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Autore: distantmemory    15/05/2013    9 recensioni
Heather e Courtney si conoscono da quando sono bambine e odiano i maschi per questioni amorose passate. Cominciano a frequentare le scuole superiori, ma riusciranno a stare alla larga dai ragazzi? E inoltre, qual è il segreto dei loro genitori?
Dal capitolo 20 (Parte III):
«Bè, mi amor, adesso sai che se ti dico qualcosa è solo per avvertirti, perché non vorrei mai che ti succedesse qualcosa. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai,» avvicinò le sue labbra al mio orecchio ed abbassò il volume della voce, in modo da non far udire le sue parole al fratello. «perché tu sei la cosa più importante che ho.»
***
E in quel momento l’unica cosa che volevo era Duncan, l’unica persona di cui mi fidassi era Duncan. In quel momento mi dissi che se mi avessero privato di lui, sarebbe stato peggio della mancanza d’ossigeno. Duncan era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Non so precisamente quanto tempo passò. Una settimana, due, un mese. In fondo sono passati un sacco di anni. So solo che per un po’, dentro di me, nacque una grande speranza. Speravo che se ne fosse dimenticato. Finchè Heather un giorno non mi venne a parlare.
Stavo giocando con l’xbox quando sentii qualcuno cercare di suonare il campanello. Sì, cercare, perché io e Duncan l’avevamo distrutto poco tempo prima perché odiavamo sentire il suo odioso rumore ogni volta che un vicino veniva a lamentarsi. Dall’aggeggio si udì solo un flebile suono, poi quella persona bussò. Andai ad aprire e mi ritrovai davanti Heather, arrabbiata e furiosa, eppure io non avevo fatto nulla.
«Mi amor?» chiesi, sorpreso. «C’è qualche problema?»
«E me lo chiedi pure!» l’asiatica mi passò davanti e io la seguii con lo sguardo mentre chiudevo la porta. Si sedette a gambe accavallate sul divano. «Quel tipo, quello che tanto odi. È lui il problema!»
Feci una faccia interrogativa. «Mia cara querida, odio un sacco di gente, e tu ovviamente ne sei esclusa.»
Lei mi trafisse con gli occhi ma non rispose. «Tuo fratello, è lui il problema!»
Sgranai gli occhi. «M-mio fratello?»
«Sì, esatto! È tale quale a te. Antipatico, vanitoso, stupido e dongiovanni. Forse lui è addirittura più insopportabile.»
«Heather, dimmi cos’è successo.» mi sedetti accanto a lei, molto vicino e fui sorpreso dalla sua non-reazione.


La ragazza stava tornando da scuola insieme a Courtney, come ogni giorno. I giorni, ormai, erano sempre gli stessi senza la compagnia dei ragazzi. Studio, studio, studio, Courtney, studio, studio. Le loro uscite erano anche diminuite perché erano cariche di compiti. L’importante era che ci fosse Courtney, già, ma in parte le mancava Alejandro. Ovviamente non lo ammetteva.
Stavano parlando del più e del meno. Heather rispondeva con noncuranza alle domande dell’amica, con un semplice sì o no, e dava poco ascolto alle parole dell’altra. Distratta, andò a sbattere contro una persona. Se fosse stata una bella giornata, quella, avrebbe chiesto scusa a quel ragazzo educatamente, ma non lo era. Da tanto le giornate non erano belle.
«Ehi, stupido, fai più attenzione la prossima volta!» Finalmente l’asiatica guardò il ragazzo. Se non ci fosse andata incontro, avrebbe ammesso che era davvero un bel ragazzo. Era alto, il fisico palestrato e la pelle olivastra, gli occhi color smeraldo... sì, somigliava un sacco ad Alejandro, tranne per i capelli neri e più corti.
«Oh, chica, scusa. Stavo andando di fretta e non ho visto dove mettevo i piedi.» Anche la sua voce e il suo accento erano molto simili a quelli di Alejandro. Non che la cosa fosse positiva. «Oh, ma tu sei… Heather, giusto?»
La ragazza abbassò le sopracciglia e diede un veloce sguardo a Courtney. Se ne stava poggiata ad un auto lì affianco con il cellulare in mano. Cliccava velocemente i tasti e si chiese con chi stesse massaggiando. «Come fai a sapere il mio nome?»
«Oh, come, non mi riconosci?»
Heather abbozzò un sorriso. «No, davvero. Chi sei?»
Il ragazzo le poggiò una mano sul capo e la carezzò, come se fosse un gattino in cerca di affetto. «Forse capirai quando diventeremo cognati.»
Detto questo scostò la sua mano e le sorrise, poi disse qualcosa in spagnolo e se ne andò.
Cognato? Solo una persona poteva autodefinirsi suo marito.
Alejandro.


***

Heather finì il suo racconto, il volto paonazzo di rabbia. Forse anche un po’ di imbarazzo nel raccontarlo. Non era cosa da tutti i giorni essere definita la moglie di qualcuno, specialmente di quel messicano.
Alejandro sospirò di sollievo. La ragazza non ci trovava nulla di rassicurante in quello. Avrebbe dato volentieri un pugno alla faccia di lui, ma si trattenne. Il viso rilassato di Alejandro la fece arrabbiare ancora di più e digrignò i denti, socchiuse gli occhi. Egli la guardò prima con uno sguardo di interrogazione, poi scoppiò a ridere.
Heather lo guardò male. «Non c’è nulla da ridere, cretino!» urlò, ma questa battuta fece solo aumentare le risate di lui. «Se non la finisci di ridere do un calcio alle tue parti basse!» Stesso effetto. «Alejandro!» gridò infine, e il messicano finì di ridere. O almeno, tentò. Le risate erano più basse, cercava di nasconderle, ma c’erano comunque.
«Heather…»
«Posso sapere perché ridi? Io sarei andato a picchiare tuo fratello!» disse con un tono sempre alterato, ma più calmo.
«Heather, mio fratello è un idiota, te l’ho detto. Non devi ascoltarlo, mai, dice solo un sacco di stupidaggini. Se non fosse per la sua bellezza, nessuna ragazza gli andrebbe appresso.»
Ella fece un attimo di pausa. «In effetti è vero, è davvero un bel ragazzo.»
Ecco, quello non avrebbe dovuto dirlo. Alejandro strinse un pugno. No, non avrebbe mai picchiato la sua chica, ma suo fratello sì. «Ma è un idiota!»
Anche Heather scoppiò a ridere per la faccia del ragazzo. «Che ti frega di quello che penso di tuo fratello? Sei forse… geloso?»
Alejandro sgranò gli occhi e sperò con tutto il cuore che lei non notasse il suo improvviso rossore. «E perché dovrei esserlo? Tu sei... tu sei tu!» Ehi, che frase intelligente. Non c’era nessun motivo per cui dovesse essere geloso dei ragazzi che ci provavano con Heather. Neanche di quelli che la baciavano o l’avevano baciata, che le parlavano, scherzavano o ridevano con lei, dei suoi ex fidanzati o di chi era innamorato di lei. No, nessunissimo motivo. Ma allora perché lo era?
«Se io sono io perché ti importa così tanto di me?»
«Perché tu sei tu!» Stai facendo davvero una bella figura.
«Alejandro, se tu non fossi tu, in questo momento ti definirei carino. Tutti i ragazzi gelosi sono carini.»
Heather abbozzò un sorriso. Maledisse il messicano e maledisse se stessa. Dicendo quella cosa, cosa avrebbe pensato Alejandro? No, lui non era affatto carino! Ma quelle parole le erano uscite di bocca spontaneamente. Cercò di mantenere la calma e di non ritirare ciò che aveva detto. Avrebbe solo peggiorato la situazione. E poi, a lei cosa importava se il messicano era o no geloso? Assolutamente niente. Allora perché era felice dopo quel discorso? Meglio cambiare argomento, prima che lui dicesse qualcosa di estremamente stupido.
«Comunque, anche tu sei un idiota, le ragazze ti amano solo perché sei bello.»
E con quella frase avrebbe dovuto cambiare qualcosa, migliorare la situazione? Alejandro l’avrebbe presa in giro per sempre!
«Oh, ma guarda, questa è una data da ricordare sul calendario! Heather che ammette che sono figo.»
«Non ho detto che sei figo, imbecille! Ho solo detto che sei bello… argh, lasciamo stare, io me ne torno a casa!»
Heather passò accanto al ragazzo, il quale la fermò prendendola per il polso.
«Eddai, Heather, stavo scherzando. Non sei mica l’unica che mi dice che sono bello.»
«E sai cosa mi importa! Adesso lasciami!»
«Prima però devi promettermi una cosa.»
«E sarebbe?»
«Non parlare troppo con mio fratello. Anzi, non parlargli affatto. Qualunque cosa ti dica o ti faccia, dimmelo. Tu sei di mia proprietà.»
«Io non sono di tua proprietà, Alejandro. Non ho nessun segno o marchio che faccia capire agli altri che sono tua.»
Il messicano le cinse la vita e la tenne stretta a sé. Era consapevole che Heather si sarebbe infuriata per ciò che avrebbe fatto tra un momento all’altro.
Le prese il lembo della maglietta da dietro e lo tirò su, senza ascoltare le proteste dell’asiatica. Lo portò sopra fin quando non fu visibile il suo reggiseno. La voglia di toglierlo era molta ma non lo fece. Avvicinò la sua bocca alla schiena della ragazza e morse la sua pelle diafana. Succhiò, continuando ad avere la presa stretta su Heather. Quando si staccò, osservò quasi con soddisfazione la macchia violacea sulla pelle di lei.
«Ecco, ora hai un marchio da mostrare agli altri quando ci proveranno con te. Così capiranno che sei solo mia.»
«Tu… tu mi hai fatto un succhiotto!»
«Ringrazia che non ho continuato il mio lavoro.»
«Io ti denuncio per abuso sessuale!»
«Io non ti stuprerei mai, Heather, mio fratello sì. Per questo ti ho detto che non devi dargli corda, è chiaro?»
L’asiatica lo guardò stizzita. Dopo quello che le aveva fatto aveva il coraggio di dire che suo fratello era uno stupratore?
«Lo farò, ma tu non raccontare a nessuno di… questo. Oh, dai, come farò adesso a cambiarmi davanti a Courtney?!»
«Se vuoi posso stare io al posto suo.»
«Alejandro!»
«E va bene, mi limiterò al succhiotto.»
Heather girò i tacchi e andò verso la porta, poi uscì.
Perché, se Alejandro le aveva succhiato la pelle solo sulla schiena, sentiva un calore anche sulle guance, sull’intero corpo? Solo quel ragazzo poteva causarle simili reazioni.

***

Mi spostai velocemente dietro l’albero alla mia destra. Non ero molto silenziosa nel camminare, specialmente in quella situazione, con le prime foglie d’autunno sotto i piedi che scricchiolavano. Eppure, i due ragazzi non riuscivano a sentirmi. Ero troppo lontana perché loro udissero me, ma abbastanza vicina perché io potessi udire loro. Oppure, erano troppo presi dalla conversazione per ascoltare i rumori vicini.
Il punk la prese per mano e la portò ad una panchina. Si sedettero. La panca era proprio di fronte a me. Già, era un vero e proprio colpo di fortuna. Sperai solo che non mi venisse il singhiozzo, o che dovessi tossire o starnutire.
«Ultimamente non mi sei stata affatto d’aiuto, quindi non devi avere i miei soldi.» ripetette Duncan. Quella era la chissà quale volta che lo diceva, era davvero ripetitivo.
«Allora fa’ in modo che ti sia d’aiuto. Ho bisogno di soldi e non riesco a trovare un maledetto lavoro. Non se i baristi sanno che sono andata così tante volte in riformatorio.» Quella che parlava era la dark che ballò con Duncan al Pandemonium. Stavano parlando di soldi e aiuto da molto tempo, ma non riuscivo a collegare le cose.
«Gwen, non ho bisogno di aiuto. Cioè, sì, ne ho bisogno, ma non da te. Ti ricordi di quella ragazza, quella con cui dovevi aiutarmi? Ecco, ho scoperto che è mia sorella.»
Se la curiosità non fosse stata troppa, sarei andata lì a picchiare entrambi. Prima lui, poi anche la sua amichetta. Aveva pagato quella Gwen per farsi aiutare. Cioè, per farmi ingelosire. Ma non ci era nemmeno riuscito! No, affatto, perché avrei dovuto esserlo? Inoltre, andava a spifferare la storia della nostra parentela alla prima che capitava. Non che volessi che tutto il mondo venisse a scoprire che eravamo fratelli.
«Ma se non vi assomigliate nemmeno un po’!»
«Io sono figlia di Samantha e suo padre, non di Drew. In effetti è vero, io ci somiglio molto a questo,» Questo? Come osava chiamarlo questo? «ma lei no. Credo che non sia davvero mia sorella.»
«Cosa stai cercando di dirmi?»
«Sto cercando di dirti» disse tutto in un fiato. «che credo che lei sia figlia di Drew e sua madre. Ci sono tutte le carte in regola perché lo sia. Si somigliano, Drew stuprò Carla esattamente 15 anni fa, la sua età. Già te l’ho raccontata la storia, un po’ di tempo fa.»
Già le aveva raccontato la storia? Quella era la storia dei nostri genitori, la nostra storia.
«Non ricordo esattamente il viso di Courtney, quindi non so dirti se si somigliano veramente, ma se credi che non siate fratelli, dovreste andare da Drew e sua madre. Lei non può lasciare che sua figlia soffra.»
«Ci avevo già pensato ed hai ragione. Il punto è che Courtney non ne vuole sapere di questa faccenda. Crede che sia impossibile che sia figlia di Drew, perché sono troppo diversi. Per questo ho deciso di andarci da solo, ma non oggi. È meglio continuare la nostra passeggiata.»
Gwen annuì e si alzarono dalla panchina. Presero un’altra strada ma io non li seguii.
Mi girai, mettendo le spalle all’albero, e mi lasciai andare a terra. In quel momento, Duncan e quella non stavano cercando di farmi ingelosire, eppure lo ero. Ero gelosa, ma allora non lo ammettevo. Non ammettevo nulla: non riuscivo ad accettare di essere gelosa, innamorata del punk e speranzosa che non fossimo fratelli.
Non volevo essere figlia di Drew, non di un essere così. Sarei stata il risultato di uno stupro, mia madre avrebbe dovuto odiarmi. Se era davvero così, come poteva solo guardarmi in faccia? Per tutti quegli anni mi aveva cresciuta ed educata per bene, con amore e affetto. Non potevo essere la figlia di un uomo che le aveva fatto del male. Era forse l’unione con Roberto che l’aveva convinta di potermi ugualmente crescere? Il suo amore forse le aveva fatto effetto. Aveva deciso di farmi crescere con lei e lui, forse, in modo da dimenticare Drew e farmi pensare che era Roberto il mio vero padre, e con il tempo se n’era convinta anche lei.
Presi il mio cellulare e scrissi.
Quando andrai a parlare con Drew e mia mamma, DEVO esserci anch'io. Mettiamoci d'accordo domani.
Se era l’unico modo per stare con Duncan, allora preferivo davvero che fosse Drew mio padre.
Ma solo ora lo ammetto.












Angolo dell'Autrice.
Ehi, salve ragazzi! Sono tornata.
Fra poco la storia fa un anno! Devo ammettere che ho cambiato modo di scrivere in un anno, e spero in meglio.
Ho cominciato ad usare i pov dei ragazzi e, come avrete capito, raccontano del proprio passato. Già, ma a chi lo staranno raccontanto? -o-
Vorrei spoilerarvi tutto. ç__ç
Ringrazio di nuovo tutti voi! Le vostre recensioni sono sempre ben accette.
Alla prossima.
P.S.: Se volete, leggete anche la mia nuova long. Misfits!!!

   
 
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