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Autore: ECA90    05/12/2007    0 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, quindi siate buoni!! Un padre severo, un figlio zuccone, una misteriosa telefonata.. cosa mai potrebbe succedere per farli avvicinare??
Genere: Azione, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. LA TRAPPOLA

 

 

Appena uscito da quella stanza, la sua preoccupazione aumentò a dismisura. Gli sembrava quasi che quelle quattro mura potessero proteggerlo, le avrebbe portate con sé se solo gli fosse stato possibile. Sapeva di andare incontro a qualcosa di molto pericoloso, ma quel farabutto al quale stava dando la caccia non gli aveva lasciato alcuna scelta. Controllò di avere la pistola nascosta sotto la giacca e dopo un altro sospiro di incoraggiamento si avviò al piano inferiore.

Scese le scale con l’aria di un uomo che viene condotto al patibolo: lo sguardo fisso nel vuoto davanti a lui, le braccia lasciate molli lungo i fianchi, il passo lento ma deciso: dopo tutto restava sempre molto orgoglioso. Nei corridoi dell’edificio c’era un gran traffico, ma a lui sembrava di essere solo: riusciva a vedere soltanto la luce che entrava dalla porta a vetri e che gli illuminava l’ultimo pezzo di strada che ancora doveva percorrere prima di ritrovarsi faccia a faccia con l’uomo che più odiava in quel momento.

Appena le mani sfiorarono l’anta a specchio, quest’ultima si aprì lasciando vedere ad Heizo una delle vie principali della città, come sempre piena di gente: se quel pazzo avesse iniziato a sparare, non gli ci sarebbe voluto molto per fare una strage. Il poliziotto guardò prima alla sua sinistra e poi alla sua destra per individuare la cabina telefonica più vicina, e si mosse nell’ultima direzione controllata. Non gli ci volle molto per notare un uomo vestito sportivo con indosso un lungo cappotto nero. Se ne stava appoggiato al gabbiotto del telefono e fissava con sguardo perfido ma divertito il signore in giacca e cravatta che si stava avvicinando a lui scuro in volto. Si alzò dal suo sostegno rivelando di essere veramente alto, circa due metri. Perfino il signor Hattori, dal suo metro e ottantacinque si sentì una formica vicino a lui.

SH – Salve capo.. finalmente ci incontriamo –

HE – smettila e dimmi cosa vuoi!! – replicò deciso. Era sempre più nervoso.

SH – Calmati capo.. non voglio fare niente di particolare.. solo ripagarti per avermi costretto a scappare per tre settimane.. –

Il capo questore aggrottò le sopraciglia e strinse i denti fino a parsi male. L’uomo che aveva di fronte lo stava ricattando e lui non poteva reagire alle prese in giro senza provocare una reazione: aveva le mani legate!! Il malvivente avanzò di un passo verso di lui e la mano destra di Heizo di mosse istintivamente sotto la giacca. Il ladro scoppiò a ridere divertito.

SH – Ha ha ha ha!! Sei proprio divertente lo sai?! – il suo tono si fece poi improvvisamente più serio e malvagio – butta immediatamente la pistola nel cestino qui di fianco o io giuro che ammazzo te e tutti quelli che passano vicino al tuo cadavere!!

Detto questo estrasse una pistola, si avvicinò al poliziotto che aveva di fronte e gliela appoggiò contro il fianco sinistro.

Al signor Hattori non restò altro da fare che obbedire anche questa volta: prese la sua arma estraendola dal fodero nero, e la gettò nel contenitore alla sua sinistra provocando un forte rumore metallico che fece voltare tutta la gente intorno a loro.

Questo fece scattare la rabbia nel gigante vestito di nero.

SH – Fai un’altra cosa del genere e io ti finisco!! Non cercare di attirare l’attenzione su di te perché ti ho già spiegato che non sarai solo tu a pagare le conseguenze delle tue azioni!! Quindi pensa bene a quello che fai.. sai che non mi piace ripetere le cose che ho già detto –

Detto questo, il delinquente estrasse un lungo coltello, dalla lama non più corta di 15 cm e la puntò alla gola della sua vittima cercando di farsi notare il meno possibile. Il capo questore si guardò intorno con la coda dell’occhio. La gente intorno a loro era diminuita e quella che ancora c’era andava così di fretta che sembrava non vedere affatto quello che in realtà si stava consumando sotto i loro occhi.

SH – Ora mi segui senza fare una piega o ti spedisco all’altro mondo.. e se a te non importa, prova a pensare a quanto dispiacerebbe a tua moglie e a tuo figlio.. –

Questa frase fece riflettere Heizo. Nonostante la situazione in cui si trovava, il suo pensiero ebbe la forza di correre, quasi fosse autonomo, a Heiji. Lui era sempre stato molto severo con suo figlio e non avevano un vero e proprio rapporto: lui lo criticava e lo rimproverava spesso per i suoi interventi nelle indagini, e siccome il ragazzo faceva sempre di testa sua, finivano col litigare e, nonostante la testa calda del più giovane, l’ultima parola spettava sempre a lui, Heizo. Venne risvegliato da questi suoi pensieri dalla lama del coltello che premette con più forza contro la sua gola.

AH – Ora andiamo dove dico io..

Con la mano libera, il ladro prese Heizo per le spalle e lo costrinse a voltarsi nella direzione opposta, verso il centro della città.

O – Fermo dove sei!! – Una voce di fronte a loro li fece fermare.

Otaki stava lì, con la pistola puntata verso l’uomo più alto. Quest’ultimo però, non si fece affatto intimorire. Un ghigno divertito si dipinse sul suo volto.

SH – mi sa che ti stai sbagliando.. qui non si ferma proprio nessuno.. – replicò, sempre più divertito e sicuro di sé.

O – Chi sei tu? – chiese nervoso il commissario Otaki. Stava sudando parecchio, ma niente in confronto al suo superiore.

SH – Sono il boss della banda a cui state dando la caccia nelle ultime settimane. Ero venuto a farvi una visitina, ma me ne stavo già andando.. e il capo qui viene via con me..-

Tutta la gente ora aveva capito la situazione, ma per paura di rimanere coinvolta in qualcosa più grande di loro, le persone attraversavano la strada per andare dall’altra parte. Qualcuno di loro aveva chiamato la polizia, ma molti di loro avevano preferito ignorare la situazione. Grazie alle telefonate di alcuni di questi passanti, un gruppo di poliziotti uscì e si mise al fianco di Otaki per dargli man forte.

SH – ho già detto al vostro amico – disse il criminale rivolto proprio a questi ultimi – che io e il capo qui – e fece un cenno indicando Heizo – ce ne stavamo giusto andando..-

O – non ti illudere!! Non ti lasceremo andare così!!

Una risata perfida e agghiacciante uscì dalla bocca dell’uomo e risuonò nella calda aria del mezzogiorno.

SH – Allora voi non avete capito proprio un bel niente!! Siete proprio stupidi!! Se provate a fermarci o a torcermi un solo capello. Il vostro adorato signor Hattori passerà a miglior vita.. – spiegò con tono derisorio e un’espressione come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

Un’ombra di terrore puro comparve sul volto dei poliziotti bloccandoli completamente.

HE – Non sta scherzando Otaki.. lasciatelo stare.. – disse malinconicamente Heizo.

Quasi come se quello fosse stato un segnale, Shino si mosse in avanti spingendo il suo ostaggio e costringendolo a salire in un piccolo furgoncino. Lo chiuse nel rimorchio e, salito al posto di guida, partì sgommando dopo aver lanciato un’occhiata trionfante ai poliziotti immobili sul marciapiedi. Questi ultimi erano congelati dalla rabbia, dal terrore e dallo sconforto per aver visto portar via il loro capo, nonché loro amico, senza poter intervenire.

 

H – Sono a casa.. – disse con voce svogliata un ragazzo entrando in casa. Chiuse con un colpo secco la porta provocando un forte rumore del telaio. Si tolse pigramente le scarpe da ginnastica che dovevano essere state bianche, ma che avevano assunto una netta sfumatura di grigio, e si avviò per il corridoio senza indossare le consuete pantofole. La prima porta sulla sua sinistra si aprì e una splendida donna sulla quarantina, ma che dimostrava almeno dieci anni in meno, uscì. I lunghi capelli castani erano come sempre raccolti dietro il capo e indossava un tradizionale kimono con varie tonalità di rosa. Un profumo di cibo delizioso si sparse nell’aria, ma questo lasciò totalmente indifferente il ragazzo.

S – Heiji caro.. bentornato.. cosa ti preparo da mangiare? –

Il giovane arrestò la sua lenta camminata e, senza voltarsi, disse:

H – Niente per adesso.. voglio solo dormire –

Detto questo proseguì per le scale salendo pigramente i gradini e quasi trascinando i piedi. Gli sembrò che gli scalini non finissero mai, mentre in realtà erano solo una ventina. Aprì la porta della sua camera ed entrò richiudendola pesantemente anche questa volta. Lasciò cadere a terra la sua tracolla dove teneva i libri di scuola e si buttò a peso morto sul suo grande letto.

Sua madre, Shizuka Ikenami, era rimasta al piano di sotto, seguendo con sguardo sorpreso e preoccupato il figlio: era la prima volta che Heiji tornasse a casa senza infilarsi direttamente in cucina, sedersi a tavola e letteralmente gettarsi su quello che aveva nel piatto. Era sempre stato un ragazzo molto vivace e consumava un sacco di energie, e di conseguenza, aveva spesso fame. La donna si ritirò in cucina soprapensiero. L’oggetto dei suoi pensieri, intanto, era ancora sdraiato sul letto, nella stessa posizione in cui era caduto e con gli occhi semichiusi. Non si reggeva in piedi dalla stanchezza. In quel periodo a scuola aveva parecchio da fare, e gli allenamenti di kendo lo impegnavano parecchio, senza contare le varie partitelle che faceva con gli amici di sport come calcio o tennis.

Come se non bastasse, si erano anche verificati un sacco di crimini ad Osaka e lui aveva sempre aiutato la squadra di Otaki a risolverli. Non che ne fosse obbligato, anzi. Solo che li piaceva, e molto anche. Il campo dell’investigazione lo aveva attirato sin da bambino, e grazie alla sua grande intelligenza era sempre stato molto portato. Anche gli ultimi omicidi, li aveva risolti interamente da solo. Quando il padre lo aveva scoperto però, era stato un casino. Gli aveva detto di non avvicinarsi al luogo del delitto o alla vittima, perché col suo carattere entusiasta e sbadato, avrebbe sicuramente compromesso degli indizi, diceva. Non riusciva a sopportarlo quando faceva così. Gli voleva un gran bene, certo. Suo padre era sempre stato un esempio per lui. Nonostante il carattere fiero e severo col quale era entrato, ed entrava tuttora sempre in contrasto, lo ammirava: per la sua abilità e per come si faceva rispettare. A volte esagerava, è vero: soprattutto con lui. Non erano mai riusciti ad avere un rapporto, Heiji si era sempre sentito un po’ respinto dal padre, oppure usato per il suo lavoro, come quando lo aveva picchiato e umiliato davanti a tutti per usarlo come diversivo. Se ci ripensava si arrabbiava ancora. Proprio per questa situazione però, era cresciuto con un carattere molto forte. Sin da piccolo aveva imparato ad arrangiarsi da solo e a fare di testa sua. Se il padre non voleva instaurare un rapporto con lui, si era detto da bambino, allora non poteva nemmeno dargli troppi ordini.

Nonostante questa spaccatura, accentuatasi adesso che lui era cresciuto, se qualcuno gli avesse chiesto di parlare di suo padre, ne avrebbe comunque parlato bene: dopotutto, era sempre “il suo papà”, anche se nemmeno lui, sapeva in fondo spiegarsi il motivo di questa sua devozione. Mentre pensava a tutte queste cose, si rese conto che la stanza non era più perfettamente a fuoco, e che le palpebre gli si stavano chiudendo. La fatica fisica e psicologica di quell’ultimo periodo si stava facendo sentire. Proprio mentre si stava per abbandonare tra le braccia del sonno, gli parve di sentire un leggero bussare alla sua porta, me era così stanco che pensò di ignorare completamente il rumore per lasciare spazio ad un sonno profondo.

E il suo piano sarebbe stato perfetto, se non fosse che, la persona che lo aveva disturbato, aprì la porta ed entrò nella stanza, attirando su di sé alcune maledizioni lanciate dal ragazzo. Quest’ultimo infatti, aveva aperto di scatto gli occhi alzando la testa dalla morbida coperta non appena aveva sentito il telaio in legno scorrere sulla striscia metallica. Con gli occhi mezzi chiusi dal sonno, si ritrovò a osservare sua madre, ferma sull’entrata della camera che lo guardava dolcemente, proprio come una madre guarda il proprio figlio. Al contrario del marito, infatti, la donna mostrava sempre apertamente i propri sentimenti, in particolar modo quelli verso il ragazzo cui, fin da bambino, non aveva mai fatto mancare l’affetto di cui aveva bisogno, colmando anche il parziale vuoto lasciato dal padre del giovane. La donna sorrise vedendo in che condizioni si trovava il figlio.

S – Ma guarda..!! ti stavi addormentando completamente vestito e senza mangiare niente.. mi vuoi dire cos’hai? – lo incalzò dolcemente sperando di convincerlo a parlare.

Data la sua grande autonomia, infatti, il ragazzo non si confidava praticamente mai con nessuno. Heiji si mi se a sedere.

H – Niente ‘.. sono solo un po’ stanco.. a scuola abbiamo un sacco da studiare e pare che questo clima autunnale faccia aumentare i raptus omicidi della gente – disse sarcastico riferendosi a tutti i casi che aveva risolto nelle ultime settimane.

La madre lo guardò comprensiva.

S – avresti veramente bisogno di riposarti un po’.. prima però dovresti mangiare qualcosa.. sai che non fa bene saltare i pasti, specialmente ai ragazzi della tua età: avete bisogno di energie!! – disse facendo la classica predica da mamma.

Siccome era anche affamato, il detective liceale decise di ascoltarla e si alzò dal letto sbadigliando. La donna sorrise compiaciuta per aver raggiunto il suo scopo e si avviò per le scale precedendo il figlio, che scese dopo aver indossato jeans blu e maglietta rossa al posto della divisa scolastica.

Il giovane entrò in cucina ed andò a lavarsi le mani per mettersi a tavola. Prima che iniziasse a mangiare, Shizuka gli chiese:

S – Heiji.. avrei un favore da chiederti dopo.. –

Il ragazzo alzò incuriosito lo sguardo dal tavolo e andò ad incrociare quello della mamma.

S – Tuo padre stamattina è andato al lavoro molto presto e non ho avuto tempo di preparargli il pranzo.. ti dispiacerebbe portargli questo – chiese la signora con sguardo quasi supplichevole con un cestino in mano.

Al liceale scocciava molto a dire la verità eseguire la richiesta, ma per puro senso del dovere cedette alla madre.

H – devo portarglielo subito? –

S – no no.. mangia pure prima.. non c’è fretta –

Il ragazzo ci pensò un attimo e poi rispose che prima sarebbe andato al commissariato, così, quando sarebbe tornato a casa, avrebbe potuto mangiare per poi rilassarsi tra le calde coperte. Shizuka lo ringraziò e gli consegnò il piccolo contenitore di vimini. Heiji si avviò alla porta, si mise pigramente le scarpe da ginnastica e si avviò verso la centrale. Per fortuna, pensò, l’edificio non distava molto da casa perché, col traffico che c’era per le strade, era costretto a raggiungerlo a piedi, o non sarebbe arrivato prima di sera. Sospirò. Sembrava proprio che quello non fosse il periodo per riposarsi. Camminava con lo sguardo basso, l’immancabile cappello portato con la visiera dietro. Era così stanco e assorto nei suoi pensieri che, dopo circa un quarto d’ora di lenta camminata per varie scorciatoie che conosceva fin da bambino, arrivò davanti alla sede della polizia senza nemmeno accorgersene e avrebbe continuato a camminare se un poliziotto non lo avesse chiamato.

Il giovane detective sussultò e voltò il capo di scatto, spaventato dalla voce che lo aveva improvvisamente chiamato. Quando alzò lo sguardo, sorrise stancamente e si diede mentalmente dello stupido per non essersi accorto di essere arrivato e si avvicinò agli uomini ritrovando un po’ di energie per essere insieme a quelli che ormai potevano considerarsi suoi colleghi, nonché amici.

Gli uomini in divisa dall’altra parte della strada lo guardarono con un’aria seriamente preoccupati e quando li raggiunse, il liceale passò in rassegna le loro facce con un’aria stupita. Aveva un aspetto così orribile per essere guardato in quel modo?

H – Hei.. che avete tutti quanti da guardarmi così? – chiese sconcertato, sbattendo le palpebre e con un’espressione idiota sul viso.

Il commissario Otaki aprì bocca per parlare e spiegare al giovane che considerava quasi come suo figlio, il perché erano tutti li sul marciapiede, immobili, con lo sguardo spaventato perso nel vuoto. Prima che però potesse proferir parola, l’ispettore Keiji Toyama, padre della sua amica d’infanzia, fece sentire al sua voce possente.

T – assolutamente niente!! Infatti stavano tutti per tornare a lavorare.. –

I colleghi e subordinati lo guardarono attoniti. Il loro superiore, come tutti loro, sapeva chiaramente in che situazione si trovavano, in quanto era uscito ignaro dalla centrale dopo il sequestro ed era stato immediatamente messo al corrente degli ultimi eventi, prima come amico di Heizo e poi come collega.

E allora perché aveva mentito a quel modo? E proprio a chi aveva più diritto di conoscere la verità per di più. Era calato in quella zona di marciapiedi, un silenzio quasi irreale, interrotto dal giovane detective.

H – Ok!! Io allora vado a portare il pranzo a mio padre!!

Si incamminò verso l’edificio, ma aveva fatto solo un passo che una frase di Otaki lo costrinse a fermarsi e fece mettere tutti i suoi sensi in allerta.

O – forse dovrebbe sapere..- disse gravemente il commissario.

Toyama si girò verso di lui con sguardo severo, ma l’uomo non abbasso gli occhi convinto della sua affermazione. Quelle parole e quello scambio di sguardi, fecero capire al ragazzo che, qualsiasi cosa fosse, doveva essere piuttosto seria, e comunque lo riguardava da vicino. Spostò lo sguardo dall’ispettore a Otaki diverse volte prima di rivolgersi a quest’ultimo.

H – cos’è che dovrei sapere? Cos’è successo? – chiese tornando a fissare Toyama.

O – Heiji.. – cominciò, ma venne immediatamente interrotto.

T – ho detto che non è successo niente!! – disse il padre della sua amica con tono severo.

Heiji stava veramente incominciando a innervosirsi. Non era un moccioso, e aveva diritto di sapere se era successo qualcosa.

O – deve saperlo ispettore! – affermò con voce decisa Otaki, convinto che il comportamento del suo superiore non avrebbe portato a niente di buono.

T – E COME PENSI CHE REAGIREBBE? COSA POTREBBE FARE TANTO?!

Il poliziotto alzò la voce rispondendo al suo subordinato. E probabilmente avrebbe continuato nella sua aggressione verbale, se la discussione non fosse stato interrotto da un tonfo. Il detective diciassettenne aveva scaraventato a terra il cestino contenente il cibo per il padre e stava fissando i due uomini furioso. Non avevano il diritto di giocare con lui così. Adesso stavano veramente esagerando.

H – ADESSO BASTA!! VOLETE SPIEGARMI DI CHE DIAVOLO STATE PARLANDO?! MI AVETE STUFATO!! IO NON HO DIECI ANNI!! HO IL DIRITTO DI SAPERE SE E’ SUCCESSO QUALCOSA CHE MI RIGUARDA!!

Aveva iniziato il discorso stringendo i pugni lungo i fianchi, ma poi la rabbia aveva avuto il sopravvento e alla fine, si era trovato di fronte a Otaki, che sovrastava di parecchi centimetri, col collo della sua giacca stropicciato tra le mani.

Tutti i poliziotti sgranarono gli occhi e si ammutolirono. Sebbene era risaputo chi il ragazzo fosse uno scalmanato, non lo avevano mai visto così arrabbiato, ne tantomeno a trattare il loro commissario in quel modo. Nonostante si conoscessero praticamente da sempre, Heiji lo trattava col massimo rispetto.

Il più stupito di questa aggressione era comunque proprio Otaki, anche se forse poteva capire lo stato d’animo dell’amico. Provò a scrollarselo di dosso, ma le mani dell’altro, benché più giovani, erano irrobustite dai faticosi allenamenti di kendo ed il tentativo fallì miseramente.

T – d’accordo – disse deciso l’ispettore. Poi girò i tacchi e se ne andò.

O – Lasciami andare e ti spiegherò tutto Heiji – mormorò lo sbirro.

Il più giovane, come se si fosse reso conto solo in quel momento di quello che aveva fatto, lasciò la presa di colpo e si allontanò mortificato di qualche passo; quindi, dopo aver piegato leggermente il capo a mo’ di scusa, assunse un’aria interessata, come ad incoraggiare il commissario a continuare. Quest’ultimo, prima di andare avanti, guardò uno ad uno tutti i suoi uomini, come per infondersi un po’ di coraggio, poi posò lo sguardo sulle sue scarpe, incapace di guardare il ragazzo negli occhi.

O – Heiji hanno.. hanno preso Heizo.. –

Il ragazzo sbatté due o tre volte le palpebre.

H – cosa? – chiese confuso.

O – sai quella banda di criminali a cui stavamo dando la caccia?

H – si.. – disse il giovane teso e disorientato

O – ecco.. la faccenda era più seria di quanto tuo padre non ti avesse fatto credere.. e.. beh.. il capo di quella banda ha.. rapito tuo padre –

Le mani del detective dell’ovest, prima strette a pugno, si aprirono lentamente e la bocca si dischiuse. Heiji sentì le budella torcersi per poi formare un nodo stretto e doloroso. Dopo aver boccheggiato un paio di volte, riuscì a sussurrare una sola parola.

H – cosa..? –

I poliziotti intorno a lui lo fissarono in silenzio.

O – mi dispiace – mormorò – non siamo riusciti a fermarlo..

H – dov’è..? – chiese debolmente. Ma non ottenne risposta.

Fu come se quel silenzio avesse fatto scattare qualcosa in lui. Pur avendo ancora lo stomaco sottosopra, riuscì a svegliarsi da quella sorta di “trance” nella quale era caduto.

H – DOV’E’?! – urlò ritornando a tormentare la giacca di Otaki.

Il commissario purtroppo non gli rispose come avrebbe voluto.

O – non lo so – disse, sempre tenendo lo sguardo fisso verso il basso.

Il giovane si staccò e indietreggiò nuovamente di qualche passo. Il suo corpo era scosso dai brividi, gli occhi sbarrati in un’espressione incredula e spaventata.

Poi, come se fosse stato improvvisamente colpito da un fulmine invisibile, si irrigidì. Altrettanto inaspettatamente, si voltò e prese a correre verso l’edificio. Otaki e i suoi uomini, restarono a guardarlo immobili e totalmente sorpresi.

O – Heiji aspetta.. dove vai? Che cos’hai intenzione di fare?? –

Il diciassettenne però, lo ignorò completamente, e continuò la sua corsa all’interno della centrale.

 

 

Rieccomi con la seconda parte della mia fanfic!! Le prime tre parti sono già pronte quindi le posto subito, per le prossime ci metterò un po’ di più. Spero che qualcuno si soffermi a leggerla e ringrazio in anticipo chi lo farà!!

Alla prossima

  
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