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Autore: Violet Tyrell    17/05/2013    1 recensioni
Spin Off di " Double Talkin' jive": Aquarius no Andrè, il nuovo Gold Saint dell'undicesima casa - uno dei sequel di The Rose of Death
 All' arrivo trovò una folla di curiosi che cercava di avvicinarsi, senza riuscirci, mentre loro , Atena munita di Nike e scortata da Hyoga, avrebbero potuto servirsi del cosmo per superare un ostacolo a molti insormontabile. Il blocco di ghiaccio era a poca distanza dalla riva e mostrava due figure al suo interno
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando il cuore e la ragione hanno origine dalle rose'
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L'erede di Ganimede


Parigi, 1213

"André!" La voce di Louis andò persa e il cavaliere d'oro fu costretto a spronare il cavallo per non perdere di vista la sua allieva e ben presto compagna; già da lontano era evidente che Parigi era in fiamme, una cosa che nessuno dei due aveva previsto. Il viaggio fino ad Atene sarebbe stato lungo e difficoltoso anche senza la tappa francese, tuttavia  gli era sembrato giusto far tornare André in quella città.
Louis voleva che il re vedesse di nuovo sua figlia, che ammirasse ciò che era diventata. A quattordici anni compiuti da poco era già molto forte, e Athena sarebbe stata contenta di poter contare su di lei.
C'era solo il cavillo della maschera. André non aveva mai desiderato coprirsi il volto, continuava a rifiutare il suo essere donna, sostenendo continuamente che un cavaliere non aveva sesso. In parte lui era d'accordo, ma se l'ordine fosse arrivato, persino lei sarebbe stata costretta a seguirlo.
"Sono gli inglesi, quei codardi..."  André aveva fermato Flocon de Neige su un'altura da cui si poteva osservare comodamente ciò che succedeva: due eserciti composti entrambi da numerose persone si stavano affrontando, a terra giacevano già molti cadaveri e altrettanti dovevano essere i feriti. L'esercito invasore aveva appiccato ovunque incendi e alcuni di questi, unendosi, stavano distruggendo tutto quello che incontravano sul loro cammino: non sembrava esserci traccia d'acqua, persino la Senna era in secca e la giornata non prometteva pioggia.
Lo sguardo di André non perse un solo dettaglio. "Ci penso io..."
Louis si sentì ghiacciare dall'affermazione, ma non gli riuscì di fermarla: la guerriera era già smontata da cavallo e alla velocità della luce si era allontanata, presumibilmente verso il centro del campo di battaglia.
Louis non ebbe alcuna difficoltà a comprendere le intenzioni di André e neppure a capire chi ci fosse all'origine di quel gelo: entrato anche lui in città, subito dopo aver varcato le macerie delle mura distrutte, aveva notato che stava cominciando a nevicare. La prima cosa che  aveva destato l'attenzione di tutti era la sferzata gelida del vento, e solo poi si erano accorti dei minuscoli fiocchi di neve che cominciavano a scendere dall'alto e si posavano gentilmente sul terreno, andando a spegnere e cristallizzare gli incendi.
L'esercito invasore rimase intrappolato all'esterno del palazzo in cui si erano rifugiati i francesi, e che pareva immune dall'improvvisa nevicata che aveva ribaltato le sorti della battaglia; re Filippo, rimasto in prima linea per quasi tutto il tempo, aveva osservato sbalordito la svolta inaspettata che la lotta aveva preso. Il suo sguardo vagava sorpreso dal cielo - che fino a poco prima mostrava un sole splendente - ai fiocchi di neve che cadevano senza diventare acqua.
"Louis! Con quale ardire torni in questi luoghi dopo tanti anni?! Dovrei farti tagliare la testa!" Il cavaliere dello Scorpione, che si era avvicinato al re per farsi notare, si limitò a sorridere sarcasticamente: il re non era proprio cambiato, autoritario e arrogante come sempre. "Ne parliamo dopo, ok? C'è una battaglia in corso... non so se avete notato com'é venuta su bene la vostra figliola. Devo dire che non la vedrei bene vestita di sete e pizzi..." E Louis accennò ad André, che stava ingaggiando una lotta fisica con un numero indefinito di soldati: la maggior parte dei nemici era già caduta, mancava solo il gruppetto che aveva impegnato la guerriera in quel momento. Era fin troppo semplice, dopotutto non c'era neanche bisogno di servirsi del cosmo per abbatterli e louis osservò la scena rimanendone al di fuori, consapevole che si trattava del primo vero battesimo di sangue della sua allieva.
Doveva farcela da sola per diventare un vero cavaliere d'oro.
Un sibilo trafisse l'aria: Louis e il re osservarono la lancia di un soldato colpire André all'addome, facendole perdere la cognizione della realtà.
"Maledizione!", sbraitò Louis, concentrando il cosmo dorato e deciso a porre fine alla battaglia a modo proprio.

A risvegliare André fu un inaspettato calore: il dolore pareva scomparso e tutto era diventato meno pesante. Al momento dell'impatto il suo corpo era diventato impossibile da sostenere, ora invece si sentiva sospesa nel vuoto. Il nulla però non la spaventava, al contrario si sentiva quasi a suo agio; un rumore di voci giunse alle sue orecchie, strappandola definitvamente al sonno.
"André, puoi sentirmi?" La voce che aveva parlato non aveva alcuna inclinazione francese, ma la ragazza non fece alcuna fatica a comprenderla: quello era greco, Louis le aveva insegnato a comprenderlo durante gli anni e si limitò a fare cenno affermativo con la testa. Riuscì a mettersi seduta sul giaciglio - una branda di fortuna, si poteva sentire l'acre odore di morte che aleggiava - e vide, chinata su di lei, una persona sconosciuta. Ad André pareva che tutta la bonta e la dolcezza del mondo emanassero dalla fanciulla che indossava una candida tunica con decorazioni dorate, e dalla pelle scura; un bindi a forma di goccia scintillava sulla fronte scura. Tutta la pelle era scura. La sola cosa particolare erano i capelli chiari, tra il lilla e il rosa.
Louis si schiarì la gola e solo in quel momento André lo notò, dall'altra parte della sua brandina. "André, ho il piacere di presentarti Sahila, la reincarnazione della nostra amata dea Athena."





Atene, 1996

"Seiya, vuoi star zitto per favore?"  André ignorò il dialogo tra il cavaliere di Pegasus e quello della Fenice, proprio lui che aveva appena parlato, impedendogli di riprendere il compagno di viaggio; ad André avrebbe fatto piacere partire senza di loro, ma la Dea Athena le aveva assicurato che i cnque cavalieri di bronzo sarebbero stati lieti di accompagnarla e di rendersi utile. La missione era apparentemente semplice, dovevano solo recarsi ad Asgard per controllare la situazione e porgere gli omaggi della Dea alla Celebrante, tuttavia André aveva quasi l'impressione di essere controllata. Inoltre i cinque parlavano spesso tra loro, escludendola - anche se non provava alcun desiderio di essere interpellata - e si sentiva inutile.
Tuttavia aveva notato con piacere che il cammino per raggiungere il paese dei ghiacci eterni era lo stesso che aveva compiuto lei tanti secoli prima, quando con Louis era giunta ad Asgard: sembrava che anche gli stessi alberi non fossero cambiati, un po' come se il passato rivivesse anche in quell'epoca. Un rumore improvviso destò l'attenzione della guerriera: la catena di Andromeda si era mossa e indicava con la punta la foresta. "I nemici sono in quella direzione, allora."
I cinque osservarono André, sorpresi dalle sue prime parole dopo tutte quelle ore; erano già pronti a proseguire quando la guerriera parlò di nuovo, in quel tono monocorde e impassibile. "Ma sento la presenza di alcuni cosmi che provengono da più direzioni, credosia meglio dividerci: Pegasus, Cygnus e Phoenix, voi andrete a destra, cercando di aggirare la foresta e scoprire eventuali trappole. Potrete comunicarlo a me telepaticamente. Quanto a voi due, verrete con me: la catena di Andromeda ci sarà utile per spianare la strada."
André aveva volutamente separato la sua strada da quella di Hyoga, stanca di sentire l'ossessivo sguardo del ragazzo che sicuramente ricordava il suo maestro; non le aveva detto niente, bastava quello sguardo insistente a farla sentire sotto osservazione. Ma non era la sola ragione che l'aveva spinto a separarsi da lei, la sua idea era quella di equilibrare le forze ed era inutile tenere due guerrieri dei ghiacci nello stesso gruppo; inoltre il ragazzo conosceva bene Asgard anche per via di sua moglie, quindi André era certa di aver preso la decisione giusta.
Il gruppo si divise così in due e mentre gli altri cercavano di sorprendere i nemici con un arrivo a sorpresa da dietro, André e gli altri proseguirono, varcando l'ingresso alla foresta, quella che era stata il regno del defunto Alberich di Megres; i tre guerrieri erano attenti soprattutto alle vibrazioni delle catene di Shun, le quali erano però stranamente calme. André aveva l'impressione che la foresta stessa fosse viva e che tentasse di ingannare i loro sensi, inducendoli a una falsa sicurezza, per sorprenderli quando meno se l'aspettavano.
La camminata durò mezz'ora senza che incontrassero nulla, e più si addentravano, più André aveva l'ìimpressione che la tensione stesse per logorarle i nervi; eppure era abituata a vivere costantemente sotto pressione, non era certo una novità. "C'é qualcuno... non vedo l'ora che si mostri." Le parole di André risuonarono solo alla mente dei guerrieri; Shun spostò lo sguardo sulle catene, ancora immobili, e si chiese come potesse il guerriero essere tanto certo di ciò che diceva.
André si mosse così rapidamente che i due guerrieri ebbero solo il tempo di
percepire un forte cosmo: un rumore di vetri infranti li avvolse, facendoli arretrare di parecchi metri. André teneva le braccia in avanti, ma la pressione le impedì di mantenere l'equilibrio e scivolò più indietro di parecchi metri rispetto agli altri due. "Stai bene?" La voce di Shiryu le giunse stranamente ovattata, ma annuì, senza pensare che di certo non poteva sentirla se muoveva solo la testa; riuscì a rimettersi in piedi, ma sentiva un dolore incredibile alle gambe e si disse che senza la barriera che aveva tempestivamente eretto, sicuramente si sarebbe sbriciolata.
"Giganti?!" André lo sussurrò: non era sicuramente un umano quello che torreggiava sopra di lei e, soprattutto, non era solo: ora capiva la violenza distruttiva che aveva percepito, il loro cosmo era forte, ma soprattutto lo era la loro forza fisica. Erano terribilmente alti, grossi e armati di strane mazze violacee. Schivò un colpo proveniente dall'alto e rotolò velocemente giù per un pendio ghiacchiato; concentrò il cosmo e riuscì a spiccare un salto per ritornare in alto, atterrando dolorosamente sulle caviglie, maledicendo il fatto di essere stata presa alla sprovvista. Gli altri non sembravano cavarsela meglio, anche se percepiva ancora distintamente il loro cosmo; senza pensarci troppo concentrò il proprio, scagliando una Diamond Dust contro il suo avversario, arrivando a congelargli il braccio che reggeva la mazza, sentendo i suoi sgraditi e terrificanti versi echeggiare attorno, destabilizzando persino l'udito. Si chiedeva da dove fossero uscite quelle bestie, e se per caso Athena non l'avesse sospettato.
L'espediente della Diamond Dust funzionò con altri tre esemplari, anche se fu costretta a sprecare molta energia. L'ultima cosa che percepì fu la terra che si apriva sotto ai piedi e un dolore atroce che la scaraventava lontano.

L'unico rumore che si poteva sentire nell'undicesima Casa era il respiro regolare di André: Shun sedeva in silenzio su una sedia, poco lontano dal letto su cui aveva sistemato la ragazza. L'armatura d'oro di Aquarius era rimasta alla prima Casa, nelle sapienti mani di Kiki che avrebbe provveduto a sistemare le crepe che si erano formate. Quanto a lui aveva tolto la sua, depositata nel box ai suoi piedi, ma era distratto. La scoperta era stata sorprendente, eppure aveva tenuto per sè ciò che aveva visto; la sua catena l'aveva afferrata al volo - letteralmente, dal momento che la guerriera era stata lanciata in un dirupo e aveva già perso i sensi - ed era riuscito nell'impresa di non causarle danni, lasciando la lotta a Shiryu e gli altri che li avevano raggiunti., preferendo occuparsi delle ferite e soccorrerla. E quando per curarle le ferite era stato costretto a levarle l'armatura, aveva avuto la sorpresa.
Non avrebbe mai pensato che il gelido guardiano fosse in verità una donna, tuttavia si era limitato a servirsi del cosmo per curarla e non aveva detto agli altri ciò che aveva scoperto; aveva l'impressione che ci fosse una ragione precisa per cui non avesse mai rivelato quel segreto a nessuno di loro. Inoltre sicuramente la loro Dea ne era al corrente, ed era questo a intrigarlo: non le aveva mai detto di mettere la maschera, perciò significava che le andava bene. Ma perchè?
"No, stai ferma, devi riposare alcuni giorni perciò non puoi alzarti dal letto..." Shun si avvicinò quando percepì la guerriera muoversi tra le lenzuola e le impedì di mettersi a sedere, operazione che richiedeva parecchio sforzo e dolore ad André. La vide osservarlo con sguardo interrogativo e decise di anticipare la sua domanda. "Non preoccuparti per la battaglia, sono sopravvissuti tutti. Anzi, a dire il vero é stato piuttosto facile: ti ho riportata subito qui dopo averti curata; la tua armatura sarà in piedi prima di te, e a te baderò io dietro ordine della nostra Dea. Così mi assicurerò che tu non compia mosse incoscenti per una donna nelle tue condizioni." Shun vide la guerriera sgranare gli occhi, come se l'avesse colpita un fulmine; non diede alcuna spiegazione e restò sorpreso quando fu lei a parlare. "Non sono una donna, ma un cavaliere, chiaro? E siccome sono un tuo superiore posso darti degli ordini: non ho nessun bisogno del tuo aiuto, mi riprenderò da solo come ho sempre fatto."
Il guerriero sorrise gentilmente. "Invece non puoi, é stata Athena a darmi questo compito e lo porterò a termine; il tuo discorso mi piace, ma che tu lo voglia oppure no resterai una donna. Ora per favore resta sdraiata, hai ricevuto un colpo piuttosto potente e non devi aggravare; stavo proprio per prepararti qualcosa da mangiare, hai qualche richiesta in particolare? Magari una buona zuppa?" Così dicendo Shun decise di mettere subito in chiaro che per quei giorni avrebbe comandato lui, anche se gentilmente e senza alzare la voce. Percepiva la stizza nella voce di André, ma preferì non badarci.
André scoccò uno sguardo malevolo e irritato al ragazzo coi capelli verdi, tuttavia non ribatté, consapevole che probabilmente arrivava proprio da Athena quell'ordine. "Immagino che lo sappia tutto il Santuario, vero?" André ignorò la domanda di Shun, domandando solo ciò che la interessava: sicuramente era già diventato l'argomento del giorno, e ben presto qualcuno avrebbe cominciato a pretendere che si adattasse alla maschera o che fossero presi provvedimenti nei suoi confronti. Ma sapeva che, anche se fosse stato vero, la colpa sarebbe stata sua e sua soltanto, e non del cavaliere. Lo vide osservarla. "Non vedo per quale motivo avrei dovuto... Non conosco le tue ragioni, ma il tuo segreto é perfettamente al sicuro con me. Sono solo curioso di sapere il tuo nome... cioé quello vero, ma non sei obbligata a dirmelo. Allora, cosa vuoi da mangiare?"
André lo guardò di nuovo, sorpresa da quel modo di fare. Era sicura che altri non avrebbero taciuto e si chiese perchè lui l'aveva fatto. "La zuppa può andare, solo se é di pesce però." Rispose la guerriera, rassegnandosi a quella situazione almeno per qualche giorno; attese alcuni istanti prima di riprendere parola. "Il mio nome é Andrea, cavaliere."
ta-dan eccoci qui. no, non mi ero dimenticata della cara andrè u.u è trascorso molto tempo ma intendo finirla, dato che manca poco. Domani rispondo alle recensioni^^ un bacio a tutti. Ah, André la ritrovate anche qui.  XXX
   
 
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