la chiamava lei.
Trovò Vegeta a petto nudo, con indosso solo dei pantaloncini, stava facendo degli esercizi che a lei sembrarono al limite di qualsiasi legge fisica. Lui non appena la vide entrare si alzò da terra e la osservò divertito.
“Ti aspettavo prima, cos’è, sei rimasta a letto questa mattina per caso?” disse stuzzicandola.
“Tu mi stavi aspettando? Ah davvero? E perché? Cosa ti fa pensare che io sia qui per te? In realtà volevo solo assicurarmi che i congegni di quest’affare funzionino bene, sai, vorrei evitare un’altra esplosione come quella del mese scorso!”
“Sì, sì,sì, inventatene un’altra la prossima volta, sei venuta qui perché non riesci a starmi lontano” le rispose lui avvicinandosi sempre più a lei e guardandola fisso negli occhi.
“Ma cosa vai blaterando? Credi forse che per uno stupido bacio io sia innamorata di te?” le parole le erano uscite in automatico dalla bocca, lei non voleva dire quello che aveva detto, non voleva assolutamente eppure l’aveva detto e adesso aveva rovinato tutto.
Lui la guardò, le sembrava adirato. Le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardalo. Quel contatto fece gelare il sangue nelle vene della ragazza, non sapeva cosa aspettarsi dal sayan, non sapeva come avrebbe reagito, forse le avrebbe dato un ceffone, forse le avrebbe riso in faccia dicendole che certamente per lui non era stato niente, forse…
Vegeta la baciò.
Sentiva le sue braccia possenti strette attorno al suo busto sottile, le sue labbra morbide che si perdevano in quelle un po’ screpolate di lui. Sentì il contatto del suo petto sudato sulla sua pelle e le sembrò di morire. Avrebbe passato la vita in abbracci simili, non aveva mai provato nulla di così bello.
“Peccato che tu la pensi così donna, perché per me significava proprio quello che hai detto tu!” disse infine lui continuando a fissarla.
A lei sembrò di annegare dentro quelle pozze color petrolio.
“Scusami, non intendevo dire quello che ho detto è solo che …”
“Lascia stare, so che sei stupida e che non puoi avere il controllo su tutto quello che dici, non me la prendo mica” rispose lui facendole l’occhiolino.
Quel modo di scherzare, di prenderla in giro, quel modo di farla sentire unica e speciale lei lo adorava. Senza pensarci due volte gli saltò nuovamente al collo baciandolo.
“PUTTANA!”
Una voce a loro familiare li interruppe, si voltarono verso la porta della Gravity Room che  Bulma aveva lasciato aperta e videro Yamcha che rosso di rabbia scagliava a terra un mazzo di fiori.
Vegeta strinse Bulma a sé, lei non fiatò, capì quel che significava quella stretta, era il suo modo per dirle che era al sicuro, che non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla e che avrebbe risolto lui la cosa, da uomo a uomo.
“Prima mi molli, poi rifiuti le mie avances e tutto per cosa? Per farti quello scimmione? Sei solo una lurida zoccola, non hai meritato sei anni della mia vita, mi fai schifo! Ed io che ero passato per scusarmi e chiederti di uscire a cena…”
Bulma fremette di rabbia, voleva saltargli addosso, voleva dirgli tutto quello che pensava su di lui, che era stata lei a sprecare del tempo con lui e non viceversa, che era una donna adulta, che poteva liberamente decidere con chi stare e che non erano affari suoi, voleva, ma venne preceduta da Vegeta.
“Ti avevo detto di non farti mai più vedere in questa casa o è impressione mia?”
“Io faccio quel che voglio scimmione!”
“Tsk… cos’è hai per caso deciso di morire e non hai il coraggio di levarti di torno da solo? Non ho tempo da perdere io, ho altro da fare”
“Cos’è ti devi sbattere quella troietta? Oh ma fallo pure, anche qui, davanti a me, tanto ormai sappiamo tutti quello che vale e sicuramente le piacerà farlo con un animale come te!”
Vegeta a quel punto non ci vide più dalla rabbia e gli si scagliò contro. Voleva ucciderlo, voleva punirlo per quello che aveva osato dire, nessuno poteva permettersi di offendere il suo onore e di passarla liscia, nessuno. Se si era contenuto fino a quel momento era stato solo perché non voleva commettere un omicidio davanti a Bulma, gli seccava ricordarle di quanta ferocia fosse capace, eppure adesso non riusciva più a contenersi, voleva ucciderlo, ma prima avrebbe sofferto.
Iniziò a prenderlo a pugni, Bulma sentiva distintamente il rumore prodotto dal contatto tra le nocche del sayan e il volto del suo ex. Non voleva che finisse così, non voleva assolutamente solo che adesso chi li avrebbe divisi? Lei era una scienziata, mica una guerriera…
“E adesso muori verme…” disse Vegeta prima di scagliare una piccola ma potentissima sfera di luce contro la testa di Yamcha ma qualcosa, o meglio, qualcuno deviò il suo colpo.
“Ehi Vegeta ma si può sapere cosa stia succedendo qui?” chiese Kaharot materializzandosi sotto lo sguardo adirato del principe.
“ Succede bell’imbusto che non sei altro che questo deficiente del tuo amico non ha capito che tra lui e Bulma è tutto finito e che non deve più mettere piede qui dentro…” rispose Vegeta sempre più seccato.
“Si ma non c’era bisogno di reagire così cioè ci sono altri…”
Bulma si era gettata su Vegeta, aveva il viso nascosto contro il suo petto e stava singhiozzando. Kaharot li guardò sbigottito, perché la sua amica stava abbracciando il suo acerrimo nemico/amico? Perché stava piangendo? Perché non aveva fatto nulla per dividerli?
“ Stai bene vero amore mio?” chiese lei con un filo di voce.
Kaharot rimase senza parole…
   
 
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