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Autore: telesette    18/05/2013    5 recensioni
Fin dai tempi dell’antica Grecia, i cavalieri al servizio della Dea Atena difendono la pace e la giustizia, attraverso i poteri delle stelle dell’universo. Nessuno però ha mai saputo fino in fondo che genere di forze governa l'intera galassia; forze antiche e misteriose sconosciute persino agli dei. Qualcosa di sconosciuto e terribilmente potente si sta risvegliando, qualcuno è adirato con gli dei e coi loro insulsi giochi di potere. Un misterioso cavaliere, dotato di una forza incommensurabile, è comparso improvvisamente al Grande Tempio e sta cercando Pegasus...
Genere: Guerra, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Ophiuchus Shaina, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Pegasus x Tisifone'
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Tisifone si strinse al corpo sfinito di Pegasus, infondendo in lui l'energia residua del suo cosmo... e di tutto il suo amore.
Gli occhi dell'eroe prediletto di Atena erano chiusi ma, accostando l'orecchio contro il petto, la sacerdotessa percepiva che non era in pericolo di vita. Il passaggio dimensionale, specie dopo quella terribile sconfitta, lo aveva privato di ogni energia fisica e mentale. Anche lei era rimasta incosciente per ore, dopo aver conosciuto la forza del Cavaliere di Agoràs, e dunque il sonno di Pegasus era più che comprensibile.
D'istinto avrebbe voluto baciarlo ma, dal momento che era così privo di conoscenza, non lo trovava giusto. Già una volta si era detta "indegna" di essere amata da Pegasus, pur avendo messo più volte a repentaglio la propria vita per proteggere la sua, e ancora non aveva il coraggio di aprire gli occhi per rendersi conto della realtà.
Non era più il tempo di rivalità e rancore tra loro.
Pegasus stesso aveva dimenticato quella storia già molto tempo fa, rispettando il coraggio di Tisifone ed ammirando la grande forza e determinazione di lei. Anche se in quel momento era svenuto, incapace di parlarle, Tisifone era consapevole del suo affetto e dei suoi sentimenti.
Ma era davvero amore?
Poteva forse Tisifone affermare con certezza assoluta che ciò che provava per Pegasus fosse da lui ricambiato?
Solo Pegasus avrebbe potuto rispondere a questa domanda, e non certo con un bacio rubato nel sonno bensì con un bacio autentico e desiderato da entrambi. Tisifone non avrebbe mai osato prendere alcuna iniziativa, troppo innamorata per fargli un torto così grave, e preferiva continuare ad amarlo in silenzio piuttosto che "prendere" dal giovane addormentato qualcosa che non le spettava.

- Tisifone!

Convinta che si trattasse di un'allucinazione, Tisifone drizzò il capo di scatto. Pegasus era sveglio, gli occhi fissi stancamente su di lei e il sorriso benevolo dipinto sulle labbra. Incapace di sostenerne lo sguardo, la sacerdotessa chinò istintivamente il proprio volto. Tuttavia le braccia di Pegasus, il nido che il suo cuore di donna aveva sempre desiderato, la cingevano amorevolmente invece di respingerla.
Non era un'allucinazione.
Pegasus la stava abbracciando, con un calore e una tenerezza che non si sarebbe mai sognata possibile. Le tredici stelle della sua costellazione, mai così vive, parevano illuminare a giorno quell'angolo di oscurità siderale. Tisifone si abbandonò a quella piacevole sensazione, mormorando il nome di colui che amava, e desiderando ardentemente che lui la ricambiasse.

- Tisifone, amore mio - sussurrò Pegasus, carezzandole il volto.
- Oh, Pegasus - disse lei, quasi piangendo. - Se io fossi stata più forte, se fossi stata abbastanza forte, tu ora non ti troveresti certo in questa situazione...
- Non dirlo nemmeno, tu hai fatto tutto quanto era in tuo potere, lo sappiamo entrambi; vedrai che, insieme, troveremo un modo per tornare a casa!
- Pensi che sia possibile - disse ancora lei gravemente. - Pensi che, anche unendo le nostre forze, saremo mai in grado di sconfiggere Agoràs e i Cavalieri che presiedono la sua dimora? Non cercare di consolarmi, Pegasus, non sono così debole come tu sembri ritenere a volte!
- Non si tratta di debolezza - rispose l'altro. - Ora che ti ho ritrovata, non ho intenzione di attendere qui il compimento del fato: qualunque avversario si parerà davanti, qualunque sfida ci troveremo di fronte, noi combatteremo insieme; non sarà un nemico a prendersi le nostre vite, perché noi lotteremo per difenderle, e torneremo a casa sani e salvi... Te lo prometto, Tisifone!
- Non fare promesse che non sei in grado di mantenere, Cavaliere di Pegasus!

Sorpresi dal suono di quella voce, Pegasus e Tisifone drizzarono il capo di scatto.
Alfadiplòs, l'invincibile guerriero inviato da Agoràs sulla Terra, stava ora in piedi dinanzi alla soglia della prigione. Tisifone avvertì di nuovo una fitta dolorosissima al braccio, segno che non era assolutamente in grado di combattere in quelle condizioni, cosicché Pegasus si disse deciso ad affrontarlo ottusamente da solo.

- Non fare lo sciocco - sorrise Alfadiplòs, leggendo chiaramente le intenzioni del giovane nei suoi occhi pieni di rabbia. - Non hai la benché minima possibilità contro di me, ormai dovresti averlo capito!
- Pegasus, calmati - gemette Tisifone, più preoccupata per lui che per sé stessa. - Rifletti: anche attaccandolo insieme, non abbiamo speranze; il suo potere non deriva da un cosmo qualsiasi, ma da concentrazioni di energia stellare a dir poco inimmaginabile... Se decidesse di combattere sul serio, ci annienterebbe in un attimo come se niente fosse!
- Balle - ribatté Pegasus, serrando forte le dita nel pugno. - Anche l'avversario più forte deve avere un punto debole!
- No, Pegasus, non è come pensi...

Alfadiplòs ridacchiò divertito.

- Se ne sei davvero convinto, perché non provi di nuovo ad usare quel tuo... come si chiama... Fulmine?
- Maledetto - fece Pegasus tra i denti. - Ti farò scomparire per sempre quel sorriso dalla faccia, Cavaliere, preparati ad incorrere nella mia ira!
- Tremo tutto - rispose Alfadiplòs tranquillo, tenendo le braccia incrociate sul petto.

Nonostante le suppliche accorate di Tisifone, Pegasus chiamò a sé l'energia bruciante della sua costellazione. Le tredici stelle del bianco cavallo alato, disegnate nell'aria con gli ampi movimenti delle braccia, riversarono ancora una volta il fascio di luce necessario a dare forza al suo pugno. Per un attimo gli occhi del giovane si accesero, brillando vividi come se due fiamme stessero ardendo nelle pupille, e l'attimo seguente il suo braccio destro spinse avanti tutta la propria energia come un'onda in linea retta.

- Fulmine di Pegasus !!!
- Povero ragazzino, hai la testa più dura del marmo - commentò Alfadiplòs beffardamente, senza neppure muoversi per evitare quel colpo.

L'armatura del Cavaliere Galattico si ritrovò tempestata di colpi, tuttavia nessuno di questi riuscì anche solo ad intaccarla.
Pegasus continuò in modo cocciuto a cercare invano una breccia, un punto ove il suo pugno potesse arrecare anche solo il minimo danno, ma l'espressione del suo avversario era come quella di un adulto che si diverte a giocare con un bambino ribelle.

- Basta così, moccioso - esclamò Alfadiplòs, levando il dito davanti a sé con noncuranza. - Credo proprio tu abbia bisogno di un'altra lezione!

Ciò detto, dalla punta del suo indice scaturì fuori un cono di luce gialla che andò ad investire duramente Pegasus proprio in pieno petto.

- Ma... Ma cosa...
- Rilassati, bimbo!
- No, non è... possibile!

Con un dito.
Con un solo dito, Alfadiplòs aveva scagliato un colpo energetico così forte da estinguere completamente la fiamma negli occhi di Pegasus. L'eroe di Atena vacillò all'indietro, il petto sconquassato dalla violenza dell'impatto, e un sottile rivolo di sangue prese a scorrergli all'angolo sinistro della bocca.

- Pegasus, nooo!

Malgrado il suo urlo disperato, Tisifone non poté far altro che sorreggere il compagno per evitare che picchiasse duramente la testa al suolo. Il colpo non lo aveva tramortito, Alfadiplòs si era comunque trattenuto, motivo per cui il giovane sentiva ora un dolore indescrivibile estendersi ad ogni parte del suo corpo.

- Pegasus - gemette ancora Tisifone, preoccupata che il colpo avesse avuto in lui un effetto letale. - Stai bene?
- Glòak!

La risposta dell'altro fu un lieve rigurgito rossastro, gli occhi sbarrati e il corpo in preda a violenti spasmi.
Alfadiplòs abbassò l'indice, guardandolo con indifferenza, e ciò che disse esprimeva la sua più totale freddezza.

- Hai già dormito abbastanza - esclamò. - Spero che la lezione ti sia bastata, perché Agoràs vuole conferire con te... adesso!

Poiché l'altro non era in grado di rispondere, Alfadiplòs spostò lo sguardo in direzione di Tisifone.

- Aiutalo ad alzarsi - esclamò. - L'ordine di Agoràs è che entrambi siate condotti al suo cospetto!

 

( continua )

   
 
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