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Autore: evenstar    16/05/2013    5 recensioni
Spoiler Iron Man 3.
Ennesimo Missing Moment.
Mentre Tony ritrova se stesso, Pepper vede crollare la sua casa, viene rapita, le viene modificato il DNA e rischia di morire. Ma cosa prova mentre le succede tutto questo? Mentre Tony ha le sue crisi di panico anche Pepper si trova ad affrontare una serie infinita di prove che la trasformeranno radicalmente, seguiamola in questa sua personale avventura.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aldrich Killian, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dunque, questo capitolo è quello meno originale perchè è quello in cui Pepper si vede di più. Ovviamente ho infilato la mia personale interpretazione dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, ma in mezzo c'è anche la parte originale del film. I prossimi capitoli saranno, per forza di cose, più farina del mio sacco. 
 

Le due ragazze stavano dirigendosi verso nord nella notte, senza una meta ben precisa in mente.

Pepper aveva lo guardo fisso sulla strada davanti a sé, immersa nei suoi pensieri senza per il momento fare caso alla passeggera seduta di fianco a lei. Ogni volta che tentava di pensare a qualcosa di diverso il volto di Tony e il loro ultimo battibecco le tornavano alla mente prepotentemente, scacciando ogni altro pensiero coerente. Era quasi divertente, o quanto meno era beffardo, pensare che il loro ultimo dialogo insieme fosse stato uno proprio uno dei loro soliti diverbi. Quegli scambi di battute serrati, quei doppi dialoghi che avevano caratterizzato da sempre il loro rapporto boss-assistente, e che poi si erano ripresentati in maniera quasi altrettanto precisa anche dopo che il loro rapporto era cambiato, negli ultimi mesi si erano sempre più diradati. Dopo New York i loro dialoghi si erano sempre più rarefatti fino a quando i loro non erano diventati altro che monosillabi scambiati quasi per sbaglio. Ripensandoci in quel momento Pepper si rese conto, con assoluta sorpresa, che quella era proprio una delle cose che più le era mancata, e che le mancava tutt’ora.

Quei battibecchi erano parte di lei, di loro.
Anche Maya era silenziosa, lo sguardo perso nel finestrino a vedere le luci della notte che scorrevano rapide di fianco a lei.
Alla fine fu Pepper a rompere il silenzio, quanto meno per scacciare per qualche momento il volto di Tony dalla mente e cercare di reprimere l’acuto senso di perdita che sentiva pesarle nel cuore. - Perché sei venuta da noi stasera, cosa avevi da dire di così importante a Tony? – chiese girando per un momento la testa verso l’altra e distogliendo l’attenzione dalla strada, peraltro deserta.
Maya balbettò qualche istante e Pepper sentì il panico crescere di nuovo in lei. Per un istante si ritrovò quasi a sperare che quelli che l’avevano portata lì fossero solo problemi sentimentali. Che la ragazza avesse visto Tony al telegiornale e che ne avesse sentito così tanto la mancanza da portarla a suonare alla sua porta. Non sarebbe stata di sicuro la prima a farlo. Purtroppo tale pretesto le risultò insensato nel momento stesso in cui la sua mente stanca lo formulò.
C’era di peggio, lo sentiva.
- Ritengo che il mio capo lavori per il Mandarino – le disse infatti candidamente Maya, con lo stesso tono che avrebbe usato per farle gli auguri di Natale. - Perciò se vuoi ancora parlarne suggerisco di trovare un luogo più sicuro della Villa – concluse fissandola negli occhi.
- Mi pare ovvio, anche perché della Villa non rimane molto – rispose Pepper sentendo per un attimo tutto il peso di quello che era successo ripiombarle addosso. Maya la stava guardando con curiosità, aspettandosi un tracollo da un momento all’altro probabilmente, ma non le avrebbe mostrato debolezze. Se c’era qualcosa da scoprire per aiutare Tony nella sua caccia, beh allora lo avrebbe scoperto e poi lo avrebbe trovato per dirglielo. - Come mai sei comparsa da noi proprio oggi? – chiese sospettosa Pepper.
- Sono capitata appena ho visto il tuo sconsiderato fidanzato dare il suo indirizzo privato ad un terrorista. Il fatto che il suddetto abbia deciso di disintegrarvi la casa lo stesso giorno è solo una coincidenza – le rispose con un’alzata di spalle.
Pepper cercò di nascondere la sorpresa che la notizia che le aveva appena dato Maya le aveva procurato. - Il tuo capo lavora per il Mandarino, dici? Ma Tony ha detto che sei una botanica, quindi… - chiese cercando di capire come una semplice botanica potesse avere contatti con un terrorista internazionale e cominciando a pensare che forse quella donna soffrisse di manie di protagonismo.
- Giusto, in realtà sono un codificatore di DNA che gestisce 40 persone in una fucina di cervelli privata, ma sì… puoi definirmi “botanica” – le rispose Maya facendo capire a Pepper come, al suo solito, Tony avesse semplificato un po’ troppo le cose al momento di esporgliele.
- Questa specie di capo c’è l’ha un nome?
- Sì, Aldrich Killian.
Pepper strinse le mani sul volante, ma non poté fare a meno di rimanere imbambolata a fissare la ragazza che aveva al fianco. - Killian? – chiese assolutamente sconvolta da quella notizia, dimenticandosi per qualche momento la strada.
- Lo conosci? – chiese Maya, incuriosita da quella reazione. Sapeva che Tony aveva incontrato Killian perché era successo lo stesso giorno che lo aveva incontrato anche lei, ma non credeva che l’incontro avesse segnato così tanto il miliardario da portarlo a parlare di lui con la sua ragazza.
- Diciamo così, ho lavorato con lui in passato.
- Esattamente… quanto passato? – chiese Maya che conosceva Killian da tredici anni e di Pepper non ricordava di aver mai sentito parlare, né di averla mai vista.
- Oh saranno… almeno quindici anni – rispose la ragazza rendendosi conto che era veramente molto tempo. Era successo prima di conoscere Tony, anzi era stato proprio quando lavorava con Killian che Tony Stark l’aveva assunta per fargli da assistente personale, dopo averla vista in azione e aver capito che quella giovane organizzata e perfettamente efficiente era quanto gli serviva.
- Io lo conosco da tredici – le disse Maya pensierosa.
- Quando… quando lo hai conosciuto lui era… così? – chiese Pepper che ancora stentava a credere che l’affascinante uomo sicuro di sé con cui aveva avuto un colloquio solo qualche giorno prima fosse la stessa persona che aveva conosciuto in passato. Al di là della disabilità fisica c’era qualcos’altro che la colpiva. Il Killian del passato era una persona insicura, ma non per questo meno determinata, quasi viscida nella sua insistenza verso Pepper per la quale aveva sempre avuto un debole. Lei non lo aveva mai visto altro che come conoscente e collega di lavoro, non lo aveva mai incoraggiato, sopportando i suoi numerosi inviti ad uscire con fermezza. Quando Tony Stark si era presentato da lei offrendole un lavoro presso le sue aziende, verso lui stesso a ben vedere, la giovane Pepper non aveva avuto alcun dubbio e aveva accettato quell’impiego sapendo bene che quello sarebbe stato un ottimo trampolino di lancio per il mondo industriale. Le cose erano andate in modo leggermente diverso da come si era immaginata, aveva finito per dipendere da Tony almeno quando lui dipendeva da lei e la sua idea di restare con lui per qualche anno, e poi cercare di camminare con le sue gambe, era stata accantonata. Fino a quando Tony non le aveva ceduto proprio le Stark Industries. La notizia l’aveva frastornata talmente che non si era neanche fermata un attimo a pensare a cosa stesse realmente succedendo. Sapeva che Tony le stava nascondendo qualcosa, ma era stata troppo presa da tutte le novità e dalle sue aziende appena acquisite che non si era fermata a riflettere, e per poco non lo aveva perso. Da quel momento in poi comunque lei era diventata ufficialmente socia delle Industries e aveva continuato a fare il suo lavoro, ossia mandare avanti l’azienda per lui.
- All’inizio no – rispose titubante Maya scuotendo Pepper dai suoi pensieri, di nuovo virati verso Tony.
- E’ stato… è cambiato per Extremis? – le chiese a bruciapelo Pepper.
- E tu che cosa sai di Extremis? – chiese a sua volta Maya, sorpresa che la sua compagna di viaggio fosse informata sull’argomento.
- Qualche giorno fa Aldrich è venuto alle Industries per offrirmi una collaborazione nel progetto Extremis. Mi ha mostrato parte della sue ricerche… si tratta di riprogrammazione del codice genetico, vero? – chiese conferma la ragazza che, addentrandosi su un terreno a lei ben poco conosciuto, non era sicura di quello che stava dicendo.
- In definitiva sì – ammise Maya.
- E Killian lo ha testato su di sé? – chiese allibita mentre fermava l’auto nel posteggio di un hotel a buon mercato sulla statale, sicura che in quel posto nessuno l’avrebbe cercata.
- Non sono argomenti di cui discutere in mezzo alla strada – le rispose l’altra aprendo la portiera e dirigendosi verso la reception.
Le due donne presero due camere e si separarono per darsi una sistemata e farsi una doccia. Non appena fu sola l’ansia e il timore tornarono ad assalire Pepper come un’onda di piena, minacciando di sommergerla. Dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non crollare a piangere sul letto, ma si impose di definire un piano d’azione per quello che l’attendeva. Se Killian stava modificando il DNA ed era alle dipendenze del Mandarino andava fermato, prima che fosse in grado di fare del male a qualcuno. Sempre ammesso che non ne avesse già fatto. Pepper non riuscì a pensare che fosse in qualche modo coinvolto nell’attacco alla Villa, per quanto potesse essersela presa per il suo rifiuto di qualche giorno prima non lo riteneva capace di fare del male. Lo immaginava come una pedina troppo ingenua per rendersi conto di quello che stava facendo molto più di quanto non lo immaginasse come collaboratore volontario di un terrorista.
Pepper decise di continuare la chiacchierata con Maya e cercare di scoprire quanto possibile, poi avrebbe chiamato Rhodey, lo avrebbe informato di tutto e insieme avrebbero aiutato Tony. Già una volta era stata costretta ad aspettare a casa, non sapendo se lui era vivo o morto, questa volta non sarebbe rimasta dietro le quinte ad aspettare di sapere. Lo avrebbe aiutato, avrebbero risolto quella cosa così come avevano risolto altre mille cose insieme, e poi avrebbero raccolto i pezzi della loro vita.
Insieme.
Qualche minuto dopo bussò alla porta della camera di Maya e, quando sentì rispondere, entrò. La ragazza era seduta sul letto con sguardo perso nel vuoto davanti a sé e, per la prima volta da quando quel pasticcio era iniziato, Pepper si chiese come avesse preso tutta quella storia. Fino a quel momento non aveva materialmente avuto tempo di pensare a Maya, troppo presa dai suoi problemi, ma adesso che le cose si erano un minimo calmate, adesso che sapeva che Tony era ancora vivo, poteva permettersi di riflettere su come avesse reagito. Tutta quella situazione sembrava assurda anche a lei sebbene tra invasioni aliene, portali intergalattici e semidei fosse abbastanza avvezza alle stranezze connesse alla vita di un supereroe. Non riusciva ad immaginare cosa ne potesse pensare una botanica, sebbene la botanica in questione in definitiva lavorasse per la stessa persona che aveva fatto saltare in aria la scogliera di Malibu.
- Posso? – chiese Pepper entrando nella stanza.
- Vieni – rispose con un mezzo sorriso la ragazza, accoccolandosi meglio sul letto per farle posto. – Non prenderla come un’offesa, ma… non hai l’aspetto di una che ha appena perso la persona più importante della sua vita – le disse scrutandola negli occhi.
Pepper sospirò e ricambiò lo sguardo, poi scosse la testa. – Non è morto.
- Lo immaginavo.
- Non dirlo a nessuno. Deve avere il tempo di …
- A chi vuoi che lo dica? Alla stampa? E mi crederebbero?
- Credono sempre a tutto.
- Si inventeranno una storia tutta loro non potendo parlare con te. Lo sai, vero? – le chiese Maya.
- Sì, che facciano pure. Più teorie ci sono, più le acque saranno confuse – rispose Pepper.
- Sai dov’è? – le chiese Maya.
- No – rispose Pepper scrutandola in volto e pensando che, anche se lo avesse saputo, non lo avrebbe rivelato. Per quanto quella ragazza le ispirasse fiducia non la conosceva e non le avrebbe rivelato nulla, non prima di essere sicura di potersi fidare realmente. – Che cosa ti è successo? – chiese cercando di capire come una biologa si fosse trovata impelagata tra terroristi e pazzi criminali. 
- Che cosa è successo? Un fatto divertente…
Pepper l’osservò senza commentare, aspettando che lei mettesse insieme la sua storia.
- Prima di cominciare a costruire missili per i nazisti il visionario Wernher Von Braun fantasticava il viaggio nello spazio – iniziò a dire Maya. - Osservava le stelle. Sai cosa disse quando la prima V2 colpì Londra?
Pepper scosse la testa.
- Il missile ha funzionato, perfettamente. E’ solo atterrato nel pianeta sbagliato. All’inizio siamo tutti meravigliati, pura scienza, poi si intromette l’ego, l’ossessione e quando ti volti sei molto lontano dalla riva.
- Non sei troppo dura con te stessa, Maya? Insomma hai dato la tua ricerca ad una fucina di cervelli – le disse sapendo perfettamente a cosa si riferisse, aveva visto la stessa cosa succedere proprio sotto ai suoi occhi all’uomo che amava.
- Sì ma Killian ha creato quella fucina con contratti militari.
- Esattamente quello che facevamo noi, pertanto non giudicarti – le disse Pepper comprensiva. Tony era tornato dall’Afganistan convinto a chiudere il settore armi delle sue industrie. Quella era stata la prima volta che la ragazza si era fermata a considerare quello che stavano realmente facendo o meglio che lui stava facendo, ma che lei avvallava lavorando per lui. E alla fine era stato proprio lui che l’aveva fatta riflettere sul loro retaggio e al suo rientro dalla prigionia aveva visto l’uomo dietro alla maschera e si era resa veramente conto di quanto quell’esperienza lo avesse cambiato. Non si trattava solo di aver creato Iron Man, si trattata di aver modificato tutta la sua vita e averla infine davvero inclusa in essa.
In definitiva si trattava di loro.
- Grazie, Pepper. Lo apprezzo veramente tanto – le rispose Maya con un sorriso incerto.
Furono interrotte dal bussare alla porta.
- Deve essere la cena. Ho ordinato qualcosa da mangiare prima di venire qui – rispose Pepper alla muta domanda della ragazza, avvicinandosi alla porta e facendo entrare il cameriere con un carrello.
- Salve, buonasera. Prego entri – fece appena in tempo a dire Pepper prima che l’uomo fosse aggredito e ucciso da una persona che comparve alle sue spalle. Killian bloccò Pepper, serrandole una mano sulla gola, inchiodandola al muro - Maya scappa! – urlò frastornata fissando uno sguardo terrorizzato sull’uomo che era appena entrato nella stanza.
- Ciao, Pepper – le disse come se fosse atteso.
La ragazza lanciò uno sguardo a Maya sperando che almeno lei riuscisse a scappare, ma con sua enorme sorpresa la vide ancora tranquillamente appollaiata nel letto senza dare segno di volersi muovere.
- Mi spieghi perché eri alla Villa di Stark, ieri sera? – chiese Killian alla giovane, strappando un gemito a Pepper che finalmente capì.
Maya le lanciò uno sguardo quasi dispiaciuto prima di alzarsi finalmente dal letto e avvicinarsi a loro. - Volevo essere utile, non sapevo che tu e il maestro volevate fargli saltare in aria la casa! – rispose.
- Capisco… cercavi di salvare Stark nonostante ci abbia minacciato.
- Te l’ho detto, Killian. Può esserci molto utile – gli rispose osservando preoccupata Pepper che era ancora tenuta nella morsa di ferro della mano dell’uomo e si lamentava, cercando di divincolarsi dalla presa. 
- Pepper, Pepper – mormorò lui scuotendo la testa come se lei l’avesse molto deluso.
Pepper scalciò e tentò di liberarsi dalla morsa in cui la stava stringendo, ma più si dibatteva più la mano che stringeva la sua gola si serrava togliendole completamente il fiato.
- Se dobbiamo lanciare la produzione l’anno prossimo abbiamo bisogno di Stark. Gli mancava solo una motivazione decente, e ora ce l’ha! – rispose Maya fissando Pepper e cercando di far capire ad Aldrich che ucciderla non avrebbe portato nulla di buono in quel momento.
Pepper intanto cominciava a vedere uno sfavillio di luci danzarle davanti agli occhi mano a mano che Killian stringeva la presa sulla sua gola. Avrebbe voluto urlare, aggredire, strattonare, ma nulla poteva fare contro la forza che la teneva bloccata contro il muro. Killian fece una smorfia ai ripetuti tentativi di liberarsi e poi strinse maggiormente la presa su di lei, finché la ragazza non vide il mondo cominciare a vorticare attorno a sé e un velo oscuro le calò sugli occhi. 

Grazie mille a chi sta seguendo la storia, a chi la sta semplicemente leggendo e un grazie enorme a Robin 7, Alley, My brother under the sun, e Mrs Downey che hanno trovato il tempo di commentarla.
Grazie davvero tanto. 


  
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