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Autore: leftrightbrain    17/05/2013    1 recensioni
Dopo una tremenda tragedia, Kurt viene mandato contro la sua volontà in un campo estivo cristiano e anti-gay. Mentre cerca di farsi forza viene trafitto da un paio di occhi dorati.
Possono lui e Blaine farsi forza a vicenda e trovare l'amore in un posto senza speranza?
Traduzione!
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Premessa della traduttrice:
Alloooora... per prima cosa vorrei chiedere scusa a tutti per questo immane ritardo, soprattutto perchè il capitolo era pronto da diverso tempo. Uno dei motivi di questo ritardo è stato il mio poco tempo per tradurre (oltre a tradurre questa storia io scrivo e in questo periodo mi viene più semplice fare quello dato che non ho bisogno del computer, cosa che invece è essenziale quando traduco). Ho aspettato un pò a pubblicare perchè volevo vedere se riuscivo ad andare avanti con la traduzione ma purtroppo, a parte poche frasi, il capitolo 5 è ancora in alto mare... alla fine però ho deciso comunque di postare questo e vi  giuro che con l'arrivo dell'estate vedrò di portare avanti tutto (sia le mie storie che questa). Scusatemi davvero!
L'utlimo appunto lo faccio sulla storia originale; l'autrice non ha ancora pubblicato l'epilogo (l'unica parte mancante) e al momento non so neanche se lo farà visto che è passato davvero un sacco di tempo. La storia ha comunque una sua conclusione quindi quel capitolo sarebbe solo un qualcosa in più... per adesso non voglio farle pressione dato che io ho ancora un sacco di lavoro da fare ma appena la contatto vi farò sapere se la storia si conclude con un epilogo o no.
Dopo questo poema vi lascio finalemnte alla storia... salutate tutti Blaine!
Kiss the night


"Ognuno può avere un nuovo inizio quando si affida al Signore. Sarah ha combattuto contro la tentazione dell’omosessualità…”
 
Mentre l’uomo sul palco continuava a farneticare, Blaine lasciò vagare la sua mente. Josiah stava cercando di dipingere il campeggio di riflessione come un posto magico e leggendario di cui non si sarebbero mai dimenticati per il resto della loro vita. Blaine invece sperava solo di poterselo lasciare alle spalle un minuto dopo la fine di questa settimana, sfortunatamente, per il modo in cui le cose stavano prendendo forma, il campo gli avrebbe sicuramente lasciato una cicatrice indelebile.
Il tragitto in autobus era stato lungo e scomodo, Blaine si era rannicchiato sul fondo del mezzo e aveva fatto del suo meglio per addormentarsi; adesso pero gli sarebbe piaciuto molto essere su quell’autobus, per potersene andare da lì.
 
Blaine arricciò il labbro con disgusto, quando captò alcuni stralci del discorso de Josiah.
La prospettiva di un Talent Show, normalmente gli avrebbe fatto girare la testa dall’eccitazione, ma stranamente quel posto gli toglieva la voglia di esibirsi su un palco.
 
Esibizione; una fitta di solitudine colpì il cuore di Blaine, mentre gli tornavano alla mente le sensazioni di fare uno spettacolo, di stare su un palco… o essere parte di un gruppo che lavora insieme allo scopo di far sorridere le persone. Aveva sempre amato queste sensazioni, ma lo scorso anno le esibizioni con gli Warbler della Dalton Academy erano state completamente diverse. Con loro c’era un senso di appartenenza, quasi fratellanza, così forte che riusciva a trasparire anche negli spettacoli.
Il suo anno da matricola gli aveva portato così tanto dolore e rifiuto di sè stesso, sia nella vecchia scuola sia a casa.
 
Casa. Se non altro la Dalton era più casa di quella dei suoi genitori.
Blaine aveva preso l’autobus da Columbus quella mattina, e proprio la sera precedente, durante la cena, aveva scoperto il luogo dove avrebbe trascorso la settimana successiva. Il ragazzo si sentì come espulso dalla propria casa, come si fa quando si butta la spazzatura, oppure come se avessero rimandato indietro un oggetto rotto e difettoso.
 
Non si supponeva che i genitori avrebbero dovuto accettare e amare i propri figli incondizionatamente?
“Accettazione” era una brutta parola in casa sua, “conformità” era il giusto slogan per la famiglia Anderson; il padre di Blaine aveva espresso i suoi sentimenti verso l’orientamento sessuale del figlio, le sue “inclinazioni”, molto chiaramente. Aveva addirittura pensato che una costosissima scuola dove tutti sembravano uguali e vestiti allo stesso modo, potesse far diventare suo figlio etero. Per fortuna di Blaine suo padre si sbagliava di grosso, perché il ragazzo non era cambiato per niente.
 
Blaine non aveva intenzione di mentire, gli piaceva stare al centro dell’attenzione negli Warbler, anche quando era solo una matricola, gli altri membri del gruppo avevano accettato subito la sua voce, il suo lato bonario e quello goffo. La Dalton era l’unico posto dove poteva esprimere chi era davvero, forse non nella moda, ma in tutti gli altri modi possibili.
 
Il moro aveva già avuto dei problemi nel suo primo giorno al campeggio di riflessione. A dire il vero quella brutta ragazza della squadra degli uccellini si meritava ogni brutta parola con cui l’aveva chiamata; gli aveva strappato dalla faccia i suoi occhiali da sole preferiti, definendoli “super gay”, e i consiglieri non avevano fatto niente per allontanarla da lui, così l’unica cosa che poteva fare era prenderla a brutte parole. Forse il suo temperamento era stato un po’ fuori controllo, ma era convinta che la punizione che gli era stata data, restarsene chiuso in camera subito dopo il Culto, fosse troppo dura… Gli avrebbero comunque portato la cena?
 
La sua mente tornò di nuovo al presente, quando Josiah prese la sua chitarra. Blaine si alzò in fretta per unirsi al gruppo e cominciò a cantare una canzone che riconobbe subito ai primi accordi; la conosceva a memoria.
Cantare senza i suoi amici non era la stessa cosa, ma forse farlo con gli altri campeggiatori l’avrebbe fatto sentire meno solo.
 
“Be Thou my vision, O Lord of my heart;
Naught be all else to me, save that Thou art.
Thou my best thought, by day or by night,
Waking or sleeping, Thy presence my light.”
 
Quando le prime strofe dell’inno risuonarono, Blaine si accorse che una voce spiccava dal frastuono; era chiara ed accattivante, maschile e femminile allo stesso tempo. Il moro si voltò per cercare la persona a cui apparteneva quella voce e seppe di averla trovata nel momento in cui i suoi occhi vi si posarono.
 
Essa apparteneva a un ragazzo… ad un bellissimo ragazzo! Aveva la pelle tanto chiara da sembrare trasparente, capelli castani acconciati in modo tale da far risaltare gli zigomi, gambe lunghe e spalle larghe, sorprendentemente proporzionate alla sua vita.
Portava una semplice T-shirt, ma qualcosa nel modo in cui la indossava riusciva a valorizzare il suo collo lungo e delicato. La voce gli si adeguava perfettamente, infatti, riusciva a combinare senza problemi elementi maschili e femminili, e Blaine non era in grado di staccargli gli occhi di dosso.
 
C’era anche qualcos’altro. I muscoli del viso erano tirati e le sue spalle erano in tensione: era… dolore? Stress? Rabbia? Qualsiasi cosa fosse, era sepolta in profondità, vicino al cuore del ragazzo.
Gli occhi di Blaine vagavano sul suo volto, infatti, il moro era intenzionato a conoscere tutto di lui, e decise di cominciare dagli occhi, Di che colore sono?
 
Quando i loro sguardi s’incrociarono Blaine perse per un secondo la capacità di pensare; gli occhi, chiamiamoli “più che blu” lo avevano notato. Inizialmente si sentì vulnerabile ma, per qualche ragione a lui sconosciuta, non riusciva a distogliere lo sguardo e quando “più blu” si voltò verso lo schermo, Blaine colse l’occasione per distogliere lo sguardo e prendere un respiro profondo. Il moro però ne voleva sapere di più.
 
Cercando di essere più disinvolto, guardò indietro e non poté fare a meno di sorridere quando vide che “più blu” lo stava ancora fissando.
Il castano arrossì e abbassò la testa, facendolo sorridere ancora di più. Il ragazzo guardava Blaine proprio come il moro guardava lui.
Poteva essere… quali erano le probabilità che questo succedesse proprio al campeggio di riflessione? Improvvisamente, Blaine si pentì di non essersi messo il gel quella mattina, pensando al fatto che grazie al viaggio adesso i suoi capelli dovevano essere particolarmente spiaccicati.
 
Blaine continuò a cantare, anche se era affascinato dal fissare le sfumature rosate presenti sulle guance di porcellana del ragazzo. Se anche lui mi guardasse, potrei godermi meglio la vista, pensò.
Sfortunatamente, il castano sembrava molto interessato alle sue scarpe, e non lo guardò di nuovo fino a che la canzone non giunse al termine.
Blaine corse via da lì e si precipitò verso l’uscita perché anche se aveva bisogno di vedere di nuovo quegli occhi, non voleva rischiare casini con i consiglieri e per loro lui doveva trovarsi nella sua stanza entro dieci minuti dalla fine del Culto.
 
Che si fottano i consiglieri, decise poi, doveva assolutamente vedere “più blu” almeno un’ultima volta, nel caso in cui questo fosse solo uno strano sogno.
Blaine tornò verso l’uscita e fece due passi indietro; le sue sopracciglia si unirono mentre prendeva in considerazione la possibilità che non avrebbe mai più rivisto quel ragazzo.
 
Quando i loro occhi s’incontrarono, il tempo si fermò; tuttavia, la folla non lo fece. L’altro ragazzo gli sorrise radiosamente, ma il moro fu travolto da un’ondata di persone che lo trasportò fuori dalla porta.
Blaine rimase lì immobile, cercando di stabilizzarsi, sapendo comunque che “Più blu” non sarebbe arrivato, ma non riuscendo a muoversi.
 
Note finali dell'autrice:
Grazie a tutti quelli che hanno speso un po’ del loro tempo per leggere e recensire la mia storia. Amo le critiche costruttive e i feedback, quindi sentitevi liberi di farmi sapere cosa ne pensate.

 
  
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