Between us
1. LA TELEFONATA
Quel giorno in
centrale, il telefono squillava senza sosta dalla mattina presto. Seduto alla
sua solita scrivania, stava il capo questore di tutta la polizia di Osaka. Vestito come ogni giorno con la camicia bianca e
la giacca nera con pantaloni in tinta, capelli ricci e corti, baffetti sottili e curati e sguardo severo. Ultimamente era stato
molto impegnato: una banda di criminali aveva messo a segno furti nella
città senza che nessuno fosse riuscito a fermarli. Come se non bastasse,
c’erano stati diversi casi di omicidio, che lui
aveva affidato alla squadra del commissario Otaki e
nei quali, aveva poi scoperto in seguito, aveva messo lo zampino suo figlio Heiji, risolvendoli anche velocemente. Rispose
all’ennesima telefonata; questa volta l’interlocutore era una donna
che voleva denunciare la perdita della sua preziosa borsetta in
pelle firmata comprata la settimana prima e, pensò l’uomo, pagata
una fortuna. Dopo aver consigliato alla donna di recarsi personalmente in
centrale per denunciare il fatto, riagganciò spazientito il telefono;
aveva cose importanti a cui pensare, senza che una signora troppo pigra per fare due passi e arrivare al loro centralino,
interrompesse il filo dei suoi pensieri con una telefonata, si disse. Dopo
nemmeno cinque minuti il telefono squillò di nuovo, ma
questa volta l’uomo aspettò che l’apparecchio emettesse il
quinto trillo lasciando di conseguenza rispondere alla segretaria che stava
nell’ufficio accanto. Passarono soltanto alcuni istanti e qualcuno
bussò alla sua porta. L’uomo sospirò e disse alla persona
al di fuori della stanza di entrare, immaginandosi già di vedere entrare
la donna che aveva risposto al telefono; quello, evidentemente non era il
giorno adatto per pensare alla banda di criminali che, ormai da alcune settimane
occupava la sua mente.
Come aveva
immaginato, una donna sulla cinquantina con gli occhiali e lunghi capelli tinti
di nero fece capolino da dietro lo stipite della
porta.
SE - Signor Hattori mi scusi, c’è
una telefonata per lei, uno strano signore che dice di volerle parlare
urgentemente – spiegò la donna.
HE – lo
passi pure sulla mia linea Sakura –.
La signora fece un
piccolo inchino e richiuse la porta dell’ufficio del suo capo. Dopo una
trentina di secondi, la spia rossa del telefono si accese e il signor Hattori alzò la cornetta.
HE – Sono il
capo questore di Osaka, mi dica –
X – ciao Heizo.. -
Le sopraciglia
dell’uomo si aggrottarono non appena sentì il tono confidenziale
del suo interlocutore. A giudicare dal timbro della voce non
lo conosceva affatto, quindi non riusciva a capire chi potesse essere
così maleducato da chiamarlo per nome senza averlo mai incontrato. Il
suo sguardo si
fece immediatamente più serio. Visto il lavoro che faceva, l’uomo
che stava dall’altra parte della cornetta poteva benissimo essere
qualcuno che lui aveva arrestato ed era uscito di
prigione dopo aver scontato la sua pena. Mentre questi
dubbi si facevano largo nella sua mente, Heizo Hattori restò completamente in silenzio e
aspettò che la persona che aveva chiamato continuasse a parlare, e
quest’ultimo, come se gli avesse letto nel pensiero incominciò:
X – sono Shino.. il capo della banda a cui
stai dando la caccia da alcune settimane.. felice di sentirmi? -
I muscoli e i
nervi del capo questore si irrigidirono fino all’inverosimile
non appena l’uomo si presentò. Cosa poteva volere da lui
quell’uomo che più di chiunque altro era ricercato in quel periodo
dalla polizia di Osaka che stava ai suoi comandi??
Cercò di rispondere con un tono che non lasciasse
trasparire la sua tensione e il risultato fu più che soddisfacente.
HE – lei non
immagina nemmeno quanto.. Cosa vuole da me? –
Heizo pose questa domanda con particolare
curiosità. In quei brevi secondi al telefono, il suo cervello aveva
lavorato senza sosta. Non era mai capitato che un criminale telefonasse a colui che gli stava dando la caccia, e lui voleva essere ben
attento a non finire in una trappola.
SH – Vorrei
parlarti capo.. –
HE – Ti sto
ascoltano Shino.. parla pure
–
La tensione
all’interno dell’ufficio era quasi palpabile. Gocce di sudore
rigavano le tempie del capo questore e le sue mani stringevano convulsamente
l’una la cornetta del telefono e l’altra il bordo della scrivani alla quale stava seduto. Proprio
questa mano si staccò e andò ad allentare il nodo della
cravatta che sembrava soffocarlo, per poi tornare alla posizione precedente.
SH – Sono
alcune settimane che mi dai la caccia.. non sei
riuscito a prendermi e mai ci riuscirai.. Hehe
– sogghignò l’uomo.
Il signor Hattori dovette far ricorso a
tutto il suo autocontrollo per non infuriarsi. Ormai le nocche delle sue dita
erano diventate bianche per la forza con cui stringeva il piano in mogano
davanti a lui, ma aveva capito benissimo che il malvivente stava cercando di
provocarlo.. e non voleva cadere nel suo tranello,
anzi, non doveva proprio!! Così lasciò che continuasse.
SH – non ci
riuscirai mai a meno che non sia io a venire da te!! O
viceversa.. –
L’uomo
lasciò quest’ultima frase sospesa in modo particolare, con un tono
di voce talmente perfido da risultare quasi
agghiacciante.
HE –
Spiegati meglio – replicò Heizo con un
tono curioso ma che lasciava comunque intendere la sua
prudenza.
SH – Avrei un piccolo affare da proporti – disse Shino divertito.
HE – che
tipo di affare – lo incalzò il
poliziotto.
La risposta si
fece attendere alcuni secondi, durante i quali il signor Hattori
maledì ripetutamente
nella sua testa l’uomo che stava dall’altra parte della cornetta:
sembrava quasi che volesse metterlo alla prova, testare la sua tenuta nervosa;
e se questa era una sfida, lui non si sarebbe certamente concesso il lusso di
perderla.
SH – ora tu
vieni giù e ci incontriamo qui sotto davanti al
portone della centrale. -
Tutti i buoni
propositi del capo questore sparirono immediatamente non appena questa
sentì la risposta del ladro.
HE –
SMETTILA DI SCHERZARE E DIMMI COSA VUOI!! –
ringhiò.
SH – non sto affatto scherzando Heizo..
Ti giuro sulle rapine che ho fatto che ti sto chiamando dalla cabine telefonica
qui sotto!! Allora.. vuoi venire? -
HE – Non
sono tanto stupido da accettare questa condizione.. Se
vuoi farmi scendere hai sicuramente qualcosa in mente.. –
Mentre pronunciava
quella frase nella sua mente balenò
l’immagine di suo figlio Heiji. Nei pochi
secondi che aveva a disposizione, riuscì a fare mente locale sulla sua
situazione e si disse che aveva fatto perfettamente
bene a tenere quella testa calda fuori da quella indagine mentendogli sulla
serietà del caso: impulsivo com’era, avrebbe sicuramente fatto
qualche stupidaggine e si sarebbe messo nei guai; oltretutto, vedendo le
persone che avevano davanti, completamente prive di coscienza che non si erano
fatti problemi ad uccidere e conoscendo suo figlio, era sicuro che con la sua
ingenuità e il suo caratteraccio tremendamente orgoglioso, si sarebbe
fatto ammazzare. Almeno questo era quello che credeva, totalmente inconsapevole
di aver sottovalutato il ragazzo.
HE – tsk,
per chi mi hai preso? Non sono così sprovveduto da venire li sotto alle tue condizioni – esclamò con aria
sapiente il signor Hattori. Dall’altra parte
della cornetta si udì un sospiro, ma non di rassegnazione, anzi:
sembrava quello di una maestra delle elementari che spiega pazientemente ai
suoi alunni lo stesso argomento per la quindicesima volta. La risposta
seguì subito dopo.
SH – No, no.. non ci siamo proprio.. sei più cocciuto di quanto
pensassi capo.. forse non hai ben capito in che situazione ti trovi –
Il tono furbo
dell’interlocutore fece scappare completamente la pazienza ad Heizo, che si sentiva sempre
più preso in giro.
HE – NON
DIRE STUPIDAGGINI!! SEI TU CHE NON HAI CAPITO UN BEL
NIENTE!! SEI AL TELEFONO SOTTO AD UN EDIFICIO PIENO DI
UOMINI AI MIEI COMANDI!! BASTEREBBE UN MIO CENNO DEL
CAPO PER FARTI RITROVARE COMPLETAMENTE CIRCONDATO!! COSA CREDI DI POTER FARE? – esplose. Era completamente paonazzo in volto, la collera si era
impossessata di lui, riuscendo anche a scacciare la tensione e rendendogli il
respiro affannoso. Ora la mano che non stringeva il telefono era chiusa a pugno
con le unghie che quasi si conficcavano nella carne. Il delinquente rise
divertito alla reazione dell’uomo.
SH – Ha ha ha!! Hai proprio un bel caratterino, non
c’è che dire!! Sai essere molto
più autoritario di quanto non scrivano i giornali!!
Forse dovrei chiamare tuo figlio.. Un mio caro amico
lo ha visto all’opera e mi ha detto che è molto coraggioso..
–
Nell’udire
quest’ultima frase, i nervi del capo questore tornarono ad irrigidirsi e
l’ira di qualche istante prima lasciava nuovamente il posto alla tensione
a all’ansia.
HE – lascia Heiji fuori da questa storia..
è solo uno sprovveduto..
SH – come
preferisci capo.. ma scendi ora, sono piuttosto stanco
di aspettarti – disse l’uomo con voce annoiata.
HE – Non
verrò. Ti ho già detto che sei tu quello
che si trova in una pessima situazione e non io.. –
Questa volta il malvivente replicò con fare alquanto
spazientito.
SH – Non hai
capito un bel niente!! Non mi piace ripetermi, ma per
te farò un’eccezione, quindi ora vedi di ascoltarmi attentamente!! E prendi appunti se vuoi –
disse pronunciando l’ultima frase con un tono di voce derisorio –
Io ti sto chiamando dalla cabina qui sotto e ho due pistole in tasca. Cariche.
Ora, se non vuoi che io faccia una strage davanti alla tua centrale, ti
conviene scendere subito. E da solo anche.. -.
Un’espressione
di terrore si dipinse sul volto di Heizo. Gli occhi
erano spalancati, la bocca leggermente aperta e aveva ripreso a sudare. Aveva
capito che quel farabutto non scherzava.
HE – FERMATI!! – gridò – verrò
giù – disse poi rassegnato, quasi sussurrando con il respiro che
gli tremava per la tensione.
SH – Oh.. vedo che inizi finalmente a ragionare.. Sapevo che eri un
uomo con cui sarebbe stato piacevole fare affari.. Sei veramente in gamba
capo.. hehehe – sogghignò il ladro omicida – però
sbrigati.. sai, sono uno con poca pazienza.. non mi piace aspettare, e tu mi
hai già fatto stare qui anche troppo –
HE –
Aspettami; verrò giù da solo, ma tu non sparare!!
– disse il signor Hattori con un tono di voce a
metà tra l’ordine e la supplica.
SH – Hai la
mia parola -.
Detto questo
riagganciò il telefono ed uscì dalla cabina, aspettando colui che, da suo inseguitore, era diventato sua vittima.
Proprio quest’ultimo, era rimasto nel suo ufficio con la cornetta in
mano. Si rese conto solo in quel momento di essersi alzato in piedi durante la
conversazione. Con un gesto rabbioso lanciò il telefono sul pavimento.
Dopo aver respirato a fondo, si diresse verso la porta del suo ufficio, con
piglio deciso che nascondeva la preoccupazione che in realtà provava.
Note a fine capitolo:
Salve a tutti!! Pur
non essendo assolutamente una scrittrice, ho deciso di cimentarmi in quest’opera
sul mio adorato HEIJI!! In teoria doveva essere una one-shot, ma siccome diventava
un po’ lunga, ho deciso di spezzettarla..
Spero che vi piaccia,
in ogni caso.. commentate!! XD
Alla prossima!!