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Autore: Mini GD    18/05/2013    2 recensioni
Non credo nell’amore a prima vista. Non ci ho mai creduto, a dire il vero.
Sono eternamente convinto che non è un innamorarsi, ma un ritrovarsi, un meritato premio dopo tempo passato a cercare quegli occhi, quell’anima incastonata nel sorriso della dolce metà. Un segno del destino, per l’appunto.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La commessa intanto sta cercando di sbloccare la cassa, dando dei colpi decisi sul lato destro, prolungando la loro attesa. Già, ora se ne andranno e addio, chi la vedrà più fuori da questo locale pieno di vestiti e scarpe di ogni genere?
“Scusa, eri interessato tu al pantaloncino bianco?” mi risveglia dai pensieri la sua voce, che si flette in un tono dolce e premuroso, mentre mi domanda preoccupata se magari volevo acquistare quel capo. Si è resa conto che la fissavo, bravo Ji, se volevi farti notare come un attaccato ai vestiti, ci sei riuscito.
Scuoto la testa, cercando un modo per accumulare tempo e pensare a cosa dire.
“Nono, preferisco il paio blu notte” rispondo togliendo le lenti da sole e infilandole in tasca. Ci dividono solo un paio di metri, forse meno e mi ritrovo fissato dalla ragazza alta, che ridacchia giocando con le ciocche dei capelli di Cristina. “Grazie per l’interesse” sorrido, aggiungendo qualcosa prima che aprisse bocca. Ma cosa poteva dirmi più? Era già tanto se si era dimostrata preoccupata nei confronti di un tipo sconosciuto al mondo. Beh, al mondo proprio no, ma loro due sicuramente non mi hanno riconosciuto.
“Di nulla, tanto mio fratello è l’ultimo dei miei problemi” guarda Sara e toglie le sue mani dai capelli, dedicandole una linguaccia. Dopo qualche secondo, si gira verso di me, guardandomi per la prima volta negli occhi, senza più coperture dagli occhiali da sole.
Si, sto sperando che anche lei senta qualcosa, che anche lei noti quello che ho notato io, soprattutto ora che sono riuscito a guardarla meglio, a notare il piccolo girasole che ha negli occhi, creato dal contrasto tra un castano-verde e un nocciola scuro. Secondo Daesung ho sempre avuto una vista eccezionale, credo che abbia proprio ragione.
“Ci conosciamo già noi due?” piega la testa da un lato, fissandomi interrogatoria per poi sbattere diverse volte le palpebre ed esultare come quando trovi un idea geniale, o quando, più semplicemente, trovi la parola che ti mancava per completare il concetto. “Sei il ragazzo raperonzolo!” sorride, mettendomi in completa difficolta. Non mi aspettavo di certo una dichiarazione di amore, ma neanche un paragone alla principessa Disney dai lunghi capelli.
“Ecco dove mi sembrava di averlo visto, hai ragione Cri!” si aggiunge l’amica che ride a crepapelle, mettendo una mano sulla pancia.
“Cosa?” domando, stralunato, come se mi fossi appena svegliato da un sogno. Dopotutto ero in piena ispirazione dolce e coccolosa, a fare ragionamenti su come l’amore potesse somigliare a un inseguimento nel corso dei secoli e delle generazioni e mi ritrovo paragonato a un cartone animato.
“Scusala, solo che quando siamo state in Corea abbiamo avuto modo di vedere il video di Fantastic… come era il titolo? Ah! Fantastic Baby” non so se essere sollevato da questa spiegazione o sentirmi male. Mi ha appena fatto notare che più o meno sa che sono famoso, ma non sono abbastanza per rientrare nei sui gusti.
Da quand’è che ho cominciato a farmi tante fisse mentali di questo genere? Sono in vacanza, dovrei godermela senza troppi viaggetti complessi.
“I wanna dance dance dance! Wow, Fantastic Baby!” canta l’altra, muovendosi a tempo con lei, lasciandomi ancora più perplesso.
Ridono entrambe, scatenando una risata anche al sottoscritto, tutti e tre fissati dalla commessa che vorrebbe concludere l’acquisto.
“Sono 12.50£” le annuncia sorridendo, mostrandole la confezione blu elettrico che aveva preparato, con tanto di fiocchetto e bigliettino di auguri con un orsacchiotto.
Paga e prende tra le mani il sacchetto arancione con il nome del negozio a caratteri cubitali di colore verde; un concertato di colori quel regalo.
“Cri!” grida l’amica facendola sobbalzare. Con occhi sognanti e il braccio teso, indica una felpa abbastanza invernale, di quelle sportive che di solito si vedono nei film americani. Rossa e dalle maniche bianche, con un grande 9 blu elettrico sulla spalla destra, e per completare, scritte nere in corsivo sulla sinistra.
“E’ stupenda!” continua a gridare, togliendosi la felpa grigia che aveva allacciato intorno alla vita, correndo poi verso quella felpa che non era per nulla adatta al clima di caldo estivo.
Io intanto vado a pagare, altrimenti quella commessa mi ucciderà, mi fissa in malo modo da quando ha capito che le avrei messo sotto sopra il negozio pur di trovare qualcosa che mi piacesse.
“Ma Sara, siamo in piena estate” la guarda sbigottita, cercando di frenare l’amica dall’acquisto, che posso anche definire inutile, ma i gusti sono gusti e io sono l’ultimo che può criticare. Indosso gonne sopra a pantaloni, posso davvero stare a pensare che sia folle comprare una felpa in estate?
“Infatti, ora costerà meno! E poi qui a Londra mentre splende il sole arriva la pioggia” le fece l’occhiolino, arrivando a segnare una resa da parte della bellissima ragazza che ha il girasole negli occhi.
Mi fa male pensare che non ho alcuna possibilità di incontrarla al di fuori di qui, ci deve essere un motivo per la quale io sono qui e sento delle strane sensazioni, possiamo definirli brividi? Ma si, definiamoli brividi, mi sento come una ragazza adolescente in pieno subbuglio, la classica crisi da “primo amore”, accompagnata dalla storia delle farfalle nello stomaco e dai pensieri confusi. Non sento proprio le farfalle, ma la confusione in testa non manca.
“Ecco a lei” mi risveglia la commessa, ora finalmente sorridente. Prendo le due buste che mi ha gentilmente preparato e lancio un ultimo sguardo alle due, soprattutto a lei.
Non posso andarmene così, non dopo aver passato, quanto? Venti, trenta minuti? Non è questo l’importante, ma posso davvero lasciare che il destino faccia i suoi comodi, dopo che mi ha messo davanti una situazione del genere? Dopo che mi ha lasciato fare i peggio viaggi, dopo essere stato anche definito raperonzolo, non posso lasciar andare via quella ragazza senza la certezza di poterla rivedere in qualche modo, magari iniziando anche una minima conoscenza.
E poi un ultima cosa, è normale che sento vibrare la gamba sinistra? Da quel che mi ricordo, non doveva sentirsi il cuore uscire fuori dal petto?
“Di chi è il telefono che suona?” domanda Cristina, portando tutti i presenti a frugare nelle borse e nelle tasche, compreso il sottoscritto.
“E’ il mio, scusate” rispondo, prendendo l’I-Phone che porta sul display il nome del mio migliore amico, non che la causa di queste Nike che porto ai piedi.
“Ji! Dove sei finito? Avevi detto che dovevi fare un giro per i negozi, ma a quanto pare ti sei perso nel mondo della moda londinese!” lo sento ridacchiare accompagnato dalla voce di Seungri. Non riesco a capire bene quello che sta dicendo, ma sicuramente era una delle sue battute; non vedo l’ora di beccarlo con questi vestiti che ho appena preso, così dal ridere io di lui.
“Arrivo, arrivo. Non sono un bambino piccolo, non c’è bisogno di essere così premurosi” borbotto. Dopotutto mi stano esplicitamente chiedendomi di smettere di spendere per oggi, di tornare da loro così da girare, come dei perfetti turisti, la capitale della Gran Bretagna.
“Dai, avrai tutta la settimana a disposizione per svaligiare i negozi” riesco a sentire finalmente quello che dice Seungri, ridendo. “Ti aspettiamo nel bar vicino l’hotel, okay?” mi riferisce YoungBae, dopo qualche secondo di silenzio.
“Okay, due minuti e sono lì” chiudo, tanto quel negozio non era tanto distante da dove avevamo deciso di alloggiare. Guardo il negozio, cercando le due ragazze, ma non riesco a trovarle.
“Sono andate via” parla la commessa, portandomi un leggero senso di nudità, insomma, mi sta praticamente dicendo che si notava che ero interessato a una delle due.
“Ah, grazie… Buona giornata” cerco di guardarla il meno possibile, e mi appresto ad uscire da quel negozio, leggermente deluso dalla possibilità che mi ero lasciato scappare.
“Aspetti, hanno dimenticato questa, magari può restituirla lei!” mi ferma e mi consegna nelle mani la felpa grigia che Sara aveva buttato a terra per provare l’altra. Sorrido e me ne vado, sperando che quello sia un indizio, che nelle tasche contenga qualcosa che mi permette di rivederle.
Frugo nelle tasche, violando per l’ennesima volta la privacy; oggi mi sento molto fuori dal normale, non mi sento neanche un po’ in colpa.
“Ah-ah! JiYong 1, Sfortuna 0!” esulto tra me e me, stringendo tra le mani un telefonino di quelli con la tastiera,  un Blackberry per essere precisi.
Ringrazio per un’ultima volta la mia buona stella, correndo per raggiungere i miei amici, pronto a raccontargli tutto, a sopportare le battutine e a sentire i loro pareri, sono come fratelli per me, mi sembra anche giusto informarli. Poi non resta che usare quel telefono e un po’ di cervello. 


-Rieccomi con questo capitolo che non so come mi è uscito, spero senza errori grammaticali -vi do il diritto e dovere di padellarmi in caso di gaf del genere-.
Grazie a tutti quelli che hanno letto sia il capitolo precedente che questo e un grazie speciale va a quelle ragazze stupende, che adoro con tutto il mio cuore, che hanno recensito e messo nelle seguite\ricordate la mia storia.
Spero possa piacere <3 Baci, Mini GD *sparisce in una nuvola azzurra, regalando cuori e riso*

  
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