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Autore: Leleontheback_    16/05/2013    1 recensioni
SPOILER SEASON 8
Benny/Dean
"E forse era questo il segreto che non aveva mai svelato a nessuno.
Quel non esistere, da cui scappava da tanto, era in realtà quello che aveva sempre voluto."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Titolo: NESSUNO
Serie: Supernatural
Genere: Angst
Characters: Dean Winchester (solo nominato), Benny
Pairing: Dean/Benny (maybe)
Raiting: Verde
Note: Diciamo che nasce come sequel. Sì mettiamola così. L' opera precedente (Fine della corsa ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1575228&i=1) era dal punto di vista di Dean. Non potevo non dedicare nulla a Benny, non dopo la 8x19.
Disclaimers: I personaggi del suddetto show non mi appartengono. Trama e iterazioni appartengono alle menti di produttori sadici e maligni, quali Kripke, Gamble, Carver e compagnia al seguito.






Benny non esisteva più.
Non esisteva più da tanto, da quando il suo tempo era finito, da quando il suo corpo si era smaterializzato al suolo trasformandosi in cenere.
E nonostante quel dolore lancinante si facesse sempre più lustuoso, nonostante la carne venisse staccata nettamente dal petto, e l' intestino dilaniato, Benny non soffriva.
Perchè lui non era nessuno.

Aveva sentito dire che raggiungere la felicità sia l' obiettivo primario nella vita, la cosa più difficile da perseguire.
Non importa cosa tu sia. Angelo, umano, vampiro.
Aveva anche sentito dire, quando ancora camminava sulla terra, che una felicità non c' è, non esiste.
E in quel momento aveva realizzato che senza felicità scompare anche il valore della vita. Scompare anche la vita.
Un discorso relativo. E se la vita non esiste, non esistono le persone.

Benny era questo.. il nulla.
Non esisteva più per un padre, che aveva visto morire sotto le sue zanne.
Non esisteva più per alcun fratello, biologicamente parlando, che gli aveva voltato le spalle.
Non esisteva più per Andrea, l' amore della sua vita.
Non esisteva più per Elizabeth, che aveva dovuto abbandonare dopo un incidente 'casuale'.
E non poteva più esistere per Dean, che in fin dei conti era nella sua stessa situazione.

E forse era questo il segreto che non aveva mai svelato a nessuno.
Quel non esistere, da cui scappava da tanto, era in realtà quello che aveva sempre voluto.
Una volta c'era Benny, quello vero. Quello nato alla fine degli anni quaranta, che corse, mangiò, dormì, respirò, venne trasformato, si nutrì.. si innamorò.
Poi incontrò un futuro macchiato di sangue, un destino velato, un posto da cui fuggire.
E Benny scomparve, tramutandosi in quello che gli altri volevano che fosse.



'Chi sei?'
'Io sono nessuno.'
'Anche io sono nessuno.'
'Allora siamo in due.'


E quando il ragazzo biondo gli pose una mano, improvvisamente, si sentì sè stesso, ancora una volta.
E, ancora una volta, era tornato a vivere e ad essere qualcuno.
Lì, negli istanti passati insieme, nelle fosse, nelle grotte, nei rifugi plasmati dal terriccio e dallo sterco, per Dean era qualcuno.

'Chi sei?'
'Te l' ho detto, sono nessuno'.
'Cercherò di spiegarmi. Ho bisogno di te per uscire da qui. Quindi da ora tu sei qualcuno.'
'...'
'Allora, chi sei?'
'Benny'
'Io sono Dean.'


E così, tornò ad essere Benny.  Qualcuno.



Dean aveva annuito alle ultime parole di Benny e si era rammaricato, consapevole che in breve avrebbe dovuto premere il tasto rosso e salutarlo definitivamente.
Sospirò, si morse un labbro e inarcò le sopracciglia.

"Adios!"

Lo aveva detto. Una sola, coincisa, dolorosa parola. E quel filo che ancora li legava venne spezzato di netto.
Concluse la conversazione e si lasciò scivolare con un lesto gemito il cellullare dalla mano.
E così un altro doloroso ed importante capitolo della sua vita venne spazzato via. FINE. (***)

Benny tornò ad essere nessuno.




C' era un periodo dell' anno, nella pausa tra inverno e primavera, in cui la foschia della città si faceva ancora più torbida, e l' atmosfera cominciava a ricordare il set di un film horror scadente.
E la malinconia scendeva come una sorta di nebbia sugli animi, rendendoli pigri e reattivi, ma dannatamente attenti alle cose superflue.
Benny non sapeva mai spiegarsi il perchè del comportamento mutevole delle persone in quei giorni, e intanto pensava a Dean.
Pensava al tempo, ai quattro mesi che dividevano ormai le loro strade.

E nel giro di quei quattro mesi aveva imparato a non essere. E non esistere era stato meno doloroso.
Dentro di lui era diventato tutto vuoto, buio, spento.
Esistere comprende l' essere qualcuno per qualcuno. E lui era nessuno per nessuno.

Aveva smesso di credere e di aspettare, forse perchè aveva capito che si era accontentato di essere solo una vittima di una scelta che non lo comprendeva.
L' ennesima cosa a cui non apparteneva. L' ennesima cosa che lo faceva sentire nessuno.

Si era sbagliato. Perchè quel cellulare squillò ancora, e la voce di Dean trapelò con una soffusa e sofferta richiesta.

Benny era sempre stato qualcuno per qualcuno. Doveva solo tornare a vivere. Doveva solo ricordarlo a sè stesso.



Respirò a pieni polmoni l' aria di quel posto che aveva annullato la sua umanità, che lo aveva condannato ad essere nessuno e che lo aveva poi trasformato in qualcuno.
Ricordava le ossa, il sangue, la guerra, gli alberi.
Una stupida foresta che in breve era diventata tutto il suo mondo.

Lì aveva capito che essendo nessuno poteva essere tutto. Lì lui era tutto.
Perchè per suo padre lui esisteva, in Purgatorio, per prenderlo ancora in calci in culo.
Per Andrea lui esisteva, in Purgatorio, armato di coraggio per dirgli che ora era un mostro.
Per Elizabeth lui esisteva, in Purgatorio, come il ricordo di un individuo che l' aveva amata.

Per Dean lui esisteva, in Purgatorio, come il fratello d' armi che aveva conquistato la sua improponibile fiducia. Come l' amico fidato che non si era fatto scrupoli a farsi tagliare la testa. Come il vampiro che aveva riportato Sammy a casa senza chiedere nulla in cambio.

Benny esisteva in mille modi possibili.


E mentre ancora fissava, con gli occhi persi e rassegnati, il portale chiudersi alle sue spalle, non trattenne una ribelle lacrima che non potè, però, varcare il suo viso.
Non piangeva per la gola lacerata, per la carne strappata dai suoi arti, per gli urli dei suoi simili mentre lo facevano a pezzi.
Piangeva perchè lì, in quel momento, aveva capito chi era veramente. Chi sarebbe sempre stato.
Lì lui esisteva per tutti, esisteva per sè stesso.

Aveva il tempo di esistere anche solo per poter chiudere gli occhi e sperare che un giorno Dean sarebbe tornato.
Tornato per farlo vivere come solo con lui avrebbe saputo fare.




Davvero.


                                                                                                                                       Fine

    






(***) Riferimento alla precedente "Fine della corsa".
  
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