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Autore: Larrystattoos    18/05/2013    1 recensioni
Ci sono persone che sono legate da un elastico e non lo sanno.
[LARRY, nothing more.]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono persone che sono legate da un elastico e non lo sanno.
A un certo punto prendono e partono, ognuna per la sua strada, ognuna per i fatti suoi, e l’elastico le lascia fare, le asseconda, al punto che di quell’elastico alla fine quasi ci si dimentica.
Poi però, arriva il momento estremo,quello al limite dello strappo,e l’elastico reagisce, non si spezza, anzi, piuttosto, con un colpo solo, violentissimo, le fa ritrovare di nuovo faccia a faccia.

 
“Le solite frasi fatte, che illudono le ragazzine che in questo mondo esistano un principe azzurro per ognuno di noi, l’anima gemella, e il destino. Insomma, è ridicolo: come può esistere una cosa come il destino? L’anima gemella, poi.. L’amore non esiste, figurarsi tutte queste esagerazioni da favole per bambini.“ Furono i primi pensieri di Harry dopo aver letto questo breve testo su Tumblr. Eppure, qualche settimana dopo, quando rivide Louis Tomlinson, dovette ricredersi. O almeno in parte. Era convinto infatti di aver trovato l’amore, magari non l’anima gemella (no, quella era ancora sicuro che non esistesse), ma l’amore si.
 
Era iniziato tutto per caso: una rimpatriata con vecchi amici di liceo che non vedeva da anni, e si era trovato davanti un ragazzo che non poteva essere umano. Era un angelo. Soltanto dopo le presentazioni capì chi fosse: Louis Tomlinson, la checca, lo zimbello di tutta la scuola, quello strano ragazzino con i capelli a scodella, i pantaloni col risvolto e portamenti da donna. Di 3 anni più grande di lui, lo aveva sempre preso in giro, insultato e umiliato in tutti i modi possibili perché gli aveva rivelato di avere una cotta per lui.
Non riusciva a credere che quello fosse davvero Louis, quel Louis. Era cambiato tantissimo, sia fisicamente, sia nel modo di vestire. Non vestiva più con quelle ridicole maglie a righe e quei pantaloni in modalità casa allagata. Quella sera indossava una canotta larga che lasciava scoperta buona parte di pelle e pantaloni stretti che gli evidenziavano un culo che Harry si scoprì a pensare perfetto. Era sempre basso come lo ricordava, ma i capelli a scodella erano stati sostituiti da un taglio con il ciuffo all’insù che gli lasciavano scoperta la fronte ampia, i tratti da adolescente erano spariti, sostituiti da bei lineamenti marcati, eppure in un certo senso ancora dolci, sottolineati da un leggero filo di barbetta sotto il mento. “Gli occhi, sono sempre stati così azzurri?” pensava Harry mentre lo osservava, stringendogli la mano. “E quelle labbra? Cazzo.” Si domandava mentre passava in rassegna il suo viso, soffermandosi un po’ di più su quelle labbra sottili che incorniciavano dei denti bianchissimi e perfetti. “Sono labbra da baciare, queste.” Pensava, per poi pentirsi subito dopo di aver fatto certi pensieri su un ragazzo.
 
La serata passò velocemente: dopo essere andati a mangiare una pizza, si diressero in un locale. Durante il tragitto, Harry si ritrovò a parlare con un esaltato Louis.
-Ehi Louis, è da tanto che non ci si vede, come va?-
-Ciao Harry! Dopo la fine della scuola tutto bene. Te?- gli rispose Louis rivolgendogli un sorriso luminoso.
-Anche io. Senti, volevo scusarmi per averti trattato male al liceo. Mi sono comportato da coglione, scusa..- Disse Harry, chinando la testa.
Louis sorrise, prendendo il mento dell’altro ragazzo tra le dita e facendo incontrare i loro occhi. -Non preoccuparti, è acqua passata ormai. Amici?-
Harry sentì una strana ondata di felicità scaldargli il petto. Rispose al sorriso del ragazzo e annuì. L’altro lo abbracciò, stringendosi forte al riccio e poggiando la testa nell’incavo del suo collo. Harry rimase un attimo sorpreso, ma poi rispose all’abbraccio, provando una strana sensazione nello stomaco. Poggiò le sue mani sui fianchi di Louis, che scoprì essere tondi e morbidi come quelli di una ragazza. Rimasero così per un po’, e, quando si staccarono, scoprirono di aver perso di vista gli altri. Non sapendo dove fossero diretti, decisero di andare in giro da soli. Andarono all'Hyde Park e si sedettero su una panchina. Iniziarono a parlare del più e del meno, a raccontarsi la propria vita dopo la scuola e a fare aneddoti divertenti sui loro vecchi prof. Harry, in un impeto di coraggio, chiese a Louis se avesse ancora una cotta per lui, ed egli, arrossendo, negò; pur dicendo che gli ci era ancora molto affezionato. Si fece subito tardi e dovettero lasciarsi. Si scambiarono i numeri di telefono e si separarono. Quella notte Harry non riuscì a dormire.
 
Nei giorni che seguirono Harry e Louis si videro sempre più spesso. Harry andava quasi ogni mattina a fare compagnia a Louis, che lavorava in una libreria; e Louis passava nella panetteria dove Harry trascorreva quasi tutti i suoi pomeriggi. In breve tempo tra i due nacque uno splendido rapporto, ma che tutti (tranne loro stessi) reputavano più di un semplice legame di amicizia.
Harry iniziava a sentirsi confuso. Louis rideva, il suo cuore perdeva un battito. Louis era triste, si sentiva peggio di lui. Louis faceva la prima donna, e gli veniva un’irrefrenabile voglia di abbracciarlo, coccolarlo fino allo sfinimento, baciarlo. Si diceva che non aveva mai visto una persona tanto perfetta, maschio o femmina che fosse. Però amava le donne, Harry ne era convinto. La sola idea di baciare un altro uomo gli dava il voltastomaco, eppure con Louis era diverso. Harry non era gay, non poteva essere gay. Lui amava le ragazze, le curve, la voce acuta, i lineamenti dolci. Eppure pensava che il ragazzo occhi cielo avesse curve da fare invidia alla più bella delle ragazze, con quei fianchi e quel culo scolpiti; la voce dolce e acuta, rassicurante e rilassante come quella di sua madre; e quei lineamenti così delicati che non potevano appartenere a un uomo: quell’essere perfetto era sicuramente un angelo, non c’erano altre soluzioni.
Iniziò a pensare di essere pazzo, insomma, era tutto un controsenso.
Passò notti insonni pensando a quel ragazzo che era rientrato nella sua vita sconvolgendola, sconvolgendo tutte le sue certezze più radicate, facendogli pensare cose che nemmeno in un universo parallelo avrebbe sognato di fare.
Una notte di due settimane dopo l’incontro con Louis, ammise a se stesso di essersene innamorato. Iniziò a rimpiangere i suoi comportamenti al liceo, ad odiarsi per essere stato così cieco e per aver perso l’occasione di essere amato; dall’unica persona che abbia mai amato in vita sua.
Una notte più disperata di altre si disse che il tempo avrebbe risolto tutto, che sarebbe andato tutto come doveva andare e che era inutile rimuginarci su.
 
Successe tutto una mattina di un mese dopo quella riflessione notturna. Harry, come al solito, era in libreria con Louis. In quel momento non c’era molta gente, solo una ragazza al piano di sotto e un anziano signore intento a leggere su una sedia. Louis, perciò, ne approfittò per sistemare i libri appena arrivati su uno scaffale. Però, quello era troppo alto per lui, perciò chiese aiuto al ragazzo riccio che lo osservava divertito, seduto comodamente dietro al bancone.
-Haz, non ci arrivo. Vai a prendere lo sgabello nell’altra sala per favore?-
Harry obbedì e tornò subito con un piccolo sgabellino dall’aria molto fragile.
-Non sembra molto robusto Lou. Sicuro che vuoi salirci?-
-Stai tranquillo, resisterà a un peso piuma come me.-
-Poco modesto il ragazzo.- Sorrise Harry per poi aiutarlo a salire e reggere lo sgabello.
-Mi passi i libri per favore? Sono già in ordine, devi solo prenderli e passarmeli.-
-Certo.- E così fecero.
Continuarono per un po’, fin quando Harry non passò a Louis un libro particolarmente grande. Con un po’ di fatica, riuscì a metterlo sullo scaffale, ma perse l’equilibrio e cadde all’indietro. Harry riuscì ad afferrarlo un secondo prima che toccasse terra, ma non a evitare che gli cadesse addosso. Si ritrovarono a terra, Louis su Harry, le mani di Harry sui fianchi di Louis e quelle di Louis sul petto di Harry, gli occhi dell’uno in quelli dell’altro, le loro labbra a pochi centimetri di distanza, i cuori che battevano velocemente e i respiri affannati.
Si dice che, oltrepassata una certa distanza, il bacio è inevitabile. Le loro labbra erano vicinissime, quasi si sfioravano, eppure i due non sembravano aver fretta, incuranti che non erano soli. Con un piccolo sorriso, Louis mormorò sulle labbra dell’altro: -Ti ho mentito il primo giorno.-
Harry non si premurò di capire a cosa alludesse, troppo impegnato a cercare un autocontrollo che sembrava aver perso.
Louis si avvicinò piano, facendo sfiorare le loro labbra, una, due, tre volte, per poi finalmente poggiarle su quelle di Harry. Si staccò subito, ma, vedendo Harry a occhi chiusi, le guance rosse e un accenno di sorriso; le riappoggiò su quelle dell’altro. Dopo una serie di piccoli, timidi, baci a stampo, Harry si decise ad approfondire il contatto. Portò una mano sulla schiena di Louis, tirandolo più vicino a sé, leccando piano le labbra del ragazzo su di lui. Quando anch’egli schiuse le labbra, facendo incontrare le loro lingue, le menti dei due ragazzi si scollegarono; e l’unica cosa che importò in quel momento ai due ragazzi fu di continuare a baciarsi, di non staccarsi per nulla al mondo, ora che si erano trovati, trovati per davvero. Quando mancò loro l’aria, si staccarono quel poco che bastava a farli respirare. Aprirono simultaneamente gli occhi, rispecchiandosi l’uno in quelli dell’altro. Sorrisero leggermente, per poi tornare  baciarsi. Rimasero così fin quando non sentirono dei passi salire le scale. A quel punto Louis si alzò da Harry, portandolo con sé, e andando dietro il bancone.
 
Il resto della mattinata passò in fretta. I due ragazzi non si avvicinarono più, ma cercavano sempre l’uno gli occhi dell’altro. Alla chiusura, come al solito, Harry si avvicinò per salutarlo, ma Louis, stringendolo a sé, gli sussurrò: -Resta con me oggi.-
Harry ricambiò l’abbraccio per poi rispondere con un semplice: -Okay.-
Arrivati a casa del maggiore, pranzarono in fretta, guardandosi con il sorriso sul volto ma non accennando affatto a ciò che era successo prima, per poi stendersi sul divano. Harry chiamò il padre per avvisarlo che non sarebbe andato in panetteria, poi si accoccolò sul petto di Louis. Ricordandosi improvvisamente delle sue parole, lo chiamò: -Lou? Cosa intendevi prima per “ti ho mentito il primo giorno”?-
-Oh quello, ehm, nulla.. Cioè, nulla d’importante.- Balbettò, arrossendo furiosamente.
Harry sorrise intenerito, per poi posargli un leggero bacio su una guancia e spronarlo a parlare. –Dai, non mi incazzo, te lo giuro. Dimmelo però-
-D’accordo, te lo dico. Ma non arrabbiarti, ti prego. Ecco, alludevo al fatto che..- Si fermò, prese un respiro profondo, poi, stringendosi Harry al petto come per farsi forza, continuò. –Che ti amo ancora. Non ho mai smesso di amarti. Ti ho amato anche quando mi trattavi una merda, o quando mi dicevi che ero sbagliato. Ti ho amato quando ho finito la scuola, nonostante sapessi che non ti avrei rivisto più. E, dopo 3 anni,  quando pensavo di essere abbastanza forte da poterti dimenticare, sei riapparso nella mia vita. Hai iniziato a trattarmi come una persona normale, come se non fosse successo niente, ti sei scusato e mi hai fatto sentire bene come non mi sentivo da una vita. E stamattina.. Stamattina si è avverato il mio sogno di una vita. Baciarti è stata la sensazione più bella della mia inutile esistenza. Probabilmente per te sarà stato un errore, ma io non mi pentirò mai di averlo fatto. Perciò, se vorrai dimenticare, far finta di niente, fallo. Ma, ti prego,  non lasciarmi di nuovo. Non riuscirei a sopportarlo.-
A quel punto, dagli occhi color ghiaccio del ragazzo iniziarono a sgorgare calde lacrime, che Harry si premurò di asciugare con i propri pollici. Poi, guardandolo dritto negli occhi, come a entrargli nell’anima, disse delle parole che entrambi non avrebbero dimenticato mai.
-Sai Louis, qualche tempo fa lessi su Tumblr una frase che all’inizio mi lasciò indifferente, eppure, dopo che ti ho incontrato, ho iniziato a pensare che fosse vera. Parlava di persone inconsapevolmente legate da un elastico, che a un certo punto si separano, ma, quando l’elastico sta per spezzarsi, si rincontrano. Ecco, forse non è proprio un elastico quello che lega noi due, ma è sicuramente qualcosa. Non ho mai creduto nel destino, ma averti rivisto mi ha fatto cambiare idea su un sacco di cose. Ho sempre pensato che l’amore non esistesse, eppure cos’è se non amore quello che provo per te? Non mi sono mai sentito così dipendente, così legato a qualcuno, come lo sono con te. Non avrei mai pensato di innamorarmi, e soprattutto di innamorarmi di un uomo, eppure è successo. E, se mi sono ricreduto su tutto questo, allora chi mi dice che il destino non esiste e che per noi non era scritto un futuro insieme? In poche parole: Louis William Tomlinson, sono innamorato di te e non ti lascerò andare facilmente.-
Finì di parlare, poi, senza lasciare a Louis il tempo di replicare, lo baciò con tutto l’amore che il suo cuore conteneva. E, quando sentì il ragazzo sorridere sulle sue labbra e portare una mano tra i suoi morbidi ricci, ebbe la conferma che le cose non sempre vanno come ci aspettiamo: a volte vanno anche meglio. E capì che il suo mondo, da quel giorno, sarebbe dipeso da un 21enne, un eterno bambino dalla risata contagiosa, la voce acuta, un sorriso da far invidia alla stella più luminosa, e dagli occhi color del ghiaccio ma caldi come il sole estivo. Louis Tomlinson.





Ebbene si, sono ancora viva! Tra scuola, palestra e impegni vari non trovavo mai il tempo di scrivere.
Questa OS l'ho iniziata una vita fa, ma non mi piaceva mai come veniva, perciò l'ho cancellata, ricancellata, scritta e riscritta un sacco di volte. Nonostante tutto non mi piace molto. Non volevo neanche pubblicarla, ma una mia amica che l'ha letta mi avrebbe linciato se non l'avessi fatto, perciò eccola qui! Spero vi piaccia. Alla prossima. :)
  
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