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Autore: Justanotherpsycho    16/05/2013    1 recensioni
Raccolta di brevi storie ispirate al mondo di The Elder Scrolls V: Skyrim
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Diario di un Bardo - 4 Mano della Pioggia Turdas, 4 Mano della Pioggia


In che guaio mi sono cacciato!
Avevo detto che avrei trovato un modo per salvarle la vita, e l'ho fatto!
Ma le cose non sono andate come previsto...
Ieri sera mi si è presentata l'occasione giusta: di ritorno da una delle escursioni dell'Argoniana, ormai da me tranquillamente "accompagnata" alla luce del sole, Lami ha fatto una richiesta particolare alla sua serva: recuperare una pianta speciale (di cui non ripeterò il nome poiché quella l'ha pronunciato in botanichese) che ha scoperto poter crescere nella terra dell'Hjaalmarch, anche se in posti appartati o comunque poco illuminati.
L'idea mi è venuta in mente così, di soprassalto, ché le parole per la sua messa in atto volevano uscire a tutti i costi dalla mia bocca e ho dovuto forzare me stesso per tenerla chiusa finché l'alchimista non ci ha mostrato un'immagine della suddetta pianta:
«Oh, ma io l'ho già vista!» ho esclamato poi sfoggiando le mie abilità recitative.
Certo, l'avevo vista mentre ero appeso a testa in giù nella tana di quei ragnacci! Ma l'Argoniana subito ha diffidato delle mie parole, dicendo che lei non aveva visto niente. Ma sì, ovvio che non ha visto niente: s'è n'è andata in fretta e furia senza controllare bene!
Probabilmente non ho convinto totalmente la lucertola, ma la sua padrona sì, tanto che ha ordinato subito che venisse reperita il prima possibile; io ovviamente mi sono proposto di accompagnarla per fornire protezione da quei mostri (con arrogante sprezzo di quella che non ha perso l'occasione per far notare come la prima volta era stata lei a proteggere me).
Il giorno seguente quindi, cioè stamattina, armati entrambi di torcia, più io della mia fedele spada e lei di quel suo coltellino, siamo partiti dal Capanno, sotto lo sguardo di Lami e di suo marito, quello di quest'ultimo, Jorgen, con una malcelata vena di maliziosità: un giorno, mentre bazzicavo intorno alla bottega della moglie, mi si è avvicinato e mi ha chiesto sottovoce se stessi corteggiando l'Argoniana.. Io! Un fiero Nord! Un bardo di alto rango e cultura! Fare delle avances ad una brutta sguattera ricoperta di squame viscide che per mestiere raccoglie piante dal suolo marcio di questa palude congelata e poi le assaggia, come una cavia, che probabilmente ha ingerito chissà quali e quanti fattori tossici e nocivi, senza che la sua natura le concedesse di saperlo!
Nonostante la mia brusca e decisa risposta, ha continuato a guardarmi con quello sguardo... non lo sopporto!
Comunque... siamo giunti in poco tempo in questa grotta e mi sono subito accorto che l'Argoniana si comportava stranamente, sembrava più agitata del solito, sempre di più man mano che penetravamo le viscere della terra.
E poi, eccoli lì: enormi e orripilanti ragni del gelo!
'Stavolta mi sono fatto trovare pronto, ho impugnato saldamente la mia spada e ho iniziato a menare fendenti a destra e a manca, tranciando parecchie zampe pelose.
Sì, forse la mia tecnica non è eccelsa, lo ammetto, ma è stata efficace... almeno finché con uno di quei cechi fendenti non ho reciso una colonna di ragnatela che, a quanto pare, era importante per la salute di tutta la struttura: poco dopo, infatti, tutto ha iniziato a scricchiolare, con un rumore basso e cupo, e poi hanno iniziato a precipitare pezzi della volta in pietra.
I cedimenti ci hanno spinti ancora di più dentro la caverna, fino a sbarrarci la strada alle spalle, intrappolandoci.
A quel punto è successo qualcosa che non mi sarei mai aspettato: l'Argoniana mi ha improvvisamente puntato il pugnale alla gola.
«Non fare una mossa: mi basta un piccolo taglio, la lama è avvelenata. Ho imparato qualcosa sull'alchimia in tutti questi anni a fare la serva» ha subito avuto la premura di informarmi.
Ero in scacco, così le ho chiesto il perché di quel gesto. Mi ha risposto che ormai era stufa delle mie bugie, che ormai era palese che avessi qualche secondo fine.
«Non so come abbia fatto un Nord come te a finire al soldo di un Argoniano, ma ormai ho capito: tu sei un sicario di Venex! L'ho immaginato fin da subito, lo immagino con tutti, ma con te era fin troppo evidente, non so quanto ti abbia pagato ma è comunque tanto: non ho mai visto un sicario così stupido! E ora, finalmente, ti sei deciso a fare la tua mossa, mi hai portato qui e mi ha imprigionata qui dentro cosicché tu possa eliminarmi!»
Ovviamente non ha parlato in questo modo, ma in uno molto più barbaro è sgrammaticato, io ho traslitterato e omesso qualcosa di cui non ho capito il senso, ma il succo è questo.
Io mi sono subito discolpato, dicendo che fosse una pazzia e che non sono al soldo di nessuno.
Lei non mi credeva... così alla fine ho dovuto rivelarle le mie intenzioni.
Si è messa a ridere!
«Voi Nord siete davvero stupidi! Voi è il vostro stupido onore! Vuoi salvarmi la vita? Bene... » e si è lasciata cadere lentamente all'indietro; io d'istinto le ho afferrato un braccio fermando la caduta e lei, guardandomi beffardamente ha aggiunto: «Ora siamo pari»
Abbiamo continuato poi a inoltrarci nel sistema di cunicoli, dato che non potevamo fare altro, ma quella ha deciso di ignorare ogni mia richiesta di delucidazioni su chi fosse questo Venex e perché dovrebbe voler assoldare un sicario.
Alla fine abbiamo deciso di accamparci qui e di dormire una alla volta mentre l'altro fa la guardia, non ci sono ragni in giro (forse spaventati dal crollo) ma siamo pur sempre nella loro tana.
Non mi fido di lei, ma non posso far altro...
  
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