Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Narcis    17/05/2013    1 recensioni
[...]
Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che è cambiato tutto.
La mia memoria si ferma qui, a quando ho capito che tenere sotto controllo ogni istante della mia vita sarebbe solo servito ad aumentare la mia – ingiustificata – ansia di morire, perdendomi le piccolezze della realtà quotidiana.
Così, dopo il ventitreesimo minuto di un bel dì, ho deciso di smettere di contare il tempo con precisione certosina, visto che conoscerlo così perfettamente mi sarebbe solo servito ad impressionare di più i futuri lettori del libro riguardante i giorni di “agonia”, che avrei scritto dopo la mia liberazione da questo “inferno”.
Ma io non voglio essere liberata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ci sono persone tremendamente attaccate al tempo, alla realtà che le circonda, al susseguirsi incessante degli avvenimenti che accompagnano la loro esistenza.
Solitamente sono quelle frettolose, indaffarate, stressate, che non hanno un minuto buono nemmeno per fermarsi ad osservare la bellezza di un semplice fiore, ma che pretendono di essere informate su tutto e tutti ogni istante, fidandosi delle chiacchiere altrui, del vociare dei giornalisti in televisione e delle parole inchiostrate nei quotidiani.

Ci sono persone invece che preferiscono vivere il momento, che non si spingono oltre la loro strada: percorrono la propria quotidianità senza alcuna deviazione, senza guardarsi intorno, senza il necessario bisogno di sapere ogni minima cosa.
Sono quelle più visionarie, più alla “carpe diem”, un po’ schive, perché non si fidano delle informazioni dettate da altri. Oppure, semplicemente, non vogliono rovinarsi una bella giornata accendendo la televisione e sentendo i pettegolezzi inutili dei talkshow o le tragiche notizie dei telegiornali.

Ci sono persone, infine, che, volenti o nolenti, non sanno nemmeno cosa accade oltre le mura di casa propria.
Restano lì, incoscienti della vita normale che continua a scorrere, rinchiuse in una palla di vetro oscurato che impedisce la percezione di qualsiasi rumore, di qualsiasi odore, di qualsiasi vista.
Immobili, come statue dotate di occhi che non vedono, impossibilitate a cambiare la loro condizione, mentre intorno la gente cammina indisturbata.
Io appartengo a quest’ultima categoria di persone.


L’unica cosa di cui non sono sicura, però, è la mia volontà.
Cerco di convincermi che il motivo della mia mancanza di curiosità e voglia di libertà sia l’impedimento di poter uscire, correre, scappare da questa casa, ma la verità è che sono io a non volermene andare. Se tutto questo dovesse sparire, se dovessero rimanere solo i ricordi come cicatrici della memoria, se dovessi essere spinta da qualcuno addirittura a rimuovere questa parte a detta di altri “infernale” della mia esistenza, credo che mi lascerei morire in un angolo.
Non ho intenzione di riprendere la mia vita, o meglio la mia vecchia vita, né di proseguirne una nuova da diciannovenne quale sono.

Sempre che io ne abbia diciannove, di anni.

Non ci sono calendari in casa, solo tanti orologi a ricordarmi che devo sbrigarmi a vivere ogni attimo fuggente che mi accompagna durante la giornata. Le tende delle finestre sono sempre chiuse, attraverso esse passa poca luce, giusto quella puntina di luminosità in più che serve a farmi distinguere la mattina dal pomeriggio e dalla sera.
Nonostante tutto questo, ho perso il conto dei giorni.
I giorni passati qui, nella mia nuova casa, tanto che non so più nemmeno se ho compiuto gli anni. Credo di sì, ma non da molto, al massimo.

 

Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti.
Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che non vedo mia madre.
Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che non vedo mio padre.
Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che non vedo le mie amiche.
Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che non uso il mio cellulare.
Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che è cambiato tutto.
 

La mia memoria si ferma qui, a quando ho capito che tenere sotto controllo ogni istante della mia vita sarebbe solo servito ad aumentare la mia – ingiustificata – ansia di morire, perdendomi le piccolezze della realtà quotidiana.
Così, dopo il ventitreesimo minuto di un bel dì, ho deciso di smettere di contare il tempo con precisione certosina, visto che conoscerlo così perfettamente mi sarebbe solo servito ad impressionare di più i futuri lettori del libro riguardante i giorni di “agonia”, che avrei scritto dopo la mia liberazione da questo “inferno”.

Ma io non voglio essere liberata.
Come ho già detto, se tutto questo dovesse sparire, mi ridurrei ad uno stato vegetativo di pura sofferenza.
Perché, nonostante tutto, io amo stare qui.
Amo non sapere nulla dei miei genitori, dei miei vecchi amici, della città di Cracovia che fuori dalle mura di questa casa continua a vivere. Fin da piccola ho sempre adorato il mistero.
Ma più di ogni altra cosa, amo sentire il rumore della chiave che si infila e gira nella serratura della porta d’ingresso della casa la sera tardi; amo dover sbrigare ogni singola faccenda domestica anche se non mi è richiesto; amo vederlo rientrare stanco, affaticato, arrabbiato, dopo una giornata impegnativa di cui non mi è dato saper nulla; amo quando mi rivolge la parola, che sia per dirmi una cavolata, per offendermi o per fare un’osservazione carina che mi riguarda.


Se dovessi scrivere un libro, una testimonianza o chissà cos’altro seduta stante, penso proprio che lo inizierei così:

 


“ Il mio nome è Cecylia, Cecylia Dudziak, diciannove anni, e sono innamorata del mio rapitore.”





  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Narcis