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Autore: debbythebest    16/05/2013    1 recensioni
Questa storia è ambientata Dopo The Departed, in un AU dove Stefan è stato soggiogato da Rebekah, ed Elena è morta come nella fine della serie. Ma qualcuno si sentirà in debito nei suoi confronti. Qualcuno la aiuterà con i nuovi e improvvisi cambiamenti. L'amore si nasconde dietro ogni momento. Tutto ciò che dobbiamo fare, è capire se siamo pronti ad accogliere questa consapevolezza.
/Tratto Dal Primo Capitolo/
Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciò che significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the Departed - Elena's diary <3'
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30-Without Hope and Faith...


Roma 1853

L'aria gelida della città eterna provocava dei brividi lungo la schiena di chiunque quella sera di venerdì tredici dicembre. A rendere così fredda l'atmosfera semplicemente il vento, che strascicando deboli suoni di luogo in luogo impediva quasi di respirare. Era un vento che trascinava, che si sente normalmente durante una tempesta. Ascoltando il fischio dell'aria che proveniva da fuori Itaca si strinse nel cappotto. Batté i denti leggermente prima di fissarsi intorno spaesata. Non era abituata a stare intorno a tanta gente. Quando aveva chiesto a sua madre di portarla ad una festa non aveva minimamente capito che la parola "festa" per la rossa testa riccioluta significasse un sacco di gente in ghingheri nel loro atrio. Fu subito tentata di andare fuori a prendere una boccata d'aria, ma sarebbe stato "inopportuno". Una nuvola di vapore uscì di botto dalla sua bocca.
 
-Mi pare di capire che la festa non é di vostro gradimento...-. Si girò spaventata per notare davanti a sé due profondi occhi marroni che la scrutavano con una strana furbizia. Le sembrava di essere divenuta una preda tutto d'un tratto.
 
-Non vi ha insegnato nessuno che non si prende una donna alle spalle?-. Lo sgridò senza pudore. L'uomo la osservò con più attenzione. Non sapeva come nè perché, ma lei lo incantava completamente...
 
-Siete una romantica?-. Domandò lui sfacciato sorseggiando il suo Champagne.
 
-Cosa?-. Itaca era perplessa, questo tizio era troppo strano.
 
-Stavate di sicuro pensando al vostro amore sfortunato guardando fuori dalla finestra in una fredda giornata invernale. Sono bravo a classificare le persone, e voi dovete essere una romantica!-. "Non sai quanto ti sbagli...". Pensò lei in quel momento, ma si limitò ad osservarlo senza proferir parola.
 
-Vladimir Hindemburg!-. Le porse cortesemente la mano la ragazza non poté fare a meno che accettare quel segno di saluto. Ora che lo guardava era davvero bello, tuttavia c'era qualcosa di strano in lui che non riusciva a identificare.
 
-Elizabeth Winters!-. Decisa gli strinse la mano e sentì una sorta di scottatura che la raggiungeva al petto. Non era naturale...
 
-Siete una romantica, lady Elizabeth?-. Leo tornò ad ammirarla mentre aspettava la risposta.
 
-Diciamo di si, ma allo stesso tempo no...-. Fece lei vaga. E funziono alla perfezione, perché Hindemburg si passò una mano tra i capelli e le sorrise solare.
 
-Siete davvero la sorella di Sunshine Winters, non é così?-. Domandò scherzando lui. Itaca provò disagio a quella richiesta. Era strano sentirsi dire di essere la sorella della propria madre. Ma con gli dei, si sa...
 
-E voi? Siete davvero Sir Vladimir Hindemburg?-. Con una risata civettuola si voltò un'ultima volta verso la finestra. Le cime innevate dei tetti coccolavano il paesaggio rendendolo più morbido e piacevole alla vista.
 
-Lo sono!-. Esclamò l'uomo bevendo ancora una volta dal calice di cristallo. Solo un secondo e si fermò. Si avvicinò a lei e la osservò con costanza.
 
-Sapete anch'io sono un romantico, e se voi davvero stavate pensando al vostro amore sfortunato, non posso tentare di capirvi perché ci sono tanti tipi di amore quanti sono i cuori delle persone di tutto il mondo...-. Non seppe perché si trovò a citare l'affermazione di suo padre. Ci pensò su un attimo, poi desiderò ardentemente di aver tenuto la bocca chiusa.
 
-Cioé volevo dire che...-. Lei proseguì scrutandolo intelligente coi suoi occhi color della notte più blu.
 
-Voleva dire che l'amore cambia di persona in persona, che ognuno da amore come vuole e come può.-. Sul viso di Leo si dipinse un sorriso sincero. Era brillante oltre che bellissima. Era una meraviglia, e lo aveva incantato sin da subito. Poggiò il bicchiere su un mobile vicino e notò che lo sgaurdo di Elizabeth ancora ondeggiava indeciso sulla finestra.
 
-Vi va di fare un giro fuori? Potrete raccontarmi perché siete così triste!-. Bastò un solo sguardo per dettare la risposta. Itaca afferrò la mano che le porgeva con piacere e sentì che in quel momento, qualunque cosa sarebbe successa, si sentiva davvero bene. Anche se si trattava di uno sconosciuto.
-----------------------------------------------------------------------------------------Quando aprì gli occhi si ritrovò in una strana stanza tutta bianca. Dapprima non si preoccupò dove fosse, ma cercò di rimembrare cosa fosse successo, quale fosse il suo ultimo ricordo. Provò per vario tempo ma niente. Sembrava che l'ultima cosa che aveva visto fossero gli splendidi occhi di Elena sotto la luce pomeridiana. Poi...poof. Si stropicciò gli occhi è sentì la gola asciutta. Non era normale sete, era...scattò a sedere subito. No...purtroppo ricordava quella sensazione. Elena. Doveva trovarla, ed ora che si guardava meglio intorno i suoi sospetti diventavano realtà. "Sono morto. Di nuovo...". Pensò disperato.
 
-Elena!!-. Disse con voce solenne un secondo dopo. Si alzò con il corpo dolorante in ogni punto e notò che in una vaschetta lì vicino c'erano i suoi effetti personali. La prima cosa che fece fu afferrare il cellulare come se potessero rubarglielo da un momento all'altro.
Mentre continuava a squillare tutta la situazione iniziò a pesare e dei singhiozzi gli uscirono dalla bocca.
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Corro più veloce che posso, mi sforzo di agire e non pensare. So che é l'ultima spiaggia, e che probabilmente era la mia immaginazione, ma devo vederlo con i miei occhi. Se tutto fosse solo una crudele allucinazione o un sogno, il peggio che potrebbe succedere sarebbe trovarmi davanti il suo corpo senza vita.
Arrivo davanti al palazzo bianco come la vita ma triste come la morte in un secondo. Nella sala di aspetto riesco chiaramente a distinguere le sagome di alcuni dei miei amici, così mi avvicino ora esitante. Io avevo bisogno di riposo, ma non mi sono affatto riposata. E come potevo riuscirci anche con tutta la volontà possibile?
Quando Caroline mi vede entrare la prima cosa che fa é quella di scattare in piedi spaventata.
 
-Tesoro, che ci fai qui???-. Domanda impaurita, poi sento qualcosa cadere e vedo Bonnie piuttosto scioccata nel vedermi. Tutti sembrano esserlo.
 
-Dovresti riposare!-. La strega si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla. Fredda come il ghiaccio io fuggo da loro come una furia. Inizio a scendere le scale come un'ossessa e pochi secondi dopo mi ritrovo davanti alla porta. "Ora!!". Mi ordino lentamente afferrando la maniglia. Se tutte le volte che ho perso qualcuno fosse andata così tutti i miei famigliari sarebbero vivi. E invece non lo sono. Senza pensarci tanto faccio per aprirla, però qualcuno mi precede. Inizialmente non capisco cosa succede, e mi ritrovo senza  una precisa direttiva da parte del mio cervello. Nelle ultime ore sono diventata piuttosto meccanica, come un robot che aspetta ordini dal suo padrone. Il mio padrone é Il mio cervello.
Tutto si oscura lentamente perché i miei occhi si sono cautamente chiusi. Non fa freddo, anzi fa caldo ed un paio di braccia mi stringono ostili. Come a voler marchiare la mia presenza su se stesso qualcuno mi abbraccia.
 
-Non sono più quella che conoscevi...-. Solo ora capisco che l'ho fatto davvero. Ho spento tutto. Mormoro quelle parole tirandomi indietro bruscamente, così da poterlo guardare in faccia. Sembra sconvolto, il viso oscurato da un ombra di paura. Sa cos'ho fatto? Che ho spento la mia umanità?
Invece di scoppiare in lacrime o essere tremendamente felice sono solo sollevata. Non del fatto che sia vivo, ma del fatto che io non sia pazza. Con tutta la calma possibile  entro e chiudo la porta. Lo squadro lentamente e poi lo aiuto a sistemarsi il più possibile. Entrambi restiamo in silenzio, ma il suo atteggiamento parla da solo. "Sembra debba andare a morire...". Penso mentre si scaccia una lacrima solitaria dall'occhio sinistro. Rimango con lo sguardo fisso nel vuoto per quelle che mi sembrano ore mentre gli sistemo i capelli spettinati. Quando ho finito gli lancio un'occhiata.
 
-Il tuo sangue...quello che mi hai dato per guarirmi nella foresta deve avermi salvato. Però non ricordo come sono...-. Apro la porta di nuovo e controllo che fuori non ci sia nessuno.
 
-Devi nutrirti per completare la transizione!-. Lo interrompo. Lui abbassa la testa e annuisce.
 
-Torno al massimo tra cinque minuti!-. Lo avviso prima di uscire.
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Quando lei uscì sentì di potersi sfogare. Cosa diamine le era capitato per renderla così disumana? La sua morte aveva davvero influito così tanto su di lei da farle spegnere i sentimenti?? Gli veniva la voglia di spaccare tutto. Ogni cosa in quella stanza poteva essere fracassata, e lui poteva farlo senza problemi, ma a quale scopo? La cosa che temeva di più al mondo era di perderla, e aveva capito che era successo  nel momento in cui l'aveva vista. Quella non era Elena, la donna che amava. Quella era Elena, la dea. Si aggrappò al lettino sulla quale era stato sdraiato e si sentì tremendamente debole. Forse non sarebbe stato un normale vampiro dato che era stata lei a trasformarlo, ma a quale scopo? Era pressoché impossibile farla tornare in sé dopo quello che aveva fatto. Non era un comune vampiro, che con un po' di esercizio sarebbe tornato sulla retta via prima o poi. Lei era qualcos'altro...
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Mentre cammino a passo spedito tornando dalla riserva di sangue mi interrogo su cosa ho provato quando l'ho abbracciato. Niente. Era come se avessi abbracciato un qualsiasi umano. E tra tutti gli uomini in fondo, cos'era che rendeva Elijah diverso?
Non era forse un uomo comune prima di divenire vampiro? Sospiro e mi dirigo verso la stanza in questione di nuovo.
Lo trovo ad attendermi seduto su una sedia, con i capelli di nuovo in disordine e un'aria da pazzo.
 
-Elijah...-. Lo chiamo cercando di essere delicata il più possibile. Lui si alza e afferra la sacca di sangue dalle mie mani. Sembra esitante, come se stesse valutando la situazione in ogni suo singolo aspetto. Alza la mano e mi accarezza la guancia. Io non lo scaccio, non arrivo fino a questo punto. Ma comunque non provo niente. Elena Gilbert é morta nel momento in cui é morto lui.
 
-Troverò un modo per guarirti Elena.-. Alzo un sopracciglio e poso la mia mano sulla sua. La accarezzo lentamente con le dita, per sentire un contatto di cui non ho bisogno. Lo guardo negli occhi, ma non é come una volta. É solo vuoto in me oramai.
 
-Io sto bene Elijah. Sono come prima, soltanto meno debole...-. Sorrido leggermente forzando la mia bocca. -Ora bevi!-. Torno seria mentre con lo sguardo gli indicò la sacca di sangue.
 
-Troverò il modo...-. Mormora più a sé stesso. Eppure io lo sento.
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Il mare sotto di loro si estendeva per miglia e miglia, ed il cielo azzurro rispecchiava in esso il suo colore tranquillo e pacifico. Ma non c'era pace nella mente del vampiro, anzi, tutto sembrava andare a rotoli.
 
-Continuo a pensare che sia una missione inutile!-. Sbottò Stefan guardando fuori dal finestrino dell'aereo. Damon emise una sorta di grugnito soppresso e si estraniò ai propri pensieri. L'avevano lasciata in America, e da come si stavano comportando sembravano degli insensibili.
 
-Elena é lì, da sola, e noi siamo ad una caccia al santo graal!!-. Andromeda lo ammonì con lo sguardo. Si mise le mani sul grembo tornando alla sua innata calma.
 
-No Damon. Questa é una cosa reale, e credo di aver trovato la chiave della situazione!-. I tre vampiri si guardarono in faccia, e Kol la fissò  solo un attimo prima di distogliere lo sguardo dalla sua diafana figura. Andromeda rimaneva sempre e comunque una semidea, lo si poteva intuire già dal suo aspetto regale. 
Secoli aveva passato a sperare che finalmente potessero stare insieme, ma lei sembrava totalmente presa dalla sua missione.
 
-Cosa cerchiamo esattamente??-. Domandò Stefan incuriosito.
 
-Una cosa che ho nascosto tanto, tanto tempo fa!-. Rispose lei piuttosto vaga.
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Quando lo vedo bere con brama dalla sacca di sangue mi passa per la mente una cosa. "Avrà ancora il suo autocontrollo? O sarà un novellino?". Perché nel caso fosse di nuovo un novellino sarei io a doverlo istruire. E cosa posso fare per non farlo pensare al sangue, sequestrargli il cellulare come lui fece con me? Penso che non funzionerebbe. Poggia una mano sulla scrivania vicino alla sedia sulla quale é quasi seduto e chiude gli occhi. Quando li riapre sono rossi, in fiamme. Mi prende una mano e la stringe come per controllarsi, ma io non sono più quella che ricorda, e non trovo il modo di farlglielo capire. Mi avvicino a lui cauta e finalmente lascia andare la sacca di sangue ormai vuota. La vista dei suoi canini e del suo volto deformato mi fa capire quanto poco lo conosca veramente. Di tutto il tempo che ho passato con Elijah infatti, non l'avevo mai visto trasformato. Fa paura, non mi vergogno ad ammetterlo. Con il suo viso contorto in una smorfia di fame soprannaturale resta fermo per qualche secondo, per poi avvicinarsi a me come un predatore. Dapprima sono tentata di scappare, pensando che sia tornato l'originale che ha staccato la testa di Trevor con un braccio. Ma il mio pensiero si ferma quando sento le sue labbra attaccarsi ferocemente alle mie. Non ho mai visto questo lato di lui, e non so perché ma mi piace. Forse perché non ha nulla di umano, esattamente come la sottoscritta. Gli afferro i capelli e mi spingo ulteriormente verso di lui mentre il sapore del sangue mi arriva alla bocca. Finché la situazione resta così non mi dispiace, dopotutto non vuol dire che baciandolo stia tornando alla mia umanità. Con una velocità che non riesco a percepire sento qualcosa di rigido contro la schiena, e capisco che mi ha spinta sulla scrivania. Con forza lo stacco da me per esaminare la sua espressione. I suoi lineamenti sono tornati quelli di un'eterea creatura della notte, sul suo viso é dipinta un'espressione indefinita, ed i suoi occhi scuri sussurrano qualcosa che da molto tempo non riuscivo a leggere in lui: Desiderio. Sorrido maliziosa e piego la testa di lato percorrendo i suoi lineamenti con l'indice. Poi tutto sfuma in una nebbia di colori che so non essere amore. Forse non ho mai saputo nemmeno cosa significasse, o se l'ho provato non me lo ricordo. Ora percepisco solo il mio corpo che nell'ombra della notte bada solo a sé stesso, e stanco delle emozioni degli umani cerca di trovare appagamento. Non é amore, no. Almeno di questo sono sicura, come sono sicura del fatto che domani Elijah avrà il cuore spezzato. Sempre se la trasformazione non ha mutato ogni cosa in lui.
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-Hey...-. La sua voce da appena sveglio mi solletica appena l'udito. Resto con gli occhi chiusi ancora qualche secondo, poi sento le sue braccia stringermi come nel più romantico romanzo rosa. Ma sono io a rovinare tutto. Prima che possa riaddormentarsi contro la mia scapola salto sull'attenti e mi guardo intorno alla ricerca dei miei vestiti. Il motivo? Ho sentito delle voci in corridoio, e deve averlo fatto anche lui, perché mi chiede:
 
-Chi é?-. Ci scambiamo un'occhiata allarmata e corro vicino alla porta. Mi sembra ancora notte, ma non so per quanto tempo ho dormito, e come se non bastasse siamo in un seminterrato e di giorno la luce non filtrerebbe lo stesso.
 
-Vestiti!-. Gli intimo a bassissima voce, e continuo a percepire le voci.
 
-Avete controllato bene sul tetto?-. Questa é Caroline.
 
-Vi avevo detto all'inizio che l'unico posto dove può essere andata era questo!-. Klaus usa un tono piuttosto indelicato per esprimere la sua opinione, e voltandomi verso Elijah noto che il suo viso é intriso di rabbia. Deve sentire tutto anche lui.
Recupero il più silenziosamente possibile i miei vestiti e li indosso, mentre il vampiro dietro di me fa lo stesso. Prima che io esca dalla porta mi ferma, e vado a sbattere dritta contro di lui. Il suo sguardo é serio. Non dice una parola e mi bacia di nuovo, stavolta piano.
 
-Non ti permetterò di andare via così. Lotterò per farti tornare come eri prima.-. La sua voce é ferma, così come la sua espressione. Mi divincolo con un sorriso canzonatorio sulla faccia e riesco a percepire la sua espressione triste anche senza guardarlo.
 
-Sono qui, e c'é una sorpresa!-. Gli sguardi allibiti di tutti non mi fanno nessun effetto. Anzi, la mia priorità é che ho fame.
 
-Sono affamata, quando si torna a casa?-.

NDA:Allora, innanzi tutto partiamo con i ringraziamenti per chi mi ha sostenuto per tutti questi trenta capitoli :-*
un bacione a Sere, che mi sostiene sempre e che adoro ;-)
Allora, ho combinato pasticci, casini e altre cose, ma a quanto pare ho continuato a scrivere nonostante tutto :-)  nei prossimi capitoli si affronterà molto l'argomento della Elena senza umanità, e tutta, ma proprio tutta la verità verrà a galla...
Alla prox,
Debbythebest
   
 
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