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Autore: __Orange    17/05/2013    0 recensioni
-Su su, papy. Sai cosa dicevano i professori del miliardario Richard Branson, quello della Virgin Group, ai suoi genitori, quando era alle elementari?-
-No, Meg, non lo so. -
Io ripresi a parlare, sorridendo come un’imbecille, con gli occhi rivolti verso l’orizzonte -Dicevano: signori, vostro figlio da grande, o andrà in prigione, o diventerà un miliardario. -
Lui alzo, gli occhi al cielo, le mani in preghiera.
-Prepareremo i turni degli orari di visita, allora.-
Grazie della fiducia.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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2.COSA SONO I LAMANTINI, CARLY?
 
-Tu sei pazza!- mi urlò contro Styles.
-Ma calmati!
-Li hai toccati! Nessuno ha il permesso di toccarli! Sono miei! Che ci volevi fare eh? Rubarli e farci una bambola vodoo?- continuò lui, allibito, tenendosi i capelli tra le mani, manco glieli avessi tagliati.
-Ho detto calmati! Volevo solo sentire se i tuoi capelli avevano la stesa consistenza di Styles!- lo incitai, io, con tono neutro e distaccato.
-Di Styles?- mi chiese, non capendo.
-Sì, di Styles. Ma non sei tu Styles.-
-E chi cavolo è Styles?- mi domandò, ancora più confuso di prima.
-Un cane che è stato investito..- risposi, con noncuranza.
Lui mi fissò, con gli occhi sgranati da pazzo.
-Tu sei pazza.-
-L’hai già detto, cambia disco.- sbuffai.
-Vorrei proprio sapere cosa hai fatto per finire qui, stavolta.- mi chiese, ricomponendosi.
-Oh, niente di che, sai… solite cose. Ho… preso a pugni uno.- cambiai discorso io.
-Ah, davvero?- chiese lui alzando un sopracciglio.
-Sì, mi aveva dato della pazza..-
-Ah, capisco.- finì lui con tono grave. –E non c’entra nulla il monologo che hai fatto a mensa sul “salviamo i cavalli” vero?-  concluse poi con un sorrisetto.
Cominciavo a odiarlo. Forse l’avrei picchiato seriamente.
-Ah, ah.- risi io, sarcasticamente. –Sei una sagoma, Styles, veramente. Vorrei sapere come un ragazzo con un tale senso dell’umorismo possa essere finito in questa gabbia di matti, di nuovo.-
L’avevo già visto quel ragazzo, ovviamente, anche se non ci avevo mai parlato. Aveva frequentato molte volte la sala punizioni, accompagnato dai suoi due compagni di scorribande, come me d’altronde, e sapevo che era diventato amico di Lou.
Ma io in quelle tre ore nelle quali dovevo sorbirmi il caos dell’aula o il professore che ingurgitava merendine, preferivo di gran lunga farmi una dormita o leggere, che era una delle cose che mi piaceva veramente fare.
-Ah, non ho fatto nulla di che..- mi rispose lui, alzando le spalle –Mi hanno beccato mentre cercavo di copiare da Niall il compito di biologia.-
-Uh, che ragazzo cattivo.- lo ammonii io, sbadigliando.
-Ha parlato quella che ha spaventato la signora della mensa- mi rispose lui, a tono.
Cambiai discorso –Ma tu scusami, sei qui con me perché non ci sono i tuoi amichetti? Esisto solo io in questa stanza? I tuoi amici stranieri, quello moro e quello biondo manco fossimo in OC, non si sono fatti mettere in punizione per stare con te stavolta?- gli chiesi, sbuffando.
Lui sorrise: -No, Zayn è assente, Niall invece aveva da fare nel pomeriggio ed è stato buono durante le ore di lezione per riuscire ad uscire.-
-E allora perche non potevi startene buono pure tu? O perché non puoi metterti a parlare con, che ne so, quella tizia tatuata e piena di piercing?-
-L’hanno trovata a farsi un buco nell’ombelico in bagno. Ho il terrore degli aghi.- rabbrividì.
-E allora guarda, quella lì che sta sul banco a studiare! Magari vorrà della compagnia!- gli proposi, speranzosa.
-Quella sta leggendo un manuale per autocontrollarsi, ha problemi comportamentali.-
Sbuffai –Guarda quel ragazzo! E’ lì, tutto solo! Andate lì a parlare di calcio, culo, tette, fighe! Andreste d’accordo!-
Lui ridacchiò –Quello se vado lì mi mena, ha picchiato un mio amico l’altro giorno e mi sono messo in mezzo. Non aspetta altro che rinchiudermi in un vicolo buio per uccidermi!-
-Ah  e quindi ti servirei come copertura perché non ti uccida?- gli chiesi –No, tanto per sapere se devo temere per la mia incolumità.-
-In effetti sì, dovresti servire a questo.- ammise lui, con un sorriso.
Ancora sorrisi. Te li spacco, quei denti.
-Sono contenta di aver trovato un compagno di punizione così coraggioso. Non ho nulla da temere!- gemetti, con tono rassegnato.
 Lui ridacchiò.
-Come sta Louis?- mi chiese
-Fisicamente o cerebralmente parlando? No perché, fisicamente sta bene, è del suo cervello che mi preoccupo. Da un po’, ormai.- ammisi, scuotendo la testa.
Lui rise, buttando la testa all’indietro, Ma che modo di ridere è? Aveva problemi di schiena?
-Sai, l’ho invitato alla festa del mio amico Zayn, sabato. Vieni anche tu?-
-Styles, mi sarei autoinvitata comunque, lo sai?-
-Ah giusto, Maggie.-
Lo fulminai, con il sangue negli occhi: -Come mi hai chiamata? Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara.-
-Ma Louis ti chiama così. - si difese lui, con un sorriso mezzo accennato, facendo finta di non essere spaventato dal mio quasi raptus nevrotico.
-Louis è idiota, e poi mi chiama così da quando avevo sette anni. Lui può, è giustificato a causa del suo ritardo mentale, che più o meno risale a quell’età.- gli comunicai, scandendogli le parole. –E poi, scusa, io volevo dormire, chi ha detto che voglio fare conversazione? Staresti rubando il mio tempo prezioso.-
-Dormire è tempo prezioso?-
Lo fissai, cercando di dargli fuoco con gli occhi. Nulla. Mi sarei allenata su mia sorella.
-Dormire è SEMPRE tempo prezioso, ragazzino.-
E con questa frase ad effetto ti buttai sul banco, chiudendo finalmente gli occhi e ascoltando i The Fray, sperando che almeno quelli non piacessero al mio vicino di banco.
 
 
Mi risvegliai alla fine della detenzione, quando José Fernando Diaz Rivarola marito di Carmen padre di Patty, si alzò e ci invitò ad uscire, che lui aveva una cena importante.
Cena, figurarsi.
Il mio vicino se n’era andato chissà dove, forse a farsi menare. Speravo, in effetti.
L’occhio mi cadde su un bigliettino posato proprio sul banco a fianco al mio. Lo presi e lo lessi:
 
Ciao Meg o Megan,
volevo farti sapere che la tua raccolta musica è davvero una figata.
Sì, l’ho ascoltata con una cuffietta mentre dormivi, e me ne sono andato perché non mi uccidessi.
Ci vediamo in giro!
Ah, verrai alla festa di sabato?
                                                                    Harry Styles (non il cane. Si spera.)
PS ah, dovresti smetterla di sognare Johnny Depp sulle isole caraibiche. Parli nel sonno.
 
Harry Styles sei ufficialmente sulla mia lista nera.    
E io non avevo mai avuto una lista nera, fino a quel momento.
Per far capire la gravità della situazione.
 
Due giorni dopo la detenzione, me ne stavo al “sole”, se così si può chiamare quella palla pallida e spenta che sta sopra alla mia testa, in giardino, a leggere.
-Che leggi?- mi chiese Carly avvicinandosi saltellando verso di me.
-Il grande Gatsby.. – risposi, assorta nei miei pensieri.
-Ma non hai lezione?-
-In teoria.-
-E in pratica?-
-E in pratica sono qui, Carly, non mi sembra difficile.- risposi, sbuffando.
Oh mio Dio ma cos’aveva l’universo contro l’intelligenza? Era troppo difficile anche fare due più due?
-Quanto fa due più due?- chiesi di scatto a Carly, che aveva cominciato a parlare degli affari suoi.
Lei mi guardò stupita un attimo. –Aaaah..quattro?-
Tirai un sospiro di sollievo. –Uff, grazie a Dio.-
-Hai già bevuto?- si informò Carly, inclinando la testa.
-No, no, sobria fino all’osso. Forse. Credo. In effetti a mensa ho mangiato qualcosa di strano. Credo che quella della mensa ce l’abbia con me per qualcosa..- ipotizzai, pensierosa.
Eppure non le avevo fatto nulla. –Vabbè. Dicevi?-
Si schiarì la voce. –Dicevo, oggi pomeriggio dovrei andare ad un incontro imperdibile per l’associazione per la difesa dei lamantini.-
-Dei lamantini.- ripetei io, poco convinta.
-Sì, Meg. Lamantini. Solo che sono finita in punizione..-
-Cosa sono i lamantini, Carly?- chiesi, sconvolta.
Oddio, ma allora esistono veramente. E io che pensavo fossero creature mitologiche.
Lei sbuffò. –Sono una specie di foche. Ma grosse.-
-Grosse foche..- ripetei, di nuovo, con gli occhi sognanti. Che figata. Grosse foche.
-Sì, Meg. Grosse foche. Io devo andare assolutamente a quell’incontro. As-so-lu-ta-men-te!- urlò, perforandomi il timpano.
-Ho capito, Carly, as-so-lu-ta-men-te, sì. Ma, aspetta un momento, perché sei in punizione?- le chiesi, distogliendo l’attenzione dalle grosse foche e tornando all’argomento principale.
Lei agitò una mano, come se stesse parlando dello smalto che aveva appena comprato. –Ah, nulla. A geografia stavamo parlando dell’acqua e delle dighe nei paesi arabi.-
La fissai, aspettando che continuasse –Eeee..? – la esortai. –Non mi sembra un grande argomento di disputa.-
-Diciamo solo che Tom Johnson ha fatto un commento dei suoi.-
-Del tipo?-
-Del tipo: “e a me cosa frega, tanto hanno il petrolio, possono comprarsi quello che vogliono”. Il petrolio, Megan. Il petrolio!- urlò ancora, sullo stesso timpano.
-Ho capito, Carly. Petrolio, sì.- dissi, scuotendo la testa per riattivare l’orecchio.
-Ma ti rendi conto?- si inalberò lei, le braccia rivolte verso l’alto –Il petrolio! Io gli ho fatto presente che col petrolio poteva anche pulirsi il culo, porca vacca boia! Si può essere più rincoglioniti?-
Adoravo Carly quando si arrabbiava. Una visione unica.
Dalla ragazzina piccola, gracile che era, diventava una specie di mostro a sei braccia, i denti digrignati come un mastino, gli occhi spiritati come la bambina dell’esorcista,  la voce potente che dava sfogo a tutte le parolacce che conoscesse il suo vocabolario.
-Ho capito, Carly. Pulirsi il culo, sì. Ma cosa centro io coi lamancosi?-
-Lamantini.-
-Sì, sì lamantini.-
-Ecco, la settimana prossima c’è un convegno esclusivo con un professore che porterà dei video esclusivi sugli studi che ha fatto del loro linguaggio. Sai, il professore, quello che ha scoperto che gli squali preferiscono le donne bionde alle donne more, da mangiare.-
Che scoperta interessante, dico davvero.
-Tutto più chiaro ora..- risposi, convintissima.
-Beh, i biglietti sono al circolo solo oggi e io devo assolutamente averli! Assolutamente!-
-Carly, porco giuda, sono un non-udente ora!- inveii, proteggendomi il timpano.
-Scusa. Dicevo, tipregotipregotiprego potresti andare a prenderli tu per me? Ti prego!- mi supplicò prostrandosi a terra.
-Vado io, sta tranquilla. Dammi l’indirizzo.- la calmai subito io.
-Graziegraziegraziegraziegrazie- saltò lei, schizzando in piedi e abbracciando l’albero dietro di noi.
Impazzita. Era impazzita.
-Vuoi stare tranquilla?- provai a tenerla a freno.
-Scusami. E’ che è un sogno che si avvera!-
Un sogno che si avvera. Vedere dei lamantini? Bello.
Mi sentii trascinare verso la caffetteria, dove lei aveva carta e penna per scrivermi l’indirizzo del suo club.
O quello che è.
 
Intorno a me se ne stavano almeno settanta persone, tutte vestite in modo strano.
C’era una signora con un cappello che sembrava un cesto di frutta e un vestito fatto con foglie di bambù intrecciate. Ed io ero convinta fosse la Regina Elisabetta. In incognito.
Un ragazzo alto coi rasta portava una maglia con scritto “Peace, fratello” e la faccia di uno che aveva appena finito di girare nella ruota del criceto. O appena uscito da una lavatrice, fate voi.
Questi personaggi strani mi guardavano quasi sconvolti, con il mio chewingum a masticare a bocca aperta (ah, la finezza!), presa male di mio, coi miei leggins blu a pois e la mia felpona rossa con disegnato uno smile enorme.
Beh, che c’è? Sono daltonica. Forse. Probabilmente.
No, non era vero. E’ che non me ne importava granchè di come mi vestivo.
Cercai nella borsa il mio libro, sperando di finire di leggerlo prima che le porte si aprissero per prendere i biglietti del lamantino-day, ma non lo trovai.
Ricordai di averlo lasciato in giardino mentre Carly mi trascinava per raccontarmi di quanto fosse bello salvare il mondo, o cose del genere.
Maledetti lamantini.
Mi sedetti sbuffando, procurandomi l’occhiataccia di “Peace fratello”.
-Beh che c’è, non si può sbuffare, fratello?- gi dissi, facendogli il verso. Non si girò.
Dopo un’altra mezzora di ammassamento e attesa, avevo preso sonno sulla seggiola della sala d’attesa, tra quadri , piante e profumo d’incenso.
Fin quando una voce roca mi arrivò all’orecchio: -Ancora Johnny Depp, Megan? Pensavo di essere stato chiaro..-
Sussultai, cacciando un urlo del tipo :Cazzominchiainculoatutti!-
Una risata mi fece tornare in me.
-Tu!- urlai, puntando il dito verso il faccione tondo di Styles, piegato in due dalle risate. –Che cavolo hai nel cervello? Marijuana? -. Respirai affannosamente.
- Ma allora è vero che dormi sempre!- riprese lui a ridere, asciugandosi gli occhi dalle lacrime.
E perché rideva in quel modo da malato celebrale!
-Sì, genio. Dormivo. E sognavo Johnny Depp, anche stavolta. Tu piuttosto che cavolo ci fai qui? Mi segui? Sei un maniaco? Mi vuoi uccidere? Mi vuoi scuoiare e fare una borsetta da regalare alla tua prossima vittima?-
Lui mi fissava, non sapendo cosa dire.
-A volte mi fai paura, Megan.- affermò in tono serio.
-Lo so, me lo dicono tutti. Anche quel tizio lì in fondo lo pensa!- esclamai indicando il nigga del “Peace fratello.”.
-Che poi, “peace fratello” cosa? Peace cosa? Io la pace la faccio tutti i giorni non uccidendo persone come questo di fianco a me! Sono magnanima, fidatevi!-
Ormai ero partita in quarta, era finita.
-Sapete, questo  mi segue e io sono venuta a prendere dei biglietti per i lamantini. Lamantini capite! Io l’ho scoperto stamattina cosa sono! Eppure sono qui che compro i biglietti per i lamantini. Io sono “peace fratello”! Mica lui!-
Styles mi tappò la bocca con la mano, soffocando le risate e portandomi fuori, dove mi guardò ridendo come un decerebrato: -Stai impazzendo per caso?- si informò
-MI hai fatto prendere uno spavento atroce! Ma che cazzo ti passa in quel cervello da due soldi? Potevi farmi morire!- gli urlai contro.
-Scusami!- passò lui sulla difensiva, vedendo il mio sguardo assassino.
Dovevo fare paura, in effetti.
-Ok.- acconsentii io. –Ma mi devi spiegare cosa ci fai qui. Non ti vedo molto uno pro lamantini..-
-In realtà ti cercavo..- arrossì, sfilando lo zaino dalle spalle.
-E per  cosa? Uccidermi? Scuoiarmi?- ricominciai io, attenta ad un attacco ninja.
Me perché ninja, poi.
-No, niente di tutto questo. Anche se potrei pensarci, in effetti..- fece l’aria del finto pensieroso. –No, veramente sono venuto a riportarti questo..- mi disse, porgendomi il libro che avevo dimenticato a scuola.
-Oddio!- urlai io dalla gioia –Grazie! Volevo già ammazzare Carly per avermelo fatto perdere!-
- Beh, stavo giocando a calcio con gli altri l’ho visto per terra vicino all’albero che usiamo come porta..E quando ti stavo cercando ho trovato Carly e mi ha detto che eri qui..-
-E come hai capito che era mio, scusami?- in effetti sul libro non c’era scritto il mio nome, né nulla che potesse far intendere che era mio.
-Perché ti metti sempre tu a leggere lì, no?- mi chiese lui con un sorriso genuino.
In effetti quello era il posto adatto per leggere indisturbata: quando volevo saltare le lezioni o non essere disturbata il giardino principale era in bella vista, ma dietro all’albero del giardino sul retro quasi nessuno faceva caso a me che leggevo, appoggiata al tronco dell’albero, assorta nei miei pensieri.
Lui invece se n’era accorto. Harry Styles l’intelligentone di turno, quello che andava a sbattere dappertutto, si era reso conto che c’era qualcuno sotto quell’albero. Che c’ero io sotto quell’albero.
Mi riscossi dai miei pensieri.
-Grazie, Styles.- gli dissi, piegando gli angoli della bocca in una sottospecie di sorriso sbilenco.
-Era un tentativo di sorriso quello?-
-Una specie. Accetta lo sforzo e muto.- lo zittii.
Lui ridacchiò e mi tese la mano.
-E questo per cosa?- chiesi io, fissando la mano, confusa.
-Per essere sicuro che non vuoi uccidermi ancora.-
-Per cosa?-
-Ho ascoltato il tuo mp3 e ti ho fissata mentre dormivi. Ti ho anche registrata.-
-No! Tu maledetto..!- cominciai alzando un pugno.
-Scherzavo!- rise lui –Allora. Pace? Non vuoi più ammazzarmi?- chiese, lui, speranzoso, tendendo ancora di più verso di me, la mano.
-Peace fratello!- urlai, battendogli una specie di cinque e un pugno sulla spalla.
Lui indietreggio con gli occhi stralunati, poi rise con me, rivelando ancora una volta i denti bianchi e perfetti che sembravano finti.
-Scusa Styles, dovrei tornare dentro. Ci sarebbe un biglietto che dovrei comprare o Carly mi ucciderà.-
-Harry.- disse lui, con la sua voce roca.
-Harry chi? No, no! E’ per i lamantini!- chiarii io, pensando non avesse capito.
-No!- rise lui –Harry, Chiamami Harry, non Styles.-
-Ma Styles è un cognome così stano!-
-Styles era il nome di un cane investito. Non voglio avere un nome di un cane investito!-
-Pensi di andare all’anagrafe per caso?- chiesi, scettica.
-No, perché nessuno conosceva un cane di nome Styles, tranne te. Quindi non voglio ricordarti un cane investito.- chiarì lui.
-Ok, ok Harry.- lo bloccai io –Io devo andare a prendere questo biglietto maledetto. Ci vediamo eh?- lo liquidai.
-Ti spiace se rimango con te?- mi chiese, abbassando lo sguardo –Sai, l’autobus passa tra un bel po’, sono solo. E poi me lo devi! Ti ho riportato il libro!-
-Ok ok- tagliai corto –ma vedi di muoverti.-
- Grazie- mi disse Harry, sorridendo come a suo solito. –Ma..ehm..Megan?-
-Mh?- gli chiesi mentre aprivo la porta del circolo.
-Scusa la domanda ma..cosa sono i lamantini?-





BANG!

Ehi, ciao di nuovo :)
Ho inserito il secondo capitolo della storia per..boh, non so perché, ho visto un bel po’ di visite e mi sono detta: ok!
Più che altro ditemi cosa ne pensate perché se no non vale più la pena scrivere questa cacchiata quindi se non vi ruba troppo tempo fatemi una mini mini mini mini recensioncina ina ina?
Anche per dirmi: ué, bella, ammazzati!
Oppure: ehi, uo, sei il mio idolo, sposami.
Cose di tutti i giorni, insomma.
A parte gli scherzi, ditemi se vi piace, se sbaglio qualcosa, cosa dovrei cambiare, come pensate debba finire, se dovrei continuare, se è troppo idiota, se vi sto sulle balle, eccetera eccetera.
O, boh, ditemi di voi, così si fa conversazione.
Sapete, dovrei studiare e invece sono qui. ;)
Bella la vita.
 
Un beso y un pasito bailante, Maria!
 
Sciao, buon weekeeend!
Anna ;)

  
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