"Mi chiamo Sophie Tucker e sono una delle poche bambine sopravvissute al massacro della P.O.L.A.R....difficile descrivere cosa mi è successo in queste poche righe...facile sarebbe se apriste questo racconto....
Questa è la mia storia!"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Passato, Presente e Futuro……Chi è che decide il destino della gente?
Chi è che stipula incontri, fa nascere promesse e rompe rapporti?
Per me è cominciato tutto in quel giorno di inizio autunno.
L’aria sapeva ancora di mare e di sole, mentre un vento tagliente dal nord lambiva la costa e costringeva le persone ad indossare abiti più pesanti. Per me l’autunno resterà sempre a simboleggiare il distacco. Fu da quel giorno che cambiarono molte cose dentro la mia vita e, fu sempre da quel giorno, che compresi di non vivere dentro una favola. Ero ancora una bambina. Avevo soltanto dodici anni e non sapevo quale insidie e quali terribili disgrazie il mondo mi avrebbe presto offerto. Ero in una fase in cui si apprende da tutto quello che ci circonda anche se non avevo molto intorno a me, credetemi; mia madre, due valigie con poche cose dentro e un solo obbiettivo: fuggire il più lontano possibile da quella città dove avevo trascorso l’infanzia. Durante gli anni che passarono da quella fuga compresi che non capì molto in quella notte. Le immagini dei luoghi, delle persone, del cibo che avevo mangiato o delle parole sparse al silenzio……tutto completamente offuscato da qualcosa.
Forse un ricordo incamerato male, oppure una distrazione durante quel momento così importante……Non lo so. L’unica certezza che avevo e che ho tuttora risiede in quel negozio dove mia madre, prima di partire, mi portò a visitare. Sorgeva alla fine di una strada piuttosto ingombra di sporcizia; non era grande ma nemmeno piccolo: aveva le giuste misure. Due tendine bordeaux oscuravano i vetri dell’entrata, quindi non mi accorsi immediatamente di che tipo di negozio si trattasse. Quando entrai dentro ne rimasi incantata.
Scaffali su scaffali di orologi, di tutti i tipi, dimensioni e fattezze. Alcuni di legno con i cucù più stravaganti; altri di vetro colorato che segnavano le ore come nell’antica Roma; altri ancora appesi ai muri come delle pendole millenarie; altri più piccoli da polso o semplicemente da taschino placcati in oro o in ottone.
L’orologiaio era un uomo robusto con una folta capigliatura leonina candida e bianca. Lo paragonai ad un qualche antico stregone delle fiabe!
Lui sembrò sorpreso di vederci e, allo stesso tempo, anche poco felice.
“ Jibriel!” esclamò rivolto verso mia madre. “ Non è prudente farti vedere in giro con……Ma questa bambina chi è?”
“ Dita d’Argento ti presento mia figlia Sophie” aveva replicato lei impassibile come sempre ma estremamente veloce. “ La sto portando a casa di mia madre. Prima di partire vorrei parlarti un attimo se ti è possibile.”
“ Ma certo” convenne l’orologiaio con quel nome così particolare. Fece cenno alla mamma di seguirlo e andarono sul retro. In quei minuti in cui mi lasciarono sola, girovagai per il negozio osservando i vari orologi con estrema attenzione. In verità, ripensavo alla nostra fuga e soprattutto alla casa che ci eravamo lasciate alle spalle e a quella che mi avrebbe atteso dalla nonna. Non capivo perché mamma stesse fuggendo, in realtà lei non me lo aveva detto, e non capivo neanche come mai avesse così tanta fretta. Lei e la nonna non avevano mai avuto buoni rapporti……allora perché mi portava da lei? Dovevamo attraversare mezzo paese soltanto per andare a casa di una donna che la mamma non poteva soffrire……Perché?
Dita d’Argento e mia mamma comparvero di nuovo dietro il bancone. L’orologiaio stava consegnando delle cose dentro la borsa di mia madre. Di sfuggita riuscì a vedere due taccuini. Si abbracciarono e poi l’uomo si accucciò davanti a me e mi porse un oggetto.
“ E’ un prestito” mi disse sorridendo, “ non un regalo. Sarà difficile trovarne di uguali nel mondo ma se ti capiterà…… vorrà dire che il suo possessore è, oppure è stato, dalla nostra parte. Quando ci incontremo di nuovo, Sophie Tucker, sarà perché Lei ha voluto così……”
Guardai l’oggetto. Una bussola semplice placcata d’ottone; come sfondo la testa di un cavallo bianco. La rigirai e lessi quello che c’era scritto sul retro: Fidati del vento.
“ Dovremo stare lontani per molti anni” stava dicendo mia madre mentre io fissavo un bell’orologio a parete in ceramica. “ Non so quello che accadrà……ma sono contenta di esserti stata amica, Dita d’Argento!”
L’uomo si coprì il volto per non farmi vedere che piangeva. Io fui l’unica a non farlo quel giorno, mentre mi allontanavo dal negozio di Dita d’Argento con la bussola legata al collo e la mano stretta tra le dita affusolate della mamma.
Passato, Presente e Futuro……In un tempo indefinibile è nata la mia storia.
[continua....]