Un attimo.

Alle tre del pomeriggio, o forse erano le quattro, il bambino dai capelli rossi aspetta.
E' seduto sul pavimento freddo del bagno. I soli rumori che osano farsi sentire sono il ticchettare ritmico dell'acqua sulla ceramica del lavandino e il vociare attutito degli alunni nelle classi.
Il bambino ha il viso basso, gli occhi verdi di solito vivaci sono spenti, velati, oscurati da una patina di tristezza, come del resto sempre, all'avvicinarsi di quella ora. Non fa niente per evitare quell'incontro. Perché tentare di fuggire, quando un piccolo esserino gracile e malaticcio come lui non può assolutamente niente contro di loro? Non serve scappare, piangere, chiedere aiuto. La loro presenza sarà sempre lì, nella sua mente, nei lividi e nei ricordi. A pensarci meglio, non ha un ricordo solo, dall'inizio della scuola, in cui non ci siano loro.
Ma fa comunque male. Una piccola goccia salata scende sulla sua guancia, mentre i passi si fanno sempre più vicini e pericolosamente pesanti.

Dieci di sera, periferia.
Una ragazza, appoggiata ad un umido muro in un vicolo. Pesante matita nera intorno agli occhi color cenere, rossetto scarlatto sulle labbra a cuore, seducenti e quasi pericolose. 
I capelli biondi, lunghi fino al seno, ricadono come una tenda sottile intorno al viso, folti ma insufficienti a proteggerla dal mondo.
Gli occhi sono bassi, lo sguardo rivolto alle punte dei tacchi a spillo neri e alle gambe nude, quasi totalmente scoperte. Le iridi azzurre sono immobili, come se si fosse incantata.
Sono i pochi momenti che si può concedere per stare sola con sé stessa, prima di essere travolta da braccia, gambe e labbra lussuriose.
Quando ha lasciato che una mano estranea alla sua vita scrivesse il destino al posto suo?
Quando è entrata in un corpo non suo, quando la dolce e amorevole ragazza è diventata un ammasso di carne alla mercé di chiunque?
Domande senza risposta, come quelle dei test a risposta multipla in cui nessuna delle opzioni sembra adatta. La ragazza sospira e aspetta, spostando il peso da un piede all'altro, dolorante per i tacchi scomodi. Ma in effetti, ormai anche la vita le è scomoda.

Otto di sera, una camera vuota come un cuore senza emozioni.
La siringa è lì. La sostanza pronta.
Le dita del ragazzo scivolano come denti di un pettine tra i ricci scuri, gli occhi passano rapidamente dall'oggetto alla porta, la paura che serpeggia nella mente.
Trattiene i singhiozzi a malapena, la sua coscienza lo tormenta con immagini tanto familiari quanto dolorose: la sua famiglia, gli amici, la ragazza che ama... con una vita invidiabile come la sua, chi mai sospetterebbe del suo piccolo quanto ingombrante segreto?
Chiunque abbia detto 'non giudicare un libro dalla copertina' aveva maledettamente ragione, pensa.
Non ricorda neppure l'ultima volta in cui stava ragionando davvero.
Sta guardando la sua vita scivolare lungo il fondo di un enorme lavandino, giù nello scarico, indifferente alla presa delle sue mani che si oppongono con forza a quella inevitabile fuga.
Sulle dita gli rimangono solo gocce di emozioni, chissà quali vere e chissà quali fittizie.

Tre suoni, in contemporanea. Tre luoghi diversi, eppure in quel momento vicini.

Quel giorno ci furono un bullo per terra, un uomo insoddisfatto e una dose di eroina nella spazzatura in più, al mondo.

Forse quel giorno il mondo non se ne accorse, ma tre vite umane si salvarono. In un attimo.