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Autore: Kaleidoscope_    17/05/2013    1 recensioni
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fortunatamente non stavo sognando.
Ero tra le braccia di Tom DeLonge, avevo appena assistito a una dichiarazione d'amore da parte sua durante un concerto dei blink-182.
Passò dalle quinte per poi uscire, ci ritrovammo in un parcheggio, soli.
Ero imbarazzata, non sapevo che dire o che fare, ma ci pensò lui. Fece aderire i nostri petti e mi fece una carezza, prima di baciarmi. Era un bacio tenero, uno di quelli dati con dolcezza.
“Voglio sentirmelo dire ancora” mormorò tra le mie labbra.
“Ti amo, ti amo, ti amo” continuavo a ripeterlo, tra un bacio e l'altro.
“Starei qui ad ascoltarti per ore” concluse dopo esserci staccati.
Rimanemmo abbracciati, come se qualcuno di noi due sarebbe dovuto andarsene da un momento all'altro. Fui io ad interrompere il silenzio.
Tom, mi prometti che se manchiamo il bersaglio, saremo qui a provarci di nuovo?
“Te lo prometto” rispose sorridendo.
Dopo un leggero bacio, notai le sue occhiaie.
“Vuoi tornare in albergo?”
“Se vieni con me, allora sì”
Avrei voluto saltargli addosso in quel momento, ma mi contenni dato il luogo, così lo presi per mano e ci incamminammo insieme verso il backstage per salutare gli altri.
Appena entrammo, sentimmo un urlo di gioia da parte di tutti – tecnici compresi -.
“Ce l'hai fatta, o meglio, ce l'avete fatta!” disse esaltato Mark.
Tom diventò tutto rosso, per poi coprirsi la faccia con una mano.
Mia sorella si avvicinò a me, ma per fortuna la sua espressione era positiva.
“So cosa vuoi chiedermi e sì, puoi andare con lui. A patto che non facciate sesso o robe simili.”
“Sono talmente stanco che anche se si spogliasse davanti ai miei occhi rimarrei a dormire” intervenne Tom, provocando una risata di tutti.
“Okay quindi è meglio andare, la situazione sembra messa veramente male!” conclusi, per poi incamminarmi con lui verso una delle auto che ci avrebbe riportati in albergo.
Durante il tragitto, decisi di non parlare dato che lo vidi veramente stanco.
Arrivammo all'albergo e presto fummo in camera.
“Mi presti una delle tue maglie? Non mi va di dormire vestita così” chiesi, visto che avevo la maglia bagnaticcia e i pantaloncini messi male.
Senza dire nulla me ne lanciò una : quella arancione della Hurley – la mia preferita -.
La indossai dopo essermi spogliata, mi arrivava subito sopra le ginocchia perciò era perfetta.
Mentre mi stavo sciogliendo la coda, Tom mise le sue mani sui miei fianchi, provocandomi un brivido che mi salì per tutto il corpo.
“Le mie maglie ti stanno bene.” mi sussurrò all'orecchio, lasciandomi dei piccoli baci sul collo.
Mi voltai e mi alzai sulle punte, per poterlo guardare meglio negli occhi.
“Come fai ad essere così dannatamente perfetto?” chiesi.
“Non lo sono, infatti.”
“Oh sì che lo sei, sei la perfezione fatta persona”
“Vieni qui” si limitò a rispondere, per poi prendermi in braccio e portarmi nel letto con sé.
Ci mettemmo sotto le coperte ma non ci limitammo a qualche coccola, quella sera accadde qualcosa. Quella sera facemmo l'amore, non si trattava solamente di sesso. Nei nostri movimenti c'era qualcosa di più, una sincronia che mai avevo visto prima di allora. Eravamo perfetti.
Dopo avermi sussurrato un 'ti amo', si addormentò e io feci lo stesso, tra le sue braccia.
La mattina seguente mi svegliai per prima, così lo lasciai dormire.
Andai nel bagno ed entrai nella doccia. Quando uscii mi trovai davanti Tom, così cercai di coprirmi in qualche modo ma non riuscii ad acchiappare un asciugamano che lui mi bloccò le braccia.
“Ti vergogni?” chiese, guardandomi dalla testa ai piedi.
Non risposi, mi morsi un labbro e arrossii. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte, avvolgendomi un asciugamano sul corpo.
“Buongiorno piccola, comunque”
“Buongiorno a te” conclusi per poi uscire dal bagno.
Indossai la maglia di Tom e lo aspettai, a pancia in giù sul letto, guardando la tv.
Quando la porta di aprì, lui uscì coperto solo da un asciugamano dal bacino in giù e non potei fare a meno di osservare il suo bellissimo fisico. Aveva anche i capelli zuppi, cosa che lo rendeva altrettanto sexy. Lo stavo praticamente mangiando con gli occhi.
Dopo un po' lui mi notò e sorrise, senza dire nulla.
“Oh Cristo Tom, vuoi farmi morire” dissi non smettendo di fissarlo.
Lui per tutta risposta si avvicinò e si stese sopra di me, facendomi voltare.
Mi baciò, le nostre lingue si ritrovarono a giocare insieme.
Avvinghiai le gambe al suo bacino, mentre lui aveva intrufolato una mano sotto la maglia.
Il tutto venne interrotto da qualcuno che bussò alla porta.
“Non si può mai stare tranquilli, dannazione.” disse Tom imprecando, per poi alzarsi ed andare ad aprire.
“Mamma!?”
Mi alzai di scatto e cercai di sistemarmi, ma non feci in tempo a raccogliere i capelli che la donna entrò nella stanza.
“Tua sorella mi ha raccontato del concerto di ieri sera, è lei la ragazza?” chiese curiosamente.
Tom era sbiancato, io invece rossa come un semaforo.
Lui annuì mentre lei si avvicinò a me.
“Sei proprio carina! Piacere, sono Connie!”
“G-Giorgia” risposi imbarazzata, stringendole la mano.
“Che nome strano!” esclamò.
“Sono italiana!”
“Ah sì? Che bello! Quanti anni hai?”
Tentennai nel rispondere, infatti Tom da dietro mi fece segno negativo, facendomi capire di non rivelare la mia vera età.
“Venti, ventuno a dicembre!”
Ci credette, non ho mai dimostrato la mia età, tutti mi avevano sempre dato più anni.
“Sei nata a dicembre? Come Tom!”
Sorrisi e lei si avviò verso la porta.
“Che bella ragazza, spero di poterti conoscere meglio! E tu, fatti sentire ogni tanto!” disse riferendosi a Tom.
Si scambiarono un bacio sulla guancia e uscì.
“Sei nata anche tu a dicembre?” chiese avvicinandosi.
“Sì, indovina quando.”
“A Natale?”
“No, un giorno più importante”
Mi guardò interrogativo.
“Il 13, genio!” risposi scompigliandogli i capelli bagnati.
“Sei un amore.” disse questo prima di abbassarsi e lasciarmi un lungo bacio sulle labbra, che ricambiai.
“A quanti dovrò mentire sulla mia età?” chiesi timidamente, abbassando lo sguardo.
Si andò a sedere e si spostò il ciuffo dalla fronte.
“Non lo so, ma per ora è meglio così, non voglio ritrovarti sommersa dai media” disse sbuffando.
“Tranquillo, non è un problema per me, più che altro per te. Insomma, non sono alla tua altezza”
Dopo essersi alzato, mi poggiò l'indice sulle labbra.
“Non è assolutamente vero”
Quando stavo per ribattere, mi bloccò con un bacio che venne però interrotto da qualcun'altro che bussò alla porta. Lui – scocciato – andò ad aprire nuovamente e si trovò davanti Mark.
“Vi vorrei ricordare che sono le 10 e tra un'ora e mezzo dobbiamo andare al meet&greet con i fan di Los Angeles!”
“Buongiorno anche a te, Hoppus” ribadì ridacchiando Tom.
“Forza! Evelyn ti aspetta nella sua stanza” fece poi indicandomi.
Annuii incerta e, dopo aver dato un bacio a Tom, esco e mi dirigo verso la camera, facendo in modo di non farmi vedere da nessuno date le mie condizioni.
Appena entrata, trovai Evelyn che sistemava i miei vestiti, così mi avvicinai e le sorrisi.
“Sei un tesoro!”
Rispose con un sorriso, dandomi dei vestiti che mi misi addosso. Piegai la maglia di Tom e la appoggiai sul letto.
“Cos'avete fatto alla fine?” chiese curiosa dopo aver smesso di sistemare le valige.
Tentennai un po' prima di rispondere.
“L'amore.”
“Sesso?”
“No, amore. Fare l'amore è diverso dal fare sesso. Il sesso non ha sentimenti, si fa così per fare. Invece l'amore lo fanno due persone che...si amano. L'ho capito, non mi importa se dicono che alla mia età queste cose non si possono comprendere. Fatto sta che non ho mai amato nessuno tanto quanto amo Tom”
Non so perché lo dissi in quel momento, forse avevo soltanto voglia di sfogarmi. E probabilmente fu una brutta mossa, perché vidi una lacrima scendere sul viso di Evelyn.
“E' questo il mio problema” mugugnò asciugandosi le altre lacrime.
La guardai interrogativa, si alzò e iniziò a camminare nervosamente per la stanza.
“Ormai è un mese che vado avanti così, non ce la faccio più”
Taccio, sapevo che anche lei aveva bisogno di sfogarsi, infatti dopo un bel respiro riprese a parlare.
“Sai del mio rapporto con Mark, siamo scopamici. In realtà sapevo fin dall'inizio che sarebbe andata a finire così, doveva succedere..”
“Che cosa?”
Sospira nuovamente, si ferma con le spalle rivolte verso di me e inizia a singhiozzare.
“Io..sono innamorata di lui”
Non fui sorpresa, la conoscevo bene e sapevo che prima o poi sarebbe successo. Ma questo era un vero problema, non volevo vedere Evelyn stare male.
“Gli hai mai accennato nulla? O comunque fatto capire qualcosa?” chiesi cercando di farla rimanere il più calma possibile.
“Volevo farlo ma lui mi ha preceduta dicendo che devo spacciarmi per la sua cugina italiana, così ho evitato perché evidentemente non prova nulla per me. E' solo sesso e come hai detto tu si fa così per fare.” concluse riiniziando a piangere.
In quel momento entrò Mark, così lei cercò di asciugarsi le lacrime il prima possibile.
Subito si accorse dello stato di Evelyn e si avvicinò a lei.
“Piccola, che hai?” chiese preoccupato.
Non esitai ad uscire da quella stanza, dovevano parlare e non volevo essere la terza in comodo.
Scesi al piano di sotto, trovando Tom con i mano una brioche.
“T- no-fi-colafone?”
“Prima mastica, poi parla!” lo rimproverai ridendo.
“Fai colazione?”
“Non ho fame, tranquillo”
Lui mi sorrise e mi prese per mano, portandomi verso l'uscita.
Salimmo in un'auto con i vetri oscurati, eravamo solo io e lui – oltre al conducente -.
“Oddio ma è stranissimo!” esclamai una volta partiti.
“Mh?”
“Viaggiare con i vetri tutti neri, è strano”
“Ricordi chi sono? Ci sono troppi fan arrapati là fuori! Se mi vedessero potrebbero stuprarmi!”
Risi di gusto,per poi accoccolarmi a lui.
Ero tra le sue gambe, lui mi accarezzava la guancia con le nocche mentre io mi beavo del suo profumo.
Il conducente accese la radio e per caso sentimmo Alien Exist, anche se era quasi finita.
 
I'm not like you guys,
Twelve majestic lies!
 
“Tom had sex with guysss!” canticchiai.
“Hey!” esclamò dandomi un pizzicotto.
“Sbaglio o sei tu quello che nelle montagne russe urlava 'I'm gaaay!' ?”
Lui non rispose, ma iniziò a farmi il solletico ovunque.
“Tom no! Il solletico no!” urlai.
Continuavamo a ridere, lo pregai di smetterla ma lui imperterrito continuò, finché non fu stanco dalle troppe risate.
Mi ritrovai con la sua testa appoggiata sulle mie gambe, mentre cercavo di riprendere il respiro.
Il conducente ci guardava scioccato, ma a noi non importava. Notai che Tom mi stava guardando sorridendo.
“Sai che è successo a un mio amico?”
Feci cenno negativo con la testa.
“Aveva una band, stava iniziando a diventare famosa e boom! La sua ragazza è rimasta incinta e la band è andata a rotoli. Me l'ha detto stamattina, sono ancora scioccato!”
“Beh ci credo, poverino”
Stemmo un po' zitti, poi lui continuò a parlare.
“Quando avrò un figlio lo chiamerò Jonas e se nasce femmina direi Ava. Ti vanno bene?”
“Lo chiedi a me?”
“Ah. Scusa, tu!” disse indicando il conducente “quando io e te avremo un bambino lo chiameremo Jonas vero?”
Il tizio lo guardò ridendo e io lo imitai.
“Certo che lo chiedo a te! E' con te che avrò dei bambini, me lo sento! Non prima di 30 anni però!”
Sorrisi e arrossii un poco.
“Jonas e Ava sono dei nomi bellissimi” conclusi.
Allungò la mano e portò il mio viso più vicino al suo.
“Ti amo!” sussurrò prima di baciarmi.
Ci staccammo dopo poco, quando fummo arrivati a Los Angeles. Scendemmo dalla macchina ed entrammo in un locale all'aperto, non troppo grande. C'era il sole, neanche una nuvola in cielo, era tutto perfetto. Tom mi prese per mano e mi portò a vedere il posto.
Quando gli altri arrivarono – senza Evelyn - , ci sedemmo dietro un enorme tavolo e dopo poco entrarono un sacco di ragazzi e ragazze. Le guardie fermarono tutti e li misero in fila. Uno per uno, vennero verso di noi chiedendo gli autografi ai tre musicisti e qualche foto. La cosa buffa erano le domande dei ragazzi, arrivarono a chiedermi pure quanto Tom ce l'avesse lungo! Le ragazze si limitavano a darmi qualche occhiataccia, ma era comprensibile.
“Vado un attimo fuori” sussurrai a Tom lasciandogli un bacio sulla guancia.
Sfilai una sigaretta dalla mia tasca e l'accesi, mi mancava il suo sapore.
Mentre ero immersa nei miei pensieri, mi sentii tirare per un braccio da una ragazza.
“Tu sei Giorgia?” chiese quasi stizzita.
Annuii incerta, dopo aver buttato e calpestato la mia sigaretta.
Lei per tutta risposta mi mollò uno schiaffo, così mi allontanai di qualche passo.
“Non vai da nessuna parte!” disse tirandomi verso di lei.
Non feci in tempo a rispondere che due ragazze sbucarono da dietro e iniziarono a tirarmi i capelli e a spingermi. Cercai di scappare ma sembravano attaccate a me come sanguisughe, per fortuna dopo poco arrivò Tom che le spostò in men che non si dica. Mi strinse a sé vedendo il mio stato, ero alquanto stordita.
“Tom! Oddio, sei tu!” esclamarono le ragazze.
“Portate via queste tre” disse a un omone della sicurezza, ma lo fermai.
“Fategli almeno qualche autografo, siete i loro idoli e non si meritano questo, nonostante tutto” dissi con il respiro affannato. Lui non disse nulla, firmò i cd delle ragazze e le mandò dagli Mark e Travis.
“Stai bene?” chiese spostandomi via qualche ciuffo dal viso.
Feci cenno positivo con la testa e lo abbracciai.
Dopo aver finito con il resto dei fan, andai con Travis a pranzo dato che Tom e Mark dovevano parlare, supposi di Evelyn.
Mi portò a Poway, al Sombrero. Sognavo da tempo di andarci, anche se non avevo mai assaggiato del cibo messicano ma c'è sempre una prima volta.
Ordinai un burrito consigliato da Travis – che lui non mangiò essendo vegano - e mentre aspettavamo il cibo parlammo del più e del meno.
“Oggi pomeriggio hai da fare?” chiesi.
“Niente d'importante, perché?”
“Potresti accompagnarmi da un parrucchiere?”
“Ma certo, che ti vuoi fare?”
“Sorpresa!” dissi ridacchiando.
Lui sorrise ed io iniziai a mangiare il burrito.
Il cibo messicano era buonissimo, lo apprezzai un sacco.
Nel pomeriggio, dopo un giro per San Diego, Travis mi portò dove volevo.
Tagliai i capelli fino a poco più giù delle spalle, e li feci tingere la metà di fucsia. Appena uscii Travis rimase a bocca aperta, a quanto pare non avevo fatto una cazzata a cambiare taglio.
“S-stai benissimo!” riuscì a balbettare appena.
Risposi con un sorriso, ma c'era ancora una cosa che volevo fare.
“Ti spiace portarmi da un tatuatore?”
Sapevo di star spendendo soldi a palate, ma non mi importò molto al momento.
“Va bene, che vuoi tatuarti?”
“Altra sorpresa”
Rise e mi portò da un suo caro amico che non si fece problemi per la mia età dato che ero con Travis. Mentre lui aspettava fuori, dissi al tatuatore – Franco – di volere il coniglietto dei blink sul bacino, dalla parte destra.
“Va bene, hai mai fatto un tatuaggio?”
“Solo queste due iniziali sul polso” feci indicandogli le lettere “C” e “P” - iniziali dei miei genitori -.
Preparò gli strumenti e presto mi ritrovai sotto i ferri. Fu abbastanza doloroso, ma comunque qualcosa di sopportabile.
In un'ora e mezzo avevo un bellissimo coniglietto tatuato su di me ed ero davvero felice.
Dopo averlo ringraziato e pagato, andai da Travis.
“Vediamo!”
“Eh no, ve lo farò vedere quando saremo tutti insieme!”
Cacciò il labbro in fuori e dopo aver salutato Franco, tornammo in hotel.
Nella mia camera trovammo Mark, Evelyn e Tom.
La situazione tra la mia migliore amica e Hoppus sembrava decisamente sistemata, dato trovai lei in braccio a lui. Tom mi venne incontro e notò i miei capelli.
“Sei bellissima e amo questi capelli” fece dandomi un bacio e quando appoggiò la sua mano sul mio fianco sentì lo scrocchiare della pellicola, così decisi di mostrarlo a tutti.
“Okay, tenetevi forte, ho una sorpresa per voi!”
Dopo aver detto questo, alzai di poco la maglietta e tutti spalancarono gli occhi alla vista del tatuaggio.
“Ma sei un tesoro!” esclamò Mark.
“Che carina!” continuò Travis.
Tom continuava a fissarlo, come incantato.
“S-sono senza parole” balbettò.
Mi morsi un labbro e gli diedi un leggero bacio.
“Adesso però sono io ad avere una sorpresa per te, cambiati che dobbiamo uscire!”
Lo guardai interrogativa, per poi annuire ed andarmi a mettere qualcosa di più pesante.
Appena uscita dal bagno, mi trascinò via non facendo in tempo neanche a salutare gli altri.
Durante il tragitto non disse nulla, notai giusto un ghigno sul suo viso.
Arrivammo al SOMA, ma entrammo da una seconda uscita sul retro che pensai portasse al backstage.
Mi ritrovai davanti a un uomo, ma non uno qualunque, bensì Milo Aukerman.
Sbiancai, non riuscivo a reagire, ero scandalizzata.
“T-tu sei..sei..” balbettai.
Mi prese la mano e me la strinse.
“Hey, tutto bene?”
“Milo, oddio, Milo!”
Lo abbracciai, sentendo la risata di Tom di sottofondo.
Poco dopo spuntarono anche Bill, Stephen e Karl. Ero senza parole, non capivo più nulla.
Parlai con loro, li avevo sempre adorati e non avrei mai pensato che Tom avrebbe potuto farmi una sorpresa del genere. Mi autografarono un cd comprato al momento e ci dovettero lasciare dopo poco dato che dovevano suonare.
Tom mi prese per mano e mi trascinò nel pogo. Avrei voluto ringraziarlo ma in poco tempo fummo in mezzo alla gente. Giravano bottiglie di birra a cui entrambi ci attaccammo, era il delirio totale.
Saltavamo, ci spingevamo, mi stavo decisamente divertendo, finché qualcuno non mi tirò un pugno sullo stomaco che mi fece piegare in due.
Il dolore si faceva sempre più acuto, così afferrai la mano di Tom e la strinsi forte. Non so come, ma lui capii e mi portò fuori dal locale.
“La pancia, mi fa male” mugugnavo seduta in terra.
Iniziai a piangere dal dolore e maledii quel dannato tizio che mi diede un pugno.
“Ti porto in ospedale” balbettò spaventato lui, prendendomi in braccio.
Chiamò un'auto e in pochi minuti fummo nella struttura dove mi portarono in una stanza in cui un medico mi visitò.
“Potrebbe essere appendicite, dobbiamo farle un'ecografia”
Avevo sempre avuto paura delle operazioni, perciò ero molto spaventata. Faceva male, ma la presenza di Tom in qualche modo alleviava il dolore.
“Andrà tutto bene” mi sussurrò prima che entrassi in un'altra stanza.
Lo fecero rimanere fuori, mentre una dottoressa mi aiutò a salire su un lettino.
“Dove sente dolore?”
“Nel basso ventre, ma anche nella pancia, ovunque”
“Adesso si rilassi”
Mi mise quel freddissimo gel sulla pancia e iniziò a fare l'ecografia.
Ero nervosa, stringevo i pugni perché il dolore non se n'era ancora andato.
“Non so se questa è una bella o brutta notizia ma...”
“Ma?”
“Lei è incinta.”
Spalancai gli occhi.
“Scusi, può ripetere?”
“E' incinta, di un mese almeno”
Sperai con tutta me stessa che 'pregnant' non significasse 'incinta'.
“Guardi, è questo piccolino”
Mi indicò un fagiolino sullo schermo, non volevo crederci. Non risposi più, perché iniziai a piangere mentre la dottoressa mi asciugava e mi copriva la pancia.
Mi alzai con qualche difficoltà, senza parole. Mi diede i risultati e, dopo avermi somministrato una medicina, mi fece uscire dalla stanza.
“Allora? Che ti hanno detto?” chiese Tom dopo essere venuto verso di me.
Ci misi un po' a rispondere.
“E' solo una colica, niente di che, possiamo tornare in albergo”
Cercai di essere il più tranquilla possibile, ma in realtà stavo morendo dalla paura.
Per fortuna lui mi credette, così tornammo in auto.
Fissavo il finestrino, non riuscivo a pensare ad altro. Ero incinta e non era un incubo, purtroppo.
“Tutto bene?” chiese avvicinandosi.
“Sono stanca” mi limitai a dire, per poi appoggiarmi sul suo petto.
Mi accarezzava mentre stringevo i risultati delle analisi.
“Mi spiace che sia andata così, almeno sei felice di aver incontrato i Descendents?”
“Oh, sì, certo!”
Mi avvicinai e lo baciai e gli sussurrai un 'grazie' dopo esserci staccati.
Arrivammo all'albergo e lui mi portò in camera con sé. Mi spogliai e ci sdraiammo insieme nel letto. Lui mi strinse e un brivido mi percorse tutto il corpo quando appoggiò la mano sulla mia pancia.
“Ti amo” mi disse dolcemente.
“A-Anche io ti amo” risposi con voce tremante.
Per fortuna lui dopo poco si addormentò, così, dopo aver aspettato qualche ora, mi alzai e raccolsi i miei vestiti. Andai in camera di mia sorella, la svegliai e le raccontai tutto.
Mi abbracciò perché in quel momento era l'unica cosa di cui avevo bisogno. Prenotò un volo di ritorno per Firenze perché così che doveva andare.
“Cosa dirai a Tom?” mi chiese.
“Qualcosa mi inventerò.”
Non potevo dire a Tom del bambino, gli avrei rovinato la carriera. Non ero neanche sicura che fosse suo, infondo avevo fatto sesso anche con Alex. Comunque, dovevamo finirla e basta.
Chiamai anche Evelyn in stanza e le dissi tutto, sotto il suo sguardo scandalizzato.
Decisi di scrivergli una lettera, mentre Marta preparava le valige.
 
Tom,
non mi troverai con te, né in California, né tantomeno in America.
Tra noi non può funzionare, non voglio continuare tutto ciò.
E' troppo per me, ho solo sedici anni e non va bene.
Non mi dimenticherò mai di te, lo giuro.
Spero tu passi un buon tour e che possa scusarmi.
Addio.
 
-Giorgia
 
 
“Devi dormire un po', il viaggio sarà lungo” mi disse Marta.
“Hai ragione, ora mi metto sotto le coperte. Evelyn, non devi dire nulla agli altri, né tantomeno a Tom. Mi fido di te, mi raccomando.”
“Ma certo, giuro che non proferirò parola. Torno il prima possibile”
Annuii e la vidi uscire dalla stanza. Mi addormentai e dopo un paio di ore fui di nuovo sveglia, diretta verso l'aeroporto. Passai dalla camera di Tom e lasciai il biglietto sotto la porta.
Quando mi trovai sull'aereo scoppiai in un pianto liberatorio, tenendo una mano sul mio ventre, pensando a tutti ciò che era successo.




Kaleidoscope's space :
"A volte tornano" (cit. (?)
Sì, sono tornata con un capitolo! In ogni caso, questo non è l'ultimo, ma bensì il penultimo u.u
Probabilmente non ci sarà un seguito, mi dispiace :c
Ringrazio
Waves of Joy e fraVIOLENCE per aver recensito il capitolo precedente.
  
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