Nick era l’ultimo arrivato
nella famiglia degli International Vampires.
Era un ragazzo sulla ventina
d’anni, ne un anno meno ne più; dalla carnagione chiara tendente al rosa appena
accennato e dai capelli biondissimi, con i riflessi tenui del bianco e sempre
in mossa selvaggia. La cosa che lo distingueva un poco di più degli altri erano
i suoi occhi: molto espressivi e dal colore rubino che incantavano chiunque
l’osservasse ed erano il suo punto di forza per capire il suo umore. Se il
colore era spento, significava che il vampiro aveva qualcosa: tristezza o
affaticamento, oppure qualcosa che lo opprimeva dentro di se. Se invece gli
occhi avevano un luccichio sinistro, valeva dire di stargli alla larga in tutti
i sensi. Nick doveva fare forza su tale sguardo, perché non poteva più parlare.
Nessuno avrebbe mai sentito la sua voce, e neanche il suo accento forte del
Canada. Proprio così, Nick era un giovanotto proveniente dal giovane stato del
Canada e figlio di quei bellissimi paesaggi americani, che davano una parvenza
lontana dai modi caciaroni e sempre in movimento dei cugini a stelle e strisce.
Una serata come tante stava
trascorrendo in quella grande casa alle soglie periferiche di Parigi.
Ognuno stava facendo
qualcosa, o almeno sembrava, ma Nick si stava annoiando ad osservare il mondo
fuori dalla finestra, seduto su una poltrona accanto ad essa. In quel
particolare momento sembrava che nulla lo entusiasmasse, nemmeno la solita lite
tra i due italiani Rocco e Giovanni; ormai non si contava più le volte in cui
entrambi non si prendevano a male parole e volassero anche sedie o persino
tavoli, per i motivi più svariati e per la maggiore, inutili. No, non vi era
nulla da fare, quella serata, anzi quella lunga nottata si prospettava molto
sciatta e senza un fondo d’interesse. Che fare? Il ragazzo sospirò diverse
volte e ogni tanto tamburellava le dita di una mano sul bracciolo della
poltrona di colore verde scuro o alzava gli occhi al soffitto. Fortunatamente
arrivò in suo aiuto Ren, il vampiro prussiano di famiglia…
- Ti stai annoiando Nick?
Perché non esci? Almeno potresti cacciare qualcosa. Su vai! -
Il suo tono era severo come
al solito, e non si capiva se era positivo o negativo, ma almeno il giovane
capì che poteva essere più vivo farsi una corsetta notturna, che stare a
ciondolare in casa e aumentare l’accumulo di nervoso dato dal non fare nulla.
Fece cenno di assenso al suo amico e con un sorriso salutò i litiganti che
erano arrivati a tirarsi ombrellate in testa e uscì dalla porta principale.
L’aria fresca lo investì appieno e ne diede una lunga “respirata” e si sentì
come catturato da qualcosa di frizzante e vivo. Prese il giardino e dopo aver
varcato il cancello alto si mise a correre verso la città; trovare una buona
cena non vi era nulla di meglio che dello struscio del sabato sera. Vista la
velocità che aveva nelle gambe e nell’essere un vampiro, arrivò in quel di
Parigi in pochissimi minuti, quando con un normale autobus ci mettevi venti
minuti dalla casa dell’International alla città. Come varcò una delle vie
principali entrò nel movimento e nella vitalità umana; restò fermo qualche
minuto sorpreso dalle luci dei locali e dal chiasso che regnava ovunque. Che
curiosi che erano quelle prede, sembrava che conoscessero il vero divertimento
e come passare una notte nello sballo più sfrenato e anche illecito: lui ormai
non ricordava più com’era la sua vita da essere umano di un tempo. Si era
risvegliato tantissimi anni addietro in una bara. Eh già, era stato davvero
sorprendente come risveglio non vi era che dire, con una sentenza davvero
spiazzante: ucciso da un gruppo di vampiri e senza più la possibilità di
parlare. Chi lo aveva salvato erano stati i due italiani Rocco e Giovanni, che
si trovavano in quel del Canada per una missione ancora tenuta segreta ad oggi.
Gli era stato spiegato che non aveva più il dono della parola, a causa delle
corde vocali strappate come sfregio e che al momento del suo trapasso non
potesse già più spiccicare nemmeno un saluto; quindi era rinato in condizione
di mutismo assoluto e eterno. Nick non la prese poi così male, o almeno, non
perché non poteva più usare la voce; ma ancora non era abituato a essere un
morto “vivente”. Insomma stava pensando ancora alla sua posizione di vampiro
tra tutta quella gente che ancora in grado di respirare, ridere e scherzare e
persino esprimere a parole i suoi sentimenti, quando venne risvegliato da
qualcosa che lo stava tirando per una gamba dei jeans. Abbassò veloce lo
sguardo e rimase un po’ sorpreso: davanti a lui vi era una bambina. Era alta
fino al suo ginocchio e aveva un vestitino azzurro a strisce blu e un paio di
pantaloncini con scarpette buffe che davano l’idea di un faccino da
coniglietto. La piccola dagli occhioni marroni
stringeva a se, quello che sembrava un incrocio tra un cane e un orsetto e lo
richiamava a se con una vocina triste…
- Signore…mi sono persa -
Ma da dove era spuntata
fuori? Non si era accorto del suo profumo che si stava avvicinando e neanche
aveva intuito la sua minuta presenza; insomma pareva essere saltata fuori dal
nulla. La bambina tirò ancora il lembo dei pantaloni di Nick e quest’ultimo si
abbassò sulle ginocchia per guardare meglio la sua piccola interlocutrice che
era sull’orlo di piangere. Lui non poteva parlare, come poteva aiutarla?
Dov’erano i suoi genitori? Si rimise in piedi e diede una fugace guardata a
destra e a sinistra, ma dell’ombra di una madre o un padre disperati e alla
ricerca di qualcosa non vi era traccia alcuna. Che fare? La piccola ancora una
volta parlò…
- Aiutami…uhhh…signore…mi
scappa la pipi! -
Nick si voltò di colpo e vide
che la bambina stringeva forte le gambine e capì che
si trattava di un’emergenza. Di sicuro non poteva lasciarla da sola o farsela
addosso davanti a tutti. Così l’acchiappò e prendendola in braccio corse al
primo locale che potè trovare. S’infilò dentro la
porta, zigzagando i vari clienti con velocità assurda, mentre la bimba piangeva
esigendo di fare pipì e minacciando il biondo di fargliela addosso. Intravide
un cameriere e lo richiamò con un fischio…
- Il signore desidera? -
Eh bravo umano, come cavolo
faceva a rispondergli? Era muto! Ah già, il tipo di certo non poteva saperlo.
Così Nick senza pensarci due volte, protese la bambina davanti al cameriere…
- Pipì!!! Mi scappa!!! -
Urlò forte la frugoletta.
L’umano restò leggermente sconvolto, ma indicò al vampiro un bagno per donne e
quando vi entrò venne quasi ributtato fuori da un paio di ragazze che lo
scambiarono per un maniaco. Ma in aiuto al giovane arrivò ancora una volta la
bambina, urlando il suo bisogno e così le ragazze lo lasciarono passare, ma lui
si rifiutò categoricamente di entrare nella toilette. Ma in che razza di guaio
era finito? Fortunatamente la bambina sembrò cavarsela da sola per la sua
esigenza e anzi rideva da dentro la piccola stanzetta. Il canadese ci pensò su
e dovette tirare una somma di cinque o sei anni di vita della sua nuova
conoscenza, quindi per lei comportarsi a quel modo doveva essere abitudinale.
Ma per lui? Era totalmente imbarazzante, e poi era in un bagno per donne e le
clienti lo guardavano male. Fortuna che quella situazione finì presto, ma
dovette aiutare la bambina a lavarsi le mani, dato che non arrivava al
rubinetto per la sua bassa statura. Una volta usciti dal locale, il vampiro
tirò un sospiro di sollievo e ringraziò il cielo di non essere stato vittima di
un pestaggio da parte delle ragazze incocciate all’interno della toilette. Ora
si trovava in mezzo alla folla sulla via che portava a Parc des buttes chaumont, la bambina lo
aveva indicato li anche se con spiegazioni molto infantili; si era salvato
sulla descrizione di un grande salice piangente su dell’acqua e lui aveva
intuito quello che si trovava su un piccolo isolotto in mezzo al parco, dove vi
era un piccolo laghetto profondo e dalle acquee azzurre, che era un po’ l’attrazione
del parco. Insomma, sembrava che la piccola non si fosse allontanata molto dal
luogo in cui stava coi genitori, ma la folla l’aveva portata fuori dal parco e
verso la via accanto dove si trovavano i locali più esclusivi e i negozi più
rinomati. Nick continuò a camminare con la piccola sulle spalle, che faceva
penzolare il suo peluche sul suo petto e gli tirava i capelli per fargli
cambiare direzione ad ogni metro che guadagnavano…
- Signore
ma tu come ti chiami? Perché non parli? -
Chiedeva
la piccola in modo insistente, al punto che il vampiro sperava con tutto il
cuore di finire presto quella strana avventura. D’un tratto, finirino in una
via nuova al ragazzo, ma dove la vita era ancora bella fluente e vi erano tante
luci date da innumerevoli lampioncini colorati appesi qua e la da fili legati
lungo i pali o sulle siepi che erano state messe a delimitare pezzi di piccoli
parchi e per abbellire i vari locali in cui usciva musica e profumi di cibi
diversi l’uno dall’altro. Ai bordi delle strade si stavano esibendo degli
artisti con numeri equestri o disegnando fantastici quadri d’autore
sull’asfalto con tanti gessetti colorati. La bambina era rapita da tutta quella
festa e faceva virare il vampiro per osservare tali meraviglie; e anche lui
dovette ammettere che si stava divertendo abbastanza e così acconsentiva ai
capricci della sua nuova amica. Approfittando di un gessetto non usato che
stava a terra dalla sua artista, che era intenta a disegnare uno squarcio di
una Notre Dame su uno specchio d’acqua, venne scritto
il nome del ragazzo sul marciapiede accanto. La bambina osservò a lungo quelle
parole messe assieme…
- N…ni…Nick! Ti
chiami Nick? Bello! Lo sai scrivere il mio nome? Io sono Isabelle. Prova a
scriverlo! -
Disse
la piccolina tirandogli ancora i capelli. Non lo faceva forte, e quindi il
ragazzo non era infastidito e acconsentì ancora una volta all’ennesima
richiesta; si abbassò sulle caviglie e prendendo ancora una volta il gessetto
rosa scrisse il nome della bambina accanto al suo…
- Bravo!
L’hai scritto giusto! Dai faccio un cuoricino! Sono belli! Il mio papà me ne fa
tanti, tanti! -
La
voce era concitata e anche orgogliosa di tale pregio del suo genitore e così
Nick prese a fare un paio di cuori, anche se non gli uscivano benissimo. Fatto
ciò, il giovane riprese a camminare e stavolta Isabelle prese a canticchiare
una strana filastrocca in francese, ma lui non è che capiva tanto quella
lingua, era già riuscito a capire in modo abbastanza goffo le richieste di
quella peste. Arrivarono finalmente al parco tanto agognato e Nick iniziò a
cercare con lo sguardo, qualcuno che potesse somigliare alla bambina e anche a
tenere l’udito alto e presente per poter scorgere un richiamo. Vi erano tante
famiglie in quel grande giardino e tutte erano a fare qualcosa: chi a
fotografarsi, chi a giocare coi propri figli, o persino comprare dei
palloncini. Ma nulla, nessuna traccia dei genitori della piccola Isabelle….
- No,
no! Non qui Nick! All’albero, all’albero! -
Disse
lei. Così Nick prese la via del salice che conosceva e cercava di ricordare la
strada. Mentre stava raggiungendo il punto indicato, il suo olfatto lo fece
bloccare: c’era una presenza per nulla gradita in quel parco; si trattava dei Les chasseurs noirs,
cioè la squadra francese dei cacciatori di creature oscure. Non ci voleva
affatto; anche se il capo di quella fazione era abbastanza in rapporti con il
suo, cioè Corinne, lui non vi andava molto d’accordo e li sopportava appena,
anche se compivano il loro lavoro e il più delle volte salvavano la situazione
a nome degli umani, che erano per lo più vittime di loro. Decise di cambiare
strada e si diresse verso ovest, anche se la bambina stava urlandogli che
sbagliava via. Non doveva farsi trovare dai cacciatori, soprattutto in presenza
della piccola, o avrebbero capito male; ma la sfortuna sembrava aver scelto di
divertirsi quella sera. Infatti, forse per aver titubato troppo sulla decisione
presa, venne quasi subito trovato dagli hunter e infatti iniziò una corsa
incredibile. Il vampiro cercava di seminare i suoi inseguitori, ma essi erano
ben addestrati e riuscivano a tenere il passo; cercarono di fermarlo con i
fischietti, ma nulla. Nick correva e saltava come una lepre; dovette fare
svariate manovre di agilità per evitare lo scontrarsi con gli umani o
aggredirli nel rotto della situazione; dal canto suo Isabelle invece, si stava
divertendo, lo aveva preso come un gioco, e in cuor suo il vampiro capì che era
meglio così. Ma dopo essersi imboscato in un punto buio del parco, non potè riprendersi un attimo, che una seconda scarogna lo
raggiunse…
- Oh ma cosa abbiamo qui? Una tenera preda per
cena -
Una
voce sinistra raggelò il corpo del canadese. Conosceva quella cadenza di voce e
persino il passo pesante ma anche agile di un vampiro; per essere precisi, un
neonato. Come si voltò, si ritrovò davanti a se un tipo alto e dal corpo
slanciato, gli occhi rosso fuoco e i canini ben in vista; su un lato del collo
erano visibili due punti neri e violacei, segno di una vampirizzazione
avvenuta non da molto. Ci mancava solo quella alla situazione già assurda di
per se. Lo sconosciuto avanzò senza tanti complimenti e con sguardo famelico
bramava la piccola; Nick decise che era meglio affrontarlo quell’affare, dato
che con le parole non si ricavava un ragno dal buco e lui era impossibilitato a
dire una sillaba. Fece scendere la bambina dalle spalle e la spinse verso un
cespuglio, anche se lei continuava a sbraitare di poter tornare a cavalluccio.
Appena ebbe voltato le spalle venne attaccato dal neonato e subito si ritrovò a
terra con una forza incredibile e i denti ben protesi al suo collo. Come al
solito quei vampiri nuovi, non erano stati addestrati da nessuno e quindi la
loro violenza usciva senza remore. Nick sbalzò via con un calcio allo stomaco
il suo avversario e gli si buttò addosso come se fosse stato un masso lanciato,
ed ebbe la meglio. Infatti il tizio cadde anche lui a terra, ma prima che
potesse reagire, il canadese gli fu sopra portando le ginocchia al suo petto e
dandogli un sacco di pugni sulla faccia da perfetto idiota e voglioso di
sangue. Quei neonati gli facevano pena e schifo e se fosse stato per il suo
istinto, gli avrebbe tutti messi al fuoco sotto atroci sofferenze; strappo
degli arti, laceri al collo e tanto altro ancora di cruento a misura di vampiro
completo. Ma vi era una bambina e non poteva mostrarsi per il mostro che era
davvero. L’avversario riuscì a liberarsi della presa, dando un colpo ben
assestato al collo del biondino, bloccandolo un attimo a terra. Nick cercò di
reagire ma gli sembrava di avere il petto completamente immobilizzato e dovette
assistere all’avvicinarsi dell’essere schifoso verso la piccola; che nel
frattempo era uscita dal cespuglio e chiamava Nick spaventata dalla faccia
cattiva dell’altro giovane. Fortunatamente l’effetto d’immobilizzazione finì in
tempo e lui potette lanciarsi contro il neonato che stava per acciuffare la
bambina. Ancora una lunga colluttazione, pugni e calci che volavano, e persino
dei morsi a vuoto. Il neonato stava avendo la peggio, ma riuscì a scappare
dall’ennesima presa di Nick e sollevandolo, per via di una distrazione,
prendendolo per la vita, lo scaraventò contro un albero tranciandolo di netto e
facendolo cascare al suolo con un gran botto e alzando polvere marrone e
foglie. Il bastardo potè procedere a prendere la
bambina per la vita e l’avvicinò alla bocca aperta su quattro canini spaventosi
e giallastri; la piccola si dimenava e chiamava piangente Nick, cercando anche
di colpire con il pupazzo il suo aggressore, ma senza risultati. Il peggio
stava per accadere, ma Nick fece un salto e agguantò il vampiro per il collo
con uno sguardo raggelante e il colore delle iridi che brillavano in modo
sinistro, con tanto di canini superiori che uscivano dalle labbra. Un lungo
ringhio profondo fuoriuscì dal petto del giovane e il neonato, tanto la stretta
era ferrea e dolorosa che lasciò andare la presa su Isabelle e quest’ultima
cadde di sedere sulla terra senza farsi nulla. Nick si mosse verso un punto
lontano da Isabelle, tenendo sempre per il collo il neonato e la presa pareva
non voler cedere, anzi aumentava ad ogni secondo che passava e quell’essere
lanciava grossi ruggiti e urla con un contorno da scaricatore di porte da far
rabbrividire un prete. Andò verso il punto più oscurato e senza che la luna in
quel cielo pieno di stelle argentate e brillanti, potesse arrivare con la sua
luce bianca. Spezzargli il collo oppure dissanguarlo? Vi fu una terza opzione,
tutto pur di non rivedere quella faccia da schiaffi davanti ai suoi occhi. La
presa al collo si fece ancora una volta potente, quasi da far udire uno
scricchiolio inquietante e poco dopo si udì un colpo secco. Nick aveva ficcato
di testa il neonato nella terra erbosa. Quest’ultimo si stava agitando ma senza
alcun risultato, le gambe all’aria si muovevano come quelle di un insetto sulla
schiena e che stava tirando le cuoia. In pratica aveva usato il suo colpo più
esilarante, ma anche ben preciso e Rocco lo aveva battezzato come “Il colpo
della testa nel cesso di terra”. Fatto ciò, il vampiro tornò dalla bambina che
accorse da lui e lo abbracciò, appena esso si abbassò sulle ginocchia e le
sorrise in modo dolce…
- Sei qui Nick! Non mi lasciare sola!!
Cattivo, cattivo! -
Urlava
Isabelle dandogli dei pugnetti ad una spalla e lui la
lasciava fare con calma e senza protestare. L’importante era che la bimba non
si fosse fatta nulla, ma guadagnando solo un bello spavento e nulla più. Nel
frattempo arrivarono gli hunter e videro il secondo vampiro, dimenarsi ancora
con la testa infilata nel terreno e Nick con sulle spalle la bambina, pronto a
tornare alla ricerca dei genitori di quest’ultima. Fischiarono ancora una volta
nei loro fischietti argentati ed estrassero le pistole d’ordinanza…
- Fermo
dove sei! Posa la bambina o ti ritroverai sotto due metri di terra in una bara
d’argento! -
Urlò
uno dei due cacciatori con tono molto freddo e tagliente. Il canadese li guardò
un attimo di sbieco, ma non si mosse affatto; non temeva i modi di fare di
quella gentaglia e di certo non si sarebbe lasciato mettere io piedi in testa,
ma…
- Lasciate
stare Nick! Lui è buono! Mi ha fatto fare la pipì, ha scritto i nostri nomi ed
ha coccolato il mio mister Bear! -
Disse
la bambina con cipiglio serio e mostrando ai cacciatori il suo orsetto cane,
come se fosse un monito. I due hunter si guardarono sbalorditi e chiedendosi
dov’erano finiti e con chi avevano davvero a che fare; se con la bambina, o con
il vampiro biondo. Ma ancora una volta non abbassarono le armi e la puntarono
verso Nick. Ma prima che potesse accadere qualcosa, soprattutto di avventato e
drammatico, arrivò una voce di donna da lontano…
- Isabelle?!
Isabelle dove sei? -
La
bambina prese a tirare i capelli al vampiro e saltargli sulle spalle con il
sedere…
- Mamma!
Mamma!!! Sono qui! Nick, è la mia mamma! Dai andiamo! -
Urlava
la bambina euforica. Il vampiro non se lo fece ripetere due volte e prese a
camminare verso i due cacciatori; loro restarono di stucco e sembravano
impotenti di sparare o altro e così vennero superati dalla figura slanciata e
alta del bel canadese come se nulla fosse. In lontananza la donna che
somigliava molto alla figlia, corse verso di loro e con essa, dietro vi era il
marito. La piccola Isabelle venne sollevata dal demone e portata a terra con
leggiadria e quasi una carezza, così pote correre verso
i genitori e riabbracciarli. Nick restò distante e si godette la gioia della
famigliola che si era ritrovata e i due hunter lo raggiunsero ammanettandolo.
Lui cercò di liberarsi, ma era argento puro e sentiva bruciare i polsi, ma
ancora una volta arrivò la piccola in suo aiuto…
- Grazie
Nick! Sei un bravo signore. La mia mamma e il mio papà sono contenti. Grazie anche
da parte di mister Bear! -
Disse
la piccolina per poi alzarsi sulla punta dei piedini e scoccando un bacio sulla
guancia al suo amico e sorridendogli con un fare dolce ma pieno di vitalità e
bambinesco. Per la prima volta il vampiro si sentì inerme nel non poter
parlare, maledì coloro che lo avevano reso muto solo per sfregio, per
divertimento, e un ombra di lacrime gli solcarono gli occhi, ma lui riuscì,
anche se con difficoltà a ricacciare indietro. Abbassò un attimo lo sguardo,
per poi rialzarlo sorridendo in modo felice e spensierato come non faceva da
anni; il suo era un sorriso umano, semplice, ma raggiante come un sole. La
bambina protese a Nick il suo pupazzo…
- Tieni
mister Bear. Lui vuole stare con te. Almeno pensi a me -
Disse
Isabelle facendo una risata fanciullesca. Nick con un colpetto ben assestato
riuscì a liberarsi dalla presa ferrea dei due hunter e portò in avanti le mani ancora
ammanettate e recuperò l’orsetto in modo veloce e con scaltrezza spiccò un
salto all’indietro e si tolse dai piedi i due cacciatori, regalandogli una
linguaccia e un saluto fatto con la mano destra e infine un inchino alla
piccola peste, per poi dileguarsi nel nulla, aiutandosi con il buio del
giardino. Non si era accorto però, che era finito proprio davanti a
quell’isolotto in mezzo al parco con al centro l’acqua azzurra; in pratica
anche se aveva dovuto virare strada, era riuscito inconsciamente a portare la
sua piccola amica al punto che gli era stato indicato. Si potè
dire però, che la sua fuga, grazie alla vista del salice, che faceva cadere i
suoi lunghi rami verso l’acqua, provocando innumerevoli cerchi mossi, davano un
che di romantico al tutto. Subito dopo iniziarono i fuochi d’artificio e Nick
ormai era sulla via del ritorno, e i colori sparati in cielo illuminavano lui
che teneva poggiato in testa, quello strano animaletto di pezza con gli occhi
fatti a bottone e camminava con le mani in tasca sorridendo tra se e se.
Tornato
a casa, notò che i due vampiri italiani si erano addormentati, uno sul divano e
l’altro sul tavolo elegante del soggiorno e a terra vi erano sedie distrutte e
ombrelli piegati in modo incomprensibile. Si sedette ancora una volta sulla
poltrona verde e prese a giocherellare con mister Bear senza pensarci…
- Da
dove sbuca quello? -
Chiese
un Ren sbadigliante, che scendeva dalla scala di
legno che portava ai piani superiori. Ormai si stava facendo giorno e la
stanchezza e il sonno stavano prendendo il sopravvento. Nick guardò il pupazzo,
ma sorrise. Per la prima volta si sentiva più leggero e senza troppa colpa di
essere una creatura della notte. Ren lo guardò
stupito, ma infine scosse la testa andando in cucina brontolando qualcosa nella
sua lingua. Mentre Nick diede un’altra occhiata fuori dalla finestra; l’alba
stava sorgendo lontana e il cielo si era dipinto di un tenue rosa pastello
verso est e lui con uno sbadiglio, tirò un cordone, facendo chiudere le tende
pesanti sul vetro e si addormentò, tenendo sul petto l’orsetto con una mano, e
sul viso un ultimo sorriso soddisfatto e felice.
Ah
dimenticavo, vi state chiedendo del vampiro neonato, vero? Posso solo dirvi,
che per estrarlo gli hunter dovettero usare pale e picconi e vi impiegarono
mezza giornata, ma infine è stato arrestato.
Fine