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Autore: CrisParisienne    17/05/2013    0 recensioni
"Oh no, what's this?
a spiderweb and I'm caught in the middle
so I turned to run
and thought of all the stupid things I'd done."
Quando perdi anche te stessa, cosa ti rimane?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Che cazzo è successo?”
Mi sveglio all’improvviso nel buio di una calda camera di un motel di periferia. Mi guardo intorno e, lo scarso arredamento e la poca pulizia, mi danno l’impressione di essere in uno di quei luoghi malfamati, tanto frequenti nei film americani, dove gli uomini tradiscono puntualmente le proprie mogli o dove si trafficano oggetti di ogni sorta.
Mi siedo ai piedi del letto con la testa dolorante tra le mani, cercando di ricordare qualcosa della notte passata, ma senza alcun successo. Non so come ci sono finita in questo posto, non so neanche dove sia questo posto.
Nella confusione più totale cerco di mettermi in piedi e, tra una vertigine e l’altra, mi dirigo verso quello che penso possa essere il bagno. Lucidità, lucidità… ecco di cosa ho bisogno. Mi avvicino al lavandino, apro il rubinetto e faccio scorrere un po’ d’acqua fredda per potermi sciacquare il viso. Guardando la mia immagine riflessa sul vecchio e sporco specchio del bagno quasi non mi riconosco più. La mia faccia è stanca e pallida, e le mie occhiaie non sono mai state così evidenti come in questo momento. Immergo quasi completamente il viso nell’acqua fredda per alcuni istanti, l’acqua mi sveglia dolcemente, ma nonostante ciò continuo ad avere un vuoto di memoria a partire da ieri mattina.
“Che diavolo ho combinato ieri?”
 Con la coda dell’occhio osservo il letto su cui ero seduta un momento prima, e con molta amarezza, noto una cosa che al mio risveglio non avevo notato: non sono da sola. Sul lato destro del letto, infatti, dorme beato un uomo che non ricordo di aver mai visto, ma con cui ho indubbiamente passato la notte.

-Devo decisamente smetterla di comportarmi così...- ragiono ad alta voce.
Non è la prima volta, infatti, che mi trovo in situazioni simili a questa, ma oggi ho davvero esagerato.
Cammino silenziosamente per la stanza in cerca della mia roba, il mio borsone è accanto alla porta d’ingresso, mentre i miei vestiti sono sparsi dappertutto. Devo aver passato una splendida nottata, forse è un peccato che adesso non ricordi nulla. Mi rivesto in fretta cercando in tutti i modi di non svegliare “l’uomo misterioso”, metto il borsone in spalla ed esco dalla camera del motel, attenta a non fare rumore richiudendomela alle spalle. Sono così disgustata dalla situazione, ma soprattutto da me stessa, che non ho neanche avuto il coraggio di guardare in faccia quell’uomo. In questo momento voglio soltanto sparire.
 Tiro un respiro di sollievo quando arrivata  alla reception del motel non trovo nessuno. Il primo pensiero che mi viene in mente è che probabilmente è troppo tardi, e il motel è talmente mal ridotto da non avere i soldi per qualcuno che lavori qui anche di notte. Dopotutto, chi mai vorrebbe dormire in questo posto? Rabbrividisco all’improvviso, ricordandomi come mi sono svegliata pochi minuti prima, e soprattutto con chi. La gente non viene qui per dormire, questo è certo.
Finalmente alle spalle del bancone trovo un orologio: sono le 4:30, e mentre il problema “quando” è sistemato, rimane ancora il punto interrogativo del “dove”. Mi guardo attorno in cerca di ogni possibile indizio,  e scopro, da un insegna ormai consumata, che il motel si chiama “Blue Moon”. Strano nome per un motel, ma non mi dice proprio nulla. Per fortuna, sul bancone della reception, tra delle vecchie riviste di gossip, trovo una serie di mappe per turisti, abbastanza datate e ingiallite su cui trovo scritto a lettere maiuscole “Chattanooga, Tennessee”.
“Ecco dove cazzo sono!” ma adesso che ho trovato il “quando” e il “dove” mi viene in mente un’altra domanda, forse la più importante, “perché?”. Fino al giorno prima, infatti, ricordo di trovarmi a Nashville, come ci sono finita a Chattanooga??
Mentre cerco di fare chiarezza tra i non-ricordi della sera prima, un improvviso rumore, proveniente dalla porta semi socchiusa alle spalle della reception, mi fa trasalire. In preda al panico mi nascondo sotto al bancone, e riprendo lentamente fiato. Quando sono sicura che nessuno abbia notato la mia presenza, mi rimetto in piedi, indecisa sul da farsi. Voglio allontanarmi velocemente da lì, ma dall’altra parte sono estremamente incuriosita da quel rumore. Pochi istanti dopo sento lo stesso rumore, stavolta però seguito da una serie di gemiti e sospiri. Mi sbagliavo riguardo al motel, ha eccome i soldi per un guardiano notturno, è lui che non fa il suo lavoro perché troppo intento a divertirsi in compagnia di una donna, o forse anche due. Maledetta curiosità.
“Dove cazzo sono finita??” afferro velocemente una di quelle mappe ed esco furtivamente da lì, non voglio più vedere altro, almeno per oggi.
“Come mi sono ridotta a frequentare posti come questo?” provo disprezzo per me stessa. Mi sento sporca, violata, senza ricordi…
Dieci minuti dopo quella scena, mi ritrovo ai bordi della strada che, secondo la cartina rubata nella reception del "Blue Moon", conduce ad Atlanta. Sistemo lo zaino per terra, tra i piedi, e ne estraggo il mio unico e fidato compagno di avventure, che so per certo non mi giudicherà mai, qualsiasi stronzata io combini.
Mi ritrovo di nuovo punto e a capo, pollice in su e tra le mani un pezzo di cartone sgualcito con scritto “everywhere”.

  
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