Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: BlueSoul11    15/05/2013    0 recensioni
Due amici, compagni d'armi, guerrieri. Affronteranno una verità troppoa lungo celata e dovranno combattere ciascuno i propri timori. Solo che non tutti dicono di essere chi realmente sono. (racconto scritto come prova)
Dal testo:
Un fuoco ardeva al centro del campo ma in giro non vi era anima viva: aprirono tutte le tende, non vi era alcuno. Erano scomparse persino le corazze nemiche. Il bivacco era vuoto. A tutto ciò c’erano alcune spiegazioni possibili: o magicamente l’esercito nemico era scomparso o qualcuno li aveva avvisati dell’imminente attacco.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1


Nell’aria c’era un odore acre di fumo e muschio; uno spesso strato di nebbia  rendeva difficile localizzare il nemico nonostante non fossero lontani più di  2 miglia e l’ armatura cominciava a far sentire il suo peso. Intorno gli uomini erano stanchi e irrequieti, lo si capiva dagli sbuffi di vapore che uscivano dalla loro bocca; anche loro iniziavano a cedere sotto la pesante corazza. Stare immobili per ore, a fissare il campo di battaglia, attendendo gli ordini non era un’esperienza piacevole per nessuno. Poco prima dell’alba gli era stato ordinato di prepararsi e schierarsi e da allora erano già passate parecchie ore, tanto che il sole aveva già iniziato a compiere il suo moto di discesa verso l’orizzonte.
 
Devon si guardò intorno alla ricerca del suo amico Jarre. Egli era uno tra i migliori soldati cadetti ed averlo al suo fianco riduceva la possibilità di venir sopraffatti dal nemico. Si girò a destra e a sinistra ma non riusciva a scorgere da nessuna parte l’amico .
Trascorsero ancora parecchie ore, e la possibilità di ricevere l’ordine di attaccare diminuiva. Era ormai calato il sole quando un messo lo riferì. Devon si stupì di non aver visto il suo compagno, ma non ebbe tempo per formulare altri pensieri: l’ordine era giunto, era l’ora di attaccare. Con un  urlo disumano l’esercito si lanciò verso l’accampamento nemico. La foga, la stanchezza e lo stress del giorno appena trascorso li rese veloci e in brevissimo tempo raggiunsero le tende nemiche.
Un fuoco ardeva al centro del campo ma in giro non vi era anima viva: aprirono tutte le tende, non vi era alcuno. Erano scomparse persino le corazze nemiche. Il bivacco era vuoto. A tutto ciò c’erano alcune spiegazioni possibili: o magicamente l’esercito nemico era scomparso o qualcuno li aveva avvisati dell’imminente attacco. L’idea che vi potesse essere un traditore tra l’esercito si insinuò nella mente di Devon. No, non era possibile. Erano in campagna militare ormai da mesi, avevano imparato a conoscersi tutti, non era possibile che qualcuno avesse finto con loro per così tanto tempo. La foga iniziale lasciò spazio a un’amara delusione. Dopo un intero giorno passato a fremere, ognuno aveva voglia di sfogarsi con qualche nemico.
“Devon, vieni, c’è una cosa che dovresti vedere…”. Devon si girò. A chiamarlo con tono quasi imbarazzato era stato Gyal, uno dei suoi più fidati compagni.
Per l’accampamento ora si aggiravano gruppi di soldati, fanti, arcieri che cercavano qualcosa da saccheggiare nell’accampamento nemico. Visto che non avevano potuto rubare le loro vite, si sarebbero presi i loro armamenti.
Gyal condusse Devon fino alla tenda che doveva essere stata del generale. Lo si capiva dalla spaziosità del padiglione e, una volta entrati, dalla finezza ed eleganza dei pochi mobili presenti.  Al centro si era riunito un gruppetto di guerrieri, che animatamente stavano discutendo.
“Perché mi avete fatto chiamare?” chiese Devon. Un paio di uomini si guardarono, poi lentamente e senza proferire parola il cerchio si aprì per mostrare un corpo morto al centro. Devon si avvicinò con cautela al cadavere. Una pozza di sangue lo circondava. Osservò il corpo lievemente minuto steso a terra.  Aveva una logora divisa grigia,quella che tutti i soldati utilizzavano mentre si trovavano nell’accampamento, piena di rattoppi, con lo stemma dell’Impero ben visibile sul petto. Ecco il traditore dunque. Ora rimaneva da capire chi fosse. Considerò i capelli. Malgrado fossero incrostati di sangue, era possibile capire che erano di un bel biondo cenere, lievemente mossi, con qualche riflesso di rosso. Di tutti questi particolari, però, ce ne fu uno che maggiormente colpì Devon: gli occhi. Chiarissimi occhi azzurri fissavano il soffitto, ormai privi di qualsiasi spirito vitale. Jarre.
 
Devon si svegliò di soprassalto, lanciando un urlo. Stava ansimando. Poi si guardò intorno. Non si trovava nella tenda del generale. Riconobbe  una finestrella, proprio di fronte al suo letto, da cui entrava una luce soffusa. Era giorno dunque. Volse lo sguardo verso sinistra e vide il piccolo baule, ancora aperto, nel quale riponeva i pochi propri effetti personali. Un paio di divise, gettate malamente all’interno, un paio di stivali, oramai logori e consunti dal troppo utilizzo, e di fianco, unico particolare in ordine in quella stanza, una lucente spada di ossidiana. Era nella sua stanza, la sua squallida stanza che gli era stata assegnata quando si era arruolato.  Un incubo. Era stato soltanto un incubo. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: BlueSoul11