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Autore: dontletmeboo    17/05/2013    36 recensioni
La sua vita sarebbe cambiata, com’era cambiato il suo cuore.
Sentiva qualcosa di nuovo in sé, e anche se quella sensazione di stranezza continuava a spaventarlo, si sentiva felice, vivo.
L’intervento gli aveva permesso di avere un cuore sano, normale.
!Larry Stylinson.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heart.
- Se volete deprimervi ancora di più, mentre leggete ascoltate questa: Warrior.
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Avrebbe voluto svegliarsi, guardarsi intorno e capire che tutto era andato per il meglio e che niente sarebbe potuto andare storto; avrebbe voluto solo tornare a casa, e come se nulla fosse successo, tornare ad essere un ragazzo normale.
«Harry?» si sentì chiamare un’altra volta.
Si mosse leggermente sul lettino, facendo uscire dalla bocca qualche suono incomprensibile e solo dopo qualche minuto riuscì finalmente ad aprire gli occhi.
La luce che entrava dalla finestra, aperta e con le tende scostate, lo invase in pieno e per un attimo ebbe la tentazione di riabbassare le palpebre e tornare a vedere solo buio.
«Harry» questa volta la voce che continuava a pronunciare il suo nome era felice, sollevata; non triste e spezzata dai singhiozzi.
Il ragazzo voltò piano la testa, vedendo poi la madre in piedi accanto a lui che teneva le mani giunte, in un segno di preghiera «Sia lodato il Signore» pianse «Non ne potevo più ti aspettare che ti svegliassi» ammise, sedendosi sul bordo del letto e accarezzando dolcemente i capelli del figlio, spostandoli poi da un lato in modo che i ricci non gli coprissero gli occhi.
«Mi sei mancato così tanto» lo abbracciò, appoggiando la testa all’incavo del suo collo e continuando a singhiozzare, senza preoccuparsi del camice ormai bagnato dalle sue lacrime.
Con le poche forze che Harry aveva, portò una mano sulla sua schiena e la accarezzò leggermente «Anche tu» le sorrise appena alzò la testa e lei gli posò un bacio sulla fronte.
«Come stai?» gli chiese.
Strano.
«Bene» si limitò a dire «Anche se stanco.»
Lei annuì, sorridendo e non smise neanche un attimo di accarezzargli la testa «Credo sia normale dopo l’intervento.»
Harry annuì, ripensando al suo corpo.
Ecco perché si sentiva strano; dentro di sé aveva qualcosa che non gli apparteneva e forse era proprio quello a farlo sentire il quel modo.
Si portò automaticamente una mano sul petto, chiudendo gli occhi e ispirando nervosamente; sobbalzò appena sentì un battito, un altro ancora e ancora.
Rimase lì, a sentire battere il suo cuore; poi riaprì gli occhi.
«Sono diverso» sussurrò appena.
Anne scosse la testa, sorridendo debolmente «Sei sempre tu, Harry» cercò di confortarlo e tentò di non ricominciare a piangere.
Lui serrò la mascella «Cosa cambierà?» si stupì appena qualche lacrima gli scese lungo le guance, arrivando poi al labbro superiore e soffermarsi lì.
«Tesoro» disse, accorgendosi del medico fermo sulla porta, in piedi, che teneva una cartellina trasparente tra le mani «Devi riposarti ora» si alzò dal lettino, lasciandogli un bacio sulla guancia e uscì dalla camera di Harry, non prima di aver sussurrato un «Ti voglio bene.»
 
Harry rimase immobile.
Pensò alla sua vita, che da lì in poi sarebbe stata migliore, e appena i dottori abbandonarono la sua camera, rimase a fissarsi intorno.
Prima dell’intervento, prima che lo ricoverassero, quella stanza sembrava così bella, luminosa, colorata; ma solo in quel momento si rese conto di essere circondato da pareti verde chiaro, troppo chiaro, e anche le lenzuola del suo letto erano dello stesso colore, come le tende.
Fece una smorfia, cercando poi di pensare a qualcosa di positivo, e la prima cosa che gli venne in mente fu lui.
Sorrise appena, chiuse gli occhi e si immaginò l’unica persona che in quel momento avrebbe voluto vedere, abbracciare e baciare.
Passò il resto della giornata a fissare davanti a sé, nel vuoto.
Era appena nato il nuovo Harry, la sua vita sarebbe cambiata, com’era cambiato il suo cuore.
Sentiva qualcosa di nuovo in sé, e anche se quella sensazione di stranezza continuava a spaventarlo, si sentiva felice, vivo.
L’intervento gli aveva permesso di avere un cuore sano, normale.
 
 
 
 
Era passata una settimana.
Una settimana straziante, piena di esami e un via vai di amici e parenti che si fingevano interessati alla salute di Harry, ma che non facevano altro che mentire.
L’unica persona che lui voleva vedere, però, era Louis.
Gli aveva promesso di andarlo a trovare il giorno dopo l’operazione, gli aveva promesso di portargli un mazzo dei suoi fiori preferiti e anche dei cioccolatini che gli avrebbe fatto mangiare di nascosto dai medici.
Eppure il più grande non si era fatto ancora vedere e appena Harry provava a parlarne con la madre, lei non faceva altro che abbassare lo sguardo, imbarazzata, trovando una scusa per cambiare argomento.
 
«Harry, c’è una persona che ti vorrebbe vedere» fece Anne, aprendo leggermente la porta e vedendo il figlio seduto sul suo lettino, circondato da macchine e piccoli tubi.
Harry si illuminò e per poco non scoppiò a piangere.
Sapeva che Louis avrebbe mantenuto la sua promessa, e cominciò a pensare alle scuse che il moro avrebbe cercato per giustificarsi; a lui non importava delle scuse, voleva solo abbracciarlo forte, e baciarlo, come mai aveva fatto.
Appena la porta della sua camera si aprì, però, il suo sorriso e il sguardo luminoso si spensero.
«Ciao Harry» entrò Lottie.
La piccola gli andò incontro, con le gambe che le tremavano visibilmente, e si soffermò sull’aspetto del riccio.
«Lottie» rispose l’altro, con una piccola smorfia «Cosa ci fa tu qui?»  il suo tono uscì  tremendamente duro, e questo spaventò per un attimo la ragazzina.
«Volevo salutarti» si lasciò scappare una lacrima lei, che asciugò subito con la mano, prima di abbassare lo sguardo imbarazzata.
Harry la guardò confuso.
Perché era andata lei a trovarlo? Perché Louis, il suo Louis, ancora non si era fatto vedere?
In ogni caso, Lottie non rispose a nessuna delle domande che gli giravano in testa da una settimana intera, si limitò ad abbracciarlo forte, come mai aveva fatto, e uscire dalla sua stanza correndo, mentre ricominciava a piangere.
 
 
 
 
Aveva ricominciato a mangiare.
Non c’erano più aghi e flebo che circondavano Harry, ma in ogni caso sentiva una sensazione strana, di vuoto, dentro di sé.
«Louis?» chiese per la milionesima volta a sua madre.
Questa si limitò ad alzare le spalle e far comparire un inaspettato colore rosso sulle sue guance «Verrà, Harry» disse triste, ma anche la persona più ingenua sulla terra si sarebbe accorta della sua voce tremante e della bugia che si era appena imposta di dire.
Il ragazzo non fece altre domande, annuendo e massacrandosi le mani dal nervoso e dall’ansia.
Davvero Louis non si sarebbe più fatto vivo? Aveva dimenticato la sua promessa?
Il più piccolo, al solo pensiero di una vita senza Louis, cominciò a piangere; sarebbe stato in grado di uscire da quell’ospedale e ricominciare tutto senza di lui?
Si impose di non piangere, ma quei pensieri lo tormentavano da troppo, e prima di rendersi conto di avere le guance bagnate, sentì Anne avvolgergli le braccia intorno al collo e stringerlo forte a sé.
«Non mi vuole più» pianse, con la testa e i ricci schiacciati sul petto della madre.
Lei gli baciò una tempia «Amore non piangere» ma questo non riuscì a fermare le sue lacrime.
«Sono passate due settimane, mamma» singhiozzò «Sono venuti tutti a trovarmi» alzò lo sguardo, incontrando gli occhi lucidi della donna «Non mi ama più.»
Lei scosse la testa «Sono sicuro che lui ti ama» sembrava davvero sicura delle sue parole, ma perché Harry non riuscì a crederle?
Si promise di non pensare a Louis, si promise di dimenticarlo.
Di lì a pochi giorni l’avrebbero dimesso dall’ospedale e avrebbe potuto ricominciare la sua nuova vita, senza di lui.
Ma ogni giorno che passava, sentiva la sua mancanza, sempre di più.
Sentiva il bisogno dei suoi abbracci, della sua presenza; aveva tremendamente bisogno di quello sguardo, di quegli occhi azzurri che lo guardavano con tenerezza, con amore.
Aveva bisogno di lui, come si ha bisogno dell’ossigeno.
Aveva bisogno dell’unica persona che da sempre lo aveva aiutato a credere in sé stesso; quella persona che gli aveva promesso di esserci sempre per lui.
Quella persona che lui amava, come non aveva mai amato nessuno; la stessa che gli aveva fatto provare cose che non credeva nemmeno possibili, reali.
La persona che aveva ammesso di voler dare la vita per lui, se fosse stato necessario.
 
 
 
 
La pioggia continuava a cadere costantemente sul vetro della sua finestra e quel rumore leggermente lo infastidiva; aveva sempre avuto paura della pioggia, dei temporali, e in quel momento l’unica cosa che voleva era poter stare abbracciato a Louis.
Ma a quanto pareva il più grande aveva scelto di andarsene, di abbandonarlo per sempre, e Harry non poteva far altro che accettare quella sua decisione.
Cosa aveva fatto cambiare idea al castano, non lo sapeva, ma da quando era tornato a casa, dopo un’altra settimana, non faceva altro che pensare a lui; non faceva altro che sognarlo, per poi svegliarsi la mattina dopo, con le lacrime a bagnargli le guance e il cuscino.
«Harry» bussarono alla porta della sua camera, chiusa da troppo tempo; il riccio fece automaticamente finta di dormire appena questa si aprì leggermente e sua madre entrò «Non voglio obbligarti a mangiare» fece Anne, consapevole che il figlio non stesse dormendo «Ti lascio comunque qui la tua cena» appoggiò il piatto e una bottiglia di acqua ai piedi del letto «E poi è arrivato un pacco per te, te lo lascio qui.»
Harry giurò di sentirla di nuovo piangere, ma non ne capì il motivo,  non ci fece più caso e, appena sentì la porta chiudersi, aprì gli occhi.
Lasciò perdere la cena sul vassoio, soffermandosi sul pacco appoggiato sulla sua scrivania; si alzò e rabbrividì appena i piedi scalzi entrarono a contatto con il pavimento freddo.
Appoggiò le mani sulla piccola scatola, aprendola piano, quasi avesse paura di cosa ci avrebbe trovato al suo interno; appena la scatola fu aperta sorrise, nonostante fosse visibilmente confuso.
Tirò fuori il mazzo di fiori, i suoi preferiti, e poi una scatola di cioccolatini alla nocciola, che non tardò ad aprire e a mangiarne immediatamente uno.
Solo poco dopo si rese conto anche di una busta, sul fondo della scatola, che prese quasi con mani tremanti appena lesse sulla parte frontale il suo nome.
Era la scrittura di Louis.
Rabbrividì, sedendosi sul letto, ancora indeciso se leggere o no quello che il più grande gli aveva scritto.
Davvero Louis lo stava lasciando definitivamente con una stupida lettera?
Arrabbiato, confuso e contemporaneamente impaurito, Harry aprì la busta, cominciando a leggere.
 
 
 
Ciao amore,
 
quando starai leggendo questa lettera sarai già stato dimesso dall’ospedale e davvero spero che tu stia bene e che l’intervento sia andato come si sperava.
Ho dovuto lasciare ai postini una mancia supplementare per poterti far recapitare la scatola e la lettera dopo tre settimane; mi dispiace per te, ma mi devi quindici sterline, un giorno.
Hai visto i fiori?
Il negozio aveva solo tulipani bianchi, scusa, ma non ho avuto molto tempo per trovarne una dozzina, impacchettarli e scriverti; la prossima volta prometto che te li compro gialli, come piacciono a te.
E i cioccolatini alla nocciola, sono i tuoi preferiti, giusto?
 
Molto probabilmente ora sarai arrabbiato con me.
Ti avevo promesso di venire da te subito dopo l’operazione, e mi sento in colpa per non aver mantenuto la mia promessa, perché lo sai, mantengo sempre le mie promesse.
Questa volta ho dovuto fare un’eccezione.
Ti ho scritto questa lettera perché voglio che tu mi faccia una promessa, Harry.
Voglio che tu vada avanti, anche senza di me, perché si sistemerà tutto un giorno e potrai essere finalmente felice.
Ora hai un cuore nuovo, sano, hai un’intera vita davanti a te e questa è la cosa fondamentale.
Sappi che ci sarò sempre per te, non ti ho abbandonato, Harry.
Ricordi? Per te darei tutto. Per te ho dato tutto.
Questo per vederti felice, per federe felice la persona che amo più di ogni altra cosa al mondo.
E ora che mi trovo seduto sulla sedia dell’ospedale in cui ieri ti hanno ricoverato, ho deciso di scriverti; non ti voglio dire nulla a voce, saresti in grado di fermarmi, e questa è l’ultima cosa che voglio.
Tra qualche ora sarai operato, perciò devo proprio andare.
 
Harry, non mi dimenticare, mai.
I medici dicevano che se in poco tempo non avessi trovato un donatore, potevi non farcela; per questo avrai qualcosa di me che ti apparterrà per sempre, il mio cuore.
 
 
Ti amo,
Louis.
 
 
 
 
La lettera, bagnata dalle lacrime del più piccolo, cadde a terra, scivolando sul pavimento.
Pur di dargli un cuore sano, pur di vedere felice la persona che più amava al mondo, la persona per la quale avrebbe fatto qualunque cosa, Louis aveva dato tutto; aveva dato la sua vita, gli aveva donato il suo di cuore.
 
Il cuore di Louis ora apparteneva ad Harry.
E un giorno si sarebbero incontrati di nuovo, consapevoli che qualcosa li legava ancora e li avrebbe legati per sempre.

 
 
 
 
 
 
 
SBAAAMM.


Viva la mia tastiera bagnata dalle mie lacrime.
Perché mi è venuta in mente una cosa del genere? Perché fa così schifo? Perché la sto pubblicando? Perché sto piangendo?
Fanculo, troppe domande!
Giuro che non sono proprio capace di fare una One Shot simpatica e divertente!
Non riesco a smettere di deprimermi e scrivermi cose tremendamente tristi.
Poi ci si mette la Lovato con le sue canzoni strappalacrime D:
 
Ora mi dileguo, nascondendomi dietro un cuscino per l’orrenda cosa che mi è uscita.
Spero che abbiate capito la fine della storia!
Non è scritto esplicitamente, ma credo che non sia così complicato ahah c:
Harry ha il cuore malato e Louis gli dona il suo. FINE.
E io avrei scritto quattro pagine che si possono riassumere in una frase? D:
MY GOD!
Ci tengo a dire un’ultima cosa: Vittoria, Matilde, ve la dedico :’)
Ahaha, spero vi sia piaciuta almeno un pochino c:
 
Ora mi levo dai coglioni,
 
Simo.
 
   
 
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