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Autore: ECA90    05/12/2007    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, quindi siate buoni!! Un padre severo, un figlio zuccone, una misteriosa telefonata.. cosa mai potrebbe succedere per farli avvicinare??
Genere: Azione, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Between us

Between us

 

 

1. LA TELEFONATA

 

 

Quel giorno in centrale, il telefono squillava senza sosta dalla mattina presto. Seduto alla sua solita scrivania, stava il capo questore di tutta la polizia di Osaka. Vestito come ogni giorno con la camicia bianca e la giacca nera con pantaloni in tinta, capelli ricci e corti, baffetti sottili e curati e sguardo severo. Ultimamente era stato molto impegnato: una banda di criminali aveva messo a segno furti nella città senza che nessuno fosse riuscito a fermarli. Come se non bastasse, c’erano stati diversi casi di omicidio, che lui aveva affidato alla squadra del commissario Otaki e nei quali, aveva poi scoperto in seguito, aveva messo lo zampino suo figlio Heiji, risolvendoli anche velocemente. Rispose all’ennesima telefonata; questa volta l’interlocutore era una donna che voleva denunciare la perdita della sua preziosa borsetta in pelle firmata comprata la settimana prima e, pensò l’uomo, pagata una fortuna. Dopo aver consigliato alla donna di recarsi personalmente in centrale per denunciare il fatto, riagganciò spazientito il telefono; aveva cose importanti a cui pensare, senza che una signora troppo pigra per fare due passi e arrivare al loro centralino, interrompesse il filo dei suoi pensieri con una telefonata, si disse. Dopo nemmeno cinque minuti il telefono squillò di nuovo, ma questa volta l’uomo aspettò che l’apparecchio emettesse il quinto trillo lasciando di conseguenza rispondere alla segretaria che stava nell’ufficio accanto. Passarono soltanto alcuni istanti e qualcuno bussò alla sua porta. L’uomo sospirò e disse alla persona al di fuori della stanza di entrare, immaginandosi già di vedere entrare la donna che aveva risposto al telefono;  quello, evidentemente non era il giorno adatto per pensare alla banda di criminali che, ormai da alcune settimane occupava la sua mente.

Come aveva immaginato, una donna sulla cinquantina con gli occhiali e lunghi capelli tinti di nero fece capolino da dietro lo stipite della porta.

SE - Signor Hattori mi scusi, c’è una telefonata per lei, uno strano signore che dice di volerle parlare urgentemente – spiegò la donna.

HE – lo passi pure sulla mia linea Sakura –.

La signora fece un piccolo inchino e richiuse la porta dell’ufficio del suo capo. Dopo una trentina di secondi, la spia rossa del telefono si accese e il signor Hattori alzò la cornetta.

HE – Sono il capo questore di Osaka, mi dica –

X – ciao Heizo.. -

Le sopraciglia dell’uomo si aggrottarono non appena sentì il tono confidenziale del suo interlocutore. A giudicare dal timbro della voce non lo conosceva affatto, quindi non riusciva a capire chi potesse essere così maleducato da chiamarlo per nome senza averlo mai incontrato. Il suo sguardo  si fece immediatamente più serio. Visto il lavoro che faceva, l’uomo che stava dall’altra parte della cornetta poteva benissimo essere qualcuno che lui aveva arrestato ed era uscito di prigione dopo aver scontato la sua pena. Mentre questi dubbi si facevano largo nella sua mente, Heizo Hattori restò completamente in silenzio e aspettò che la persona che aveva chiamato continuasse a parlare, e quest’ultimo, come se gli avesse letto nel pensiero incominciò:

X – sono Shino.. il capo della banda a cui stai dando la caccia da alcune settimane.. felice di sentirmi? -

I muscoli e i nervi del capo questore si irrigidirono fino all’inverosimile non appena l’uomo si presentò. Cosa poteva volere da lui quell’uomo che più di chiunque altro era ricercato in quel periodo dalla polizia di Osaka che stava ai suoi comandi?? Cercò di rispondere con un tono che non lasciasse trasparire la sua tensione e il risultato fu più che soddisfacente.

HE – lei non immagina nemmeno quanto.. Cosa vuole da me? –

Heizo pose questa domanda con particolare curiosità. In quei brevi secondi al telefono, il suo cervello aveva lavorato senza sosta. Non era mai capitato che un criminale telefonasse a colui che gli stava dando la caccia, e lui voleva essere ben attento a non finire in una trappola.

SH – Vorrei parlarti capo..

HE – Ti sto ascoltano Shino.. parla pure –

La tensione all’interno dell’ufficio era quasi palpabile. Gocce di sudore rigavano le tempie del capo questore e le sue mani stringevano convulsamente l’una la cornetta del telefono e l’altra il bordo della scrivani alla quale stava seduto. Proprio questa mano si staccò e andò ad allentare il nodo della cravatta che sembrava soffocarlo, per poi tornare alla posizione precedente.

SH – Sono alcune settimane che mi dai la caccia.. non sei riuscito a prendermi e mai ci riuscirai.. Hehe – sogghignò l’uomo.

Il signor Hattori dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non infuriarsi. Ormai le nocche delle sue dita erano diventate bianche per la forza con cui stringeva il piano in mogano davanti a lui, ma aveva capito benissimo che il malvivente stava cercando di provocarlo.. e non voleva cadere nel suo tranello, anzi, non doveva proprio!! Così lasciò che continuasse.

SH – non ci riuscirai mai a meno che non sia io a venire da te!! O viceversa..

L’uomo lasciò quest’ultima frase sospesa in modo particolare, con un tono di voce talmente perfido da risultare quasi agghiacciante.

HE – Spiegati meglio – replicò Heizo con un tono curioso ma che lasciava comunque intendere la sua prudenza.

SH – Avrei un piccolo affare da proporti – disse Shino divertito.

HE – che tipo di affare – lo incalzò il poliziotto.

La risposta si fece attendere alcuni secondi, durante i quali il signor Hattori maledì  ripetutamente nella sua testa l’uomo che stava dall’altra parte della cornetta: sembrava quasi che volesse metterlo alla prova, testare la sua tenuta nervosa; e se questa era una sfida, lui non si sarebbe certamente concesso il lusso di perderla.

SH – ora tu vieni giù e ci incontriamo qui sotto davanti al portone della centrale. -

Tutti i buoni propositi del capo questore sparirono immediatamente non appena questa sentì la risposta del ladro.

HE – SMETTILA DI SCHERZARE E DIMMI COSA VUOI!! – ringhiò.

SH – non sto affatto scherzando Heizo.. Ti giuro sulle rapine che ho fatto che ti sto chiamando dalla cabine telefonica qui sotto!! Allora.. vuoi venire? -

HE – Non sono tanto stupido da accettare questa condizione.. Se vuoi farmi scendere hai sicuramente qualcosa in mente.. –

Mentre pronunciava quella frase nella sua mente balenò l’immagine di suo figlio Heiji. Nei pochi secondi che aveva a disposizione, riuscì a fare mente locale sulla sua situazione e si disse che aveva fatto perfettamente bene a tenere quella testa calda fuori da quella indagine mentendogli sulla serietà del caso: impulsivo com’era, avrebbe sicuramente fatto qualche stupidaggine e si sarebbe messo nei guai; oltretutto, vedendo le persone che avevano davanti, completamente prive di coscienza che non si erano fatti problemi ad uccidere e conoscendo suo figlio, era sicuro che con la sua ingenuità e il suo caratteraccio tremendamente orgoglioso, si sarebbe fatto ammazzare. Almeno questo era quello che credeva, totalmente inconsapevole di aver sottovalutato il ragazzo.

HE – tsk, per chi mi hai preso? Non sono così sprovveduto da venire li sotto alle tue condizioni – esclamò con aria sapiente il signor Hattori. Dall’altra parte della cornetta si udì un sospiro, ma non di rassegnazione, anzi: sembrava quello di una maestra delle elementari che spiega pazientemente ai suoi alunni lo stesso argomento per la quindicesima volta. La risposta seguì subito dopo.

SH – No, no.. non ci siamo proprio.. sei più cocciuto di quanto pensassi capo.. forse non hai ben capito in che situazione ti trovi –

Il tono furbo dell’interlocutore fece scappare completamente la pazienza ad Heizo, che si sentiva sempre più preso in giro.

HE – NON DIRE STUPIDAGGINI!! SEI TU CHE NON HAI CAPITO UN BEL NIENTE!! SEI AL TELEFONO SOTTO AD UN EDIFICIO PIENO DI UOMINI AI MIEI COMANDI!! BASTEREBBE UN MIO CENNO DEL CAPO PER FARTI RITROVARE COMPLETAMENTE CIRCONDATO!! COSA CREDI DI POTER FARE? – esplose. Era completamente paonazzo in volto, la collera si era impossessata di lui, riuscendo anche a scacciare la tensione e rendendogli il respiro affannoso. Ora la mano che non stringeva il telefono era chiusa a pugno con le unghie che quasi si conficcavano nella carne. Il delinquente rise divertito alla reazione dell’uomo.

SH – Ha ha ha!! Hai proprio un bel caratterino, non c’è che dire!! Sai essere molto più autoritario di quanto non scrivano i giornali!! Forse dovrei chiamare tuo figlio.. Un mio caro amico lo ha visto all’opera e mi ha detto che è molto coraggioso.. –

Nell’udire quest’ultima frase, i nervi del capo questore tornarono ad irrigidirsi e l’ira di qualche istante prima lasciava nuovamente il posto alla tensione a all’ansia.

HE – lascia Heiji fuori da questa storia.. è solo uno sprovveduto..

SH – come preferisci capo.. ma scendi ora, sono piuttosto stanco di aspettarti – disse l’uomo con voce annoiata.

HE – Non verrò. Ti ho già detto che sei tu quello che si trova in una pessima situazione e non io.. –

Questa volta il malvivente replicò con fare alquanto spazientito.

SH – Non hai capito un bel niente!! Non mi piace ripetermi, ma per te farò un’eccezione, quindi ora vedi di ascoltarmi attentamente!! E prendi appunti se vuoi – disse pronunciando l’ultima frase con un tono di voce derisorio – Io ti sto chiamando dalla cabina qui sotto e ho due pistole in tasca. Cariche. Ora, se non vuoi che io faccia una strage davanti alla tua centrale, ti conviene scendere subito. E da solo anche.. -.

Un’espressione di terrore si dipinse sul volto di Heizo. Gli occhi erano spalancati, la bocca leggermente aperta e aveva ripreso a sudare. Aveva capito che quel farabutto non scherzava.

HE – FERMATI!! – gridò – verrò giù – disse poi rassegnato, quasi sussurrando con il respiro che gli tremava per la tensione.

SH – Oh.. vedo che inizi finalmente a ragionare.. Sapevo che eri un uomo con cui sarebbe stato piacevole fare affari.. Sei veramente in gamba capo.. hehehe – sogghignò il ladro omicida – però sbrigati.. sai, sono uno con poca pazienza.. non mi piace aspettare, e tu mi hai già fatto stare qui anche troppo –

HE – Aspettami; verrò giù da solo, ma tu non sparare!! – disse il signor Hattori con un tono di voce a metà tra l’ordine e la supplica.

SH – Hai la mia parola -.

Detto questo riagganciò il telefono ed uscì dalla cabina, aspettando colui che, da suo inseguitore, era diventato sua vittima. Proprio quest’ultimo, era rimasto nel suo ufficio con la cornetta in mano. Si rese conto solo in quel momento di essersi alzato in piedi durante la conversazione. Con un gesto rabbioso lanciò il telefono sul pavimento. Dopo aver respirato a fondo, si diresse verso la porta del suo ufficio, con piglio deciso che nascondeva la preoccupazione che in realtà provava.

 

 

Note a fine capitolo:

Salve a tutti!! Pur non essendo assolutamente una scrittrice, ho deciso di cimentarmi in quest’opera sul mio adorato HEIJI!!  In teoria doveva essere una one-shot, ma siccome diventava un po’ lunga, ho deciso di spezzettarla..

Spero che vi piaccia, in ogni caso.. commentate!! XD

Alla prossima!!

  
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