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Autore: jede    17/05/2013    1 recensioni
[Sequel di Fairytales e A new fairytales]
Santana ed Emma assieme, nelle loro prime volte, ad affrontare momenti di ordinaria quotidianità assieme, con la speranza di avere il loro lieto fine.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Santana Lopez
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
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Once upon a time .... 
 SnowWhite wondered what fault she had
 
 
 
-Quindi tu e questa...-.
-Santana-, concluse Emma, riponendo nell'armadietto il libro di Storia della Civiltà del Sud, e afferrando quello con la copertina rossa, lanciando un'occhiata divertita ad Allyson, che invece era intenta a sisemarsi il colletto della camicia della divisa scolastica.
-Certo! Tu e questa Santana....-.
-Santana. Io e Santana-, la corresse, sentendo una stretta piacevole al suono di quelle parole. -Togli "questa"-.
Stavolta fu il turno di Allyson di lanciarle un'occhiata scettica. -Come ti pare. Tu e Santana-, calcò bene. -Fate coppia fissa ora?-.
Emma sorrise, chiudendo l'armadietto e poggiandosi contro, aspettando che l'amica la imitasse. -Si-.
-Oddio!-, sbottò quella, chiudendo il suo e guardandola esasperata. -Togliti immediatamente quell'espressione da principessa Disney dal viso, ti supplico-.
Emma rise. -Non ho idea di cosa tu stia parlando-.
-E' confermato che tra noi povere single senza amora, da quando tu sta assieme a questa modella brasiliana..-.
-E' spagnola-.
-Si, come ti pare,  sta di fatto che mi fai venire il diabete. A me e mezza scuola-, sbottò, incamminandosi verso la lezione seguente che avevano, fortunatamente, assieme.
La rossa abbassò lo sguardo, imbarazzata, stringendosi al petto i libri e cercando si mascherare il rossore, senza successo; Allyson era schietta, un tipo di carattere difficile da palcare e lei lo adorava, ma ne era anche l'opposto.
La osservò con la coda dell'occhio: non era il classico tipo di bellezza, tutta acqua e sapone che faceva cedere i maschi con la sua purezza, ma uno piu spumeggiante. Teneva i capelli lunghi, sempre sciolti sulla schiena, con qualche treccina qua e là che si divertiva a farsi da sola, intrecciando ciuffi scuri con le extancion viola; Aveva un bel fisico, Emma l'aveva notato sin dal primo istante, aggrazziato ma sempre attivo, con piccole labbra e un taglio degli occhi che ti ipnotizzava alle volta, che rendeva anche il classico marrone, un colore pregiato.
Si erano conosciute pochi mesi prima, quando Allyson era arrivata a New York con il programma dello scambio culturale, direttamente dall'Irlanda, Dublino. Il suo accento e quel suo modo di portare i capelli, non le aveva assicurato molte amicizie, ma con Emma, stranamente, si era trovata subito.
Allyson fece scontrarre la spalla contro quella della rossa, attirandone l'attenzione. -Ma sono felice per te-.
Emma accentuò il sorriso, e si sentì per davvero felice; Una di quelle felicità che leggi solo nei libri, che sogni di sentire e che sembra scorrere nelle vene come miele.
Santana la rendeva felice, piu di quanto lei stessa se ne capacitasse, e lo faceva in un modo incredibilmente naturale: la sera precedente erano andate al pub dietro l'angolo, assieme alle sue due amiche del liceo, quella bionda Quinn, che ancora la intimoriva alle volta, e quella con i capelli lunghi marroni, Rachel, che invece non stava mai zitta un secondo.
Erano solo rimaste sedute a quel tavolo, mentre le ragazze chiacchieravano su alcuni annedoti del liceo o di alcune persone che Emma ormai conosceva senza averle neppure mai incontrate, e se non fosse stato per Santana, la ragazza era certa che si sarebbe annoiata a morte; E invece, tra una parola e un'altra, quando ormai la presenza di Emma sembrava quasi superficiale, era stata Santana ad allungare una mano sotto il tavolo e poggiarla sopra quella della rossa, incrociando le loro dita in una stretta dolce e rassicurante.
Le aveva sorriso di sbierco, ed era tornata a parlare con le altre, continuando ad accarezzarle il dorso della mano col pollice, tenendole poggite sul ginocchio di Emma, come a nascondere agli occhi delle altre quel piccolo contatto bisognoso che Santana sentiva.
Ed Emma lo accettava.
Era felice, nulla le sembrava cosi insopportabile.
Pure gli sguardi che riceveva negli spogliatoi in palestra dalle altre ragazze la toccavano piu, non sentiva piu i bisbiglii alle sue spalle che la etichettavano come qualcuno che non era o che descriveva cose che non aveva mai fatto e che, a volte, neppure ne conosceva l'esistenza; Gli spintoni troppo forti durante soccer, le risate, le occhiate di traverso.. nulla, non importava piu nulla.
Non aveva senso preoccpuarsene perchè sapeva che fuori da quei cancelli di quella scuola privata, cosi piena di fronzoli e sofrzi inutili, ci sarebbe stata Santana, il suo appartamento caldo che le sembrava casa ormai, i suoi abbraccia e il suo sorriso.
Si ricordava ancora la notte a Central Park, dove aveva scordato di spostare la bicicletta dal percorso indelebile nella sua mente, riviveva spesso il momento in cui aveva incrociato pe la prima vota gli occhi di Santana, cosi scuri e profondi, quando l'aveva sentita parlare, con quel suo modo di pronunciare la erre, cosi sensuale, il suo sguardo che l'aveva osservata, procurandole brividi in tutto il corpo e l'unica pecca che ci trovava, l'unico particolare che continuava a maledirsi era non aver fatto ancora piu attenzione ai particolari.
La sorpresa di reincontrarla allo Starbucks, l'emozione del primo bacio, la scoperta dei piccoli particolari di una relazione, era tutto quanto una novità per lei ed era stato sin dal primo momento un'esperienza fantastica; Come camminare sulle nuvole, o un paragone simile.
Allyson le tenne la porta aperta, e si accomodarono sul loro solito posto, nella fila centrale, verso il fondo cosi da non essere troppo alla portata dell'umoraccio del professore, ed Emma cercò di allontanare il pensiero di Santana dalla mente, provand invece a concentrarsi sull'uomo; A pochi minuti dall'inizio, però, Allyson le fece abbandonare ogni tentativo, spingendo verso di lei un bigliettino strapparto da qualche parte nel quaderno.
Come bacia?
RIdacchiò, arrossendo mentre la mente le partiva senza freni ai pomeriggi passati sdraiate sul letto della mora, a non far altro che baciarsi e farsi mancare il fiato; Mordicchiandosi il labbro inferiore, la rossa scosse la testa in direzione dell'amica.
Con uno sbuffo, quella accartocciò il bigliettino per poi gettarlo senza tanta importanza nello zaino. 
-Almeno dimmi se è bello-, le sussurrò, cercando di non farsi beccare.
Emma alzò un sopracciglio, confusa. -Cosa? Baciarla?-.
Allyson sorrise, facendo schioccare la lingua e alzando le spalle. -In generale... com'è baciare una ragazza-.
Stavolta, le guancie della rossa le si tinsero di una sfumatura piu scura, e la ragazza si maledì per aver ascoltato sua madre quella mattina, e aver fatto le due treccine ai lati invece che lasciare i capelli sciolti, laddove avrebbe potuto nascondere il viso.
-Boh-, borbottò, senza sapere davvero cosa rispondere.
-Boh?-.
Emma annuì. -Credo sia come baciare un ragazzo, non ne ho idea-.
-Quindi non hai mai baciato un ragazzo?-.
La rossa negò, giocherellando con la penna, creando cerchi su cerchi sul foglio bianco del quaderno. 
-Mai?-.
-No-.
-E non ti ha mai incuriosito provare?-.
-No-.
-Davvero?-.
-Allyson!-, la richiamò, sempre tenendo un tono basso. -Non mi hanno mai attratta, ovvio che non ci abbia mai provato; A me... bè, a me piacciono le ragazze-, sussurrò piano, abbassando il viso.
Allyson sorrise furba. -A te piace quella brasiliana sexy-.
-E' spagnola, Ally-, la corresse, ancora.
L'irlandese ridacchiò, portandosi dietro l'orecchio un ciuffo piu lungo che le dava fastidio, facendo cadere la conversazione, e lasciando tornare Emma a fingere di seguire gli spostamenti degli Inglesi nelle coste dell'America del Sud. Non passò molto, però, che la voce della mora si fece risentire, con un tono piu malizioso e un sorrisetto sulle labbra che non faceva sperare ad Emma di cavarsela.
-E a letto, com'è?-.
-Ally!-, sbottò, lanciandole uno sguardo di rimporovero.
-Che c'è?! volevo solo sapere se erano vere la storia che le brasiliane sono tutte focose-, ridacchiò, mordicchiando il tappo della biro.
-E' spagno..-.
-Emma!-, l'interruppe quella. -Sto scherzando, lo so da che parte del mondo proviene. Adesso tu rispondi-.
E stavolta la ragazza non sapeva per davver cosa rispondere; Con un sospiro di arrendevolezza, si spostò un ciuffo dalla fronte e scosse la testa.
-Non lo so-, borbottò.
Il silenzio dell'amica non prometteva nulla di buono, e la rossa non si lasciò neppure prendere dalla speranza che avesse compreso il suo imbarazzo e l'avesse lasciata in pace: non sarebbe stata Allyson in quel caso.
-Nel senso che... Non ci hai ancora fatto nulla?-, domandò, confusa piu che altro.
Emma la guardò supplichevole, sperando per davvero di aver capito male e che non stava davvero affrontando quel discorso con lei. 
-Oh no, ora mi rispondi-, sibilò, abbassando il capo, per sfuiggire allo sguardo penetrante del professore, che si osservava attorno da sopra gli occhiali alla ricerca dell'origine di quel brusio di sottofondo.
-Non ne voglio parlare con te, Ally-, spiegò, 
-E perchè?-.
Emma la guardò sbalordita, le guancie in fiamme e un caldo assurdo. -Perchè.. perchè non ne voglio parlare, punto-.
Allyson sbuffò. -Oh, come sei pudica, cailín-, sussurrò con una semplicità che Emma mai avrebbe avuto, nel pronunciare una simile parola.
Capitava a volte che l'irlandese usasse qualche parola nella sua lingua, per sbaglio o per voglia, quindi Emma non ci fece molto caso; Cercò invece di far cadere il discorso voltandosi verso il professore e fingendo di seguire, sperando cosi che Allyson scegliesse di lasciarla stare.
-Emma-, la richiamò quella, non demordendo. -Dammi almeno un contentino... Piccolo piccolo-.
La rossa si passò una mano sulla guancia, cercando di infondersi un pò di freschezza e sentendole calde sotto al tatto; Guardò l'amica, sporta verso il suo banco, con l'espressione da cucciolo che rispoleverava solo quando le faceva piu comodo, che faceva contrasto con i suoi capelli ribelli. 
-Qualcosa c'è stato, ma... Non sono pronta ad.. andare avanti. Per ora-, sussurrò, arrendendosi e rendendosi conto che non le era dispiaciuto ammetterlo: a volte sentiva davvero una mancanza. Le sue amiche parlavano sempre delle novità che assieme ai loro ragazzi affrontavano, anche con lei lo facevano, molto di piu quando non aveva neanch'ora fatto coming out, ma lo facevano sempre e si scambiavano spesso consigli; nella sua situazione però, oltre a Santana e a quella sua amica bionda dalla dubbia sessualità, Emma non aveva proprio idea a chi rivolgersi per sfogarsi.
-Ne dovresti parlare con lei, mi sa-, disse Allyson. -Se non l'avete già fatto, è ovvio-.
Emma si strinse nelle spalle. -Bè, una specie, ma non abbiamo mai per davvero affrontato il... fatto-.
Le spalluccie dell'altra, furono una risposta esauriente. -Bè, lig an t-am a reáchtáil an chúrsa, diciamo noi: dà tempo al tempo, no?-, le sorrise.
La rossa annuì, senza aggiungere nulla, capendo che stavolta l'amica si sarebbe accontentata di quello che aveva avuto; In piu di un'occasione aveva avuto la pazza idea di tirare fuori l'argomento, ma mai aveva davvero trovato il coraggio di farcela a confessare tutte le sue paure e i suoi dubbi.
Aveva diciott'anni, ma si sentiva una bambina in quel campo ancora cosi sconosciuto.
-Un'ultima cosa, e poi giuro che ti lascio ascoltare questa lezione noiosissima-, sussurrò Allyson, tamburellando con le dita sul banco, cercando di attirare l'attenzione della rossa.
Emma le fece un cenno, acconsentendo, ma sorridendogli comunque, cercando di fargli capire che non avrebbe risposto ad un'altra domanda troppo privata.
-La ami?-, chiese Allyson.
Emma sorrise. -Si-.
-E glielo hai detto?-.
-Si-, stavolta il rossore che le colorava le guancie aveva un sapore piu dolce, un sentimento cosi sottile che non poteva far altro che apparire sulla sua pelle ogni qualvolta venisse messo in mezzo.
Incrociò lo sguardo di Allyson, e seppe ancora prima che aprisse bocca, quale sarebbe stata la domanda successiva. 
-E lei ti ama?-.
Nessuna risposta decisa, solo un'annuire da parte della rossa: l'aveva capito dopo quei pomeriggi, mesi, passati assieme che qualcosa di profondo, per lei, Santana lo provava.
-Te l'ha detto?-.
Poi capitava che ci fossero quei momenti, quelli perfetti: che fossero sedute su una panchina del parco giochi, che fossero in cucina a dividersi le porzioni del take away, che fossero sdraiate sul divano,  in qualunque altra situazione, in cui Emma sentiva lo sguardo di Santana puntato su di sè, ed era certa che quelle parole fossero là; Dietro a quelle labbra incredibilmente morbide, cosi vicine ad uscire e spargersi nell'aria ma allo stesso tempo cosi lontane, nascoste sotto metri e metri di timore. Se lo sentiva sulla pelle che quelle parole sarebbero saltate fuori in quel momento, cosi, soprendendola come faceva sempre Santana, ma alla fine restava solo il silenzio di qulcosa di perso e allora preferiva tirare avanti, non facendoci caso.
Molte volte voleva solo voltarsi verso la ragazza e dirle lei, cosi da infondergli del coraggio, dimostrarle che non c'era nulla di strano e che non era cosi alto il salto che avrebbe dovuto fare, ma anche quella voglia la lasciava scemare sottopelle.
E allora un dubbio che continuava a picchiettarle in testa le faceva passar la volglia di mangiare o ascoltare cosa il telecronista stesse dicendo, lo stesso dubbio che non aveva il coraggio di tirare fuori: la sua ex.
Era come un'ombra sileziosa che non la lasciava mai, un'aspro che sembrava essere sempre posizonato ai bordi della sua relazione, che crecava di farsi spazio e che la faceva pensare, troppo e in modo sbagliato. Non ne conosceva neppure il nome, non aveva mai voluto saperlo in realtà, sicura piu che mai che continuare a considerarla solo un'ombra senza nome o identità, l'avrebbe aiutata a fingere che non ci fosse.
-Emma, te l'ha detto?-.
-No-.
 
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Enjoy it and see you soon :)
   
 
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