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Autore: lazybones    16/05/2013    13 recensioni
"Morire di apnea con come ultimo pensiero una scena porno-lesbo in testa sarebbe stato di quella giusta dose di squallore che Gerard di per sé costituiva."
Seguito di: "Until My Heart Explodes" a sua volta seguito di "I'll be your detonator!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SCUSATE NON AVEVO TEMPO PER VIVERE-
DUE CAPITOLI E HO 44 RECENSIONI-- POSSO DIRE SOLO UNA COSA: ZIO PINO!!!!!!!!!!!!!!!! GRAZIE A TUTTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! STICKERZZZZZ IN ARRIVO
IL TITOLO E' PRESO DA DEAD TO THE WORLD DEI NIGHTWISH (ORMAI SI SA CHE HO UN DEBOLE PER LORO)--
SPERO CHE STIATE MEGLIO DOPO LA BOTTA DI MALE DI VIVERE CHE C'HANNO DATO I CHEM--
SCUSATE ANCORA MA DAVVERO NON HO AVUTO TEMPO PER- 
VABBE' IL CAPITOLO E' ANCHE CORTO (FORSE?????????)
SPARISCO VI VOGLIO BENE, VI-
CIAO <3
LEZIBONEZZZZZZZ
(SU LE MANI!!!!!!!)




 

3. He will return to die in me again



Frank era tantissimo preso dalle sigarette.

Gerard si sentiva escluso. Aveva quella strana impressione che Frank fosse più interessato alle sigarette che a lui.

Ma Frank lo guardava spesso. Quindi tutto okay, forse?

- Frank. - . Si accorse che non lo chiamava "Frankie" da millenni. C'era qualcosa di triste nel non farlo.

Frank gli rivolse gli occhi con la sigaretta fra le labbra. Era l'ammasso di ossa e carne più bello del mondo. Il che voleva dire che era la persona più bella del mondo. Assolutamente.

- Credi che io sia egocentrico? -

Frank sorrise. Così tranquillamente che Gerard si sentì quasi stupido: - Tu- cosa? - chiese, soffiando fuori tutto il fumo.

- Hai capito. - . Passò una macchina e Gerard la guardò con una smorfia perchè era troppo rumorosa per il suo quadretto personale che comprendeva nient'altro che sé stesso e Frank. Niente motori rombanti. Niente fottute Audi.

- Che domanda è, io... non lo so... io non credo... di... averci mai fatto caso. - disse lentamente, guardando la macchina andarsene.

Gerard lo guardò accigliato. Forse Frank si drogava in sua assenza per dare risposte del genere.

- Voglio dire, certo che un po' lo sei. -

Gerard corrugò la fronte. Certo? Era così scontato?

- Sai? - Frank tornò a guardarlo, - Voglio dire, ovviamente fa parte del tuo essere... gay e- ed esibizionista. - annuì, convinto della risposta, - Quindi sì, beh. Ma non c'ho mai fatto davvero caso, sai, io solo... mh, ti amo. - scrollò le spalle. La risposta più semplice di sempre, forse.

Gerard riusciva a sentire le proprie vene pulsare forte sotto la pelle dei polsi, il che significava che era vivo e soprattutto un po' troppo emozionato: - Quindi... tu... - mormorò col fumo dell'ultima boccata che si disperdeva ancora nell'aria. Non erano le vene dei polsi, era il cuore che stava per esplodere.

- Ti amo, non mi interessano molto i tuoi difetti. - scrollò le spalle un'altra volta Frank, - Cioè, quando non ci sei ti odio moltissimo. Me ne sto da solo ad odiarti, a pensare che sei stronzo, ma non vado mai oltre. Non ti odio per motivi specifici, ti odio e basta. -

Gerard rimase in silenzio. Iniziare un discorso con un "ti amo" e finirlo con un "ti odio e basta" era quel genere di licenza che solo Frank Iero avrebbe mai potuto avere. Il ragazzo era instabile. Gerard avrebbe dovuto capirlo da quando aveva cominciato a raccontare stronzate sui pompini sotto la pioggia e il romanticismo che ne derivava.

- Mi segui? -

A Gerard venne solo in mente Twitter, e fu difficile trattenersi dal fare una smorfia da disagiato per la quasi-battuta di merda ma ci riuscì: - No. Io... non voglio creare casini con la band, capisci? - domandò sollevando le sopracciglia e accarezzandosi le ginocchia piegate.

Frank spense la sigaretta sul marciapiede schiacciandola forte e poi tirò su col naso, - So che sei fatto così. Che tendi a deprimerti. Ma non so... - si morse il labbro inferiore e poi si voltò a guardare di colpo Gerard, come se si fosse appena ricordato che in realtà stava parlando con lui e non con il mozzicone che stava schiacciando a terra, - Vedi i problemi dove non ci sono, la band è una delle poche cose che sta andando bene e tu ti preoccupi per il gruppo... -

- Di che dovrei preoccuparmi? -

- Stai davvero a posto? Del tutto? - chiese invece, sbalordito, spalancando gli occhi chiari.

- Certo che no, ma non posso parlarti di ogni mio singolo problema. Volevo parlarti del gruppo, per una volta. -

- Che vuoi sentirti dire? -

- Che in realtà è tutto okay. -

- E' tutto okay. Lo dico davvero. -

- Bene. Grazie. - tirò un sospiro e si abbracciò le ginocchia. Si sentiva triste ma aveva ancora bisogno di parlare con Frank, di dirgli qualsiasi cosa, - Ti ricordi il mito dell'autobus diffuso all'asilo? -

Frank lo guardò perplesso. Gerard non sapeva se fosse per la domanda o solo per il cambio repentino di discorso, ma continuò a parlargli.

- Quello della porta davanti e della porta dietro. -

- No. - mormorò.

Gerard sospirò di nuovo, sciolse la stretta delle braccia attorno alle ginocchia e si afferrò le caviglie congiunte: - Che se sali davanti sei etero- -

- Ah, e se sali per dietro sei frocio. - ricordò all'improvviso, e si mise a sorridere e scuotere la testa.

Gerard esalò un respiro più profondo cercando di scrollarsi di dosso il male di vivere: - Beh, sì. Da dove salivi? -

- Dietro. E me l'hanno rinfacciato fino al secondo anno di liceo. Poi tutti hanno cominciato a scopare e non avevano più tempo per prendermi in giro. - si strinse nelle spalle e si grattò distrattamente una guancia.

- La logica delle superiori. - annuì Gerard.

- Tu da dove salivi? -

- Da dietro non appena ho scoperto cosa significasse. -, si mise a ridere, decisamente orgoglioso, - Era divertente stare in culo a tutti, volevo vedere fino a dove potevo spingermi. Mi è costato qualche sorso di acqua del cesso, poi ho smesso di vivere e sono tornato ad essere quello invisibile ed è stato meglio per me, per tutti. -

Frank annuì e guardò Gerard a lungo, e Gerard si chiese cosa stesse pensando di lui in quel momento ma non glielo chiese perchè in realtà non sentiva il bisogno di saperlo. Prese il mozzicone che Frank aveva schiacciato sull'asfalto e ci giocherellò con le dita fredde.

- Stanno arrivando. - mormorò Frank.

Gerard lasciò stare il filtro mezzo schiacciato e si alzò in piedi. Gli aveva appena teso la mano per aiutarlo quando Frank si alzò in piedi da solo.

Guardò la sua mano, la strinse e lo baciò.

- Noi, mh... - farfugliò Mikey tirando con le dita la manica della propria felpa.

- Avete fame? - tirò a indovinare Gerard, mentre Frank teneva lo sguardo basso con le guance un po' arrossate.

- Già. - annuì Bob.

- McDonald's? - propose.

Ray si mise ad applaudire e saltellare. Era una specie di sì, comunque.

Si misero tutti a controllare di avere i portafogli dietro e poi si trascinarono fuori dall'ammasso di autobus nei marciapiedi più affollati di Tucson.

Gerard fece per prendere la mano di Frank ma si accorse che era occupato ad accendersi un'altra sigaretta. Aspettò che Frank riponesse il pacchetto di Marlboro rosse e poi gli prese la mano.

Frank fumava spesso nell'ultimo periodo, più di quanto facesse quando a diciassette anni aveva iniziato per fare incazzare suo padre. Gerard non sapeva bene se era una cosa superflua, come quando riscopri quanto è buona la cioccolata, la mangi a quantità industriali per qualche settimana e poi ti passa.

- Perchè fumi così tanto? Ti sta in culo il mondo? - provò a chiedergli.

Gli occhi verde-nocciola di Frank si socchiusero mentre il sole finora nascosto dalle nuvole gli illuminava il viso: - Sì. -

Gerard sorrise soddisfatto.

- Che c'è? -

- Per mondo intendevo il mio cazzo. -

- Sì, e il mio è l'universo. -

- Ci sono così tante battute che potrei fare e non me ne viene in mente neanche una... - sospirò sconsolato guardandosi intorno in cerca di spunti.

- A me sì. The World is Ugly- - si interruppe scoppiando a ridere.

- No. - si limitò a dire Gerard, scuotendo la testa mentre la risata di Frank si prolungava, - No, non se ne parla. -

- Certo che sì. -

- Buon Natale, siamo arrivati al McDonald's. - . Ray si era fermato sul marciapiede accanto a un lampione e li stava guardando con gli occhi socchiusi a causa del sole, - E' tutto a posto dalle vostre parti? -

- Frank prende in giro i miei genitali. -

- Frank! - esclamò Ray, - E' come dire a una ragazza che è grassa! -

- Già, Frank, sei uno stronzo. - insistette Mikey gesticolando come un rapper, - Se fuori dal gruppo! -

- Aw, vaffanculo. - rise Frank.

- Vi siete bevuti il cervello? - domandò Bob.

- Qualcosa del genere. - disse qualcuno, ma Gerard era troppo preso a passarsi le mani fra i capelli con una smorfia cercando di sentire inutilmente il cervello molle sotto l'osso piatto del cranio. Non ci poteva davvero credere che una cosa molliccia nella testa gli permettesse di pensare, era disgustoso, preferiva pensare alla sua mente come a una sala da ballo vuota, ma non capiva bene perchè.

- Andate a prendere il posto al piano di sopra, noi prendiamo i panini e tutto il resto. - ordinò Ray a Mikey e Frank, interrompendo del tutto i pensieri inconcludenti di Gerard. Ray, l'uomo con un piano.

E mentre Gerard si metteva in fila di fronte alle casse e guardava Frank salire le scale seguito da Mikey si accorse della tranquillità con cui riusciva a volergli bene. Così tranquilla da fargli venir voglia di disperarsi. Perchè era del tutto orrendo. Come il cervello molliccio che gli permetteva di pensare a Frank.

Attese insieme a Bob e Ray il loro turno commentando con Bob le barbe dei vari tizi che li circondavano. Ribadendo come sempre l'incapacità di Gerard di lasciar crescere una barba che non fosse ridicolamente inopportuna.

- Beh, se ti può consolare, non staresti bene con la barba. - disse Bob con uno dei suoi soliti piccoli sorrisi dolci, - Sei come le ragazze. Le ragazze con la barba non vanno bene. -

- Fanculo. -

- Ma no, a me le ragazze piacciono. - ammiccò.

Gerard sorrise affascinato. Bob raramente flirtava. Ma quando lo faceva, Gerard desiderava intensamente baciarlo: - Quindi, per un motivo o per l'altro, sono potenzialmente un buon partito per ambedue i sessi. -

- Sei uno da rapporti casuali. -

- Sono una puttana. - dedusse.

- Già. -

- Che fine hanno fatto le canzoni per me, in ogni caso? -

- Quali canzoni? - domandò ridendo.

- Quelle che ti brucio il cuore. -

- Quella è roba superata. Ti sei tinto i capelli da allora, sono cambiate molte cose. -

- Mh. Vaffanculo. - . Si voltò di nuovo non appena avvertì la ragazza in coda davanti a lui muovere qualche passo in avanti e osservò un po' sollevato il gruppo di quattro persone che aveva lasciato la fila con le loro scatoline contenenti i panini allineate sul vassoio.

Notò com'erano belli i capelli della ragazza un po' bassa che aveva lì davanti e gli venne in mente Eliza e i suoi discorsi strappalacrime sulle piastre con gli ioni o qualcosa del genere. Sentì quella sensazione fastidiosa riempirlo dentro in qualunque punto, quasi pizzicando. L'umiliazione.

L'umiliazione di essere entrato a casa sua con la copia delle chiavi e averla trovata sul divano con un fottuto pompato i cui vestiti da coglione daltonico stavano per terra e sul tavolino. Le aveva preso le rose come faceva spesso, nonostante non sapesse bene cosa significassero. Sapeva solo che a Eliza piacevano. L'aveva capito al loro secondo appuntamento per uno strano commento piuttosto generalizzante sui ragazzi che aveva frequentato alle superiori. Un commento femminista, ma che comprendeva le rose in un bel senso. Ma quella specifica frase l'aveva dimenticata perchè avrebbe fatto male ricordarla.

Ricordava che quel giorno le aveva fatto una sorpresa, naturalmente Eliza non si sarebbe mai fatta ritrovare in determinate compagnie di proposito. Ancor prima che i fiori gli cadessero dalle dita fredde aveva deciso che non avrebbe mai più fatto una sorpresa a nessuno. Le sorprese erano sempre piene di merda, per un motivo o per l'altro. Quindi aveva cominciato a chiedere chi cazzo fosse quel tredicenne imbottito di steroidi e Eliza aveva cominciato a fare quello che le era da sempre venuto meglio, la stronza. Ed era stata vicina così a mollare uno schiaffo a Gerard. Come se ne avesse avuto il fottuto diritto. Insomma, era lei quella che lo aveva tradito, che fottuto motivo aveva per schiaffeggiarlo? Gerard l'aveva dimenticato. Ma continuava ad essere convinto che era lei la troia che si meritava valanghe di schiaffi, ma non gliene aveva dato nemmeno uno perchè era così che funzionava con le ragazze. C'era una specie di blocco in lui che gli impediva di picchiare chiunque appartenesse anche solo vagamente al genere femminile. Era una delle poche cose che sentiva di avere a posto, a parte gli organi, che comunque a volte sembravano fargli giri strani per la gola.

Senza che nessuno lo risvegliasse dai suoi pensieri, riuscì ad accorgersi dei quattro passi avanti della ragazza e colmò la distanza. Si voltò per assicurarsi che Bob e Ray fossero ancora lì, e loro non si accorsero della sua occhiata apprensiva perchè stavano guardando qualcosa al cellulare.

Quindi prese a guardarsi intorno e a cercare di capire perchè così tante persone sentissero il bisogno di andare in una merda di fast food come il McDonald's. E osservò il loro modo di muoversi e con un sorriso si accorse che tutti si facevano un po' schifo e si credevano un po' troppo grassi e sfigati. Anche il ragazzo magrissimo che stava aiutando la sua ragazza con la borsa e la giacca. E non era il McDonald's ad essere un covo di disagiati sociali, era il mondo intero ad esserlo.

Ma arrivò il suo turno e smise di preoccuparsi per gli altri. Anche se solo mentalmente, Gerard si preoccupava tantissimo per tutto quello a cui la gente era soggetta. Per tutta la merda oscura e sinistra che girava nel mondo. A volte cercava di esprimere tutto a parole e i giornalisti ghignavano e i fan piangendo gli dicevano che era il loro eroe. Trovava strane le varie considerazioni che le persone avevano su di lui.

Si riempì il vassoio delle ordinazioni che nel frattempo aveva detto alla ragazza asiatica alla cassa, pagò e poi fece un cenno a Bob e Ray per riferir loro che andava da Frank e Mikey al piano di sopra.

Percorse le scale imbattendosi in un paio di adolescenti terrificanti, di quel genere che quando sarai vecchio ti picchieranno e faranno dell'ironia sulla dentiera che porti.

Fra le varie teste chinate sui propri panini e dai tagli all'ultima cazzo di moda scorse Frank, che gli fece un cenno sollevando la mano come se Gerard non l'avesse già notato. Era seduto con Mikey a un tavolo che si sviluppava perlopiù in lunghezza e che stava accanto alla ringhiera dalla quale si potevano scorgere al piano di sotto le file alla cassa.

Rispose con un leggero sospiro al cenno di Frank e stringendo il vassoio fra le mani si diresse al loro tavolo, e per un lungo istante opprimente, circondato da tutti quei ragazzini e adolescenti, si sentì di nuovo al liceo. Si sentì di nuovo il grassone che prendeva le patatine fritte e che non si toglieva mai la felpa perchè il suo corpo gli faceva schifo e desiderava coprirlo. Quello coi lineamenti strani che parla di roba strana. Quello lì. La maggior parte delle volte nemmeno si ricordavano il suo nome.

Appoggiò il vassoio al tavolo e si sedette accanto a Frank.

Lo baciò sulle labbra e capì di avere ventinove anni e venti chili in meno rispetto al liceo, e si sentì sollevato.

- Ti ho preso le patatine grandi e la Coca Cola Zero grande, okay? - domandò Gerard a Frank.

Frank lo guardò sorpreso: - Davvero? Non serviva. - . Beh, sarebbe stato abbastanza stronzo da parte di Gerard lasciarlo guardarli mangiare i loro panini pieni di carne senza nulla da mettere sotto i denti. Comunque era una gran rottura che Frank avesse deciso di essere vegetariano. Le metafore coi panini del Mc non avrebbero più funzionato.

Gli passò le patatine e la Coca Cola Zero. Poi consegnò a Mikey il suo the alla pesca, i suoi due Big Mac, le patatine medie e i Chicken Nuggets da sei, il tipico pranzo di Mikey. Ormai conosceva a memoria le sue ordinazioni dal McDonald's.

Mikey gli lanciò un gran sorriso fugace prima di dedicarsi al primo Big Mac. Il cibo lo metteva di buon umore, per un po'. A volte lo stesso valeva per Gerard. Durante il liceo però gli metteva solo chili sulla pancia.

Ray e Bob presero posto di fronte a loro accanto a Mikey, e nonostante i loro vari sorrisi Gerard si accorse che non era più come prima, e nel profondo conosceva tutti i motivi. Che per quanto ridessero non appena tornavano seri facevano paura per quanto cupi fossero. Non aveva mai creduto che una persona triste fosse in grado di ridere così spesso.

Guardò di nascosto Frank e cercò di capire se prima gli avesse mentito. Probabilmente Frank credeva davvero che fosse tutto okay. O forse non aveva voglia di pensarci. Di sicuro c'era che aveva di nuovo tentato di discutere su loro due e Gerard non si sentiva più incazzato, si sentiva solo triste. E nemmeno in grado di ridere.


 

- Che stai leggendo? -

Per un istante chiuse gli occhi prima di rovesciare la testa all'indietro e puntare gli occhi su Frank. Doveva godersi quel momento, perchè sapeva che non ce ne sarebbero stati più di simili: - Le ventisette regole per fare un pompino. -

Frank spalancò gli occhi e gli prese il giornale di mano: - Ma che cazzo è? Un giornaletto porno? -

- No, ancora meglio! E' Cosmopolitan! -

Frank lo chiuse tenendo con l'indice il segno e guardò schifato la copertina: - Gerard, questa è roba per ragazze. -

- So che Cosmopolitan è un giornale molto etero, ma visto da una certa angolazione puoi trarne dei benefici gay, non so se mi segui. - . Allungò un braccio e gli prese di mano la rivista.

Frank si sedette sull'ultimo cuscino del divano sul quale era disteso Gerard.

- Dicono delle cose interessanti riguardo i testicoli... sai, le palle. -, gli tradusse velocemente Gerard, come se Frank davvero non sapesse di cosa stesse parlando.

- Non voglio sapere. - lo bloccò Frank, corrugando la fronte a disagio.

- Però lo vuoi sentire. - sussurrò Gerard.

Frank tentò di ridere: - Uhm, no. -

Gerard si alzò rapidamente a sedere sorridendo: - C'è chi riesce a metterseli entrambi in bocca- dovrei riuscirci anch'io. -

- Gerard. No. -

- Voglio dire, non lo trovi imbarazzante? - si mise a ridere Gerard, mostrandogli le due pagine riempite dalle ventisette regole, - Hanno trovato ventisette regole per ciucciare il cazzo a qualcuno. Ventisette. Non una in più, non una in meno. E' totalmente ridicolo... vorrei solo sapere la faccia di chi scrive questa rubrica- oh, aspetta, questa è bella. -, si accorse all'improvviso del nome della rubrica e scoppiò a ridere, - La rubrica si chiama Cosmosutra. Che gran gioco di parole. I miei complimenti. Vuoi leggere? - chiese porgendogli il giornale, - E' divertente. -

Frank prese dopo qualche esitazione la rivista e si mise a leggere velocemente qualche punto, sorridendo a metà fra l'imbarazzato e il divertito:- Qui dice di andare per tutta la sua lunghezza... non mi dire. - commentò sarcastico, - Questa è roba per tredicenni al primo pompino? Non so. Ma soprattutto, Gerard, per quale sinistro motivo hai una copia di Cosmopolitan? - chiese sollevando gli occhi verdi dalle pagine patinate della rivista.

Gerard si prese un secondo soltanto per guardarlo prima di rispondergli: - Il commesso dell'edicola pensava che fossi frocio, lo vedevo da come mi guardava, quindi ho preso Cosmopolitan per confermarglielo. -

- Logico. - annuì scarsamente convinto Frank.

- Sai, è figo perchè alla fine ti scrivono qualcosa come venti testimonianze di ragazze che si masturbano. Vanno dai venti ai trentacinque anni e i loro racconti sono strappalacrime. C'è chi usa il soffione della doccia... e poi fanno una battuta sul suonare la tromba alludendo alla stimolazione del clitoride con qualche strana figura retorica- -

- Stai scherzando? - lo interruppe Frank ridendo.

- No, vai verso la fine. - . Gli sfogliò le pagine e trovò la parte discussa.

- Ah, guarda, fa sempre parte di Cosmosutra. - commentò Frank.

- Fa ridere. - confermò Gerard annuendo.

- Oh mio Dio, questa usa il suo cuscino... - disse lentamente Frank, con una smorfia di orrore.

- Ce ne sono di peggio. C'è una che fa robe strane col frigo e poi si fa la doccia calda. Come puoi scoparti un frigorifero? Questa la vorrei sapere. -

Si misero a ridere entrambi.

- Lo scrub per la faccia... oh mio Dio. E' per la faccia, non per la vagina. Ma che cazzo hanno in testa le ragazze? -

- Secondo me, girando per casa qualsiasi cosa trovino provano a ficcarsela dentro e poi valutano il tutto e mandano una simpatica mail a Cosmopolitan. -

Frank scoppiò a ridere di nuovo, sobbalzando irregolarmente e arricciando il naso. Gerard sapeva di non avere una gran bella risata dignitosa, ma nemmeno Frank scherzava con le risatine da ragazza.

- Ma queste sono fuori come balconi, io- Gee, capisci, io non posso pensare che esista gente del genere. Uh, aspetta, questa è una tipa sobria. Raggiunge l'orgasmo attraverso le mutande. -

- Che cosa imbarazzante. -

- Oh mio Dio, no. Questa va a casa dei suoi genitori e usa l'idromassaggio... che faccia tosta, deve rivalutare le sue priorità. Non puoi masturbarti nella stessa vasca che usano i tuoi genitori. E' immorale. -

- Usa il getto dell'idromassaggio? -

- Sì. -

- Che porca. -

- Le ragazze mi fanno abbastanza schifo. - concluse Frank con un sospiro, chiudendo il magazine.

Gerard gli sorrise: - I ragazzi no. -

L'altro rise un po' e poi posò gli occhi sulla copertina del Cosmopolitan, che giaceva sullo spazio che separava le loro ginocchia piegate.

Gerard si chiese perchè continuasse a sorprendersi del fatto che Frank non riuscisse a guadarlo negli occhi e fece per lamentarsene ad alta voce, ma poi ricacciò tutte le parole nello stomaco e si fece venire la nausea.

- Mettiamo in atto gli insegnamenti di Cosmopolitan? - propose abbastanza squallidamente.

- Sicuro. - disse ironico Frank, sollevando appena le sopracciglia mentre continuava a fissare la copertina di Cosmopolitan. Sapete com'erano le sue sopracciglia? Perfette.

- E dai... - sbuffò Gerard, spostando bruscamente la rivista per impedire a Frank di osservarla ed evitare i suoi occhi, - Ehi, Miss Depressione. - lo chiamò e quando Frank riuscì a sollevare gli occhi gli sorrise, - Sorridi. -

Frank non sorrise però lo baciò. Il che succedeva raramente. Non che si baciassero, che fosse un'idea di Frank. Di solito era Gerard a fare di tutto per stargli addosso. Quindi, con ogni probabilità Frank si era ammalato mortalmente e una volta finito di baciare Gerard gli avrebbe snocciolato velocemente la diagnosi e quanti mesi di vita aveva ancora.

E Gerard avrebbe schizzato malissimo.

Frank si avvicinò e appoggiò entrambe le mani sulle ginocchia di Gerard.

Totalmente sorpreso dal contatto delle sue mani, come se fosse esattamente la prima volta che se le sentiva addosso, smise di respirare e si concentrò sulla punta del naso di Frank che sfiorava il suo, sulla forma delle sue labbra socchiuse appoggiate sulle sue.

Le dita sottili di Frank si distesero sulle sue cosce e percorrendole si posarono sui suoi fianchi.

Gerard ritirò appena il viso per costringerlo ad avvicinarsi di più e il corpo leggero di Frank si arrampicò sul suo e si appoggiò col bacino al suo stomaco.

Avvicinarono insieme le loro lingue calde e umide.

Frank distese piano le gambe sul divano ai lati dei fianchi di Gerard per appoggiarsi meglio e ci fu un disastroso incontro di parti intime che nessuno dei due si aspettava.

Un po' scossi, si guardarono con ridicola serietà. Del tipo, seriamente imbarazzati.

Frank lo baciò di nuovo, piano, con le labbra ancora inumidite dall'ultimo bacio, forse facendo finta che quello appena accaduto in realtà non fosse mai accaduto.

Gerard cominciò a sentire delle voci, sempre più distintamente. Non le voci, delle voci. Gerard sorrise e continuò a incassare e ricambiare i baci di Frank mentre li sentiva salire sul tourbus.

Frank naturalmente non se n'era accorto.

Gerard non voleva interrompere nulla, nonostante si fosse già sorbito parecchie volte i discorsi di Ray e Bob sull'inagibilità del tourbus quando lui e Frank si mettevano a pomiciare o scopare. Gerard rispondeva sempre la stessa cosa: se avessero scopato tutti e cinque insieme nessuno si sarebbe più lamentato. Ma ogni volta lo liquidavano con uno sbuffo e un'occhiataccia. Sti stronzi.

- Oh, mer- -

Frank reagì meglio di quanto Gerard si aspettasse. Si scostò e guardò solo sconvolto Bob e il manager, con le labbra umide e un po' arrossate.

Gerard quasi riusciva a sentire il suo cuore battere all'impazzata da lì dov'era seduto.

- Siete fuori? - chiese quindi il manager, ridacchiando per conto suo. Contento lui, contenti tutti. Si mise a prepararsi del caffé.

Frank e Gerard si leccarono le labbra quasi contemporaneamente e fu fenomenale.

- Voglio anch'io del caffé, Brian. -

- Me ne rendo conto, Gerard. - rispose.

Bob si appoggiò alla parete con una smorfia. Il disagiato sociale con la barba bionda.

- Allora? Che farete domani? - chiese Brian accendendo la macchinetta del caffé.

- Cosa? - domandò Gerard, distendendo le gambe sul divano con una smorfia concentrata. Non sempre era semplice coordinare i movimenti con tutto quel sangue nei genitali. E a dirlo suonava anche fantastico, - Sangue nei genitali. - pronunciò ad alta voce, guardando la faccia basita di Bob con un sorriso.

- Gerard. - disse il manager. Si girò a guardarlo e aveva quasi un mezzo sorriso, - Che cazzo. -

Frank si passò una mano sul viso e poi fra i capelli che gli erano un po' cresciuti rispetto al taglio corto che aveva tenuto nell'ultimo periodo.

Gerard ritirò le gambe e si mise sulle ginocchia avvicinandosi con davvero poco charme a Frank. Si sedette abbastanza appiccicato a lui e infilò il braccio sotto il suo per prendergli la mano.

Frank socchiuse le labbra sconvolto: - Gelide. - sibilò esterrefatto. Stava parlando delle mani di Gerard.

Gerard si strinse nelle spalle: - Brian, che dobbiamo fare domani? -

- Eh? -

- Quello di cui stavi parlando prima. -

- Ah, sì, la giornata libera. - disse versando il caffé in una tazza.

- Abbiamo giornata libera? - s'illuminò Gerard.

- Sì. -

- Perchè non lo sapevo? - domandò sorpreso.

- Perchè passi il tempo a leggere Cosmopolitan. - rispose Frank, in un vago tono di presa in giro.

- Anche tu non lo sapevi. -

- Perchè passo il tempo a preoccuparmi delle cose che leggi su Cosmopolitan. -

Gerard tirò su col naso e si mise a guardare le loro dita intrecciate.

- Ma dai, le venti regole per fare un pompino. - continuò a bassa voce Frank, scuotendo la testa.

Gerard lo colpì a una coscia: - Ventisette. Ventisette! -

- Scusa. - si strinse nelle spalle Frank, cercando di fermare la mano di Gerard.

Il più grande evitò la sua mano e la sollevò per passare in maniera complicata le dita fra i suoi capelli cercando di scompigliarli.

- Ma sei stronzo. - protestò Frank, sollevando piano le mani per afferrargli i polsi.

Gerard stava per baciarlo quando Frank abbassò velocemente lo sguardo e infilò una mano nella tasca dei jeans.

Ah.

Il cellulare.

E no, non voleva fargli una foto. Doveva rispondere a una chiamata. Chissà di chi. Chissà. Di qualcuno con la vagina e pochi motivi per ostinarsi a vivere. Ecco di chi. Riceveva troppo spesso chiamate da quella ameba. Ma dai, le amebe sapevano anche solo usare il cellulare? Ma davvero?

Almeno Lindsey aveva qualcosa da fare con la sua vita e non lo chiamava continuamente. Lindsey era una brava fidanzata. Ew, mh, fidan- mh.

Si prese il pacco di biscotti dal mobile da cucina e si appallottolò sul divano mentre Frank rispondeva a voce piuttosto bassa “Ehi, Jam.”. Si allontanò con poca nonchalance e Gerard sbuffò rumorosamente. Mangiò un biscotto e poi cambiò idea e scese dal divano portandosi con sé il pacco di biscotti e le sigarette. Senza dare spiegazioni a Bob e Brian scese dal tourbus e si sedette a terra sul marciapiede con i biscotti accanto e il pacchetto di sigarette in mano. Si mise a fumare e guardò in lontananza Mikey e Ray parlare con i ragazzi dello staff e qualche groupie.

Poi guardò un po' involontariamente il cielo e si chiese perchè fosse così dannatamente rosa. E si accorse che l'aria a quell'ora- qualsiasi ora fosse- era particolarmente buona. Era piacevole sentirla nei polmoni in mezzo al fumo grigio e del cazzo. Se l'aria avesse avuto un colore sarebbe stata rosa come il cielo. Era un scenario così gay e gli dispiaceva non avere Frank accanto per fare qualche commento che lo avrebbe coinvolto.

Almeno aveva le sue sigarette. No, anzi. Merda, aveva perfino le sue sigarette. E i suoi biscotti con le gocce di cioccolato, forse poteva starsene anche bene per qualche minuto.

Distese una gamba e appoggiò il gomito sull'altra piegata, canticchiando mentalmente i Queen.

Poi capì che forse non doveva aver paura del silenzio. Fu imbarazzantissimo e gay, ma ascoltò per un po' il vento, che era un po' freddo ma di quel freddo piacevole. Anche se preferiva il calore, per qualche ragione che non gli sarebbe mai sfuggita a dirla tutta. Frank. Che aveva passato il primo anno con la band negli ospedali perchè non era in grado di rialzarsi, scrollarsi di dosso la febbre e cominciare a vivere. E Gerard gli era stato così vicino, e si era preso la febbre anche lui a volte. E all'epoca erano davvero ancora solo amici. Amici e basta. In ogni caso, col senno di poi era piuttosto ovvio che se Gerard aveva speso tutto quel tempo dietro a un ragazzino con la febbre era perchè gli piaceva un po' tanto anche se starnutiva, tossiva, e a malapena riusciva a tenersi sveglio. Fra l'altro, Frank tendeva ad essere un po' stronzo all'epoca. Rispondeva male a tutti. Gerard non sapeva cosa gli fosse successo di così grave per renderlo quella carcassa di insicurezza che era diventato. Ah, giusto, si era innamorato di Gerard.

Smise di fissare il cielo che tanto nessuno se la sarebbe bevuta che stava riflettendo su cose serie. Osservò le ginocchia storte di Mikey che si stavano muovendo in sua direzione, fumando sempre più velocemente perchè la gente che si preoccupava per lui lo metteva in ansia.

Ray era rimasto nel gruppo di teste di cazzo, forse perchè credeva che stesse per accadere qualcosa che solo i fratelli Way potevano condividere.

Buttò la sigaretta sull'asfalto e sollevò il pacco di biscotti in direzione di Mikey che ormai lo aveva raggiunto.

- Biscotto? -

- Frank ha il cagotto? -

- Eh?! - esclamò sconcertato Gerard.

Mikey sorrise della sua faccia.

- Stavi cercando di fare una specie di rima? - domandò ridendo Gerard, - E comunque sto mangiando biscotti, non è carino parlarmi di cagotto. -

- E' che di solito gli stai sempre intorno. Deve per forza avere il cagotto se non gli stai addosso. -

Gerard inorridì un po' nel profondo. Tutti erano convinti che lui e Frank passassero il tempo a scopare. Fan, giornalisti, amici, mancavano solo i genitori ed erano a posto. Era piuttosto deprimente.

- Mikey, noi non- senti, Frank è al telefono. -

- Con Jamia, mh? -

- Sì, Mikey. -

- Beh, dammi un biscotto. - si strinse nelle spalle.

Gerard puntò gli occhi verdi su di lui: - Sei venuto qui solo per i biscotti. -

- No, i biscotti li ho notati dopo. -

- E cos'hai notato per prima? - chiese abbracciando il pacco di biscotti, valutando se ne meritava uno.

- I tuoi occhi tristi che si interessavano in maniera allarmante al cielo. -

- Non sono triste. -

- Sì che lo sei. -

- Biscotto per la sincerità. - lo premiò Gerard, estraendo solennemente un biscotto dal pacco. Lo sollevò come un prete solleverebbe una particola di fronte a un fedele e Mikey lo prese.

Gerard tornò ad abbracciare il pacco di biscotti mentre Mikey mangiava il suo.

- Come sta Lindsey? - domandò Mikey, continuando a rimanere in piedi.

- E come sta Alicia? - chiese a sua volta Gerard, irritato.

- Ti ho solo fatto una domanda, non dovresti prendertela. -

Gerard sbuffò e tornò a fissare il cielo senza dire nulla.

- Niente biscotto? -

- Già. -

- Gerard, tu hai qualcosa che non va'. -

- Ma va'? -

- Cos'è che ti rende così scorbustico? -

- Si dice scorbutico, Mikey. -

- Fa lo stesso. -

- Non c'è nulla che mi rende scorbutico, c'è solo questo grande ammasso di persone nel mondo che mi fa venire ansia. Tutti questi pensieri, le insicurezze, i sentimenti, siete tutti così complicati. Fa schifo. - . Guardò le sue All Star rovinate e rotte e la ruvidità dell'asfalto sotto di esse, inaspettatamente affascinato. Quando riuscì a distogliere lo sguardo dalle proprie scarpe Mikey lo stava ancora fissando.

Gli prese la sigaretta dalle dita e prese un tiro.

- Tu non fumi. - borbottò Gerard, abbastanza stranito.

- Sono abbastanza fico da fumare saltuariamente. - replicò Mikey, restituendogli la sigaretta mentre soffiava fuori il fumo dalle narici, - Non mi faccio mettere sotto dalle dipendenze. -

- Un biscotto per la forza di volontà. - mormorò Gerard, riprendendo il pacco di biscotti, - Anzi, no, per la ficaggine. Fico. - disse infine, posandogli un biscotto sul palmo aperto.

Rimasero in silenzio mentre Mikey mangiava il biscotto e Gerard tornava a guardare il cielo fumando.

- Fra quanto credi arriverà il crepuscolo? - chiese Gerard.

- Metaforicamente? -

- No. Voglio solo sapere per quanto tempo dovrò stare ancora seduto a terra per vedere i primi accenni di buio. Non ti sto chiedendo quando morirò. -

- Mh, credo che dovremo andarcene col tourbus prima. - disse osservando anche lui il cielo.

- Stai scherzando? -

- Ci tenevi così tanto? -

- Beh. Sì. -

- Il crepuscolo è l'alternativa a Frank? -

- Non parlarmi di lui. -

Mikey riportò gli occhi sul suo fratello maggiore: - Ti rattrista. -

- Io sono sempre triste. - si strinse nelle spalle.

- Piantala. Domani sera andiamo in un locale a cercare di tenerci allegri. -

- Scopando con le ragazzine con le nostre magliette? - chiese sarcasticamente.

- No. -

Gerard si accese un'altra sigaretta. In effetti, voleva assolutamente andare in un locale. Ci stava pensando da un po' e gli mancava vedere la gente che non conosceva divertirsi più di lui, era interessante. E poi voleva bere un po' di alcolici, era da tanto che non si ubriacava: - Io ci voglio andare in un locale. -

- Bene. -

- E comunque Lindsey sta bene. - si alzò da terra nel vedere che Ray e tutto il resto del gruppo si stavano dileguando nei vari van e autobus.

- Ti manca? -

Gerard si chiese perchè avrebbe dovuto mentirgli. Quindi gli disse la verità: - No. -, e salì sul tourbus sperando che Frank avesse finito di parlare al telefono con Jamia.


 

Svegliarsi con la consapevolezza di avere la giornata quasi totalmente libera era una sensazione nuova. Alzandosi a sedere nella tenue luce del mattino sentì una strana sensazione all'altezza della pancia e sollevando la maglietta si accorse che era un livido proprio sopra il pungente bisogno di cibo che gli faceva brontolare lo stomaco come un orso ferito. Era una merda di livido viola e rosso e non sapeva che cazzo ci stesse facendo sulla sua pancia. Satana lo aveva ingravidato e il feto indemoniato lo stava prendendo a calci dall'interno?

Fece una smorfia e per abitudine voltò il viso verso il piccolo ammasso di ossa e carne che se ne stava sotto le coperte. Frank Iero, il Ragazzo Passivo. Strinse le labbra cercando di non ridere e rimediò tutto con solo qualche soffio dal naso.

Tornò ad accarezzarsi il livido sulla pancia, vagamente interessato a trovare i vari punti in cui gli provocava più dolore. E gli venne anche in mente che era solo colpa di Frank che la sera prima mentre suonava sul palco lo aveva colpito accidentalmente con la chitarra mentre Gerard cercava di tenere vivi gli ormoni di tutti quanti. Rifletté sulla ramanzina da fare a Frank al riguardo, cercando gli sbocchi giusti per concluderla con una scopata, ma poi con un lieve sospiro lasciò perdere perchè Dio mio, era sveglio da due minuti e già era riuscito a pensare alle scopate col solito chitarrista frocio.

Allungò una mano per chiamare Frank ma poi la ritirò perchè si stava sul cazzo da solo a svegliarlo così, per nessun vero motivo.

Fece per distendersi ma poi capì che in fondo non aveva più sonno, e dopo qualche tentativo riuscito solo mentalmente scese dal letto e andò in bagno. Chiuse la porta per non svegliare Frank, si guardò a lungo allo specchio e poi si fece una doccia e ne approfittò per lavarsi i capelli. Finì per chiedersi come sarebbe stato frantumare lo specchio, prendere a calci la porta scorrevole della doccia fino a ridurla a pezzi, cadere nel vuoto anche solo per vedere le ossa bianche spuntargli fra la carne sfracellata una volta atterrato sull'asfalto. Naturalmente in quel caso sarebbe già morto e non avrebbe fatto in tempo a vedersi le ossa. Quindi non ne valeva la pena. Mosse le dita e guardò i tendini saettare sotto la pelle. Si tastò le ossa della clavicola e affondò le dita nei profondi solchi che riuscì a formare sollevando lievemente le spalle. Quanto cazzo riusciva ad essere affascinante il corpo umano? Cercò di spingere l'osso della clavicola all'infuori, come se davvero sarebbe mai riuscito a spaccarselo. Finì solo per muovere la pelle particolarmente elastica in quel punto. Tornò a dedicarsi allo shampoo ai propri capelli continuando a pensare alle ossa, ai polsi tagliati che aveva visto. A quella fan suicida che aveva riempito Schechter è l'intera band di problemi legali. Si chiese se i fan che lo avevano abbracciato la sera prima attraverso le transenne si sarebbero suicidati, un giorno. Sperò che non fosse così e pianse. Perchè alcuni di loro avevano i polsi tagliati e nemmeno si preoccupavano di nasconderli.

E si chiese perchè quella notte che Lindsey lo aveva chiamato si era sentito solo come lei. Si chiese perchè sentisse la mancanza di Frank nella stessa misura in cui Lindsey sentiva la sua mancanza. Si chiese perchè non riusciva a proiettare il meglio di sé su Lindsey, perchè una parte di sé stesso fosse sempre bloccata insieme a Frank, ovunque si trovasse. Si chiese perchè Lindsey non gli mancasse.

Si domandò per la prima volta chiaramente se fosse innamorato di Frank, e si rispose per l'ennesima volta allo stesso modo. Non lo sapeva. Non capiva.

Pianse forte e tornò ad accarezzarsi le ossa. Consapevole che Gerard Way chiuso in bagno a farsi lo shampoo mentre piangeva era una di quelle scene così divertenti che nel guardarle spalanchi gli occhi stupendoti di quanto tu sia ancora in grado di ridere.

E sperò che Frank non si svegliasse. E Frank non si svegliò.

Gli venne concesso tutto il tempo di cui aveva bisogno e questo lo fece sentire meglio. Non voleva sentirsi sulla coscienza alcun crollo emotivo, e l'unico modo per non renderlo reale era non avere testimoni. Sarebbe rimasta una cosa sua. Un piccolo capitolo triste e sinistro dei suoi lunghi giorni. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era dare importanza a quel che sentiva.

Quando tornò nella camera da letto si sedette a terra e fissò Frank che dormiva voltato verso la sua parte, immobile. Così come Gerard continuava a fissarlo totalmente immobile. Cercando di concentrarsi solo sui suoi respiri da essere umano, non sul fatto che fossero respiri di Frank.

Cercando di non ritrovarsi coinvolto in ogni singolo fremito delle sue palpebre, in ogni singolo dito che si muoveva stringendo appena le coperte.

Ma non riusciva semplicemente a osservare Frank senza provare nulla. Era malatamente ossessionato dalla dolcezza contenuta in ogni suo movimento. Ed era sicuro che non tutti potessero coglierla. Quindi si sentiva speciale nel senso che si sentiva dannatamente strano a pensare così ossessivamente a una stessa persona.

Trascinandosi sul pavimento riuscì a prendere il blocco da disegno dalla propria valigia. Trovò un foglio bianco e ci scrisse delle frasi. Ripassò le lettere delle parole mentre si chiedeva se un giorno quelle frasi sconnesse sarebbero diventate canzoni, e se avrebbero fatto parte di quelle che Gerard cestinava prima che qualcuno casualmente le leggesse.

Sentì le lenzuola frusciare mentre si spostavano e sollevò gli occhi dal blocco da disegno.

Frank scese dal letto con strana fretta ostacolata dalla pigrizia: - Devo fare pipì. - si lamentò con nemmeno entrambi gli occhi aperti mentre si dirigeva camminando come un ubriaco in direzione del bagno.

Gerard rimase col blocco da disegno stretto fra le dita mentre realizzava che a malapena Frank gli aveva rivolto un'occhiata. Insomma, Gerard aveva passato gli ultimi quaranta minuti per terra a fissarlo ed amarlo e tutto quello che Frank aveva fatto in cambio era stato alzarsi e blaterare di dover fare pipì per poi sparire dal suo campo visivo.

Corrugò la fronte mentre lo ascoltava fare pipì. Girò la pagina e scrisse in stampatello sul nuovo foglio bianco "ODIO IL MONDO". Lasciò con indifferenza il blocco da disegno per terra e sorrise nel guardare come sembrasse che quelle lettere squarciassero il foglio.

Frank aveva smesso di fare pipì e aveva acceso l'acqua del rubinetto.

Gerard rimase ancora in silenzio con una gamba distesa e l'altra piegata tentando di indovinare quello che Frank stesse facendo dai rumori che riusciva a sentire.

L'acqua si spense e Frank tornò dritto a letto. Ci si buttò sopra a peso morto, fu quasi come se si lasciasse cadere. Si coprì con le coperte senza nemmeno sbadigliare e rimase disteso del tutto immobile.

Gerard si sentiva un po' spiazzato per la totale assenza di attenzione da parte di Frank.

Poi, sorprendentemente, Frank tornò a voltarsi in direzione di Gerard abbracciando le coperte: - Ma stai scherzando? - gli chiese.

Gerard spalancò gli occhi: - Cosa? -

Frank sbuffò abbastanza scazzato. Scese dal letto e nell'avvicinarsi a Gerard inciampò sulle lenzuola. Si inginocchiò di fronte a lui e passandosi una mano fra i capelli prese il blocco da disegno che Gerard aveva appoggiato a terra. Frank sembrava torpidamente sorpreso e molto, molto stanco: - Che stai facendo? - chiese rivolgendogli una veloce occhiata prima di tornare a osservare la frase a caratteri cubitali, - Stai sveglio a fare il punk? - domandò sfogliando i vari fogli. Lesse un paio di frasi che aveva scritto e Gerard si irrigidì. Erano cose sue. Quasi lo imbarazzava il fatto che Frank le leggesse, - Scrivi canzoni? Lettere d'addio nel caso ti suicidassi? - cercò di indovinare sbadatamente, - Ossa... sangue... capelli... denti... ma dai. - sospirò sconsolato, riappoggiando il blocco da disegno sul pavimento.

Gerard si meravigliò del fatto che non si fosse spaventato. Forse non aveva letto bene.

- Gerard, io... - sospirò di nuovo e lo abbracciò appoggiandosi con le braccia alle sue spalle, - Mi dispiace, ma non scriverò una base musicale a quello che ho appena letto. Finirei in prigione con te. -

- Brucerò quei fogli come fossero streghe. - promise Gerard.

Le braccia di Frank scivolarono giù e le sue mani si appoggiarono alle ginocchia che Gerard aveva istintivamente piegato non appena Frank si era accovacciato di fronte a lui: - Che succede? - gli chiese, mentre Gerard a dire il vero gli stava guardando i tatuaggi.

- L'apocalisse zombie. - mormorò Gerard, fingendosi dispiaciuto. Si avvicinò e gli abbracciò i fianchi nudi appoggiandosi con il mento alla sua spalla in modo di potergli annusare e baciare i capelli.

Frank ricambiò la stretta con troppa nonchalance per essere consapevole di stare abbracciando Gerard. Doveva avere ancora parecchio sonno, perchè in genere quasi tremava se Gerard lo sfiorava, figurarsi abbracciarlo: - Perchè non dormi? -

- Perchè dovrei? -

- Perchè sono sette anni che abbiamo ore di sonno arretrate. -

Gerard allentò l'abbraccio e guardò Frank e gli rivolse un minuscolo sorriso perchè onestamente non riusciva a spingersi oltre.

- Cosa ti preoccupa? - domandò Frank.

- Niente. Torniamo a letto? -

Frank si grattò la testa: - Sì. -

Gerard ripose il blocco da disegno nella valigia e si alzò in piedi prendendo per mano Frank. Si sedette sul letto e osservò la faccia di Frank ancora troppo addormentata per evitare di farlo sorridere. Gli prese anche l'altra mano per farlo avvicinare e dopo qualche secondo di occhiate strane Frank riuscì a mettersi a cavalcioni.

Intrecciò le dita dietro il collo di Gerard ed evitò forse non del tutto volontariamente i suoi baci. Sembrava quasi un po' ubriaco.

- Che c'è? - domandò Gerard, arrendendosi alla prospettiva che forse Frank non era ancora in grado di fare sesso.

- Oggi- - tirò un sospiro e Gerard cominciò a chiedersi se la frase si fosse semplicemente già conclusa lì.

- Eh? - sollevò un sopracciglio Gerard.

Frank sollevò gli occhi tristi dal suo petto: - Vai a Los Angeles? -

Gerard raggelò. Del tutto. Sentì il battito cardiaco bloccarsi nei polsi per un secondo. Socchiuse le labbra e la sorpresa scivolò fredda giù dal suo corpo lasciandolo sconvolto. Lindsey.

- Scusa. - scosse la testa Frank, forse credendo che a Gerard venisse acidità di stomaco a parlare di Lindsey con lui. Nient'altro. Del resto, chi mai avrebbe pensato che un fidanzato si dimenticasse della propria fidanzata? Avrebbe potuto prendere un aereo e andarla a trovare. O fare venire lei da lui per passare del tempo insieme. Invece, fino a quel momento, l'idea semplicemente non l'aveva nemmeno sfiorato. Si sentiva così in colpa. Tradito da sé stesso, per qualche motivo. Come quando lotti tanto per avere un animale domestico e dopo qualche mese finisci per stancarti di quest'ultimo e vergognarti di te stesso per trattarlo con tale freddezza. Beh, a Gerard era successo con il suo coniglio. Ma quando era morto, aveva pianto moltissimo.

Provò l'istinto di chiamare Lindsey e dirle che la amava ma poi capì che non avrebbe avuto assolutamente senso. Lindsey non sapeva nulla delle giornata libera. Gerard non doveva farsi perdonare nulla da lei. Il problema era con sé stesso. Appoggiò la testa al petto di Frank e Frank gli passò le dita fra i capelli senza capire. Forse illudendosi che Gerard volesse solo stargli vicino.

- Cosa c'è? - chiese Frank, innervosito dal silenzio.

- Oggi vedi Jamia? -

Frank strinse le labbra, poi si morse un labbro e rispose: - No. Oggi vedi Lindsey? -

- No. -

Si guardarono per un po' e poi entrambi sorrisero accorgendosi che era esattamente quello che si sentivano di fare.

Che era sottinteso che sarebbe stata una giornata gay.


 

- Mikey cosa fai, Mikey cosa fai. - ripeteva Gerard arrampicandosi sul tavolo e strisciandoci sopra in direzione del fratellino.

Mikey sollevò gli occhi dal tavolo e sorrise nel vedere Gerard comportarsi in maniera così infantile: - Scrivo i piani per la serata. - spiegò Mikey, forse senza rendersi conto di quanto sfigato suonasse.

- Stai scherzando. - disse Gerard, sporgendo la testa per leggere cosa Mikey stava scrivendo: - Starbucks, cinema... Starbucks, locale... Starbucks... Mikey non credo che riusciremo a tornare dallo Starbucks dopo il locale... -

- Perché? -

- Mikey, saremo ubriachi. -

- Oh. - . Guardò con una smorfia dispiaciuta quella sua ultima parte del piano della serata sabotato e Gerard gli baciò la guancia, - Se vuoi dopo il cinema prendiamo porzioni doppie allo Starbucks... -

- Potremmo. - annuì molto seriamente Mikey, riprendendo la penna in mano. Tornò sulla terza voce e accanto alla scritta scarabocchiata “Starbucks” aggiunse un “x2” che fece sorridere Gerard.

- Tu prendi troppo sul serio queste cose. - commentò.

Mikey si limitò a sorridere prima di ripassare il “x2”: - Dov'è Frank? - chiese un po' perso nei suoi pensieri, mentre esaminava la punta della penna.

Gerard riprese a rotolare sul tavolo: - Ha un'intervista a una radio. -

Passò il manager e squadrò divertito Gerard prima di sparire nel camerino di Ray.

Gerard si chiese molto ansiosamente che avrebbe fatto lì dentro con il suo Ray. Ray non se lo ricordava ma una volta Gerard lo aveva baciato. La versione ufficiale, nel caso la situazione fosse saltata fuori, era che erano entrambi molto ubriachi. La verità era che solo Ray lo era.

- E perchè non ci siamo anche noi all'intervista? - domandò stranito Mikey.

Gerard smise di rotolare e si fermò sulla schiena. Si accarezzò la pancia distrattamente pensando corrucciato a Frank. Si chiese di cosa stesse parlando in quel momento: - Perchè volevano solo lui. -

- Davvero? Ma- mh. Ma sei tu il frontman. - notò intrecciando le dita magre fra di loro.

- A quanto pare sono troppo grasso anche solo per andare in radio. - sbuffò Gerard.

Mikey gli lanciò la penna.

- Questo non mi farà dimagrire. - notò Gerard togliendosela dal petto.

Mikey salì sul tavolo e si buttò addosso a Gerard.

- Stai cercando di fecondarmi? -

- Cosa? No. Toglitelo dalla testa. - si mise a ridere, - Ricorda: noi facciamo sesso solo nelle fanfiction. -

- Non è strano che alcune persone pensino a noi due che facciamo sesso e poi descrivano la scena che hanno in mente? E' estremamente malato. -

- Siamo fratelli, fra l'altro, non è nemmeno legale. - disse scendendo dalla pancia di Gerard per distendersi vicino a lui sul tavolo.

Gerard prese il cellulare: - Mando un messaggio a Frank. - decise.

- Digli che facciamo sesso. - propose Mikey, colpendolo insistentemente a una gamba.

- Con tanto di foto. - aggiunse Gerard, allontanando l'iPhone mentre la fotocamera interna li inquadrava. Gli baciò la guancia e scattò la foto, - Ti conviene essere venuto bene perchè non faremo altre foto per i prossimi vent'anni. -

- Come vuoi. -

- Okay, gliela mando. “Ciao, Frank... mi manchi ma in realtà sto facendo sesso con Mikey. Xoxo.”, mi firmo? -

- Dovresti decisamente firmarti. - annuì convinto il fratellino.

Gerard aggiunse una G in stampatello alla fine del messaggio e rise e poi lo inviò: - Secondo me si chiuderà in bagno a farsi seghe. -

- Non so, mi sentirei a disagio in tal caso... -

- Che c'è, sei troppo fighetto per uno come Frank? Fra l'altro, come fai a non essertene ancora innamorato? -

Mikey si strinse nelle spalle: - Sono etero. -

Gerard lo guardò e si chiese perchè un abile osservatore come lui non riuscisse a trovare somiglianze fra il viso di Mikey e il proprio. Per non parlare del corpo. A volte nemmeno ci credeva che erano fratelli. Quindi avrebbero anche potuto scopare. Forse: - Anch'io sono etero. -

- Ma sei serio? -

Gerard rimase in silenzio e arricciò le labbra riflettendoci su mentre Mikey riprendeva a ridere: - Voglio dire, Frank è bellissimo, giusto? E' abbastanza innegabile. -

- Frank è- sì. Frank ha un buon aspetto. -

- Un buon aspetto? Cristo di un Dio, non è un piatto di pasta. -

Mikey si grattò la punta del naso e poi rise: - Voglio aggiungere i spaghetti ai piani della serata. -

- Magari a cena ci facciamo i spaghetti. -

- E la pizza? -

- Spaghetti e pizza. -

- E la dieta? -

- Dieta part-time, Mikey. Tu non ingrasserai e se mai ingrasserò io è perchè sono pieno così di depressione, il cibo non c'entra. Il cibo non ci fa del male. Il cibo ci rende belli- Frank ha risposto. -

- Che dice? -

- Troie. -

- A noi? -

- A chi se no? Gli dico di mandarci una sua foto così ti spiego punto per punto quanto perfetto è. -

- Come vuoi. -

Gli spedì un altro messaggio e Brian uscì dal camerino di Ray.

- Avete intenzione di passare la giornata libera su un tavolo ad abbracciarvi? - chiese.

- E tu hai intenzione di passarla scopando con Ray? -

- L'ho solo baciato. - si strinse nelle spalle.

Ray uscì dal camerino a sua volta con la sua chitarra e si sedette su un divanetto ridendo per quello che il manager aveva detto.

- A dire il vero io sto aspettando Frank. - spiegò Gerard, - Gli mando una foto del mio pacco così si sbriga a tornare. -

- Sta già tornando. - disse Ray.

- Come fai a dirlo? -

- Mi ha mandato un messaggio? - propose con ovvietà.

- E perchè a me non ha detto nulla? -

- Perchè eri impegnato a mandargli foto nostre. - rispose Mikey.

Gerard fece una pernacchia tanto per non starsene in silenzio e Ray riprese a strimpellare con la chitarra.

- Frank mi ha scaricato un gioco dei Simpson. - spiegò con moderata soddisfazione Mikey, mostrando a Gerard il suo iPhone, - Sta sera dovrei riuscire a sbloccare Smithers. - aggiunse.

Gerard rise: - Stai scherzando? -

- No. Frank conosce molti giochi carini per il cellulare. -

- Mio Dio... - . Sentirono delle voci fuori e poi Frank entrò dalla porta con tre ragazzi dello staff. Per fortuna. Gerard non aveva intenzione di discutere oltre su uno stupido gioco che aveva a che fare coi Simpson.

- Ehi. -, Frank era appena entrato e si stava togliendo la giacca, - Ho dovuto rispondere a domande sui suoi capelli. - scosse la testa lanciando un'occhiata a Gerard.

- Mi spiace. - si strinse nelle spalle. Era innaturalmente felice che Frank fosse tornato. C'erano così tante cose che avrebbero potuto fare insieme.

- Che avete fatto? -

- Sesso. - disse Gerard cingendo le spalle di Mikey.

- Io ho baciato Ray. - si strinse nelle spalle il manager.

- E ti è piaciuto? - chiese Frank rivolgendo un'occhiata divertita a Ray.

- Sì. -

- Cos'è? Avete cambiato la scaletta? - domandò Frank guardando curioso il foglio dei piani della serata di Mikey.

- No, leggi. - lo invitò Gerard.

Mikey scese dal tavolo e andò a sedersi accanto a Ray.

Frank si allungò sul tavolo per prendere il foglio fino a distendersi sopra di esso con tutto il busto e rimase fermo a leggere.

Dopo avergli osservato il culo Gerard decise di scendere dal tavolo.

- I piani della serata? - chiese Frank, - E' la cosa più sfigata che io abbia mai visto. -

- Andremo in un locale, è fico. -

- Che genere di locale? -

- Un locale gay. - rispose Gerard, prendendo ad accarezzare il sedere di Frank come se fosse una sfera magica, - Prevedo che sta sera io e Frank scoperemo con dei trans. -

Ray, Mikey e il manager si stavano sbellicando alla vista del sedere di Frank improvvisato come sfera magica.

A dire il vero, anche Frank stava ridendo.

- Lo sento qui che farai sesso con un trans. - continuò Gerard, colpendolo con l'indice più in basso.

- Gerard, togli quel dito dalle mie chiappe! E' fra le mie chiappe, e indosso dei jeans, è allarmante, toglilo! - strillava Frank fra le risate.

Gerard fece una smorfia misteriosa e femminile continuando ad accarezzargli il culo circolarmente: - Intorno ai quarant'anni comincerai a bere il sangue delle vergini... -

- Togli quel dito dal mio culo! -

- Comprerai un monolocale a Narnia, e ti farai crescere i baffi... -

- Gerard- -

- … e una vagina. -

- No, ti prego, lasciami andare. - sghignazzò Frank.

- Mi piace il tessuto dei tuoi jeans. - continuò strofinando la mano.

- Gerard! -

- Scusa, a volte sono troppo divertente. - scrollò le spalle accarezzandosi lentamente il ciuffo di capelli neri.

Frank stava ancora ridendo. Si sedette sul tavolo e rimase a guardarlo con un sorriso.

- Com'è andata l'intervista? - chiese Gerard appoggiandosi alle sue ginocchia coi gomiti.

- La domanda è: di che colore sarà la tua prossima tinta? Morivano dalla voglia di saperlo. -

- Rosa. - disse Gerard stringendo le labbra mentre annuiva irremovibile.

- Sì, ti farà risaltare i capezzoli. -

Scoppiò a ridere: - Dovrò andare in giro senza maglietta altrimenti nessuno lo noterà. -

- E' il duro prezzo da pagare. -

- Il duro... - sussurrò Gerard e Frank riprese a ridere, - … prezzo da pagare. - concluse innocentemente, - I buchi neri dell'universo... - continuò a elencare.

- Oh, no. - scosse la testa arricciando il naso.

- Te la sei cercata. -

- Come sempre. -

- Catalizzi il sesso. -

Frank arrossì ma riuscì a non abbassare lo sguardo ed era bellissimo fra l'altro, quindi fanculo a tutti.

Gerard gli prese la mano: - Andiamo a leggere Cosmopolitan? - chiese trascinandolo lentamente giù dal tavolo.

- Per farci due risate. - annuì Frank seguendolo.

- O per farci e basta. - annuì a sua volta Gerard, spingendolo nel camerino mentre Frank rideva di nuovo.


 

- Sì, abbiamo fatto una sosta... - mormorò Gerard al telefono. Spense la sigaretta sul posacenere e poi si chiese perchè l'avesse fatto. Spostò lo sguardo su Frank per vedere se se n'era accorto ma poi si accese semplicemente un'altra sigaretta.

Frank continuava a vestirsi in silenzio lasciandosi distrarre di tanto in tanto dal cellulare. Dai movimenti delle sue dita e dalla sua espressione Gerard poteva affermare con convinzione che Frank non stesse mandando messaggi a Jamia ma che stesse invece scorrendo la home di Twitter. O forse si era messo a leggere sulle interazioni le dichiarazioni d'amore e le domande stupide delle adolescenti.

- Una sosta? Perchè? - .

Gerard si fermò con il filtro stretto fra le dita e abbassando lo sguardo sorrise: - Lindsey, è normale fare soste. -, nonostante non fosse assolutamente vero.

Sentì Lindsey sbuffare e poi ridere un po': - No, volevo andare a parare sul fatto che sembri strano. -

- Lo sono sempre. - . Sollevò gli occhi verdi e guardò Frank.

Lindsey rimase per un po' in silenzio prima di rispondere e Gerard capì che la conversazione stava perdendo leggerezza. Che forse stavano andando oltre il "ciao come va'?, bene e tu?, bene, che fai?, nulla e tu?, nulla.".

- Ti sento un po' triste. -

- Cosa? Nah. Sto bene. -

Frank si voltò a guardarlo, incuriosito dalla piega che aveva preso la conversazione di Gerard. Non erano nemmeno affari suoi.

Gerard si sbottonò i pantaloni.

Frank deglutì e distolse di nuovo lo sguardo.

- Gerard, davvero, se- -

- Mh, Lyn. E' che davvero ora non è il momento. Sai, ci sono gli altri con me. - . Si appiattì nervosamente un ciuffo di capelli neri sulla tempia.

Frank tornò a guardarlo e sollevò un sopracciglio.

- Ah, capisco. Senti, se non stai bene chiamami, okay? O parlane con qualcuno... che ne so, Frank. -

Gerard quasi si spaventò. Si grattò la testa: - Va bene. Tu come stai? - domandò. Si chiese se fosse anche solo possibile che Lindsey non sospettasse nulla di lui e Frank. Insomma, a volte facevano le loro cose abbastanza pubblicamente. E i video erano anche su Youtube- di questo se n'era accorto solo il mese prima. Ed era stato emozionante e molto, molto inquietante. Perchè sì, aveva perso del tempo a leggere dei commenti al video.

- Sono in stato di noia. Non sono interessante per me stessa, figuriamoci per gli altri. -

- Io ti trovo interessante. -

- Perchè? -

- Perchè ti tagli i capelli da sola e riesci ad ottenere vestitini dalle mie camicie. -

Lindsey scoppiò a ridere e poi sospirò: - Gerard. -

- Che c'è? -

- Sono dei motivi così poco validi. -

- Non è vero. Fra l'altro è interessante il fatto che tu non ti giudichi interessante per nessuno e sei fidanzata. -

- Beh, non è detto che tu stia insieme a me perchè mi trovi interessante. Ci sono valanghe di motivi per cui un ragazzo potrebbe stare insieme a una ragazza. Nel caso te lo stessi chiedendo, c'entrano anche i due pezzi di puzzle fra le gambe. I ragazzi non vedono l'ora di incastrarli. -

- Anche le ragazze. -

- Le ragazze no. -

- Lindsey, ho visto come mi guardi. -

A Frank cadde il pacchetto di sigarette.

Gerard lo guardò trattenendo il respiro.

- Mi manchi. - . Il mormorio di Lindsey gli strinse la gola mentre puntava gli occhi su Frank.

- Anche tu. -, Frank lasciò la stanza.

Gerard sospirò solo dal naso e abbassò lo sguardo sui suoi jeans, perchè sinceramente gli dispiaceva che Frank non la prendesse bene. Non aveva mai sperato che lo facesse, ma aveva da sempre sperato (per quanto pateticamente) che Frank non assistesse mai in diretta a nulla che coinvolgesse Gerard e Lindsey. Ma Frank, in un modo o nell'altro, era costante spettatore della loro relazione etero così stranamente normale. Nelle righe. Così come Gerard guardava quotidianamente la stupida normalità che Frank e Jamia costituivano insieme, il modo in cui potessero fare qualsiasi cosa senza diversificarsi in alcun modo da tutto il resto del mondo. Se Gerard e Frank si fossero anche solo presi per mano in presenza di Lindsey e Jamia tutto sarebbe esploso. Gli organi, le pareti, le ossa, tutto quanto.

- Oggi che fai? -

Ah, perfetto, che grande domanda. “Oggi mi faccio Frank perchè ho giornata libera.”, o forse non andava bene essere sinceri: - Interviste, concerto, passerò la notte a fare il cadavere e alle sette di mattina fingerò di risorgere per poi risorgere effettivamente intorno alle quattro del pomeriggio, quando nelle vene mi scorrerà nient'altro che il Frapuccino dello Starbucks. - disse tutto d'un fiato, - Come va' con il nuovo album? -

- Meglio. Jimmy ha smesso di volermi bene per ventisette minuti ma poi è tornato ad amarmi. -

- Cos'è successo in quei ventisette minuti? - domandò Gerard cercando di non ridere. Magari, dopotutto, si trattava di roba seria.

- Mi ha lasciata sola con Big Mike. -

Gerard si fermò cercando di ricordare disperatamente chi fosse, ma non ci riuscì: - Chi è Big Mike? -

- Il ragazzo dello studio di registrazione. - . Se non altro, non sembrava offesa.

- Credevo si chiamasse Richard. -

- Vabbè, Gerard, Big Richard suonava male. -

Gerard trattenne il sollievo per essersi ricordato davvero il nome di quel grassone dello studio di registrazione: - Troppo aristocratico. -

- Già. - confermò a bassa voce.

- Big Rich? - butto lì Gerard.

- No. -

- Richie Rich? -

- Non ha l'aria di uno ricco. -

Gerard si fermò per qualche secondo: - Ti ha fatto qualcosa? -

- No, ma... Dio, odio i pregiudizi, ma quel ragazzo mi inquieta. - confessò Lindsey, - Voglio dire, anch'io quand'ero grassa ero inquietante probabilmente... -

- Anch'io ero inquietante. Dev'essere una cosa da grassoni. -

Lindsey scoppiò a ridere: - Idiota. Non ti ridarò il tuo maglioncino. -

- E' una specie di punizione? - domandò Gerard. Si sorprese di stare sorridendo.

- No, è che mi piace molto e mi nasconde le tette. Nel caso Big Mike si rifaccia vedere in giro. -

- Oh, okay, devi tenere le tue tette al sicuro. Però un giorno mi doni qualcosa di tuo. Per ottenere l'uguaglianza dei sessi. -

- Certo. Ti dono i miei leggins. -

- Simpaticissima. -

- Adori i leggins. - esclamò lei.

- Non del tutto. -

- Se vuoi te ne compro un paio apposta, sai, di quelli push-up. -

- Il mio culo non ha bisogno di alcun rialzamento. -

- Non intendevo il culo. -

Rimasero entrambi zitti per un secondo, poi Lindsey scoppiò improvvisamente a ridere.

- Stronza. - fu l'unico commento di Gerard.

- No, l'ho detto solo per fare una battuta del cazzo, conosco il tuo amico e so che è uno che quando cade si rialza. -

Gerard si portò una mano al viso ridendo: - Lindsey, no, ti prego. -

- Scusa. Sono poco femminile. -

- No, io- - si zittì per tornare a ridere, - Lyn, sei la ragazza più interessante del mondo. -

- Grazie. -, e merda la adorava quando faceva così. Davvero.

- Lyn, devo fare una specie di set fotografico. - provò a congedarsi Gerard.

- Una specie? E' un modo carino per dirmi che devi prostituirti? -

- No, no, okay, devo fare un set fotografico. Vestito. - aggiunse corrugando la fronte.

- Okay, ti lascio andare a fare la modella. Tette in fuori, ricorda. -

- Certamente, e tu nascondi le tue nel mio maglioncino. -

- Sicuro. -

- Ci sentiamo, Lyn. -

- Ciao. -

- Ciao. - riattaccò e rimase seduto dov'era. Si ricordò dei pantaloni sbottonati, li guardò con una smorfia imbarazzata e li riabbottonò. Si alzò in piedi e si mise a cercare nelle tasche di tutte le giacche che trovava il suo pacchetto di sigarette e il suo accendino rosa, guardandosi di tanto in tanto allo specchio, cercando di smettere di pensare a Lindsey solo per paura di andare oltre il “in fondo le voglio davvero bene” e trovare strana merda poco innamorata nell'angolino del suo cervello molliccio.

Indossava una cazzo di giacca elegante perchè una ragazza bionda che non conosceva glielo aveva ordinato insieme a Brian, e in fondo la ragazza in questione aveva un buon profumo di shampoo quindi le aveva obbedito.

Però non si sarebbe lasciato addestrare su come tenere i propri capelli. Quindi si scompigliò i capelli fissati ordinatamente con la lacca. Fu pura trasgressione.

Sentì la porta aprirsi e sobbalzò stupidamente. Tirò un sospiro per togliersi di dosso l'ansia e smise di toccarsi i capelli.

- Non trovo le siga- -

Frank era tornato per l'ennesima volta ed era ridotto a uno schifo ma era innamorato e stava cercando di sorridere e in qualche modo avrebbero superato anche questo. Abbracciò e baciò Gerard e entrambi fecero finta di nulla. Con tutte le buone intenzioni, come sempre.


 


 


 


 

  
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