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Autore: liyn    17/05/2013    3 recensioni
‘Sarò qui insieme a te per sempre, fino alla fine.’
La gente cambia, tutti. Il per sempre non esiste. Sola, mi aveva lasciata sola ancora una volta. Io avevo perso e lui aveva vinto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Sarò qui insieme a te per sempre, fino alla fine.’
Una mano tracciò il contorno della mia schiena fino ad arrivare alla spalla sinistra.
Mi strinse così forte da farmi mancare l’aria e per la prima volta in vita mia mi sentii felice, felice per davvero.
Felice come una qualsiasi ragazzina quattordicenne insieme al suo migliore amico.
Una situazione fin troppo comune che a me però piaceva.
Lo attirai ancora di più a me e cominciai a punzecchiargli una guancia. Poi gli pizzicai la pancia.
‘Anche io Harry, fino alla fine.’






Il per sempre non esiste. La gente cambia.






DUE ANNI DOPO
Il buio mi circondava. Sullo stomaco avevo un pesantissimo macigno che non mi permetteva neanche di muovermi.
Che stupida. Ma che potevo farci? Io lo ero, ero davvero una stupida. Una stupida che ha paura di tutto e di tutti.
Una ragazzina che non appena incontra un problema corre a casa, spegne la luce e si butta sul letto.
Nell’ultimo periodo mi ero ritrovata a piangere più del solito.
Piangevo perché non riuscivo a capire matematica.
Piangevo perché mamma mi portava a casa i cereali sbagliati.
Piangevo anche quando perdevo contro mia sorella a Call of Duty.
Non che avessi mai vinto una partita, ovvio.
Presi il cellulare dal comodino imprecando contro la luce che mi torturò gli occhi. Le otto del mattino. Perfetto.
Mi alzai e senza neanche badare a quello che prendevo dall’armadio mi vestii, mi lavai i denti e uscii di casa in rigoroso silenzio.
Fuori pioveva ed ero arrivata alla fermata dell’ autobus troppo tardi. Lanciai una rapida occhiata allo sfondo del mio iPhone. Le otto e mezza.
Mi diressi verso scuola a piedi. Attraversai il cortile deserto mentre tutti erano probabilmente già entrati. Ormai fradicia continuai a tirare dritto fino all’entrata.
Mi guardai intorno e notai con piacere che erano tutti già entrati.
Se fossi mancata per un’ora nessuno se ne sarebbe accorto. A nessuno sarebbe importato.
Con la stessa enfasi di un bradipo delle nevi strascicai rumorosamente i piedi fino alla porta del bagno femminile e mi ci fiondai dentro.
Buttai a terra lo zaino zuppo e lasciai scivolare il giaccone di lana che raggiunse all’istante il pavimento.
Misi tutti i capelli su una spalla e cominciai a strizzarli.
Per un secondo incrociai il mio sguardo allo specchio e solo allora mi accorsi di quanto i miei occhi verdi fossero spenti. Senza emozioni. Vuoti.
Un colpo proveniente da una delle porte dei gabinetti dietro di me mi fece sussultare.
Forse qualcuno era svenuto.
-Dio mio!- ansimò una voce femminile.
Sicuramente lì dentro stavano tutti bene, nessun ferito.
Una piccola parte della mia coscienza mi ordinò quasi di correre fuori da quel posto all’istante, ma un’altra parte (la più grande) mi portò ad incollare i piedi sul pavimento. La faccia di chi sarebbe uscito da quel bagno notando che c’ero anche io sarebbe stata troppo esilarante. Non potevo perdermela.
-Ti avevo detto di fare silenzio. Non voglio farmi beccare a scopare nei cessi delle femmine ancora una volta.-
E fu proprio in quel momento che non riuscii più a muovere un muscolo, smisi di respirare e il cuore cessò di battere. Quella voce.
Mi affrettai a raccogliere tutte le mie cose ma non fui abbastanza veloce perché sentii il gancio della porta alle mie spalle cigolare e la porta aprirsi.
Ne usci fuori una Margaret Williams con i capelli rossi scompigliati e la minigonna stropicciata.
Era nel mio stesso corso di fisica e da quel che avevo potuto constatare era il prototipo di ragazza modello.
Ben voluta da tutti, bellissima, dolce e simpatica. Il mio esatto opposto.
A volte mi ritrovavo ad esprimere desideri alle 11:11 di notte chiedendo al creatore con tutto il cuore di scambiare il mio corpo con il suo, anche per solo una settimana.
A suo svantaggio ovviamente. Nessuno sarebbe voluto diventare come me, neanche in un incubo.
Non abbastanza simpatica, non abbastanza intelligente, non abbastanza coraggiosa. Non abbastanza. Ecco quello che ero.
Per non parlare del mio aspetto fisico. Le amiche di mia madre mi dicevano sempre che la mia era una bellezza particolare.
Una di quelle che non ti lasciano senza fiato all’istante, ma dopo un’attenta osservazione.
Peccato che se ne fossero accorte solo loro e non i miei compagni di scuola, me compresa.
E di certo il mio carattere non aiutava per niente. Timida, stra maledettamente timida.
Mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero caduta e tornai a fissare la ragazza davanti a me.
Le ci volle un po’ per capire che c’ero anche io lì e non appena puntò i suoi occhi castano scuro nei miei mi lanciò un sorrisino imbarazzato e con un cenno del capo si liquidò all’istante.
Pensai che il peggio fosse finito e fui pronta a dirigermi verso l’aula di filosofia ma ricordai che la voce sentita prima non apparteneva alla ragazza che era appena uscita. Avevo un brutto, anzi terribile presentimento addosso.
Qualcuno fece sbattere violentemente la porta che si trovava pochi passi dietro di me e per lo spavento da idiota dell’anno feci cadere per l’ennesima volta lo zaino in terra, ma non me ne curai minimamente.
Girai di poco il capo e il macigno ritornò a sostare sul mio stomaco.
Era lì.
Harry Styles mi stava fissando quasi divertito mentre era comodamente appoggiato al muro bianco dietro la sua testa, su cui aveva messo un berretto verde che nascondeva in parte i suoi ricci castani.
Tornò serio all’istante e cominciò ad avanzare verso di me.
-Collins.- mi salutò.
Incatenai il mio sguardo verde nel suo del medesimo colore.
Cominciai a domandarmi perché dovevo essere sempre io a soffrire.
Tutte le più grandi delusioni erano sulle mie spalle.
Tutto il male che mi avevano procurato, che lui mi aveva procurato.
Non avevo la forza di parlare, di rivolgergli anche un piccolo saluto.
Ci fu un momento di silenzio e subito dopo lui tornò a ghignare. E mi salì un gruppo in gola.
-Finalmente hai perso qualche chilo, mi facevano male gli occhi a vederti rotolare per i corridoi.-
Gli occhi mi bruciavano e mi sentivo la faccia dannatamente accaldata. Passarono pochi secondi di silenzio. 
Sembrava in attesa di qualcosa e purtroppo mi ero resa conto anche io di cosa stesse aspettando.
Una piccola lacrima scese lentamente dall’occhio sinistro e vidi la sincera soddisfazione nei suoi occhi glaciali.
Il macigno scomparve ma lasciò lo spazio alla consapevolezza. La consapevolezza delle sue parole. Vere.
La fitta allo stomaco divenne sempre più forte e si aggiunse un altro tipo di consapevolezza.
La gente cambia, tutti.  Chi c’è sempre stato può abbandonarti da un momento all’altro per un qualsiasi motivo, anche il più futile.
Il per sempre non esiste. La cruda verità.
La situazione cominciò a sfuggirmi di mano e dopo la piccola lacrima iniziale ce ne furono altre. Molte altre.
Senza neanche accorgermene mi ero accasciata sul pavimento.
Le gambe strette al corpo e il mento sulle ginocchia. Per quanto mi facesse male non riuscivo ad evitare il suo sguardo.
Scorsi una leggera nota di pena nei suoi occhi. Mi sembrò per un attimo il vecchio Harry.
L’Harry dagli occhi vivaci, quel ragazzo che si commuoveva sempre alla fine dei film d’amore che guardavamo insieme.
Ma mi sbagliai. Rialzò le barriere e tornò quello di qualche minuto prima.
La campanella suonò e mi ritrovai sola.
Mi aveva lasciata sola, ancora.
Io avevo perso e lui aveva vinto.




Più passavano i giorni e più smettevo di mangiare a pranzo e cena.
Più smettevo di mangiare a pranzo e cena e più ingurgitavo schifezze durante gli intervalli dei pasti.
Quando cominciavo una cosa dovevo finirla per bene, agli occhi degli altri.
Non mangiavo più non per una questione personale ma per far vedere agli altri che potevo farcela.
Ovviamente crollavo sempre, ma nessuno se ne sarebbe accorto perciò potevo anche continuare ad andare avanti così. Mentendo. Chi mente non soffre.
A scuola sempre la solita storia: una F, due C, un non classificato e una B presa per il semplice fatto che avevo rifilato alla professoressa
uno di quei buoni offerta per i detersivi. Astuta, lo so.
Per il resto niente era cambiato in meglio.
Nessuno continuava a considerarmi, anzi no.
Zayn Malik si era seduto vicino a me durante l’ora di scienze. Non c’erano più posti liberi.
Le nostre gambe si erano toccate un paio di volte. Mi aveva chiesto una penna e a fine lezione mi aveva anche sorriso.
I miei ormoni ne avevano risentito di molto visto che a me non capita tutti i giorni di ritrovarmi seduta vicino ad un ragazzo bello come lui, che per dirla tutta si mostrava anche molto gentile e simpatico.
Mi lasciai sfuggire un piccolo sorriso che cancellai all’istante.
Ero stesa di nuovo sul mio letto, nel buio della camera.
Non sapevo che ore fossero. L’ultima volta in cui avevo controllato l’ora erano le quattro e venti del pomeriggio.
Chiusi gli occhi ma il rumore secco della maniglia mi interruppe.
Pensando fosse mia madre rimasi con gli occhi chiusi e aspettai che uscisse fuori dalla stanza che in quel momento era l’unica parte de mondo in cui volevo rimanere.
La porta si richiuse e dei passi pesanti si diressero nella mia direzione.
Il materasso si piegò e sentii due tonfi consecutivi, scarpe che cadevano sul pavimento.
Qualcuno si stese al mio fianco e un profumo di fiori esotici entrò prepotentemente nelle mie narici.
Ero in una posizione così comoda che la mia pigrizia mi impediva di muovere anche un singolo muscolo. La realtà è che avevo paura di deludere le mie aspettative. Avevo paura di voltarmi e non trovare nessuno.
E per nessuno intendo nessuno di speciale tipo mia sorella o la vicina di casa, Kate. Santa ragazza.
Rimasi con gli occhi chiusi fingendo di dormire, forse mi avrebbero lasciata in pace una volta per tutte.
-So che non stai dormendo, stai respirando troppo velocemente.-
Sbarrai gli occhi.
Stupida tachicardia da ansia, stupido respiro accelerato.
Una risatina rauca rimbombò nel silenzio.
Girai la testa verso destra.
Harry era accanto a me, il volto rivolto verso l’alto, i capelli ricci sparpagliati sul copriletto e la fossetta destra poco accennata.
Era più bello del solito.
Forse perché la sua espressione mi ricordava una di quelle che assumeva davanti la torta al cioccolato di mia madre, 
quando aveva quindici anni ed era un ragazzino semplice, con la pancetta e una grandissima dose di insicurezza.
Non un diciasettenne perfetto, meraviglioso, con l’autostima fin sopra i capelli.
-Chi ti ha fatto entrare?- chiesi.
-Tua madre.-
Mia madre, ovvio. Stupida donna.
-Mi dispiace per l’altro giorno, ho esagerato.- parlò ancora.
-Non preoccuparti, è passato.- mentii.
-Tua madre mi ha detto che non stai mangiando più. Senti so di averti fatta stare male ma non puoi smettere di..- 
Mia madre, ancora lei. Mai che si facesse i fatti suoi.
-Ci sono già passata, tanto.-
-Cosa?- chiese palesemente confuso.
-Mi hai già fatta soffrire e me la sono cavata, prima o poi finisce tutto.-
Rimase in silenzio. Rimanemmo così per secondi o forse minuti. Si sentivano solo i nostri respiri, nient’altro.
-Non pensavo davvero ciò che ho detto, ero solo arrabbiato.-
Arrabbiato? Lui? Dio mio quanto mi faceva incazzare.
Era sempre stato così.
Trovava giustificazioni su tutto, su qualsiasi cosa.
Strizzai gli occhi più volte, cercando di contenere le lacrime.
-Arrabbiato per cosa?- domandai cercando di sembrare arrabbiata, distaccata, ma non appena la voce mi si incrinò sull’ultima parola capii di aver fallito nel mio intento. Per un breve momento si girò verso di me, controllando se fossi già scoppiata in lacrime. 
Appena si rese conto che non ne avevo ancora versata nemmeno una si ricompose all’istante e tornò a parlare.
-Ti avevamo sentita entrare. Avevi interrotto la nostra scopata.-
-Vaffanculo Harry.- e una scia bollente scivolò sulla guancia destra.
-Non piangere ti prego, non di nuovo.- sussurrò.
-Prendere in giro una ragazza per il suo peso è la cosa più meschina che si possa fare.-
-Lo so.-
Mi asciugai la guancia con il palmo della mano.
Passarono altri secondi.
Trenta miei respiri e venticinque di Harry.
-Perché te ne sei andato?-
Lo sentii sospirare.
-Ho incontrato altre persone.-
-Ti sembra un valido motivo?-
-Si, mi avevi stancato.-
-Oh.- fu l’unica cosa che riuscii a dire.
L’avevo stancato.
Anche io mi stancavo di me stessa a volte, avrei dovuto immaginare che fosse quello il motivo.
-Eri sempre lì pronta a consolarmi, a farmi stare bene. E ti trovavo così bella nonostante le ragazze del mio stesso corso di arte sostenevano tu fossi troppo grassa.
Ma io non la pensavo così. E nemmeno i miei amici. Una volta ho persino picchiato Louis perché mi aveva detto che quando ti incontrava per i corridoi aveva impulsi sessuali non del tutto adeguati su di te.
Dio mio Maddison, non puoi nemmeno immaginare. Ero totalmente preso da te, mi facevi sentire le farfalle nello stomaco.
Ero innamorato. Ma io non volevo esserlo.
Un giorno andai a una di quelle feste a casa di Liam, e Niall mi presentò Ashley Greson. Nel giro di due ore eravamo già in bagno a scopare.
E fu proprio in quel momento che mi resi conto che non facevi per me.
A me piacciono le ragazze che la danno al primo appuntamento, tu non sei una di quelle.
Sapevo che non mi avresti assecondato, quindi decisi di allontanarmi da te prima che lo facessi tu.-
Se io e Harry avevamo qualcosa in comune, quel qualcosa era proprio la fatica nel esprimere in parole i sentimenti e ciò che si pensava.
Sapevo che stava provando difficoltà nel parlarmi così apertamente, così decisi di non interromperlo.
-Ho cominciato a prenderti in giro sul tuo peso anche io. E credimi che non ne vado fiero per niente.
Ho capito per la prima volta di averti fatto del male quando io e Ashley ti abbiamo presa in giro nel cortile.
I tuoi occhi erano vuoti.
E da quel giorno non ti ho più vista rivolgere un sorriso a nessuno.
Poi quest’anno quando siamo ritornati a scuola dopo la fine delle vacanze estive e ti ho rivista non puoi neanche immaginare cosa mi è passato per la mente.
Sembravi una fottutissima modella di Victoria's secrets. E puoi solo immaginare cosa diavolo scatenano in me quelle ragazze.
Tutti si chiedevano come fossi riuscita a diventare così in pochissimo tempo. E sono stato così orgoglioso di te nel vedere che ce l’avevi fatta.
Perfetta. Non che prima non lo fossi, ma ora lo eri agli occhi di tutti.
I ragazzi ti guardavano per i corridoi e ho anche sentito commenti poco gentili su di te, tra cui quello di Louis che disse che aveva tanta voglia di portarti nello sgabuzzino delle scope e rimanerci chiuso con te per ore.
L’ho picchiato, ancora.
Quando poi è venuto a sapere di come ti avevo trattata quel giorno in bagno per poco non mi strangolava.
Ha detto che se fosse stato tuo fratello mi avrebbe ridotto le palle in polvere.
In quel momento ho davvero avuto paura ma poi mi sono ricordato che non hai un fratello, quindi mi sono calmato.
Ci ho pensato un po’ su e ho cercato di sfogarmi con Zayn, è un tipo molto calmo e sa dare davvero buoni consigli.-
-Oh quindi è stato gentile con me quel giorno solo per pietà.- esclamai arrabbiata più con me stessa che con lui.
-No, lui in realtà ci stava provando con te. Non preoccuparti, ho picchiato anche lui.- sorrise
-E poi sono venuto qui, e il resto lo sai.- concluse scrollando le spalle.
Rimase in silenzio e da stupida mi lasciai sfuggire l’unica cosa che non avevo mai ammesso nemmeno a me stessa.
-Mi hai ridotta uno schifo.-
Vidi i suoi occhi farsi lucidi e la sua mano spostarsi sulla mia, che rimossi all’istante.
-So anche questo.- ritornò serio e freddo, come qualche giorno prima. 
-Dicono che sei stato con parecchie ragazze negli ultimi mesi.- provai una fitta nello stomaco solo nel pronunciare quelle parole
-Direi di si.-
-Oh, come hai fatto a innamorarti così tante volte in pochi mesi?.-
Lo sentii ridere e lo guardai confusa.
Mi guardò negli occhi e con un piccolo ghigno disse.
-Sono solo numeri, me le sbatto e basta. Non so amare, non più.-
Delusione.
Un’enorme delusione si fece spazio dentro di me.
Quello non era il mio Harry. L’Harry che conoscevo io non avrebbe mai detto queste cose.
Mi disgustava.
E allora perché continuavo a guardarlo, a sentire il cuore battere e le mani sudare?
Chiusi gli occhi. Non volevo più guardarlo.
Un respiro caldo mi solleticò la pelle sensibile del collo.
Aprii lentamente gli occhi e ritrovai il corpo di Harry sotto il mio braccio sinistro.
La sua faccia sprofondava nella mia clavicola.
Lo stavo abbracciando, si era infilato sotto di me come faceva sempre quando voleva farsi perdonare.
-Potresti insegnarmelo di nuovo tu.- sibilò.
-Cosa?- chiesi seriamente confusa.
-Amare.- rispose.
Il mio cuore fece una capriola e non riuscii a non sbattere li occhi più volte per cercare di capire se stessi sognando o meno.
-Ti prego.- continuò implorante.
Sentii il suo naso strofinarsi contro la mia guancia.
Poi il suo volto ritornò nella posizione iniziale e posò la bocca sul mio collo, baciandolo appena.
-Tu mi insegnerai ad amare e io ti insegnerò a fare sesso.- decretò.
Sembrava una specie di compromesso.
Diventai rossa, più rossa della macchina della vicina. La madre di Kate, santa donna anche lei.
-Chi ti dice che io..-
-Che tu sia vergine?- chiese avvicinando il suo volto al mio.
Annuii insicura.
Rise.
-Sei diventata rossa alla parola sesso, sei immobile mentre io sono praticamente spalmato su di te e non riesci a tenere il tuo sguardo saldo sul mio.- rispose.
-Ma non preoccuparti, c’è una prima volta per tutti. E a dir la verità mi eccita parecchio sapere che nessuno ti ha mai toccata prima di ora.- concluse con un sorrisino malizioso.
Nascosi la faccia dentro i suoi capelli e ne respirai il profumo.
Si mosse velocemente portandomi sotto di lui.
-Ti faccio vedere una cosa.- parlò piano, in silenzio, ma attento a farsi sentire.
Una cosa? Oddio. Di che cosa parla? Quella cosa? No, per favore.
Si leccò le labbra e mi si avvicinò lentamente.
Quando fu a pochi centimetri dal mio viso socchiuse gli occhi, respirò piano e posò delicatamente le sue labbra sulle mie.
Durò pochi secondi, un bacio a stampo.
Il più bel bacio di sempre.
Il mio primo bacio.






Il per sempre non esiste. La gente cambia.









Hei pipol,
Come state?
Io abbastanza bene tranne per il fatto che domenica e sabato
i ragazzi faranno due concerti in Italia e io non ci sarò.
Se qualcuno che sta leggendo ci andrà
si ricordi di urlare anche per me.
Ma avete sentito del Where We Are Tour?
Dio vdnjsdbfd. Farò di tutto per esserci.
Coomunque, questa è la mia seconda OS un po’ più depressa della prima.
Non voglio sentirmi dire cose tipo ‘Harry viene sempre descritto
come un puttaniere’ o cazzate varie.
Avevo in mente quest’idea da un sacco di tempo
Lo amo e so che è una persona dolcissima e meravigliosa.
Inizialmente doveva esserci solo Harry, però poi ho nominato
anche gli altri ragazzi, non ho saputo resistere ahahah.
Ora vado che devo ancora cominciare a studiare.
Spero vi piaccia.
Un bacio
-L
  
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