Mentre scrivo ascolto.
E lascio che la musica guidi le mie mani sui tasti, sulle lettere vive. Come ogni altra cosa, morta.
Chiudo gli occhi li riapro. Chiudo gli occhi e li riapro.
Guardo.
No.
Vedo, che è diverso.

 Il deserto si dispiega davanti ai miei occhi. Esteso come un mare di dune e rocce.
La notte scende inevitabile e si riempie di lumi fissi sia lassù che quaggiù.

Ascolta la notte.
Ascolta il rumore delle sabbie trascinate via dal vento caldo che viene da sud.
Laggiù il fiume scivola tra il verde florido, lambendo alla base il rilievo su quale sorge il grande palazzo del faraone.
Ci sono delle carovane che giungono dalla porta est. Chiacchierii.
Guardie e domande.
Perchè.
Scoprirò tutti i perchè un giorno. Di tutti i luoghi conoscerò quei perchè, di tutti gli uomini e gli umani.
Ora corro. Scendo giù dalle scale. Scendo dal tetto di casa mia per scivolare nelle vie strette ma così accoglienti di odori, di sabbia del deserto.
Panni stesi dalle finestre, esposti su corde vecchie, smossi dal respiro delle dune.
Il vento mi segue.
Io sono il vento caldo del deserto. Che tutto abbraccia, che tutto sfiora.
Le mie dita scivolano lungo una parete.
La ruvidezza dei mattoni grezzi, e di pietre abbozzate mi fanno venire la pelle d'oca.
C'è una bancarella poco avanti. Datteri. Li sfioro coi polpastrelli.
Il venditore mi vede ed accenna un saluto così alzo la mano anch'io.
E poi scappo lontano.
Lei mi sta aspettando. Ramh-Sai-Ni. La terza figlia del faraone.
Io valgo nulla al suo confronto, alla sua meravigliosa bellezza e purezza.
Dea.
Sono niente, sono sempre stato il niente. I miei genitori sono contadini. Mai io?
Mi hanno trovato appena nato. Forse sono figlio di schiavi.
Quindi nulla comunque.
 
Il tempo sta mutando lo sento, mia bella Ramh-Sai-Ni. Devo affrettarmi.
Pioverà.
Mi bruciano gli occhi come tutte le volte che è successo.
Corro corro ancora, verso di te. La mia luce nell'oscurità.
Ogni volta che giungo a te il mio cuore sembra scoppiarmi di gioia; si apre e si chiude a tutto.
Sei lì, dove sempre ci incontriamo. Le tre rocce ed il Nilo.
Ti amo, Ramh-Sai-Ni.
E tu?
 
Quando giunsi al nostro luogo segreto, il mio cuore si fermò. Eri lì.
Assieme a tre guardie di tuo padre.
Ed un sacerdote di Anubi. Lo riconobbi dalla tunica.
< Cosa succede, mio amore?>
Una guardia < Come osi moccioso? Parlì così alla figlia del faraone!??>
< Ma io...> rimasi con le parole in gola.
Lei mi guardava nella più apatica calma.
Il mio sguardo passò in rassegna i volti degli altri:
le tre guardie erano arrabbiate,
il sacerdote rimaneva lì in piedi,come un elemento fuori posto, nell’austerità silenziosa della sua posizione.
< E' giunto per te il momento di scegliere...o la morte, o con me.> disse l'uomo dalla tunica lunga.
< Perchè devo scegliere? Io ho lei, la amo. I miei genitori. Tu chi sei per dirmi ciò che devo o non devo fare?>
A quelle dichiarazioni le guardie mi presero per la tunica e mi caricarono di peso.
Ero leggero a quei tempi.
Io mi dibattevo, imprecavo. Non volevo.
Il sacerdote mi si avvicinò dicendo delle parole che non compresi; erano suoni alcuni più cupi altri più acuti.
Fu così che mi addormentai perdendo coscienza...